Scoperta di Titano
Il giovane I05741 Christiaan Huygens si cimentò con successo nella costruzione delle lenti, insieme a suo fratello I25821 Constantijn; diresse i suoi primi strumenti verso i pianeti con la speranza di emulare Galileo. Fu premiato dalla scoperta del primo satellite di Saturno (due secoli dopo battezzato Titano) nel 1655. I suoi amici gli chiesero di cercare ancora. Nel luglio del 1656 scrisse al suo migliore amico di Parigi, il poeta francese Jean Chapelain:
Huygens a Chapelain, luglio 1656, {L-00104} I05741 I26114 D16560700 p. ➤ Le osservazioni che Monsieur de Monmort desidera che io faccia, sono quelle alle quali ho applicato i miei cannocchiali non appena li ho avuti, e benché sembri ragionevole che Venere e Marte siano accompagnati al pari degli altri pianeti Saturno, Giove e Terra, tuttavia non li ho potuti vedere, fino a questo momento. Per quanto riguarda Marte l'ho guardato anche dei cannocchiali da 24 piedi; non Venere, in modo che potrebbe restare ancora qualcosa da scoprire attorno ad esso.
Il satellite di Saturno rimase la sua unica scoperta, tuttavia di somma importanza. Il 25 marzo 1655, alle 8 di sera, impiegando la lente da 12 piedi, scoprì vicino a Saturno una piccola stella che suppose essere un satellite del pianeta: difatti era la luna più grande (Titano). Continuò ad osservarla sino alla sparizione del pianeta nei raggi del Sole nel giugno 1655 ed ottenne la prova che si trattava di un satellite; il 13 giugno ne stimò per la prima volta il periodo di rivoluzione (16g 4h). A questo punto, era pronto ad annunciare la scoperta; o meglio, come fece Galileo, preferì premunirsi comunicando per prima cosa un anagramma. Mentre stava scrivendo a Frans van Schooten di un argomento matematico, la sua testa stava pensando alla grande scoperta; nella minuta della lettera si leggono delle prove di frasi da anagrammare p. 333 ➤ :
SATVRNO LVNA SVA CIRCVNDVCITVR DIEBVS SEXDECIM HORIS QVATVOR
Cercò di ridisporre tutte le lettere in modo da formare parole di senso compiuto, ma ci riuscì solo in parte:
ADMOVERE OCVLIS DISTANTIA SIDERA NOSTRIS, VVVVVVVCCCRRHNBQX
Nel Gabinetto di Fisica dell'Università di Utrecht si conserva una lente di 57 mm di diametro, datata 3 febbraio 1655, che porta inscritta con un diamante per mano di Huygens la frase "Admovere oculis distantia sidera nostris", ispirata ad un verso dei "Fasti" di Ovidio:
Huygens a Wallis, 13 giugno 1655, {L-00105} I05741 I25791 D16550613 p. 392 ➤
Huygens a Kinner, giugno 1655?, {L-00106} I05741 I25822 D16550600 p. 334 ➤ contenne l'avviso dell'anagramma (o glifo, come si diceva allora) a G. A. Kinner
La reazione più sorprendente fu quella di Wallis. In beffa al sentimento provato da Huygens, il matematico inglese congegnò uno scherzo di cattivo gusto. Mentre l'amico gongolava per la sua scoperta, ecco la trovata di Wallis: gli fece credere di essere anche lui depositario di un ritrovamento segreto, e gli propinò un "glifo" sorprendentemente lungo.
Wallis a Huygens, 1° luglio 1655, {L-00107} I25791 I05741 D16550701 p. 338 ➤ conteneva tutte queste lettere: 9 (a), 1 (b), 5 (c), 4 (d), 9 (e), 1 (f), 1 (h), 12 (i), 3 (l), 6 (m), 6 (n), 7 (o), 5 (p), 1 (q), 11 (r), 13 (s), 8 (t), 17 (u), 1 (x).
Wallis scrisse che aveva fatto vedere il glifo di Huygens a Seth Ward, che si era congratulato; d'altra parte, aggiunse, loro in Inghilterra stavano compiendo osservazioni con svariati telescopi, con lunghezze di piedi 6, 12, 24, 52 e con lenti convesse e concave. Voleva che Huygens pensasse: chissà cosa avranno scoperto, per preparare un glifo doppio del mio!
Dopo la ricomparsa di Saturno dai raggi solari, Huygens proseguì le osservazioni con la stessa lente dal 16 gennaio al 19 febbraio 1656; poi passò a quella da 23 piedi. Nello stesso tempo osservò il pianeta nel tentativo di scoprire la ragione delle sue misteriose mutazioni di aspetto. Confrontando le sue osservazioni del 1655 con quelle dei suoi predecessori, arrivò ben presto a formulare l'ipotesi dell'anello, che però decise di comunicare ufficialmente solo quando fosse stato più sicuro. A partire dalla metà di febbraio 1656, Huygens cominciò a raccogliere tutti i possibili dati sulle osservazioni anteriori delle "fasi" di Saturno ma, attendendo la riapparizione delle "anse" laterali, che prevedeva verso la fine di aprile, per avere una completa conferma della sua teoria, decise che era bene difendersi dalla minaccia degli inglesi, comunicando al mondo la scoperta del satellite.
Huygens preparò un opuscolo di poche pagine, {B-0029.00_.1656} "Christiani Hvgenii de Saturni Lunâ Observatio Nova" (in IV°) (Nuova Osservazione di una Luna di Saturno di Christiaan Huygens), che uscì all'Aia il 5 marzo 1656 (la traduzione è in fondo a questa pagina).
A partire dall'8 marzo 1656, ne spedì delle copie a I05372 Jan Hevelius, I26114 Jean Chapelain, I25839 Claude Mylon e infine il 15 marzo a Wallis, spiegandogli il significato del glifo, e aggiunse:
- In Saturno novilunia recurrunt post dies sexdecim cum sextante
- Saturnum sua luna circuit diebus sexdecim cum sextante
- Luna bis octonis saturnia regna diebus lustrat
SATVRNO LVNA SVA CIRCVNDVCITVR DIEBVS SEXDECIM HORIS QVATVOR
Cercò di ridisporre tutte le lettere in modo da formare parole di senso compiuto, ma ci riuscì solo in parte:
ADMOVERE OCVLIS DISTANTIA SIDERA NOSTRIS, VVVVVVVCCCRRHNBQX
Nel Gabinetto di Fisica dell'Università di Utrecht si conserva una lente di 57 mm di diametro, datata 3 febbraio 1655, che porta inscritta con un diamante per mano di Huygens la frase "Admovere oculis distantia sidera nostris", ispirata ad un verso dei "Fasti" di Ovidio:
- Admovere oculis distantia sidera nostris,
- Ætheraque ingenuis supposuere suo.
- Sic petitur coelum, non ut ferat Ossan Olympus,
- Summaque Peliacus sidera tangat apex.
Huygens a Wallis, 13 giugno 1655, {L-00105} I05741 I25791 D16550613 p. 392 ➤
Huygens a Kinner, giugno 1655?, {L-00106} I05741 I25822 D16550600 p. 334 ➤ contenne l'avviso dell'anagramma (o glifo, come si diceva allora) a G. A. Kinner
La reazione più sorprendente fu quella di Wallis. In beffa al sentimento provato da Huygens, il matematico inglese congegnò uno scherzo di cattivo gusto. Mentre l'amico gongolava per la sua scoperta, ecco la trovata di Wallis: gli fece credere di essere anche lui depositario di un ritrovamento segreto, e gli propinò un "glifo" sorprendentemente lungo.
Wallis a Huygens, 1° luglio 1655, {L-00107} I25791 I05741 D16550701 p. 338 ➤ conteneva tutte queste lettere: 9 (a), 1 (b), 5 (c), 4 (d), 9 (e), 1 (f), 1 (h), 12 (i), 3 (l), 6 (m), 6 (n), 7 (o), 5 (p), 1 (q), 11 (r), 13 (s), 8 (t), 17 (u), 1 (x).
Wallis scrisse che aveva fatto vedere il glifo di Huygens a Seth Ward, che si era congratulato; d'altra parte, aggiunse, loro in Inghilterra stavano compiendo osservazioni con svariati telescopi, con lunghezze di piedi 6, 12, 24, 52 e con lenti convesse e concave. Voleva che Huygens pensasse: chissà cosa avranno scoperto, per preparare un glifo doppio del mio!
Dopo la ricomparsa di Saturno dai raggi solari, Huygens proseguì le osservazioni con la stessa lente dal 16 gennaio al 19 febbraio 1656; poi passò a quella da 23 piedi. Nello stesso tempo osservò il pianeta nel tentativo di scoprire la ragione delle sue misteriose mutazioni di aspetto. Confrontando le sue osservazioni del 1655 con quelle dei suoi predecessori, arrivò ben presto a formulare l'ipotesi dell'anello, che però decise di comunicare ufficialmente solo quando fosse stato più sicuro. A partire dalla metà di febbraio 1656, Huygens cominciò a raccogliere tutti i possibili dati sulle osservazioni anteriori delle "fasi" di Saturno ma, attendendo la riapparizione delle "anse" laterali, che prevedeva verso la fine di aprile, per avere una completa conferma della sua teoria, decise che era bene difendersi dalla minaccia degli inglesi, comunicando al mondo la scoperta del satellite.
Huygens preparò un opuscolo di poche pagine, {B-0029.00_.1656} "Christiani Hvgenii de Saturni Lunâ Observatio Nova" (in IV°) (Nuova Osservazione di una Luna di Saturno di Christiaan Huygens), che uscì all'Aia il 5 marzo 1656 (la traduzione è in fondo a questa pagina).
A partire dall'8 marzo 1656, ne spedì delle copie a I05372 Jan Hevelius, I26114 Jean Chapelain, I25839 Claude Mylon e infine il 15 marzo a Wallis, spiegandogli il significato del glifo, e aggiunse:
Huygens a Wallis, 15 marzo 1656, {L-00108} I05741 I25791 D16560315 p. 392 ➤ Quid vero tuo anagramma significetur avidè expecto, teque rogo ut explices.
[Quindi, Huygens attendeva avidamente che Wallis lo contraccambiasse allo stesso modo.]
Invece di chiudere lì lo scherzo, Wallis lo accontentò (1° aprile 1656: non so se già allora si usasse fare lo scherzo del primo d'aprile). Aveva mandato tutte quelle lettere senza senso solo per impressionarlo, ma con un genio sadico riuscì a rielaborare l'enorme glifo in una frase (quasi) di senso compiuto:
Wallis a Huygens, 1° aprile 1656, {L-00109} I25791 I05741 D16560401 p. 396 ➤ Saturni Comes quasi lunando vehitur. Diebus sexdecim circuitu rotatur. Novas super Saturni formas Telescopo vidimus primitus. Plura speramus.
Nonostante le sgrammaticature e l'oscuro costrutto "quasi lunando vehitur", Huygens credette che anche gli inglesi avessero scoperto il satellite (comes), con una rivoluzione di 16 giorni, e nuove forme di Saturno, e cercassero di ottenere di più. Temette che potessero decidere di avanzare pretese, anche perché in
Wallis a Huygens, 17 aprile 1656, {L-00110} I25791 I05741 D16560417 p. 401 ➤ Wallis continuò a muovere il coltello nella piaga, chiamando in causa I26113 Paul Neile e I13528 Christopher Wren.
Huygens rispose in: Huygens a Wallis, maggio 1656, {L-00111} I05741 I25791 D16560500 p. 423 ➤
Solo in: Wallis a Huygens, 1° gennaio 1659, {L-00112} I25791 I05741 D16590101 p. 296 ➤ il matematico inglese si decise a svelare la sua macchinazione, ma ormai Huygens aveva capito che erano tutte chiacchiere.
Wallis confermò comunque che Paul Neile e Christopher Wren avevano già visto spesso il satellite, evidentemente senza riconoscerlo come tale.
L'astronomo francese I01419 Ismael Boulliau comunicò di non essere riuscito a vedere il satellite (ci riuscì solo nel 1657, in occasione di una visita in Olanda, quando Huygens stesso ebbe la soddisfazione di mostrarglielo). Jan Hevelius inizialmente si astenne dal dare giudizi definitivi. Ma nell'ottobre del 1658 comunicò ad Huygens molte osservazioni del satellite, fatte nella primavera del 1657, aggiungendo che l'aveva visto varie volte, già da molti anni, sempre credendolo una stella fissa: Hevelius a Huygens, 26 ottobre 1658, {L-00113} I05372 I05741 D16581026 p. 261 ➤
Wallis a Huygens, 17 aprile 1656, {L-00110} I25791 I05741 D16560417 p. 401 ➤ Wallis continuò a muovere il coltello nella piaga, chiamando in causa I26113 Paul Neile e I13528 Christopher Wren.
Huygens rispose in: Huygens a Wallis, maggio 1656, {L-00111} I05741 I25791 D16560500 p. 423 ➤
Solo in: Wallis a Huygens, 1° gennaio 1659, {L-00112} I25791 I05741 D16590101 p. 296 ➤ il matematico inglese si decise a svelare la sua macchinazione, ma ormai Huygens aveva capito che erano tutte chiacchiere.
Wallis confermò comunque che Paul Neile e Christopher Wren avevano già visto spesso il satellite, evidentemente senza riconoscerlo come tale.
L'astronomo francese I01419 Ismael Boulliau comunicò di non essere riuscito a vedere il satellite (ci riuscì solo nel 1657, in occasione di una visita in Olanda, quando Huygens stesso ebbe la soddisfazione di mostrarglielo). Jan Hevelius inizialmente si astenne dal dare giudizi definitivi. Ma nell'ottobre del 1658 comunicò ad Huygens molte osservazioni del satellite, fatte nella primavera del 1657, aggiungendo che l'aveva visto varie volte, già da molti anni, sempre credendolo una stella fissa: Hevelius a Huygens, 26 ottobre 1658, {L-00113} I05372 I05741 D16581026 p. 261 ➤
de Saturni Luna Observatio Nova
SULLA NUOVA OSSERVAZIONE DI UNA LUNA DI SATURNO
L'anno 1655, il 25° giorno del mese di marzo, guardando il pianeta Saturno con un tubo diottrico (tubum dioptricum aspectans), notai all'esterno delle anse o delle braccia, che gli aderiscono ai lati, vicino a lui ad occidente una piccola stella, distante circa 3 minuti e disposta secondo la retta tracciata per le due braccia. E siccome avevo qualche dubbio che forse essa non potesse essere un pianeta dello stesso genere dei quattro che si muovono attorno a Giove, notai la posizione di Saturno e della stella insieme con la situazione di questi due rispetto ad un'altra stella, che si trovava alla stessa distanza circa, ma dall'altra parte di Saturno, stimando che questa, piuttosto che l'altra, appartenesse alle stelle fisse, perché si discostava dalla linea retta.
Non mi sbagliai in questa opinione. Perché, il giorno seguente, ripetendo l'osservazione, notai che la stella che si trovava ad occidente era rispetto a Saturno nella stessa situazione e separata da lui dallo stesso intervallo che in precedenza, ma che l'altra si era allontanata sino a quasi il doppio della sua prima distanza. Da cui mi parve che quest'ultima fosse una delle fisse, lasciata ad una maggiore distanza da Saturno, allora retrogrado, mentre l'altra, essendosi spostata con il pianeta, l'accompagnasse come satellite.
E dalle osservazioni dei giorni seguenti fu levato ogni dubbio. Poiché dopo questo tempo, per tre mesi di seguito, notai il nuovo pianeta tutte le volte che la serenità dell'aria lo permetteva. Lo mostrai ai miei amici sia a destra di Saturno, sia a sinistra. Tenendo registro delle mie osservazioni, riconobbi che esso completava il suo periodo il sedicesimo giorno. La sua massima elongazione è sembrata un po' meno di tre minuti [più tardi (26 marzo 1659) migliorò la stima a 3'16"].
Quando esso vi è pervenuto è meglio visibile; ma quando si avvicina a Saturno, passando davanti o dietro ad esso, svanisce per due giorni per effetto dello splendore di questo. Ora, il tempo di sedici giorni misura così esattamente la rivoluzione del pianeta che fino ad ora, dopo che un anno e più è trascorso, alcun eccesso o difetto è stato trovato. In qualunque luogo noi avevamo predetto, esso si trovava nel cielo. Io so che Ant. Maria de Rheita, vari anni fa, ha attribuito a Saturno, non uno, bensì sei satelliti. Ma che si è sbagliato a riguardo di questi come per gli altri cinque che aveva messo attorno a Giove al di fuori dei Medicei, ciò si vede dal fatto che il sapientissimo Joh. Hevelius, servendosi, come dimostra, di un migliore telescopio, non si sia accorto della presenza, vicino a Saturno, di alcun compagno; benché abbia osservato questo pianeta molto spesso con la più grande diligenza; perché è questo che ammette di sua volontà.
Ora, al difuori di Rheita, nessuno che io sappia ha pubblicato qualcosa di simile su Saturno. Perché queste appendici gemelle che Galileo ha scoperto sono state trovate essere tutt'altra cosa di quello che sono apparse a prima vista. Tuttavia quello che esse sono è ancora incerto, e a questo riguardo gli astronomi non osano ancora pronunciarsi. D'altronde il nuovo fenomeno di una luna saturniana mi aprì ancora la via e abbiamo infine riconosciuto la causa per la quale qualche volta Saturno occupa lo spazio in mezzo alle due anse, altre volte estende per così dire le braccia diritte, qualche volta pure, avendo perso ogni appendice, si mostra rotondo, come fu visto nel 1642 [da Hevelius e Pierre Gassendi], e come persiste a mostrarsi ora nello spazio di tre mesi [dalla fine di novembre 1655].
E non sarà difficile determinare per il futuro le epoche di questi cambiamenti se ci sarà permesso di applicare ancora due mesi di osservazioni: si tratterà di vedere se esse si trovano in accordo con la nostra ipotesi. Perché prevediamo che verso la fine di aprile, se non prima, le braccia di Saturno rinasceranno, non curvate come si vede disegnato da Franc. Fontana ed Hevelius, ma estese da una parte e dall'altra secondo una linea retta quando le si guarda con una lente di migliore qualità.
Perché se si usano degli strumenti ordinari, essi riprodurranno due piccole rotondità come si presentavano primitivamente a Galileo. La nostra lente, con la quale abbiamo trovato il compagno di Saturno, moltiplica cinquanta volte il diametro dell'oggetto osservato, essendo lunga 12 piedi; dopo la quale noi ne abbiamo costruita una di doppia lunghezza, che moltiplica cento volte.
Ora, siccome si dice che dei telescopi ancora più lunghi, cioè di trenta e quaranta piedi, sono stati costruiti da altri, bisogna credere che essi abbiano qualche difetto nei vetri, o che questi non rispondano alla proporzione che essi devono avere fra loro. Perché altrimenti il nuovo satellite di Saturno non sarebbe sfuggito sin qui alla loro acutezza. Pubblicheremo nello stesso tempo le osservazioni, comprendenti l'anno passato ed il presente, dalle quali il periodo del satellite è dimostrato, quando noi avremo perfezionato il sistema intero di Saturno. Attendendo, mi è sembrato utile consegnare l'essenziale nell'anagramma [grypho] seguente, affinché, se forse qualcuno stima di aver trovato la stessa cosa, abbia il tempo di farla conoscere e che non sia detto che l'abbia presa da noi, né noi da lui.
Aaaaaaacccccdeeeeeghiiiiiiimmnnnnnnnnnooooppqrrstttttuuuuu
L'Aia, 5 marzo 1656.
§ D16550600 D16550613 D16550701 D16560315 D16560401 D16560417 D16560500 D16560700 D16581026 D16590101
§ I01419 I05372 I05741 I13050 I13528 I25791 I25821 I25822 I25839 I26113 I26114
§ {B-0029.00_.1656}
§ {L-00104} {L-00105} {L-00106} {L-00107} {L-00108} {L-00109} {L-00110} {L-00111} {L-00112} {L-00113}
§ I01419 I05372 I05741 I13050 I13528 I25791 I25821 I25822 I25839 I26113 I26114
§ {B-0029.00_.1656}
§ {L-00104} {L-00105} {L-00106} {L-00107} {L-00108} {L-00109} {L-00110} {L-00111} {L-00112} {L-00113}