Visibilità ad occhio nudo dei satelliti galileiani
Non si può tacere il fatto che i satelliti di Giove siano, in determinate condizioni, osservabili anche ad occhio nudo, perchè la loro magnitudine va da 4.6 a 5.6, e le massime separazioni angolari all'opposizione media vanno da 138" a 618"; la difficoltà sta nel discernerli in vicinanza del ben più luminoso Giove. Soprattutto nel XVIII secolo ci furono molti rapporti di osservazioni ad occhio nudo dei satelliti di Giove, che però sono in genere da prendere con scetticismo.
L'ammiraglio ed astronomo William Henry Smyth nel libro "A cycle of celestial objects" (1844) scrisse che un amico gli aveva assicurato che il celebre astronomo John Frederick William Herschel li aveva visti varie volte al Capo di Buona Speranza. Chiese a Herschel, che negò categoricamente, con una lettera del primo maggio 1844:
L'ammiraglio ed astronomo William Henry Smyth nel libro "A cycle of celestial objects" (1844) scrisse che un amico gli aveva assicurato che il celebre astronomo John Frederick William Herschel li aveva visti varie volte al Capo di Buona Speranza. Chiese a Herschel, che negò categoricamente, con una lettera del primo maggio 1844:
{B-0575.01_.1844} vol. 1 p. 176 ➤ Assolutamente, non ho mai visto i satelliti di Giove ad occhio nudo, e io considero tutti i rapporti di averli visti in questo modo in un certo senso apocrifi. Il Dr. Wollaston, che aveva un occhio acuto, mi disse che non gli era mai successo, anche eliminando la luce del pianeta nascondendolo dietro un corpo distante.
Nella sua opera {B-0106.03_.1850} "Kosmos" (1850), Vol. III, p. 112 Alexander von Humboldt riportò che il direttore dell'Osservatorio di Breslavia, Palon Heinrich Ludwig von Boguslawski, gli aveva scritto del caso del capo sarto di quella città, di cognome Schön, dotato di vista eccezionale. Sin dal 1820, Boguslawski si era interessato a quella persona, che nelle notti chiare e senza Luna, poteva vedere anche più di un satellite alla volta, come punti luminosi, senza raggi. Vedeva meglio il terzo satellite, e talvolta il primo (alle sue massime elongazioni), ma non vide mai il II e il IV; riusciva a distinguere le stelle vicine al pianeta, perché scintillavano. Prima della sua morte (1837), si lamentò che la sua vista era calata, e riusciva appena a percepirli. ➤
Si veda anche la traduzione inglese del volume, {B-0372.03_.1892} p. 66 ➤
Jean-François-Dominique Arago scrisse in "Astronomie Populaire", Vol. IV:
Si veda anche la traduzione inglese del volume, {B-0372.03_.1892} p. 66 ➤
Jean-François-Dominique Arago scrisse in "Astronomie Populaire", Vol. IV:
{B-0064.04_.1867} p. 369 ➤ Ho sentito raccontare che esistevano ad Amburgo, verso l'inizio del secolo, due sorelle che vedevano nettamente e senza difficoltà quelli dei quattro satelliti di Giove che si allontanavano di più dal pianeta. Ma fatte tutte le verifiche, fu stabilito che si trattava di una frode. Un astronomo celebre avendo messo le due osservatrici alla priva dell'esperienza, riconobbe che esse vedevano a destra di Giove quello che era a sinistra, e reciprocamente; così fu svelato che esse si guidavano su dei disegni contenuti, per ogni anno dell'anno, nelle Effemeridi di Berlino, che, per la comodità degli astronomi che generalmente usano dei cannocchiali a due lenti convesse che rovesciano gli oggetti primitivi, presentano i satelliti e il pianeta, non come sono realmente, ma come apparirebbero in tali strumenti.
In {B-0151.01_.1904} "Celestial Objects for Common Telescopes", vol. 1 p. 175 ➤ il Rev. Thomas William Webb si disse convinto che i satelliti si potessero osservare, perché li aveva visti lui stesso.
In {A-0019.0014_.0009.19040802-0361_0366} "Visibility of Jupiter's Satellites", Journal of the British Astronomical Association, 14, 361 (1904) ➤ Charles Thomas Whitmell fece un'analisi critica di 9 dei casi riportati.
In {A-0075.0034_.0006.18740410-0309_0310} "Naked-eye Observation of Jupiter's Satellites", Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 34, p. 309 (1874) ➤ l'astronomo britannico William Frederick Denning riportò le sue ed altre osservazioni. Altre informazioni:
Edwin Holmes {A-0019.0011_.0009.19010726-0339_0344} "The Limits of Vision", Journal of the British Astronomical Association, 11, p. 339 ➤
Thomas Jefferson Jackson See {A-0078.0006_.0055.18980700-0257_0262} "Jupiter's satellites visible to the naked eye", Popular Astronomy, 6, p. 257 (1898) ➤
Richard Baum di Chester (Inghilterra) {A-0198.0051_.0004.19760400-0235_0235} (Letters), Sky and Telescope, 51, (aprile 1976) p. 235 ➤
Denis Dutton {A-0198.0052_.0006.19761200-0482_0484} "Naked-Eye Observations of Jupiter's Moons", Sky and Telescope, 52, (December 1976), p. 482 ➤
Xi Ze-zong {A-0737.0005_.0002.19810600-0242_0243} "The Sighting of Jupiter's Satellite by Gan De 2000 Years before Galileo", Chinese Astronomy and Astrophysics, 5, (June 1981) p. 242-243
L'autore (Institute for the History of Natural Sciences, Academia Sinica, China) discusse alcune antiche cronache menzionanti i satelliti di Giove. Le osservazioni furono fatte da Gan De, uno dei primi astronomi cinesi, nel IV° secolo a. C. Anche se i suoi lavori sono ben presto andati persi, alcune parti sono conservate nel Kaiyuan Zhang Jing (Trattato di Astrologia Kaiyuan), compilato da Qutan Xida fra il 718 ed il 726 d. C. Il capitolo 23 di questo lavoro cita Gan De: « Nell'anno di chan yan..., Giove era in Zi [divisione zodiacale], sorse la mattina e tramontò la sera insieme alle cas lunari Xunu, Xu, and Wei. Era molto grande e brillante. Apparentemente, una piccola stella rossastra (chi) attaccata (fu) al suo lato. Questa è chiamata "una alleanza" ("tong meng"). »
"Tong meng" era un termine molto usato per descrivere un'alleanza di due o più stati per uno scopo comune, come una guerra. Qui significa che che la piccola stella era una sussudiaria di Giove a causa della parola "fu". Si pensa che si trattasse di un satellite di Giove.
Il Planetario di Pechino realizzò delle simulazioni per verificare l'attendibilità di questa ipotesi. Il risultato mostrò che persone con una buona vista potevano vedere un satellite di magnitudine 5.5 ad una distanza di 5" da un pianeta di magnitudine -2.0. Così Xi pensa che Gan De vide Ganimede o Callisto, più probabilmente il primo (o forse un'immagine riunita dei due). Il Kaiyuan Zhan Jing riporta le posizioni osservate di Giove per un periodo di 12 anni. Il confronto con le moderne Tavole planetarie conferma che le osservazioni di Gan De furono compiute nell'estate del 364 a. C., quando Giove era nella Casa Lunare Wei (Aquarius).
In {A-0019.0014_.0009.19040802-0361_0366} "Visibility of Jupiter's Satellites", Journal of the British Astronomical Association, 14, 361 (1904) ➤ Charles Thomas Whitmell fece un'analisi critica di 9 dei casi riportati.
In {A-0075.0034_.0006.18740410-0309_0310} "Naked-eye Observation of Jupiter's Satellites", Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 34, p. 309 (1874) ➤ l'astronomo britannico William Frederick Denning riportò le sue ed altre osservazioni. Altre informazioni:
Edwin Holmes {A-0019.0011_.0009.19010726-0339_0344} "The Limits of Vision", Journal of the British Astronomical Association, 11, p. 339 ➤
Thomas Jefferson Jackson See {A-0078.0006_.0055.18980700-0257_0262} "Jupiter's satellites visible to the naked eye", Popular Astronomy, 6, p. 257 (1898) ➤
Richard Baum di Chester (Inghilterra) {A-0198.0051_.0004.19760400-0235_0235} (Letters), Sky and Telescope, 51, (aprile 1976) p. 235 ➤
Denis Dutton {A-0198.0052_.0006.19761200-0482_0484} "Naked-Eye Observations of Jupiter's Moons", Sky and Telescope, 52, (December 1976), p. 482 ➤
Xi Ze-zong {A-0737.0005_.0002.19810600-0242_0243} "The Sighting of Jupiter's Satellite by Gan De 2000 Years before Galileo", Chinese Astronomy and Astrophysics, 5, (June 1981) p. 242-243
L'autore (Institute for the History of Natural Sciences, Academia Sinica, China) discusse alcune antiche cronache menzionanti i satelliti di Giove. Le osservazioni furono fatte da Gan De, uno dei primi astronomi cinesi, nel IV° secolo a. C. Anche se i suoi lavori sono ben presto andati persi, alcune parti sono conservate nel Kaiyuan Zhang Jing (Trattato di Astrologia Kaiyuan), compilato da Qutan Xida fra il 718 ed il 726 d. C. Il capitolo 23 di questo lavoro cita Gan De: « Nell'anno di chan yan..., Giove era in Zi [divisione zodiacale], sorse la mattina e tramontò la sera insieme alle cas lunari Xunu, Xu, and Wei. Era molto grande e brillante. Apparentemente, una piccola stella rossastra (chi) attaccata (fu) al suo lato. Questa è chiamata "una alleanza" ("tong meng"). »
"Tong meng" era un termine molto usato per descrivere un'alleanza di due o più stati per uno scopo comune, come una guerra. Qui significa che che la piccola stella era una sussudiaria di Giove a causa della parola "fu". Si pensa che si trattasse di un satellite di Giove.
Il Planetario di Pechino realizzò delle simulazioni per verificare l'attendibilità di questa ipotesi. Il risultato mostrò che persone con una buona vista potevano vedere un satellite di magnitudine 5.5 ad una distanza di 5" da un pianeta di magnitudine -2.0. Così Xi pensa che Gan De vide Ganimede o Callisto, più probabilmente il primo (o forse un'immagine riunita dei due). Il Kaiyuan Zhan Jing riporta le posizioni osservate di Giove per un periodo di 12 anni. Il confronto con le moderne Tavole planetarie conferma che le osservazioni di Gan De furono compiute nell'estate del 364 a. C., quando Giove era nella Casa Lunare Wei (Aquarius).
False lune di Giove
In {B-0369.00_.1612} "Tres Epistolae de maculis solaribus scriptae ad Marcum Velserum" (Augusta il 5 gennaio 1612) il padre gesuita Christoph Scheiner, di Ingostadt, pubblicò tre lettere a Markus Welser sulle macchie solari; per ordine di un suo superiore, nascose la sua identità sotto lo pseudonimo Apelles latens post tabulam (Apelle che si nasconde dietro la tavola [del dipinto]).
Apelle, fiorito intorno al 350 a. C., è ritenuto il più grande pittore dell'antichità; secondo la leggenda si nascondeva dietro le proprie opere per ascoltare le eventuali critiche del pubblico.
Il 13 settembre Scheiner fece seguire un'ulteriore disquisizione, "De maculis solaribus et stellis circa Iovem errantibus Accuratior Disquisitio ad Marcum Velserum" in cui parlava di un possibile quinto satellite di Giove, indicato con E nei suoi disegni. L'astro E, osservato a partire dal 30 marzo 1612, secondo Scheiner non poteva essere una stella fissa:
Apelle, fiorito intorno al 350 a. C., è ritenuto il più grande pittore dell'antichità; secondo la leggenda si nascondeva dietro le proprie opere per ascoltare le eventuali critiche del pubblico.
Il 13 settembre Scheiner fece seguire un'ulteriore disquisizione, "De maculis solaribus et stellis circa Iovem errantibus Accuratior Disquisitio ad Marcum Velserum" in cui parlava di un possibile quinto satellite di Giove, indicato con E nei suoi disegni. L'astro E, osservato a partire dal 30 marzo 1612, secondo Scheiner non poteva essere una stella fissa:
{B-0010.00_.1612} p. 30 ➤ Abbiamo perciò ora un nuovo quinto laterone di Giove, che io vorrei dedicare e donare alla tua famiglia...
La risposta di Galileo alle pubblicazioni di Scheiner fu il libro "Istoria e Dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti" (Roma, 1613):
{B-0011.00_.1613} p. 25 ➤ Ma che tali pianeti siano più di quattro sin qui osseruati, come Apelle dice di tener per certo forse potrebbe esser vero, e l'affermatiua così resoluta di persona per quel ch'io stimo molto intendente, mi fa creder ch'ei ne possa hauer qualche gran coniettura, della quale io veramente manco; e però non ardirei d'affermare cosa alcuna, perchè dubitarei di non m’hauer poi col tempo à disdire.
Tuttavia, lo stesso Scheiner non accennò più alla cosa; nel libro {B-0013.00_.1614} "Disquisitiones Mathematicae de controuersiis et nouitatibus astronomicis” (1614), scritto dal suo studente Johann Georg Locher, dove si parlava dei misteri astronomici, non si fece menzione della presunta grande scoperta.
Il successivo personaggio che incontriamo è il frate cappuccino Anton Maria Schyrl di Rheita. Le fonti sono i seguenti libri:
Pierre Gassendi, {B-0020.00_.1643} "Novem Stellae circa Iovem visae", Parigi 1643
Anton Maria Schyrl di Rheita, {B-0021.00_.1643} "Novem stellae circa Jovem, circa Saturnum sex, circa Martem non-nullae", Lovanio (1643)
Rheita pensò di aver osservato (a partire dal 29 dicembre 1642), non solo i 4 satelliti di Galileo, ma anche altri 5 molto maggiori e più distanti, però visibili tutti contemporaneamente nel suo telescopio con maggior campo (battezzato pomposamente "oculus Enoch", dal nome del profeta biblico). Attribuì ai presunti nuovi satelliti di Giove delle proprietà che oggi apparirebbero inverosimili, ma, lungi dal dubitare delle sue osservazioni (che pensò di aver confermato il 4 gennaio 1643), il 6 gennaio 1643 comunicò spavaldo la scoperta in una lettera a Henri du Puy a Lovanio:
Il successivo personaggio che incontriamo è il frate cappuccino Anton Maria Schyrl di Rheita. Le fonti sono i seguenti libri:
Pierre Gassendi, {B-0020.00_.1643} "Novem Stellae circa Iovem visae", Parigi 1643
Anton Maria Schyrl di Rheita, {B-0021.00_.1643} "Novem stellae circa Jovem, circa Saturnum sex, circa Martem non-nullae", Lovanio (1643)
Rheita pensò di aver osservato (a partire dal 29 dicembre 1642), non solo i 4 satelliti di Galileo, ma anche altri 5 molto maggiori e più distanti, però visibili tutti contemporaneamente nel suo telescopio con maggior campo (battezzato pomposamente "oculus Enoch", dal nome del profeta biblico). Attribuì ai presunti nuovi satelliti di Giove delle proprietà che oggi apparirebbero inverosimili, ma, lungi dal dubitare delle sue osservazioni (che pensò di aver confermato il 4 gennaio 1643), il 6 gennaio 1643 comunicò spavaldo la scoperta in una lettera a Henri du Puy a Lovanio:
➤ ➤ Ascolta, ammira e stupisciti, du Puy, sogna alle opere stupefacenti di Dio contenute qui, e dopo tante generazioni, nel suo tesoro nascosto, e sii spaventato. A te e al mondo io presento e offro una scoperta ottenuta non con risorse terrestri, ma dall'Olimpo stesso, scoperta che l'Olimpo non aveva mai fatto conoscere, che nessuna generazione ha conosciuto. È molto recentemente, cercando fra gli astri, come ho abitudine di fare, che io l'ho fatta nel cielo stesso e nel regno stupefacente di Giove. Giove, pianeta ben conosciuto, non contentandosi dei quattro satelliti scoperti molto tempo fa da Galileo, sapiente astronomo italiano, ha ancora aumentato la sua corte e la sua famiglia (cosa stupefacente e ammirabile!) di cinque altri satelliti ben superiori per le loro grandezze, l'estensione delle loro orbite e il loro numero infine ai primi quattro Medicei. Se Giove si è così moltiplicato, è perché, grazie ad una meravigliosa disposizione del Creatore e alla regolamentazione dei loro movimenti e delle loro orbite, i suoi satelliti occupano tutto lo spazio immenso che si estende fra Marte e Saturno, in modo che non ci sia nulla di vuoto, per togliere ogni importanza alle discussioni di certi filosofi e perché questi non possano biasimare nulla nella natura dell'Olimpo. Ciò che aumenta ancora lo stupore e il turbamento, è che le orbite, i movimenti e le grandezze di questi cinque satelliti sono in perfetta armonia: i tre più grossi superano del tutto la grandezza della nostra Terra e si avvicinano molto alla grandezza di Marte.
In questo momento le relazioni fra Urbano VIII e Ferdinando III sono eccellenti; si celebra oggi la festa delle Tre Rose che una stella condusse accanto al Cristo. Ecco perché, per distinguere dai Medicei interni e più piccoli di loro, quelli che ho appena scoperto molto felicemente con il mio telescopio, io penso bene chiamare Pianeti di Urbano VIII (Planetas Urban-octavianos) o Stelle di Ferdinando III (Stellas Ferdinando-tertianas) e di Colonia (Agrippinas). Piacque a Galileo, uomo molto illustre, chiamare i suoi quattro satelliti "Medicei" perché li aveva scoperti sotto il regno dei Medici; perché non dovrei avere anch'io il diritto di dare ha quelli che ho scoperto i nomi precedenti perché sono superiori a quelli di Galileo per numero, la grandezza e l'estensione delle orbite, che essi sono stati scoperti nel Sacro Romano Impero, nella capitale della Chiesa cattolica? Io sarei molto felice, illustrissimo du Puy, se tu mi dessi un saggio consiglio.
Io ti trasmetto molto fedelmente le proporzioni delle orbite di questi satelliti che ho osservato vari giorni attorno a Giove. Ho potuto vedere che in uno, due e tre giorni le loro posizioni si erano modificate e che le loro grandezze erano variate. Ecco cosa succede: quando essi si bilanciano al disotto di Giove, nella direzione di Saturno, essi appaiono molto piccoli, e quando sono al loro apogeo, essi spariscono del tutto; poi si offrono alla nostra vista, e quando sono al disotto di Giove, nella direzione di Marte, appaiono molto più grossi. Ciò che ha di stupefacente, è che questi pianeti o stelle di Ferdinando III hanno dei movimenti del tutto differenti da quelli dei quattro Medicei che non appaiono mai sopra, sotto o sui lati di Giove, mentre che i mostri occupano indifferentemente tutte le posizioni. Ma con una grande maestà, essi circondano il loro re Giove, prendendo posto tanto sopra di esso, quanto sotto, quanto ai suoi lati, descrivendo dei cerchi molto più grandi di quelli che descrivono Venere, Mercurio, la Luna e il Sole stesso. Ma, ciò che è notevole, è che essi ruotano meno veloci degli altri. Per quanto ho potuto giudicare finora, uno effettua una rivoluzione completa in 33 giorni e mezzo, un altro in circa due messi, un'altro in meno tempo, e gli ultimi due in molto più tempo.
Quando grazie a Dio, avrò ancora osservato questi satelliti con il mio Occhio di Enoch, io potrò dire, facendo allusione ad essi: "Io lodo in Dio il Propagatore delle virtù e della vita, Il Creatore Tre Volte Buono e Grandissimo degli astri, domandandogli dal fondo de cuore tutte le grazie, raccomandandomi dal fondo del cuore a lui".
Fatto a Colonia, il Santo Giorno delle Rose dell'anno 1643. Antonio Maria di Rheita, umilissimo e obbedientissimo servitore di Cristo, indegno predicatore dell'ordine dei Cappuccini.
Rheita inviò una copia di questa lettera a Gabriel Naudé, che la fece conoscere a Pierre Gassendi, il quale restò giustamente interdetto ed incredulo e lo disse fra gli altri a Mersenne. Gassendi espresse le sue critiche in una lettera a Naudé (4 aprile 1643), e pubblicò questa e quella di Rheita nel libro citato sopra. Il monaco cistercense spagnolo Juan Caramuel y Lobkowitz valutò invece che i 5 astri di Rheita avessero cambiato la loro posizione relativa, per cui negò che fossero stelle fisse; Rheita si sentì autorizzato a ribattere alle obiezioni di Gassendi, e anzi annunciò l'esistenza di altri satelliti ancora, 6 di Saturno e parecchi altri di Marte, e ciò fu riportato nel libro di Caramuel. Tutta questa discussione appare oggi oziosa, perché è evidente che Rheita scambiò con grande ingenuità delle stelle fisse per degli enormi satelliti. Questo è quanto aveva cercato di spiegare lo stesso Gassendi.
L'astronomo francese la notte del 29 dicembre 1642 aveva osservato 4 satelliti tutti ad oriente di Giove, che però il disegno di Rheita mostrava ad occidente, perché il suo cannocchiale "astronomico" (con oculare convesso) invertiva le immagini; l'astronomo francese riteneva anzi che provocasse una confusione della visione, come quando si guarda alternativamente con un'occhio e con l'altro il naso oppure un dito: si ottiene un effetto di strabismo. Secondo Gassendi, i "satelliti" di Rheita potevano essere identificati con stelle fisse della costellazione dell'Acquario, probabilmente le stelle 24, 25, 26, 27, 28 del catalogo di Tycho, o altre più vicine a Giove in quella costellazione. Inoltre, sembrava inverosimile e contrario alla comune osservazione, che le 5 nuove stelle si muovessero fuori dal piano delle altre 4, come Rheita aveva affermato, dato che questo piano è comune ai pianeti e persino alle macchie solari. I nuovi satelliti erano troppo luminosi rispetto ai galileiani, al pari di stelle del Gemelli e dello Scorpione che Gassendi aveva visto occultare da Giove.
Andreas Colvius di Dordrecht comunicò la scoperta di Rheita a Cartesio, che poi venne a conoscenza della confutazione di Gassendi. Risposta:
L'astronomo francese la notte del 29 dicembre 1642 aveva osservato 4 satelliti tutti ad oriente di Giove, che però il disegno di Rheita mostrava ad occidente, perché il suo cannocchiale "astronomico" (con oculare convesso) invertiva le immagini; l'astronomo francese riteneva anzi che provocasse una confusione della visione, come quando si guarda alternativamente con un'occhio e con l'altro il naso oppure un dito: si ottiene un effetto di strabismo. Secondo Gassendi, i "satelliti" di Rheita potevano essere identificati con stelle fisse della costellazione dell'Acquario, probabilmente le stelle 24, 25, 26, 27, 28 del catalogo di Tycho, o altre più vicine a Giove in quella costellazione. Inoltre, sembrava inverosimile e contrario alla comune osservazione, che le 5 nuove stelle si muovessero fuori dal piano delle altre 4, come Rheita aveva affermato, dato che questo piano è comune ai pianeti e persino alle macchie solari. I nuovi satelliti erano troppo luminosi rispetto ai galileiani, al pari di stelle del Gemelli e dello Scorpione che Gassendi aveva visto occultare da Giove.
Andreas Colvius di Dordrecht comunicò la scoperta di Rheita a Cartesio, che poi venne a conoscenza della confutazione di Gassendi. Risposta:
Cartesio a Colvius, 20 aprile 1643, {L-00097} I02068 I25651 D16430420 Signore, le nuove del cielo che mi avete fatto il favore di scrivere mi hanno estremamente obbligato, mi sono risultate estremamente nuove, e non me avevo mai sentito parlare prima, ma mi hanno scritto in seguito da Parigi che Mr. Gassendi, che ha ereditato il buon e celebre cannocchiale di Galileo, avendo voluto cercare per suo conto questi nuovi cinque pianeti intorno a Giove, ha giudicato che non fossero che delle stelle fisse che il buon padre Cappuccino avevo preso per dei pianeti. Del che si potrà facilmente scoprire la verità, e i pianeti già scoperti finora attorno a Giove hanno regalato tanta ammirazione che i cinque altri non la possono minimamente aumentare.
Il 26 dicembre Johann Marcus Marci von Kronland scrisse a Athanasius Kircher sull'argomento, dicendo di non voler esprimere un giudizio prima di aver comunicato con Lobkowitz. Anche dopo aver ottenuto da questi la descrizione del telescopio usato, Marci scrisse a Kircher: « suspendo itaque hic assensum meum » [quindi sospendo qui il mio giudizio].
Nel 1645 Rheita pubblicò ad Anversa il libro che ho già citato in questo sito, "Oculus Enoch et Eliae".
Nel quarto libro della prima parte {B-0022.01_.1645} p. 171 ➤, Rheita rispose alle critiche di Gassendi, ricordando il parere di Caramuel, e raccontando che aveva osservato una variazione di luminosità delle stelle vicino a Giove, attribuita ad una sua atmosfera. Inoltre, il matematico Jan Janszoon Stampioen insieme al principe Guglielmo di Nassau aveva osservato per due mesi due nuovi pianeti intorno a Giove, che Rheita riteneva di natura simile alle macchie del Sole.
L'astronomo polacco Johannes Hevelius nel suo libro {B-0024.00_.1647} "Selenographia, sive Lunae descriptio...." (Gedani, 1647, in-folio) negò risolutamente l'esistenza di altri satelliti.
Affermò che negli anni 1642 e 1645 aveva osservato Giove con molta diligenza p. 45 ➤ e ricordò che Gassendi aveva identificato i satelli di Rheita con stelle della costellazione dell'Acquario, non visibili ad occhio nudo p. 49 ➤ ; criticò aspramente Rheita e Caramuel p. 55 ➤ ; contrappose il nome Uladislavianas (in onore del suo Re Wladislaw IV) a quello proposto dal Rheita p. 63 ➤ , e sentenziò che i satelliti segnalati da Rheita per Saturno e Marte erano stelle fisse p. 65 ➤ . Altri pareri negativi vennero da Jan Flockens Holwarda, e nel 1647 da Godfried Wendelin, in una lettera a Riccioli.
Francesco Fontana nel suo libro {B-0023.00_.1646} "Novae coelestium et terrestrium rerum Observationes", libro 6, parte 2 da p. 110 ➤ , riportò delle osservazioni di stelle intorno a Giove, che non mantenevano la stessa posizione relativa:
1630: altre 5 stelle non in linea con le 4 di Galileo
1636: altre 4 stelle / 1643: altre 4 stelle
21 e 31.12.1645 ora 2 e mezzo: altre 3 stelle
1.1.1646 ora 2 di notte: altre 3 stelle / 22.1.1646 e 28.1.1646: altre 2 stelle
Le lenti di Fontana furono usate dai gesuiti napoletani, fra cui Giovanni Battista Zupi.
In {B-0025.00_.1651} "Almagestum Novum", Giovanni Battista Riccioli riportò parti di due lettere scritte da Zupi il 23.1.1644 e il 4.2.1644 p. 489 ➤.
Nella prima lettera Zupi scrisse che il 22 gennaio aveva visto 6 stelle vicino a Giove (cioè, 2 nuove oltre a quelle galileiane) che non mutavano posizione fra di loro, però si avvicinavano a Giove. Nella seconda lettera Zupi riportò di aver visto molte più stelle erranti intorno a Giove: non solo 6, ma 9 e a volte 12. Inserì una figura, avvertendo che, siccome non era riuscito ad osservare tutti gli astri con una sola occhiata, aveva dovuto stimare gli intervalli e la disposizione relativa. In quelle condizioni, non ardiva trarre delle conclusioni definitive; però 4 fra le stelle nuove, che non scintillavano, gli sembravano erranti. Riccioli ammise che non sapeva prender partito sulla questione, perché l'amicizia gli faceva dare credito a Zupi, mentre il Padre Vincenzo Renieri gli aveva assicurato di non aver mai visto più di 4 stelle attorno a Giove, pur avendo osservato Giove in maniera estremamente assidua per un decennio.
In un suo libro successivo, {B-0038.00_.1665} "Astronomiae reformatae" (1665), Riccioli ammise che osservando Giove insieme al Padre Francesco Maria Grimaldi non aveva mai visto più di 4 satelliti p. 370 ➤.
Nel 1645 Rheita pubblicò ad Anversa il libro che ho già citato in questo sito, "Oculus Enoch et Eliae".
Nel quarto libro della prima parte {B-0022.01_.1645} p. 171 ➤, Rheita rispose alle critiche di Gassendi, ricordando il parere di Caramuel, e raccontando che aveva osservato una variazione di luminosità delle stelle vicino a Giove, attribuita ad una sua atmosfera. Inoltre, il matematico Jan Janszoon Stampioen insieme al principe Guglielmo di Nassau aveva osservato per due mesi due nuovi pianeti intorno a Giove, che Rheita riteneva di natura simile alle macchie del Sole.
L'astronomo polacco Johannes Hevelius nel suo libro {B-0024.00_.1647} "Selenographia, sive Lunae descriptio...." (Gedani, 1647, in-folio) negò risolutamente l'esistenza di altri satelliti.
Affermò che negli anni 1642 e 1645 aveva osservato Giove con molta diligenza p. 45 ➤ e ricordò che Gassendi aveva identificato i satelli di Rheita con stelle della costellazione dell'Acquario, non visibili ad occhio nudo p. 49 ➤ ; criticò aspramente Rheita e Caramuel p. 55 ➤ ; contrappose il nome Uladislavianas (in onore del suo Re Wladislaw IV) a quello proposto dal Rheita p. 63 ➤ , e sentenziò che i satelliti segnalati da Rheita per Saturno e Marte erano stelle fisse p. 65 ➤ . Altri pareri negativi vennero da Jan Flockens Holwarda, e nel 1647 da Godfried Wendelin, in una lettera a Riccioli.
Francesco Fontana nel suo libro {B-0023.00_.1646} "Novae coelestium et terrestrium rerum Observationes", libro 6, parte 2 da p. 110 ➤ , riportò delle osservazioni di stelle intorno a Giove, che non mantenevano la stessa posizione relativa:
1630: altre 5 stelle non in linea con le 4 di Galileo
1636: altre 4 stelle / 1643: altre 4 stelle
21 e 31.12.1645 ora 2 e mezzo: altre 3 stelle
1.1.1646 ora 2 di notte: altre 3 stelle / 22.1.1646 e 28.1.1646: altre 2 stelle
Le lenti di Fontana furono usate dai gesuiti napoletani, fra cui Giovanni Battista Zupi.
In {B-0025.00_.1651} "Almagestum Novum", Giovanni Battista Riccioli riportò parti di due lettere scritte da Zupi il 23.1.1644 e il 4.2.1644 p. 489 ➤.
Nella prima lettera Zupi scrisse che il 22 gennaio aveva visto 6 stelle vicino a Giove (cioè, 2 nuove oltre a quelle galileiane) che non mutavano posizione fra di loro, però si avvicinavano a Giove. Nella seconda lettera Zupi riportò di aver visto molte più stelle erranti intorno a Giove: non solo 6, ma 9 e a volte 12. Inserì una figura, avvertendo che, siccome non era riuscito ad osservare tutti gli astri con una sola occhiata, aveva dovuto stimare gli intervalli e la disposizione relativa. In quelle condizioni, non ardiva trarre delle conclusioni definitive; però 4 fra le stelle nuove, che non scintillavano, gli sembravano erranti. Riccioli ammise che non sapeva prender partito sulla questione, perché l'amicizia gli faceva dare credito a Zupi, mentre il Padre Vincenzo Renieri gli aveva assicurato di non aver mai visto più di 4 stelle attorno a Giove, pur avendo osservato Giove in maniera estremamente assidua per un decennio.
In un suo libro successivo, {B-0038.00_.1665} "Astronomiae reformatae" (1665), Riccioli ammise che osservando Giove insieme al Padre Francesco Maria Grimaldi non aveva mai visto più di 4 satelliti p. 370 ➤.
§ D16430420
§ I00352 I00774 I01274 I01496 I02008 I02068 I02987 I03920 I04162 I04234 I04737 I05339 I05372 I05524 I05532 I05705 I06452 I07831 I10272 I10311 I10324 I10922 I11169 I11635 I13129 I13212 I13285 I13581 I13829 I25607 I25649 I25650 I25651 I25845 I25959 I26151 I26157 I26165
§ {A-0019.0011_.0009.19010726-0339_0344} {A-0019.0014_.0009.19040802-0361_0366} {A-0075.0034_.0006.18740410-0309_0310} {A-0078.0006_.0055.18980700-0257_0262} {A-0198.0051_.0004.19760400-0235_0235} {A-0198.0052_.0006.19761200-0482_0484} {A-0737.0005_.0002.19810600-0242_0243}
§ {B-0010.00_.1612} {B-0011.00_.1613} {B-0013.00_.1614} {B-0020.00_.1643} {B-0021.00_.1643} {B-0022.01_.1645} {B-0023.00_.1646} {B-0024.00_.1647} {B-0025.00_.1651} {B-0038.00_.1665} {B-0064.04_.1867} {B-0106.03_.1850} {B-0151.01_.1904} {B-0369.00_.1612} {B-0372.03_.1892} {B-0575.01_.1844}
§ {L-00097}
§ I00352 I00774 I01274 I01496 I02008 I02068 I02987 I03920 I04162 I04234 I04737 I05339 I05372 I05524 I05532 I05705 I06452 I07831 I10272 I10311 I10324 I10922 I11169 I11635 I13129 I13212 I13285 I13581 I13829 I25607 I25649 I25650 I25651 I25845 I25959 I26151 I26157 I26165
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§ {L-00097}