Francesco Fontana
La figura di I03920 Francesco Fontana compare spesso nelle cronache astronomiche, a partire dal 1630 circa, ma con dei racconti il più delle volte inattendibili o addirittura leggendari. Lui stesso si sforzò di vantare in tutti i modi i prodigi dei suoi telescopi, con tale successo, che ancora oggi molti gli credono sulla fiducia, senza aver fatto un ricerca critica sulle sue opere e sulle testimonianze del tempo (sia favorevoli che ostili a lui).
Il libro {B-0023.00_.1646} "Novae Coelestium, Terrestriumque Rerum Observationes" (1646) contiene un autoritratto ➤, con l'iscrizione "AET. SVÆ 61" (sua età 61) per cui si dovrebbe dedurre l'anno di nascita 1646-61 = 1585 (61 può essere solo l'età della persona ritratta, non l'età che aveva quando inventò il telescopio). Tuttavia, le due uniche biografie che conosco sembrano ignorare questa informazione. La prima biografia conosciuta apparve in "Degli elogii degli hvomini letterati - scritti da I25883 Lorenzo Crasso" che nel vol. II (1666) riferisce:
Il libro {B-0023.00_.1646} "Novae Coelestium, Terrestriumque Rerum Observationes" (1646) contiene un autoritratto ➤, con l'iscrizione "AET. SVÆ 61" (sua età 61) per cui si dovrebbe dedurre l'anno di nascita 1646-61 = 1585 (61 può essere solo l'età della persona ritratta, non l'età che aveva quando inventò il telescopio). Tuttavia, le due uniche biografie che conosco sembrano ignorare questa informazione. La prima biografia conosciuta apparve in "Degli elogii degli hvomini letterati - scritti da I25883 Lorenzo Crasso" che nel vol. II (1666) riferisce:
{B-0367.02_.1666} p. 296 ➤ Chi attesta, che Francesco Fontana Napoletano solamente nascesse per la conuersazion delle Stelle, della Luna, del Sole, del Cielo tutto, à gran ragione direbbe d'vun tal Huomo la verità ... Studiò Francesco dopo la Filosofia la Legge, nella quale hauendo terminato il periodo de gli Studi, ottenne la laurea del Dottorato. Ma ò che conoscesse non esser dalla Natura dotato di quella pronta facondia, ch'è l'anima de' Tribunali, ò che l'inclinazione fosse contraria à quella Professione cinta d'inquietudine, quantunque ferace al più delle volte di ricchezze, d'Onori, diedesi con tutta applicazione al dilettuole Studio della Mattematica, ... Ma passando da questo allo studio dell'Astronomia, attaccò amicizia con I16781 Gio: Camillo Glorioso, Huomo, che nacque per illustrar l'Italia non che il Regno di Napoli per la varietà delle Scienze, e principalmente per la Matematica, da cui animato à non lasciar la traccia de' suoi Studi, e ad auualersi della sua Libreia, e de' suoi configli in occasione di difficultà, seguì l'ordine intrapreso. Procurò in tanto d'hauer nelle mani i fragmenti de gli ordigni lasciati dopo la morte di I02962 Giouan Battista della Porta; ma i suoi pensieri andarono à voto. Affligeuasi per non hauer Cannocchiale proporzionato à suoi disegni ... però chiamando o questo Fabro, or quello per aiuto nell'ordine e struttura de' vetri, ... arrivò all'intento d'vn Cannocchiale disprezzabile per que' tempi... Per lo che da' più Sourani Principi priegato de' suoi Telescopij, e con longhezza di tempo, e fauor grande, ricevuti, veniuan subito riposti tra le cose più pregiate nelle lor Galerie. Hauendone tra gli altri fabbricati per propria commodità due di smisurata longhezza, adattolli sù piè di legno nella sommità della casa, co' quali osseruando continuamente le Pianete, ne formò poi quel Libro intitolato Novae Coelestium, Terrestriumque Rerum Observationes, da lui dato alla luce nel 1646. Occorrendo tempo d'Ecclissi, era la sua casa così piena d'Huomini curiosi, che à gara vi concorruevano per osseruare co' suoi Cannocchiali, che spesse fiate inquietauasi dal non potere euitare il concorso de gli Huomini qualificati, sofferendo doppio tormento sì per essere inclinato alla ritiratezza, si anche per non poter con gli agi suoi attendere alle osseruazioni, e speculazioni de' suoi studi. Hebbe Francesco di seconda moglie molta Prole, ma come varij sono gli accidenti del Mondo, poca felicità, auuegna che sù'l fiorire dell'Età de' suoi Figliuoli, sopragiunta la Peste in Napoli, nel 1656, nel Mese di Luglio del detto Anno, di morbo contagioso morì Francesco con tutti i suoi, oscuro Fato d'vn Huomo illustre.
Nel V volume della "Biografia degli Uomini Illustri del Regno di Napoli" (1818) [libro senza numerazione delle pagine] si può leggere un altro cenno biografico di questo personaggio, firmato da I26117 Gennaro Terracina da Manfredonia:
{B-0395.05_.1818} ➤ Inverso l'uscita del 1602 in Napoli egli nacque di onorati genitori. Fin dalla sua tenera età fu preso da maraviglioso amore per le matematiche e pe' calcoli astronomici; e sebben suo padre che all'arido studio delle leggi in cui il giovanetto avea la laurea ottenuta, il voleva applicato, vietasse a lui tutte altre occupazioni, nulladimeno ei davasi in preda al suo genio... Era pur dolce il veder Francesco segregato dal resto del modo, incantucciato in un sito della sua casa, passare i dì interi in formando vetri concavi e convessi e in fabbricando telescopij d'ogni maniera. Intanto, per via meglio perfezionarsi in cotali costruzioni cercò di acquistare gli strumenti lasciati dal Porta spento nel 1615; ma non glien venne fatto. [Seguono informazioni evidentemente copiate da Crasso, e si parla della [presunta] invenzione del microscopio nel 1618].
Fontana rivendicò l'invenzione del telescopio nel 1608 (a 23 anni, come sembra affermare lui stesso), ma Terracina gli attribuisce 6 anni a quell'epoca!
Antonio Favaro I03705, in {A-0651.0019_.0000.19030000-0061_0071} "Galileo e il telescopio di Francesco Fontana", Atti e Memorie della Reale Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, nuova serie (1903) riportando l'iscrizione attorno al ritratto di Fontana scrisse: aet. suae 61 (o 19?) p. 62 ➤. Forse l'età in cui inventò il telescopio era 19, e Fontana la scrisse diritta, non rovesciata, per farla leggere meglio? Allora 1608-19=1589. Un altro indizio per la datazione si trova nella lettera di Evangelista Torricelli a Raffaello Magiotti:
Antonio Favaro I03705, in {A-0651.0019_.0000.19030000-0061_0071} "Galileo e il telescopio di Francesco Fontana", Atti e Memorie della Reale Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, nuova serie (1903) riportando l'iscrizione attorno al ritratto di Fontana scrisse: aet. suae 61 (o 19?) p. 62 ➤. Forse l'età in cui inventò il telescopio era 19, e Fontana la scrisse diritta, non rovesciata, per farla leggere meglio? Allora 1608-19=1589. Un altro indizio per la datazione si trova nella lettera di Evangelista Torricelli a Raffaello Magiotti:
Torricelli a Magiotti, 6 febbraio 1644, {L-00935} I12492 I25844 D16440206 {B-0581.00_.1942} p. 99 ➤ Finalmente dopo mille vani discorsi e mille castelli in aria (laudato sia Dio), l'invenzione dei vetri m'è data nelle mani. Ho gusto che quel Napolitano [Fontana] s'accorga che il Gran Duca ha in casa sua chi fa quanto lui, et anco di più. Da pochi giorni in qua ne ho lavorati solo 6, tra i quali 4 ne sono riusciti con diffetto apparente, gl'altri sono stati a prova con quel perfettissimo del G. Duca fatto dal Fontana, e non vi si trova una minima differenza, se non che quello è il meglio che sia stato fatto tra mille vetri nello spazio di 30 anni dal Fontana, et i miei sono scelti fra 6 fatti nello spatio d'otto giorni.
Torricelli lascia intendere di aver sentito dire che la costruzione dei telescopi da parte di Fontana fosse iniziata circa 30 anni prima del 1644, cioè circa nel decennio 1610. Paradossalmente, alcuni autori citano solo una parte della lettera di Torricelli, « ... il meglio che sia stato fatto tra mille vetri nello spazio di 30 anni dal Fontana », credendola una lode di quest'ultimo. Al contrario, Torricelli intendeva dire che il tripudio attribuito al napoletano era esagerato.
Dopo che lesse il libro {B-0023.00_.1646} "Novae Coelestium, Terrestriumque Rerum Observationes" (1646), il tono di Torricelli divenne sprezzante. Cito dal libro {B-0242.00_.1864} "Lettere fin qui inedite di Evangelista Torricelli ..." (1864) la lettera di Torricelli a Vincenzo Renieri:
Dopo che lesse il libro {B-0023.00_.1646} "Novae Coelestium, Terrestriumque Rerum Observationes" (1646), il tono di Torricelli divenne sprezzante. Cito dal libro {B-0242.00_.1864} "Lettere fin qui inedite di Evangelista Torricelli ..." (1864) la lettera di Torricelli a Vincenzo Renieri:
Torricelli a Renieri, 25 maggio 1647, {L-00100} I12492 I10272 D16470525 p. 39 ➤ Io ho il libro delle bestialità osservate, o più tosto sognate dal Fontana nel cielo. Se ella vuol vedere pazze cose, cioè spropositi, finzioni, sfacciataggini e mille vituperi simili, io gli manderò il libro: potrà forse cavare robba da ridere per l'opera sua.
Troppo duro questo giudizio? Per fare pubblicità ai suoi telescopi, Fontana si vantò di osservazioni astronomiche che non avevano riscontro, realizzate chiaramente con strumenti tutt'altro che perfetti (a meno che il napoletano non avesse occhi difettosi). Ciò fece pensare alle persone competenti, che egli a stento riuscisse a costruire dei buoni telescopi, o perlomeno che questi non fossero mai usati per le sue osservazioni astronomiche. O Fontana faceva apposta a reclamizzare delle osservazioni "particolari", perché a lui interessava sbalordire i clienti inesperti ed ingenui (non si curava delle stroncature degli astronomi, che erano una minoranza)? Forse, inoltre, cercava di dimostrare che Galileo aveva lasciato molte scoperte da fare, per ingraziarsi i gesuiti napoletani, molto ostili al grande Pisano. Riporto alcune lettere che parlano di Fontana.
R. Magiotti a Galilei, 21 marzo 1637, {L-01491} I25844 I04162 D16370321 p. 50 ➤ Fra tanto gli do nuova come da Napoli è venuto un cristallo, che porta 15 palmi di cannone: ingrandisce gl'oggetti fuor di modo, dà grandissimo gusto intorno alle Stelle Medicee; ma però non termina bene il disco di Giove, mostrandolo imbambagiato. Così ne sono venuti dal medesimo maestro al P. D. Benedetto dei più corti, ma però, a mio giuditio, molto migliori. Talchè tengo per sicuro che questo instrumento sia per avanzarsi più che mai, non ostante che molti Peripatetici di Roma affermino ostinatamente esser tutte illusioni di vetri; ma troppo elleboro ci vorrebbe per questi cervelli.
B. Castelli a Galilei, 2 maggio 1637, {L-01492} I02095 I04162 D16370502 p. 70 ➤ Quanto a' vetri, io ne ho quattro para di quei di Napoli nelle mani, e sono dell'Em.mo Sig.r Card.e Antonio i quali tutti, ancorchè ricerchino varii cannoni, sono esquisitissimi, e ne aspetto due para di Napoli quanto prima; e mosso da quello che mi disse il Sig.r Magiotti nostro, disegno di regalarne di un paro il Ser.mo Gr. Duca mio Signore, se mi riusciranno di perfezzione degni di mandarli tanto alto. Con uno di questi che ho nelle mani, io posso leggere una lettera, del carattere che è questa che scrivo, lontano ottanta sei passi andanti de' miei, e forsi più: V. S. giudichi la perfezzione. Se io havessi hauti dinari, non mi sariano usciti dalle mani, ancorchè il maestro li faccia pagare salati bene, perchè la verità è che quello antico mio, in comparazione di questi, è un niente, nè io l'ho mai più potuto vedere dopo che ho provati questi.
B. Castelli a Galilei, 17 luglio 1638, {L-01493} I02095 I04162 D16380717 p. 355 ➤ Nel resto mi vado trattenendo con adoperare l'occhiale, maraviglioso veramente, al quale ho applicato un vetro concavo da tutte due le bande politissimo, ma acuto a segno tale che mi mostra l'ogetto più alto, o vogliamo dire più vicino, centosessanta volte di quello che m'apparisce alla vista naturale, cosa mostruosissima. Ho visto Marte, hora che è intorno al quadrato col sole, scemo chiaramente dalla parte orientale come una luna di dodeci o tredeci giorni; e si vede chiaramente che la parte di esso Marte occidentale è vivissima di splendore, dove che la orientale apparisse a poco a poco sfumata, segno manifesto che in Marte si ritrovano sparse più ombre nella detta parte orientale che nella occidentale, come parimente si osserva nella luna. Cosa poi maravigliosa è il vedere le stelle fisse piccolissime, in modo che non appariscono più grande di quello che m'appariscono i Pianeti Medicei.
Galilei a B. Castelli, 25 luglio 1638, {L-01494} I04162 I02095 D16380725 p. 359 ➤ L'osservazione di Marte, che ella mi accenna, è bellissima, e più ancora quel che ella scrive della piccolezza delle stelle fisse, che verranno ad esser sommamente minori non solo di quello che hanno creduto gli astronomi generalmente, ma di quello ancora che io havevo giudicato; cosa veramente di gran conseguenza.
G. G. Cozzolani a C. A. Manzini, 11 settembre 1638, {L-01495} I26107 I07815 D16380911 p. 377 ➤ Hora si trova in Napoli una persona assai civile, chiamata il Fontana la quale, senza alcun studio di matematica, ma guidata ed indutta solamente dalla naturalezza et inclinatione del proprio genio, s'è messa a polire vetri di cannochiali, et in tale arteficio è pervenuta a tanta eccellenza che con questi arriva a scoprire nel cielo cose nove e ad ingrandire straordinariamente l'altre. Imperocchè con uno di questi, di longhezza di 14 palmi, la luna appare grande quanto è il mercato di Napoli, il quale, benchè da me non visto, giudico però sia una gran piazza, et in essa si vedono distinte le cavità e le montuosità; Giove si è osservato apparer grande quanto la luna nella sua pienezza, et in esso le medesime o simili inegualità di parti che nella luna; Marte si fa vedere poco men di Giove, e nel suo centro si scorge una prominenza, come un velluto nero, che termina in figura di cono, e d'intorno vi stanno due cerchi o due fascie, tanto rubiconde che hanno sembianza di fuoco, e tutto ciò è mobile, atteso che non si mira sempre nell'istesso luogo. Il sudetto maestro ne ha mandato uno al Padre D. Benedetto Castelli in Roma, acciò lo mandi al Gran Duca, sperando d'ottenerne qualche mancia honorevole; e, per quello ne scrive un amico, il sudetto Padre ne ha fatto la prova, e non solo ne resta sodisfatto ma insieme meravigliato. Egli ne pretende scudi 100 per uno di quelli di 14 palmi. Io mi credevo, al principio ch'intesi di questa inventione, che fosse una nova fabrica, con moltiplicati vetri etc.; ma ho poi inteso che è l'istesso instrumento per appunto dell'ordinario cannochiale, nè altro v'aggionge del suo che un polimento di vetri, tanto esquisito et uguale ch'è incomparabile, et a niuno è noto, nè egli lo vuole insegnare. Non voglio tralasciare che, benchè questo novo telescopio habbi virtù d'ingrandire, come ho detto, gl'oggetti, non aggrandisce però le stelle fisse: argomento evidente della lor lontananza dalla terra.
B. Cavalieri a B. Castelli, 2 ottobre 1638, {L-00098} I02115 I02095 D16381002 p. 383 ➤ S'intende che un tale Sig.r Francesco Fontana in Napoli habbi talmente migliorato il telescopio, che scuopra in cielo cose nuove e massime ne' pianeti; e perchè mi scrivono che V. P. Rev.ma ha corrispondenza con questo tale, e ch'egli li habbi mandato uno di questi suoi occhiali per il Ser.o G. Duca, perciò la prego a farmi tanto favore di dirmi se è vero o no che quello trapassi di eccellenza quello che ha il Sig.r Galileo et anco V. P. Rev.ma, e che si vegga Giove con le inegualità delle macchie antiche della luna, Marte con un cerchio focoso intorno al suo centro, che dicono apparire oscuro, et altre cose, che non ardisco dire dubitando di non farla ridere. Non però voglio credere che non possi esser qualche cosa, ma sino che da lei non me ne viene fatto fede, non mi risolvo a darli credenza.
Prime osservazioni di Mercurio
Abbiamo visto che Galileo aveva ammesso di non essere riuscito a vedere le fasi di Mercurio, anche se si diceva sicuro che fossero come quelle di Venere.
Nel suo libro {B-0023.00_.1646} "Novae Coelestium ..." (1646) Fontana per la prima volta pubblicò due disegni (secondo la visione telescopica, rovesciata) delle fasi del pianeta. Le osservazioni furono compiute con un suo telescopio alle date 23 maggio 1639 e 26 gennaio 1646, dal suo amico gesuita I13829 Giovanni Battista Zupi. |
Un confratello di Zupi, I10324 G.B.Riccioli, in {B-0025.00_.1651} Almagestum Novum (1651) p. 484 pubblicò dei disegni ➤ , che furono riprodotti a p. 373 di {B-0038.00_.1665} Astronomia Reformata (1665) ➤ :
Zupi 23.5.1639 e 26.1.1646; Riccioli 30.4.1647
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Riccioli 25.8.1643 e 6.8.1644
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Riccioli e Grimaldi 5.3.1643
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Nel libro {B-0024.00_.1647} Selenographia (1647) I05372 Hevelius parlò delle sue osservazioni di Mercurio dal novembre 1644 al maggio 1645 a partire da p. 74; tavola di disegni di Venere e Mercurio ➤ .
Per moltissimi anni, le fasi furono l'unico fenomeno di Mercurio che gli astronomi potevano osservare al telescopio; le misure del diametro apparente erano molto approssimative, come pure la conoscenza del valore dell'unità astronomica (un valore discretamente esatto fu determinato da I02089 Cassini nel 1672).
In {B-0216.00_.1662} "Mercurius in Sole visu" (1662) Hevelius stimò che il diametro di Mercurio fosse 1/160 del Sole, mentre in {B-0043.00_.1699} "Cosmothereos" Huygens discusse quelle stesse osservazioni ➤ ottenendo 1/290 (il valore esatto è 1/288).
Per moltissimi anni, le fasi furono l'unico fenomeno di Mercurio che gli astronomi potevano osservare al telescopio; le misure del diametro apparente erano molto approssimative, come pure la conoscenza del valore dell'unità astronomica (un valore discretamente esatto fu determinato da I02089 Cassini nel 1672).
In {B-0216.00_.1662} "Mercurius in Sole visu" (1662) Hevelius stimò che il diametro di Mercurio fosse 1/160 del Sole, mentre in {B-0043.00_.1699} "Cosmothereos" Huygens discusse quelle stesse osservazioni ➤ ottenendo 1/290 (il valore esatto è 1/288).
Prime osservazioni di Venere
Francesco Fontana di Napoli in {B-0023.00_.1646} "Novae coelestium et terrestrium rerum Observationes" rappresentò le prime osservazioni di Venere, però in modo sconcertante.
{B-0023.00_.1646} p. 91 ➤ Vidi Venere con due palline, che io suppongo essere i suoi Cortigiani e Attendenti, come chiamerò anche quelli di Giove e Saturno: e questa è una nuova scoperta a mio giudizio finora non ancora divulgata, tuttavia è vero che esse non appaiono sempre, eccetto quando Venere è irradiante, come apparirà nelle figure, e queste palline sono sempre state viste di un colore purpureo [puniceus]. Queste palline non sono sempre viste nella stessa posizione rispetto a Venere, ma di qua, di là; come i pesci si spostano nel mare; da cui si può dedurre che Venere stesso si muove allo stesso modo, e non è attaccato a nessuna parte del cielo.
p. 94. 11 novembre 1645, prima ora dopo il tramonto del Sole. Ho osservato la figura di Venere variata rispetto ai precedenti esami. Similmente, in mezzo al corpo dello stesso, apparve una pallina di un certo colore purpureo, ed è una nuova scoperta, finora ignota.
p. 96. 15 novembre 1645, prima ora dopo il tramonto del Sole circa. Ho osservato Venere, la cui superficie convessa si avvicinava ad una figura parabolica; ma dalla superficie concava alla stessa figura parabolica si separava, emettendo raggi da tutte le parti. Ho scorto ad entrambe i corni di Venere due stelle di colore purpureo. E nonostante che secondo i fenomeni dell'ottica, se Venere è sferica e riceve la luce dal Sole, non si potrebbe vedere: tuttavia questo è il vero aspetto. Perché come la Luna, diciamo la posizione apparente non perfettamente sferica, e gira su se stessa; così si può dire, o che Venere non è sferica, ma sopra è rientrante, o che quei globuli, o stelle, che la accompagnano, collocandosi davanti i corni di Venere, fanno sì che Venere non sia acuminata, ma ottusa, e risplenda come corni troncati, o, meglio, che la moltitudine di raggi impedisca di vedere la perfetta terminazione dei corni.
p. 98. 25 dicembre 1645, prima ora dopo il tramonto del Sole. Osservato non due, come nel precedente esame, ma solo un unico globulo, o stella collocato nella parte superiore convessa di Venere.
p. 100. 22 gennaio 1646 un'ora e mezzo dopo il tramonto. Ho trovato Venere circondata da pochi raggi, ma con corni acuminati, assomiglianti alla forma di un arco; osservai il globulo o pallina verso la superficie concava di Venere.
Dunque anche Fontana si accorse che le forme da lui disegnate violavano le leggi dell'ottica, ma, pur sospettando l'effetto dell'irradiazione, non ritenne di esser stato vittima di un'illusione, e avanzò l'ipotesi che Venere avesse una forma strana. Ecco a lato le forme reali delle fasi che avrebbe dovuto osservare (con il nord in alto, mentre apparentemente lui le disegnò secondo la visione telescopica rovesciata). È evidente che le fasi da lui disegnate sono praticamente uguali, e non hanno alcuna somiglianza con le fasi reali (sono quasi complementari).
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Le osservazioni di Fontana furono in genere accolte con diffidenza, ma riuscirono ad impressionare alcuni. Il matematico e scienziato I25585 Giovanni Battista Baliani il 26 ottobre 1646 scrisse al francese I25845 Marin Mersenne che aveva visto il libro di Fontana, con quei strani globi. Mersenne lo comunicò a I02068 Cartesio, che si dimostrò scettico. Anche I04234 Pierre Gassendi in "Institutionis astronomicæ" (1647) ammise che non aveva mai visto nulla di simile. Cito dalla Opera Omnia di Gassendi:
{B-0119.04_.1658} p. 49 ➤ Inoltre, si può aggiungere che due sono portati attorno a Venere, se quello che è scritto è vero, che due sono stati osservati pochi mesi fa dal napoletano Fontana; che con il suo proprio eccellente telescopio ha raccontato di aver scoperto anche in Marte come un globo al centro, e vicino al bordo del cerchio come un oscuramento; e in Giove due o tre fasce trasversali oscure, nulla di questo finora siamo riusciti a vedere chiaramente con il nostro telescopio, benché galileiano.
G. B. Riccioli nel suo {B-0025.00_.1651} "Almagestum Novum" (1651) scrisse:
p. 485 ➤ Nelle osservazioni di Francesco Fontana (tractatus 5 caput 2) si legge che ha visto con il suo tubo Venere vespertina, oblunga .... e (cosa mai sentita finora) con uno o più globuli nerastri, sia fuori, che dentro il corpo di Venere certamente sgraziati, come si possono vedere nei seguenti schemi riuniti. Le figure di Riccioli sono capovolte rispetto a quelle di Fontana, ed esibiscono delle notevoli irregolarità nella linea del terminatore e nella forma dei globuli, che vengono definiti "sgraziati". Evidentemente, Riccioli non basò le sue incisioni (e i relativi commenti) sulle figure del "Novae Coelestium", ma forse su dei disegni realizzati in precedenza dal Fontana, molto più rozzi di quelli che egli mandò in stampa nel suo libro. Quelle strane macchie in movimento (di forma non circolare) erano sicuramente illusioni (forse parzialmente legati a disturbi degli occhi) ma al momento di realizzare le xilografie, Fontana le volle nobilitare, disegnandole rotonde. Anche nel testo le chiamò palline o globuli e lasciò intendere che potessero essere una specie di satellite. Disegnò a caso le fasi del pianeta.
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Credendo alla lusinghiera fama del napoletano, il matematico fiammingo I16898 Andreas Tacquet affermò che Riccioli e Gassendi non avevano visto i globuli di Venere perché i lori telescopi erano di qualità inferiore a quello di Fontana, riconosciuto come un maestro nella loro costruzione. Si veda il capitolo "Astronomia" all'interno di {B-0519.00_.1669} "Opera Mathematica", parte I, libro VII, p. 310 (1669) ➤ .
Johann Zahn I16917, monaco premonstratense di Norimberga, in {B-0582.00_.1696} "Specula physico-mathematico-historica notabilium ac mirabilium sciendorum" (1696) accennò a dei satelliti di Venere osservati dall'ottico I26122 Johannes Wiesel; ma non si hanno altre notizie di questo fatto, perché Wiesel non pubblicò nulla. Si veda la figura di fronte a p. 88 ➤ .
Otto von Guericke I16785 in {B-0525.00_.1672} “Experimenta Nova” (1672) accettò le osservazioni di Fontana, e ammise l'esistenza di due satelliti di Venere p. 23 ➤ .
Anche Huygens di occupò del satellite di Venere. Il 23 giugno 1656 il suo amico di Parigi, Jean Chapelain, gli aveva scritto:
Johann Zahn I16917, monaco premonstratense di Norimberga, in {B-0582.00_.1696} "Specula physico-mathematico-historica notabilium ac mirabilium sciendorum" (1696) accennò a dei satelliti di Venere osservati dall'ottico I26122 Johannes Wiesel; ma non si hanno altre notizie di questo fatto, perché Wiesel non pubblicò nulla. Si veda la figura di fronte a p. 88 ➤ .
Otto von Guericke I16785 in {B-0525.00_.1672} “Experimenta Nova” (1672) accettò le osservazioni di Fontana, e ammise l'esistenza di due satelliti di Venere p. 23 ➤ .
Anche Huygens di occupò del satellite di Venere. Il 23 giugno 1656 il suo amico di Parigi, Jean Chapelain, gli aveva scritto:
Chapelain a Huygens, 23 giugno 1656, {L-00937} I26114 I05741 D16560623 p. 437 ➤ Tuttavia Monsieur de Montmor che si è tenuto obbligato della maniera con cui mi avete scritto di lui vi esorta a vedere con i vostri lunghi ed eccellenti cannocchiali se Venere non abbia delle lune che gli girano attorno come qualcuno immagina; se Marte abbia sul suo disco una forma di montagna piramidale al piede della quale ci sia un profondo abisso, come pure se non abbia qualche pianeta attorno a lui analogo alla nostra Luna ...
Nel luglio 1656 Huygens gli rispose:
Huygens a Chapelain, luglio 1656, {L-00104} I05741 I26114 D16560700 p. 472 ➤ Le osservazioni che Monsieur de Montmor desidera che io faccia, sono quelle alle quali ho applicato i miei cannocchiali non appena li ho avuti, e benché sembri ragionevole che Venere e Marte siano accompagnati al pari degli altri pianeti Saturno, Giove e Terra, tuttavia non li ho potuti vedere, fino a questo momento. Per quanto riguarda Marte l'ho guardato anche dei cannocchiali da 24 piedi; non Venere, in modo che potrebbe restare ancora qualcosa da scoprire attorno ad esso. Ho letto del Signor Fontana che aveva notato gli altri tre seguenti Venere, ma fatico a crederlo, perché avrebbe dovuto vedere anche la Luna di Saturno, e perché so che i cannocchiali di cui si serviva non avevano che 6 piedi di lunghezza. Anche la forma di montagna che attribuisce a Marte (perché dell'abisso non ho mai sentito parlare) è una pura illusione, e un segno certissimo dell'imperfezione dei suoi vetri o dei suoi occhi. A me il disco di Marte è sempre parso o perfettamente rotondo, o diminuito di una parte così com'era richiesto secondo il sistema di Copernico.
§ D16370321 D16370502 D16380717 D16380725 D16380911 D16381002 D16440206 D16470525 D16560623 D16560700
§ I02068 I02089 I02095 I02115 I02962 I03705 I03920 I04162 I04234 I04737 I05372 I05741 I07815 I10272 I10324 I12492 I13829 I16781 I16785 I16898 I16917 I25585 I25844 I25845 I25883 I26107 I26114 I26117 I26122 I26124
§ {A-0651.0019_.0000.19030000-0061_0071}
§ {B-0023.00_.1646} {B-0024.00_.1647} {B-0025.00_.1651} {B-0038.00_.1665} {B-0043.00_.1699} {B-0119.04_.1658} {B-0216.00_.1662} {B-0242.00_.1864} {B-0367.02_.1666} {B-0395.05_.1818} {B-0519.00_.1669} {B-0525.00_.1672} {B-0581.00_.1942} {B-0582.00_.1696}
§ {L-00098} {L-00100} {L-00104} {L-00935} {L-00937} {L-01491} {L-01492} {L-01493} {L-01494} {L-01495}
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