Il primo avvistamento del misterioso satellite dopo quello di I11388 Short ➤ fu segnalato da I08053 Andreas Mayer, professore di matematica, fisica ed astronomia all'Università di Greifswald, il 20 maggio 1759. Mayer accennò a questa osservazione nel libro "Mayer A. Observationes Veneris Gryphiswaldenses..." (1762)
{B-0266.00_.1762} p. 16 ➤ Non posso non fare menzione qui di un'osservazione fortuita. Quando il 20 di sera, stavo osservando una cometa con un telescopio Gregoriano da 30 pollici, e lo diressi verso la stella sera (Hesperum) che brillava così intensamente, in quella parte del cielo alquanto ripulita si vide un globulo, il cui diametro era pari ad appena ¼ di quello di Venere, che godeva di una luce molto inferiore, sopra Venere, alla distanza di circa 1 ½ diametri. Durante la mezz'ora in cui la contemplai, la distanza non mutò sensibilmente. Se fosse un satellite di Venere, oppure no, non oso dirlo. L'ora era circa 8 ¾ di sera. Dopo che fui intento alla contemplazione della cometa, quando volli ritornare ad osservare Venere, i vapori mi impedirono di vedere un aspetto distinto. I seguenti giorni li passai nel vano tentativo di osservare questi fenomeni.
Una descrizione più dettagliata si trova in un articolo di I13879 J.H. von Lambert, "Vom Trabanten der Venus", Astronomisches Jahrbuch 1778 (1776):
{A-0008.1778_.0000.17760000-0186_0192} p. 186 ➤ [Estratto dal diario dell'Osservatorio di Greifswald del Sig. Prof. Mayer]. Il 20 maggio nel mezzogiorno vero l'orologio a pendolo mostrava 23 St. 55' 32".5. La sera alle 8h 45' 50", io vidi sopra Venere un piccolo globo di luminosità molto inferiore, lontano circa 1½ diametro di Venere dallo stesso. Future osservazioni mostreranno se questo piccolo globo fu un'illusione ottica o un satellite di Venere. L'osservazione fu fatta con un telescopio gregoriano di 30 pollici di fuoco. Io continuai per mezzora, e la posizione del piccolo globo rispetto a Venere rimase la stessa, anche se la direzione del telescopio era cambiata.
Questa osservazione ebbe scarsa rinomanza, come quelle del Padre I06956 Louis Lagrange, gesuita di Marsiglia, nel 1761. Se ne trova menzione nella voce "Venus" dell'Encyclopédie di I00148 D'Alembert e I26142 Diderot, 1a ed., tome 17, p. 838:
{B-0201.17_.1765} p. 838 ➤ Fra le apparizioni, se ne sono avute altre dello stesso anno rapportate da diversi osservatori, e in paesi molto differenti; una delle più notevoli è senza dubbio quella del p. la Grange, gesuita. Questo dotto coltivò a Marsiglia l'astronomia da molti anni; munito di eccellenti strumenti, e fra gli altri del telescopio di 6 piedi di fuoco del p. Pezenas, costruito da M. Short nel 1756, il cui effetto è di ingrandire 800 volte, e uguale a quello di un cannocchiale di avesse 1600 piedi. La sua esperienza riconosciuta e la sua esattezza nelle osservazioni, rendono preziose quelle che andiamo a riportare.
Non vi vide alcuna fase come avevano visto tutti gli altri osservatori; e ciò che non è meno sorprendente, è che gli parve che questo piccolo astro seguisse una rotta perpendicolare all'eclittica. Questa direzione che per quello che precede si concluse dalle osservazioni di Limoges, parve così strana al p. la Grange, che egli non fece alcuna difficoltà ad abbandonare tutte le conseguenze che aveva dedotto dalle sue osservazioni. Esse furono fatte dal 10 a 12 febbraio 1761, in tre giorni differenti.
Apparentemente, Lagrange non ritenne di dover pubblicare le osservazioni, perché non fu convinto che si trattasse di un satellite di Venere. La stessa pagine dell'Encyclopédie parla delle osservazioni di I08495 Montaigne, tre mesi dopo. L'alsaziano I00767 Armand-Henri Baudouin de Guémadeuc, era relatore sui ricorsi, e si interessava di astronomia (nel 1772 si attribuì la scoperta di una cometa che nessun altro vide). Spinse Jacques Leibax (detto Montaigne) di Limoges ad occuparsi della ricerca del satellite, sperando di poterlo veder passare sul Sole il 3 giugno 1761; le osservazioni cominciarono prima di quella data. Montaigne, che usò uno strumento da 2.74 m, con ingrandimento da 40 a 50 volte, stimò distanze ed angoli di posizione ad occhio (confrontando con l'apertura del campo apparente del telescopio); descrisse un'oggetto debole, con la stessa fase di Venere e grande circa 1/4 di questo:
{B-0201.17_.1765} p. 838 ➤ M. Baudouin aveva fatto erigere nell'osservatorio della marina sui bagni di Julien, rue des Mathurins [Parigi], un cannocchiale da 25 piedi, si propose di fare delle ricerche sull'esistenza di questo astro. Credette di dover associare al suo lavoro un astronomo distante dalla capitale, e sulla cui assiduità potesse contare. Impegnò dunque M. Montaigne, della Societé de Limoges, ad applicarsi alla ricerca di questo satellite. M. Montaigne è un filosofo senza fasto, occupato nel fondo della sua pensione del piacere di gioire delle sue conoscenze, piuttosto che del desiderio di acquisirne di nuove; osservando per puro svago, si determinò più che ogni altro astronomo ad un lavoro nel quale altri avevano così di frequente fallito. Checché ne sia, fu riservato all'osservatore di Limoges d'essere abbastanza fortunato per cercare questo satellite in una delle circostanze favorevoli, dove non solo è visibile, ma in cui anche non esige che dei strumenti mediocri.
Scorse dunque il 3 maggio 1761 verso le 9 ½ di sera, circa a 20' di distanza da Venere, un piccolo crescente abbastanza debole, e situato alla stessa maniera di venere. Il diametro di questo piccolo crescente era circa un quarto di quello del pianeta, e la linea tirata dal centro di Venere a quello di questo satellite, faceva con la verticale di questo pianeta e al disotto di esso verso il mezzogiorno un angolo di circa 20°.
L'indomani 4 maggio alla stessa ora, il nostro osservatore osservò ancora lo stesso fenomeno, ma un poco più lontano di circa 30" o 1', e nella parte settentrionale riguardo alla verticale di Venere col la quale faceva un angolo di circa 10°.
Il 5 e 6 non poté fare alcuna osservazione, a causa di una nebbia spessa che tenne l'atmosfera sino all'altezza di Venere, di cui si poteva a malapena osservare il disco. Si fu più fortunati il 7, e si vide ancora il satellite sempre alla distanza di circa da 25' a 26' dal centro di Venere, ma al disopra d'esso verso il nord in un piano che passava per il pianeta, il satellite facendo un angolo di 45° con la verticale di Venere.
I giorni seguenti il satellite non fu per niente osservato fino all'11 dello stesso mese, in cui esso apparve ancora verso le 9, sempre press'a poco alla stessa distanza da Venere, e facendo ancora un angolo di 45° con la verticale, ma nella parte meridionale. È molto notevole che il satellite apparisse ugualmente, sia che Venere si trovasse nel campo del cannocchiale con il suo satellite, sia che non vi si trovasse per niente; ma che egli lo scorse con molta più facilità, quando tenendo Venere fuori dal cannocchiale vi conservava il satellite. La debolezza della sua luce era quasi sempre assorbita in presenza di Venere. È così che gli astronomi hanno attenzione di tener Giove fuori dal campo dei loro strumenti, quando osservano le immersioni dei suoi satelliti, principalmente quelle dei 3 e 4. Lo splendore del pianeta impedisce di cogliere l'istante preciso il cui il satellite recupera la luce.
Tutte queste osservazioni furono comunicate a M. Baudouin che lesse a tale soggetto due memorie a l'Académie Royale des Sciences, nelle quali tentò di dedurne gli elementi dell'orbita di questo satellite. Benché le conseguenze vi siano sviluppate con tutta l'abilità e la sagacità possibile, nondimeno gli elementi di quest'orbita esigono ancora alcune osservazioni, perché la si possa determinare in maniera invariabile.
Il cannocchiale di M. Montaigne era sprovvisto di micrometro, e tutte le sue distanze non erano fissate che per stima. È da notare tuttavia che se ne può concludere con abbastanza certezza, che l'orbita o satellite deve essere approssimativamente perpendicolare all'eclittica, che la linea dei suoi nodi cadrebbe circa a 22° della Vergine e che sarebbe quasi tanto distante da Venere, quanto la Luna dalla Terra.
Secondo I05243 Maximilian Hell in {B-0265.02_.1792} "Beyträge zur praktischen astronomie" p. 19 ➤ Montaigne inizialmente si era mostrato restio a condurre la ricerca, perché non credeva nell'esistenza del satellite; il suo cannocchiale da 9 piedi, aveva un ingrandimento 40-50.
Il 20 maggio 1761 Baudouin lesse davanti all'Accademia delle Scienze la relazione: {B-0267.00_.1761} "Mémoire sur la découverte du satellite de Vénus, et sur le nouvelles observations, qui viennent d'être faites à ce sujet".
Trovò che l'orbita doveva essere ellittica, con un semiasse di circa 60 raggi di Venere (900000 miglia francesi), ed un periodo di 9d7h, nodo ascendente 22° in Vergine. Baudouin sperò che satellite passasse sul Sole alcune ore dopo Venere. Baudouin concluse la sua memoria con un messaggio di speranza, p. 21 ➤ « Il satellite di Venere non è dunque più una cosa equivoca; l'ho cercato per la verità inutilmente il 17 di questo mese, ma la luce del crepuscolo e quella della Luna più che sufficienti per impedirmi di vederlo. »
Questa memoria era basata solo sulle prime tre osservazioni di Montaigne; quando Baudouin incluse la quarta, ottenne dei risultati differenti, che lesse il 26 maggio nella memoria {B-0267.00_.1761} "Remarques sur une quatriéme observation du satellite de Venus: faite à Limoges le 11 mai 1761: lûes à l'Académie royale des sciences, le 26 mai 1761" ➤.
Il nuovo semiasse maggiore fu di 50 semidiametri, e il nuovo periodo 12 giorni; l'orbita era praticamente perpendicolare all'eclittica. La massa di Venere sarebbe stata uguale a quella della Terra, e il suo volume un terzo della Terra. Baudouin compì vari errori di calcolo (nonostante fosse stato assistito da Lalande); con i valori che aveva adottato, risultava invece una massa 3 volte quella della Terra, ed un densità 9 volte superiore! Il 30 maggio 1761, in riunione dell'Académie, I06919 Lacaille e I06967 Lalande firmarono una relazione che giudicava le suddette memorie degne di pubblicazione. Oggi appare che Lacaille abbia sottoscritto questo giudizio contro le sue convinzioni, forse spinto dall'entusiasmo di Lalande (anche quest'ultimo si disilluse, a partire dal 1790). Le memorie di Baudouin furono pubblicate a Parigi nel 1761 da Desaint et Saillant, e in tedesco a Berlino nel 1761 (tradotte su richiesta di I03589 Leonhard Euler):
{B-0075.00_.1761} "Abhandlung von der Entdeckung eines Trabanten der Venus und den neuen Beobachtungen, welche darüber angestellt worden, vorgelesen in der königlichen Akademie der Wissenschaften zu Paris am 20 May 1761". Ecco una tavola dalla memoria tedesca ➤.
In {B-0268.03_.1761} "Dictionnaire de Physique" (1761) un articolo, quasi sicuramente scritto da Lalande, riportò dei valori dei dati di Venere molto diversi da quelli oggi adottati, e anche l'autore li trovò poco attendibili. p. 85 ➤
L'astronomo inglese I01065 John Bevis tradusse le due memorie di Baudouin, che furono pubblicate in Mathematical Magazine and Philosophical Repository in quello stesso 1761.
La traduzione di Bevis fu riprodotta nel libretto di I09992 Leeson C. Prince, {B-0612.00_.1883} “Observations upon the late Great Comet and Transit of Venus, made at Crowborough, Sussex, in the Year 1882” (1883) p. 27 ➤.
Baudouin si aspettava che Montaigne confermasse il satellite con le osservazioni del transito di Venere sul Sole il 6 giugno 1761, ma non fu così. Lui stesso osservò il transito ai bagni di Julien, con I08227 Charles Messier, ma non fu visto niente.
Il 20 maggio 1761 Baudouin lesse davanti all'Accademia delle Scienze la relazione: {B-0267.00_.1761} "Mémoire sur la découverte du satellite de Vénus, et sur le nouvelles observations, qui viennent d'être faites à ce sujet".
Trovò che l'orbita doveva essere ellittica, con un semiasse di circa 60 raggi di Venere (900000 miglia francesi), ed un periodo di 9d7h, nodo ascendente 22° in Vergine. Baudouin sperò che satellite passasse sul Sole alcune ore dopo Venere. Baudouin concluse la sua memoria con un messaggio di speranza, p. 21 ➤ « Il satellite di Venere non è dunque più una cosa equivoca; l'ho cercato per la verità inutilmente il 17 di questo mese, ma la luce del crepuscolo e quella della Luna più che sufficienti per impedirmi di vederlo. »
Questa memoria era basata solo sulle prime tre osservazioni di Montaigne; quando Baudouin incluse la quarta, ottenne dei risultati differenti, che lesse il 26 maggio nella memoria {B-0267.00_.1761} "Remarques sur une quatriéme observation du satellite de Venus: faite à Limoges le 11 mai 1761: lûes à l'Académie royale des sciences, le 26 mai 1761" ➤.
Il nuovo semiasse maggiore fu di 50 semidiametri, e il nuovo periodo 12 giorni; l'orbita era praticamente perpendicolare all'eclittica. La massa di Venere sarebbe stata uguale a quella della Terra, e il suo volume un terzo della Terra. Baudouin compì vari errori di calcolo (nonostante fosse stato assistito da Lalande); con i valori che aveva adottato, risultava invece una massa 3 volte quella della Terra, ed un densità 9 volte superiore! Il 30 maggio 1761, in riunione dell'Académie, I06919 Lacaille e I06967 Lalande firmarono una relazione che giudicava le suddette memorie degne di pubblicazione. Oggi appare che Lacaille abbia sottoscritto questo giudizio contro le sue convinzioni, forse spinto dall'entusiasmo di Lalande (anche quest'ultimo si disilluse, a partire dal 1790). Le memorie di Baudouin furono pubblicate a Parigi nel 1761 da Desaint et Saillant, e in tedesco a Berlino nel 1761 (tradotte su richiesta di I03589 Leonhard Euler):
{B-0075.00_.1761} "Abhandlung von der Entdeckung eines Trabanten der Venus und den neuen Beobachtungen, welche darüber angestellt worden, vorgelesen in der königlichen Akademie der Wissenschaften zu Paris am 20 May 1761". Ecco una tavola dalla memoria tedesca ➤.
In {B-0268.03_.1761} "Dictionnaire de Physique" (1761) un articolo, quasi sicuramente scritto da Lalande, riportò dei valori dei dati di Venere molto diversi da quelli oggi adottati, e anche l'autore li trovò poco attendibili. p. 85 ➤
L'astronomo inglese I01065 John Bevis tradusse le due memorie di Baudouin, che furono pubblicate in Mathematical Magazine and Philosophical Repository in quello stesso 1761.
La traduzione di Bevis fu riprodotta nel libretto di I09992 Leeson C. Prince, {B-0612.00_.1883} “Observations upon the late Great Comet and Transit of Venus, made at Crowborough, Sussex, in the Year 1882” (1883) p. 27 ➤.
Baudouin si aspettava che Montaigne confermasse il satellite con le osservazioni del transito di Venere sul Sole il 6 giugno 1761, ma non fu così. Lui stesso osservò il transito ai bagni di Julien, con I08227 Charles Messier, ma non fu visto niente.
Gli avvistamenti nel 1761 continuarono. Un anonimo inglese, con sede a St. Neots in Cambridgeshire (distretto Huntingdonshire) compì un'osservazione che comunicò in una lettera pubblicata in London Chronicle: or Universal Evening Post, 16-18 June 1761, No. 699, p. 9. Essa si può trovare riassunta in The Scots Magazine, vol. 23 (1761):
{A-0025.0023_.appen.17610000-0709_0709} p. 709 ➤ St Neots in Huntingdonshire, 6 giugno. Questa mattina, mentre stavo osservando il transito, percepii un fenomeno, che per il suo moto appariva muoversi in una curva differente da ogni altra macchia che io abbia mai scoperta sul Sole. Mi venne un'idea, che fosse un pianeta secondario di Venere: perché chiaramente appariva seguire il suo primario al centro del suo moto; e con l'aiuto del mio telescopio i potei percepire che fece quasi lo stesso transito del pianeta Venere, ma più vicino all'eclittica. Fine del transito di Venere 8 e 31 minuti, e la fine del secondario 9 e 9 minuti della mattina, tempo apparente.
La notizia fu maggiormente sviluppata in Francia nel periodico Journal Étranger, août 1761:
{A-0026.1761_.0008.17610800-0231_0233} p.231 ➤
Un astronomo residente a Saint-Neot nell'Huntingdonshire, ha scritto, riguardo all'ultimo passaggio di Venere, una lettera in data del 6 giugno scorso, di cui ecco un estratto che è stato inserito nel London Evening Post dei giorni 16-18 giugno di quest'anno.
«Il cielo essendo stato nuvoloso questa mattina fino circa alle cinque e mezza, non potei soddisfare prima la mia curiosità sul passaggio di Venere, atteso per così lungo tempo. Mentre osservavo questo passaggio e consideravo con attenzione il disco del Sole, scorsi un fenomeno che per il suo movimento descriveva una curva molto differente da quella che percorrono le macchie del Sole. Questa osservazione mi fece nascere un'idea, cioè, che potesse essere un satellite di Venere; perchè mi apparve che il suo movimento aveva Venere per centro, e per mezzo del mio telescopio riconobbi che descriveva la stessa linea del pianeta Venere, ma solamente più vicina all'eclittica. Non c'è dubbio che i filosofi si stupiranno che questo pianeta secondario non sia stato scoperto finora, per mezzo di tutti quei buoni strumenti di cui gli astronomi sono provvisti. Ma la ragione mi insegna che se la Terra fosse al posto di Venere, il suo satellite (la Luna) non sarebbe più facile da vedere di quello di Venere. Non dubito minimamente che l'Autore onnipotente e infinitamente saggio dell'universo non abbia fatto questo satellite meno denso di quelli della Terra, di Giove e di Saturno, e meno atto a riflettere la luce, a causa della sua vicinanza al Sole. Potrebbe anche succedere che questo satellite, ad imitazione della Luna, giri sempre la stessa faccia dal lato di Venere, e che una parte della superficie sia sia oscura e poco atta a riflettere la luce abbastanza vivamente per colpire i nostri organi.
La fine del passaggio è avvenuta alle 8h 31', e l'uscita del satellite alle 9' 9", tempo apparente.»
Questa osservazione singolare e abbastanza ben dettagliata dell'abitante di Saint-Neot, è tanto più notevole in quanto dall'esposizione qui sopra si vede che egli non ha alcuna conoscenza di quelle di Cassini, di Short nel 1740, e delle ultime fatte molto recentemente a Limoges, secondo le due memorie interessanti che ci sono pervenute; in modo che non si saprebbe dire che la voglia di vedere gli abbia fatto illusione.
Lo stesso giorno 6 giugno 1761 un'osservazione fu compiuta a Krefeld (Germania) da I26202 Abraham Scheuten, astrofilo ebreo, come si apprende dal già citato articolo di J.H. von Lambert, "Vom Trabanten der Venus", Astronomisches Jahrbuch oder Ephemeriden for 1778 (1776) p. 186 riportante una lettera che gli era stata inviata il 14.11.1775, e che conteneva una sommaria descrizione delle osservazioni compiute in quella data. Alla richiesta di dati più precisi, in una seconda lettera del 28.12.1775 l'autore si scusò di non poter dare ulteriori dettagli, per via degli anni trascorsi, e perché le osservazioni furono compiute con mezzi abbastanza rudimentali. Probabilmente, Scheuten inizialmente non aveva pensato di darne notizia, aspettandosi che qualcun altro pubblicasse una relazione molto più precisa della sua; non essendo avvenuto questo, alla fine si era deciso a raccontare quello che aveva visto. Dalla prima lettera:
{A-0008.1778_.0000.17760000-0186_0192} p. 186 ➤ [14.11.1775] Nel mio Memoriale, io pensavo di esso come segue: «Nell'anno 1761 il 6 giugno di mattina alle 5 ½ ho visto Venere sul Sole. Dalle 8 alle 12 non si poterono fare osservazioni a causa delle nubi. Alle 12 vidi Venere e la sua piccola luna nel mezzo del disco solare. Alle 3 era quasi sul bordo.»
Quello che io vidi in 3 ore sul Sole, non potè essere altro che un satellite. Mi apparve nero, rotondo e distinto come Venere, ma molto più piccolo, grande circa 1/4. Vidi anche le macchie solari, che ho visto molte volte, ma per niente simili. La sua corsa fu conforme a quella di Venere: ma fu un poco più veloce. Da cui io presumo che esso dal lato della sua traiettoria, che era più vicino alla nostra Terra, e quindi non era lontano dalla sua congiunzione inferiore con Venere, che anche causò, che il satellite sembrasse più nero. Per la mancanza di strumenti di maggiore accuratezza non fu possibile convincermi a sufficienza dell'esistenza del satellite. Io l'avrei reso noto prima, ma sospettavo che lo avessero visto molti.
Lambert poi raccontò che lui stesso aveva osservato il transito ad Augusta, insieme ad alcuni amici. Siccome il Sole era velato da nubi, fu possibile osservarlo ad occhio nudo:
{A-0008.1778_.0000.17760000-0186_0192} p. 188 ➤ Non solo alcuni spettatori videro Venere, essi dissero che videro anche un altro oggetto ancora più piccolo. A quel tempo non ero a conoscenza del satellite, e per quella regione replicai che la piccola Venere doveva essere una macchia solare, come pesso succede. Non osservai più da vicino, perché vidi una quantità di macchie solari e e non sapevo che ci fosse qualcosa da cercare ed osservare. Certamente, ora vorrei avergli dedicato molta maggiore attenzione.
Un'altra osservazione particolare durante il transito di Venere fu compiuta da un segretario e astrofilo danese, I26200 Friedrich Artzt, con un telescopio riflettore da 3 piedi nella città di Gunderslevholm (ora nel Næstved Kommune, Sydsjælland, Danimarca). Quando Venere arrivò al centro del Sole, si originò una piccola macchia sul suo bordo, con un diametro pari a circa 1/5 del pianeta, che rimase anche quando Venere cessò di essere visibile. Artzt si disse sicuro che fosse un satellite di Venere: « Quando Venere fu uscito dal Sole, l'illusione dovrebbe essere sparita con esso, ma ciò non avvenne: il piccolo globo o luna era a quel tempo vicino alla metà del disco solare e continuò la sua corsa... lungo la stessa linea, e finalmente lasciò il Sole nella stessa posizione di Venere. » Il satellite fu dietro al Sole per circa 4 ore, e Artzt stimò il suo raggio a forse 1/5 di quello di Venere. Vide cinque macchie sul Sole, inclusa una che si muoveva sulla stessa orbita della Luna, ma questa macchia « fu per un breve tempo nascosta da essa, che è un'altra prova della presenza del satellite. » Pubblicò questa osservazione solo nel 1813: "Iagttagelse over Venus og dennes Drabant", Nyeste Skilderie af Kjøbenhavn, 29, pp. 425-455 (1813). Nella figura a lato, v è Venere (sul bordo del Sole), d è il satellite; la figura a destra mostra Venere accompagnata da una "sostanza fluida e trasparente" vicino al polo sud.
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L'astronomo danese I10955 H.C.F.C. Schjellerup in "On some Hitherto Unknown Observations of a Supposed Satellite of Venus", Copernicus: An International Journal of Astronomy, 2 (1882) portò alla luce delle osservazioni compiute all'osservatorio di Copenhagen, e mai pubblicate: 7 compiute da I16156 Peder Roedkiær, e una da I05588 Christian Horrebow nel 1768. È possibile che le osservazioni del 1761 non siano state pubblicate perché solo Roedkiær (secondo assistente di Horrebow) riuscì a vedere il presunto satellite, e non ebbe conferma dai suoi colleghi.
{A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} p. 165 ➤ 28 giugno 1761. Mentre stava osservando Venere con il quadrante Roedkiær vide una cosa biancastra che seguiva Venere. Trovò la distanza fra esso e il bordo superiore di Venere pari a 0.66, e osservò un transito di 11” fra esso e Venere. Dopo che lo ebbe visto ancora per mezzo di un telescopio di 17', e siccome l'apparenza era a forma di falce, non così pronunciata come quella di Venere ma brillante con quasi metà della sua faccia, l'osservatore sospettò di aver visto il satellite di Venere. Noi altri non riuscimmo a vedere questa cosa bianca anche se osservammo Venere spesso, con il quadrante, il cerchio meridiano e il telescopio da 17 piedi.
Il fenomeno fu rivisto il 29 giugno e il giorno seguente Roedkiær stimò che fosse ad una distanza da Venere di circa 1/4 del diametro del pianeta.
Il 2 luglio Roedkiær e I26201 Christian Boserup cercarono a lungo l'oggetto con i telescopi da 17 e 22 piedi, ma non lo trovarono.
Il 19 luglio Roedkiær vide un oggetto con una luce debole, ma tuttavia abbastanza grande, ad una distanza di 40 semidiametri. Si chiese se non fosse una stella fissa. Il 20 luglio le nubi impedirono l'osservazione, e il 23 e 25 le ricerche furono senza esito.
Il 5 e 8 agosto Roedkiær misurò la posizione del satellite rispetto a Venere con la macchina parallattica.
Il 12 e 13 agosto osservò i satellite, ma le ricerche del 29 agosto, 24 novembre, 1 dicembre.
Il 2 luglio Roedkiær e I26201 Christian Boserup cercarono a lungo l'oggetto con i telescopi da 17 e 22 piedi, ma non lo trovarono.
Il 19 luglio Roedkiær vide un oggetto con una luce debole, ma tuttavia abbastanza grande, ad una distanza di 40 semidiametri. Si chiese se non fosse una stella fissa. Il 20 luglio le nubi impedirono l'osservazione, e il 23 e 25 le ricerche furono senza esito.
Il 5 e 8 agosto Roedkiær misurò la posizione del satellite rispetto a Venere con la macchina parallattica.
Il 12 e 13 agosto osservò i satellite, ma le ricerche del 29 agosto, 24 novembre, 1 dicembre.
Nella seconda edizione (Berna e Losanna) dell'Encyclopedie (vol. 35, part 1, 1781) l'articolo sul satellite di Venere ostentò sicurezza sull'osservazione di Short:
{B-0201.35_.1781} p. 257 ➤ Questa osservazione essendo una di quelle che constata di più l'esistenza di un satellite di Venere, per l'impossibilità di supporre che l'osservatore fosse stato ingannato da delle illusioni ottiche, merita una attenzione particolare …
p. 260 ➤ Aggiungerò di più che il grado di incertezza non lascia intravvedere il più leggero dubbio, per l'attenzione scrupolosa con la quale M. de la Lande, nel suo viaggio a Londra nel 1764, ebbe cura di domandare a M. Short stesso tutte le circostanze della sua osservazione. Questo scienziato, il cui nome passerà alla posterità più lontana, credette di dover immortalare la sua scoperta prendendola per type (carattere), e fece incidere la fase del satellite come gli era apparsa nel 1740. Se ne servì in forma di cachet (sigillo) da quell'epoca.
Ma nel libro {B-0265.02_.1792} “Beyträge zur praktischen astronomie” (1792) p. 117 ➤ Maximilian Hell raccontò quello che nel 1764 a Vienna gli aveva raccontato I13470 Nathanael Mattaeus von Wolf, membro estero della Royal Society: in uno dei meeting di questa Società nel 1761 egli aveva visto Short prendere le distanze dalle osservazioni di Montaigne; parve che volesse ritrattare anche le sue del 1740.
Un'altra testimonianza in contrasto con quanto riportato nell'Encyclopedie nel 1781 venne dal Lalande nella terza edizione (1792) della sua “Astronomie” (vol. 3) :
Un'altra testimonianza in contrasto con quanto riportato nell'Encyclopedie nel 1781 venne dal Lalande nella terza edizione (1792) della sua “Astronomie” (vol. 3) :
{B-0111.03_.1792} p. 210 ➤ Short, con cui ne parlai a Londra, nel 1763, mi parve egli stesso non credere all'esistenza di un satellite di Venere, ma piuttosto a quella di qualche altro pianeta che, riflettendo meno luce, non si vedeva che difficilmente e raramente. Mi persuado che egli non fece questa ultima supposizione se non per non abbandonare del tutto l'opinione precipitosa che aveva annunciato in una maniera troppo formale nella sua giovinezza.
§ I00148 I00767 I01065 I02089 I03589 I05243 I05588 I06919 I06956 I06967 I08053 I08227 I08495 I09667 I09992 I10955 I11388 I13470 I13879 I16156 I26142 I26200 I26201 I26202
§ {A-0008.1778_.0000.17760000-0186_0192} {A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} {A-0025.0023_.appen.17610000-0709_0709} {A-0026.1761_.0008.17610800-0231_0233}
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