Mundus Iovialis
Intorno ai primi di aprile 1611, Galileo portò a termine il calcolo dei periodi sinodici dei satelliti di Giove:
Galileo a Sarpi, 12 febbraio 1611, {L-00073} I04162 I22640 D16110212 p. 49 ➤ E spero di aver trovato il modo da poter determinare i periodi di tutti quattro; cosa stimata per impossibile dal Keplero e da altri matematici.
Galileo a Vinta?, 1 aprile 1611, {L-00077} I04162 I25619 D16110401 p. ➤ Ho trovato che i nominati Padri, havendo finalmente conosciuta la verità de i nuovi Pianeti Medicei, ne hanno fatte da 2 mesi in qua continue osservazioni, le quali vanno proseguendo; et le haviamo riscontrate con le mie, et si rispondano giustissime. Loro ancora si affaticano per ritrovare i periodi delle loro revoluzioni; ma concorrono col Matematico dell'Imperatore in giudicare che sia per esser negozio difficilissimo et quasi impossibile. Io però ho grande speranza di havergli a ritrovare et definire, et confido in Dio benedetto, che sì come mi ha fatto grazia di esser stato solo a scoprire tante nuove meraviglie della Sua mano, così sia per concedermi che io habbia a ritrovar l'ordine assoluto de i suoi rivolgimenti: et forse al mio ritorno haverò ridotto questa mia fatica, veramente atlantica, a segno di poter predire i siti et le disposizioni che essi nuovi Pianeti siano per havere in ogni tempo futuro, et habbino anco hauto in ciascuno tempo passato; pur che le forze mi concedino di poter continuare sino a molte hore di notte le osservazioni, come ho fatto sin qui.
In {B-0121.00_.1612} "Discorso intorno alle cose che stanno sull'acqua o che in quella si muovono" Galileo riuscì finalmente a pubblicare i periodi di rivoluzione dei 4 satelliti; il libro fu completato nella Villa delle Selve di I25636 Filippo Salviati nella primavera del 1612 ➤ :
Keplero a Nicholas Wickens, luglio 1611, {L-00078} I06347 I25818 D16110700 p. 167 ➤ ci fa sapere che Mayr si era rallegrato di essere già riuscito a determinare il periodo di due satelliti di Giove. Keplero commentò che per fare ciò Mayr avrebbe dovuto avere un cannocchiale belga molto buono, di cui lui stesso era ancora privo.
Ma Mayr andò oltre, e nel libretto "Prognosticon Astrologicum auf das Jahr 1612" {B-0548.1612_.1611} ➤ (che alcuni storici chiamano "Frankischer Kalender oder Practica") oltre a citare le osservazioni delle fasi di Venere e degli ammassi di stelle, fece la prima dichiarazione pubblica della scoperta dei satelliti di Giove.
In {A-0734.0022_.0002.19060000-0385_0526} "Simon Marius aus Gunzenhausen und Galileo Galilei. Ein Versuch zur Entscheidung der Frage über den wahren Entdecker der Jupitertrabanten und ihrer Perioden", Abhandlungen der Königlich Bayerischen Akademie der Wissenschaften, vol. 12 (1906) I26126 Josef Klug inserì una parziale trascrizione (con moderni caratteri di stampa) del Prognosticon (talvolta detto 'Practica') di Mayr.
Mayr scrisse di aver visto i piccoli pianeti che seguono Giove nella sua corsa, usando uno strumento olandese, dalla fine di dicembre 1609 fino al 1610 per varie volte, scrivendone a I03631 David Fabricius in Frisia Orientale e I16847 Odontius a Altdorf. Nel frattempo, Galileo Galilei aveva scritto un "trattatatello" (Tractelein) ( ➤ , ➤). Circa 10 pagine più avanti Mayr scrisse di avere di avere capito che i 4 astri si muovevano attorno a Giove come i pianeti attorno al Sole, e di averli osservati dalla fine di dicembre 1609 alla metà di marzo 1610 con uno strumento fornitogli da I26109 Hans Philip Fuchs von Bimbach. Affermò di essere già riuscito a trovare il periodo di rivoluzione dei due pianeti esterni, e definì ancora "Tractätlein" il Sidereus Nuncius di Galileo ( ➤ , ➤ ). Bontà sua.
Il libro {B-0012.00_.1614} "Mundus Jovialis" di cui ho già parlato nella storia del telescopio uscì nel 1614 a Norimberga, con un ritardo dovuto al calcolo dei periodi di rivoluzione di tutti e 4 i satelliti, e in esso veniva rivendicata la scoperta dei nuovi astri. Tale libro suscitò scalpore e Galileo ricevette lettere piene di stupore e sdegno da parte dei suoi amici.
- 1d 18.5h
- 3d 13.3h
- 7d 4h
- 16d 18h
Keplero a Nicholas Wickens, luglio 1611, {L-00078} I06347 I25818 D16110700 p. 167 ➤ ci fa sapere che Mayr si era rallegrato di essere già riuscito a determinare il periodo di due satelliti di Giove. Keplero commentò che per fare ciò Mayr avrebbe dovuto avere un cannocchiale belga molto buono, di cui lui stesso era ancora privo.
Ma Mayr andò oltre, e nel libretto "Prognosticon Astrologicum auf das Jahr 1612" {B-0548.1612_.1611} ➤ (che alcuni storici chiamano "Frankischer Kalender oder Practica") oltre a citare le osservazioni delle fasi di Venere e degli ammassi di stelle, fece la prima dichiarazione pubblica della scoperta dei satelliti di Giove.
In {A-0734.0022_.0002.19060000-0385_0526} "Simon Marius aus Gunzenhausen und Galileo Galilei. Ein Versuch zur Entscheidung der Frage über den wahren Entdecker der Jupitertrabanten und ihrer Perioden", Abhandlungen der Königlich Bayerischen Akademie der Wissenschaften, vol. 12 (1906) I26126 Josef Klug inserì una parziale trascrizione (con moderni caratteri di stampa) del Prognosticon (talvolta detto 'Practica') di Mayr.
Mayr scrisse di aver visto i piccoli pianeti che seguono Giove nella sua corsa, usando uno strumento olandese, dalla fine di dicembre 1609 fino al 1610 per varie volte, scrivendone a I03631 David Fabricius in Frisia Orientale e I16847 Odontius a Altdorf. Nel frattempo, Galileo Galilei aveva scritto un "trattatatello" (Tractelein) ( ➤ , ➤). Circa 10 pagine più avanti Mayr scrisse di avere di avere capito che i 4 astri si muovevano attorno a Giove come i pianeti attorno al Sole, e di averli osservati dalla fine di dicembre 1609 alla metà di marzo 1610 con uno strumento fornitogli da I26109 Hans Philip Fuchs von Bimbach. Affermò di essere già riuscito a trovare il periodo di rivoluzione dei due pianeti esterni, e definì ancora "Tractätlein" il Sidereus Nuncius di Galileo ( ➤ , ➤ ). Bontà sua.
Il libro {B-0012.00_.1614} "Mundus Jovialis" di cui ho già parlato nella storia del telescopio uscì nel 1614 a Norimberga, con un ritardo dovuto al calcolo dei periodi di rivoluzione di tutti e 4 i satelliti, e in esso veniva rivendicata la scoperta dei nuovi astri. Tale libro suscitò scalpore e Galileo ricevette lettere piene di stupore e sdegno da parte dei suoi amici.
Francesco Stelluti a Galilei, 31 maggio 1614, {L-00079} I25789 I04162 D16140531 p. 68 ➤ Il detto S. R Principe [Cesi]... ha ordinato a me che scriva a V. S., et che la saluti di tutto cuore a suo nome, et di più che le faccia sapere (sebene già gli deve esser noto) che uno ha stampata un'opra nella quale si fa inventore de' Pianeti Medicei, come habbiamo visto nel catalogo de' libri di Francofort; il titolo della qual opra è questo: Mundus Iovialis, anno 1609 detectus ope perspicilli Belgici, inventore Simone Mario, Brandeb. Mathematico. Ad cautelam se gli scrive. Ma qua il detto libro non è fin hora comparso.
Francesco Stelluti a Galilei, 14 giugno 1614, {L-00080} I25789 I04162 D16140614 p. 72 ➤ Dal libretto inviatomi da V. S., di cui buona parte ho visto, son venuto in cognitione che quel Simon Mario Todesco per novellamente dispiacere a V. S. habbia composto quel Mundus Iovialis; ma resterà chiarito ancor lui come il Capra, quale non so come di vergogna et confusione non morisse subbito per le gagliarde difese et risentimenti di V. S., nè so come havesse più faccia da farsi vedere. Et di poco giuditio, dico pochissimo, estimo il sudetto Todesco, mentre non gli serve per essempio la fine che hebbe il furto del Capra. Qua non sono per anco comparsi quei libri, sebene il Sig. R Principe l'ha messo in lista per haverlo; et subbito che qui capitaranno, gli ne mandarò uno, acciò veda il bel furto, chè per tale, senz'altra dichiaratione, sarà finhora da tutti creduto.
Matteo Welser a Galilei, 20 giugno 1614, {L-00081} I25790 I04162 D16140620 p. 77 ➤ comunicò l'invio del libro attraverso Giovan Francesco Sagredo.
Cesi a Galileo, 12 luglio 1614, {L-00082} I25642 I04162 D16140712 p. 85 ➤ in cui il Principe si rallegrò di quello che gli aveva scritto Galileo: aveva ricevuto il libro in luglio, vedendo subito che il carattere fraudolento della rivendicazione di Mayr era facilmente dimostrabile.
Stelluti nella lettera già citata {L-00080} aveva aggiunto ➤ « Nel fine della prefatione della Dioptrica di Keplero si vede che il Mario pretendeva usurpare », il che mostra che Keplero era consapevole delle cattive abitudini di Mayr (nonostante fosse suo "amico", o almeno, conoscente di lunga data) ➤.
Ma Mark Welser, il principale corrispondente straniero dell'Accademia dei Lincei, si era tolto la vita il 23 giugno, perché tormentato dalla gotta e da problemi finanziari: Galileo perse un amico fidato ed influente.
Solo nel 1623, in {B-0016.00_.1623} "Il Saggiatore", apparve la risposta ufficiale di Galileo alle rivendicazioni di Mayr!
In questo libro, Galileo ricordò che Mayr, tramite il suo allievo Baldessar Capra, gli aveva usurpato l'invenzione del Compasso geometrico e militare. Nella seconda parte del suo libro, Mayr affermò che i quattro satelliti non si trovano mai in linea retta parallela all'eclittica se non quando sono alle massime elongazioni da Giove; quindi attribuì loro dei cerchi inclinati sul piano dell'eclittica. Invece Galileo riteneva che le orbite dei satelliti fossero esattamente parallele all'eclittica (oggi sappiamo che formano un angolo di 2° con essa). In tal modo la posizione del piano dell'orbita dei satelliti, visto dalla Terra, dipende dal fatto che Giove si trovi sopra o sotto l'eclittica.
Galileo fece notare che la descrizione di Mayr indicava che Giove aveva latitudine boreale, ma quando lui fece le sue prime osservazioni Giove era australe, e tale rimase fino a due anni dopo. Ma, Galileo aggiunse, probabilmente Mayr non fece mai osservazioni, a causa di una sua falsa affermazione riguardante l'allineamento dei quattro satelliti. Difatti per quattro mesi interi, da metà febbraio a metà giugno 1611 (quando la latitudine di Giove fu vicina a zero) la disposizione delle quattro stelle fu sempre in linea retta in tutte le posizioni, in disaccordo con quanto affermato da Mayr.
Riassumo il contenuto del libro {B-0012.00_.1614} “Mundus Iovialis”.
Cesi a Galileo, 12 luglio 1614, {L-00082} I25642 I04162 D16140712 p. 85 ➤ in cui il Principe si rallegrò di quello che gli aveva scritto Galileo: aveva ricevuto il libro in luglio, vedendo subito che il carattere fraudolento della rivendicazione di Mayr era facilmente dimostrabile.
Stelluti nella lettera già citata {L-00080} aveva aggiunto ➤ « Nel fine della prefatione della Dioptrica di Keplero si vede che il Mario pretendeva usurpare », il che mostra che Keplero era consapevole delle cattive abitudini di Mayr (nonostante fosse suo "amico", o almeno, conoscente di lunga data) ➤.
Ma Mark Welser, il principale corrispondente straniero dell'Accademia dei Lincei, si era tolto la vita il 23 giugno, perché tormentato dalla gotta e da problemi finanziari: Galileo perse un amico fidato ed influente.
Solo nel 1623, in {B-0016.00_.1623} "Il Saggiatore", apparve la risposta ufficiale di Galileo alle rivendicazioni di Mayr!
In questo libro, Galileo ricordò che Mayr, tramite il suo allievo Baldessar Capra, gli aveva usurpato l'invenzione del Compasso geometrico e militare. Nella seconda parte del suo libro, Mayr affermò che i quattro satelliti non si trovano mai in linea retta parallela all'eclittica se non quando sono alle massime elongazioni da Giove; quindi attribuì loro dei cerchi inclinati sul piano dell'eclittica. Invece Galileo riteneva che le orbite dei satelliti fossero esattamente parallele all'eclittica (oggi sappiamo che formano un angolo di 2° con essa). In tal modo la posizione del piano dell'orbita dei satelliti, visto dalla Terra, dipende dal fatto che Giove si trovi sopra o sotto l'eclittica.
Galileo fece notare che la descrizione di Mayr indicava che Giove aveva latitudine boreale, ma quando lui fece le sue prime osservazioni Giove era australe, e tale rimase fino a due anni dopo. Ma, Galileo aggiunse, probabilmente Mayr non fece mai osservazioni, a causa di una sua falsa affermazione riguardante l'allineamento dei quattro satelliti. Difatti per quattro mesi interi, da metà febbraio a metà giugno 1611 (quando la latitudine di Giove fu vicina a zero) la disposizione delle quattro stelle fu sempre in linea retta in tutte le posizioni, in disaccordo con quanto affermato da Mayr.
Riassumo il contenuto del libro {B-0012.00_.1614} “Mundus Iovialis”.
Di come Mayr sia venuto a conoscenza dello strumento ho già parlato altrove. Nel 1609 Mayr iniziò ad osservare Giove, che era in opposizione con il Sole, e vide delle esigue stelle, alcune che seguivano ed altre che precedevano il pianeta, in linea retta con esso. Dapprima pensò che fossero stelle fisse, ma quando Giove diventò retrogrado le stelle lo seguirono. In dicembre gli venne allora il sospetto che quelle stelline ruotassero attorno al pianeta. Iniziò dunque ad annotare le osservazioni; la prima del 29 dicembre 1609, quando tre stelle erano in linea retta ad occidente di Giove. A quell'epoca riteneva che non ci fossero più di 3 stelle attorno a Giove. Nel frattempo arrivarono da Venezia due lenti levigate molto bene, convessa e concava, fatte da uno straniero, giunto a Venezia, dove si era conquistato grande fama (... I26110 Iohanne Baptista Lenccio). Le lenti furono applicate ad un tubo di legno, e lo strumento fu puntato su Giove.
Il pianeta fu osservato diligentemente sino al 12 gennaio, e sorse il sospetto che vi fossero in tutto 4 stelle attorno a Giove. Dal 13 gennaio fino al 8 febbraio, Mayr fu in viaggio [ad Halae suevorum=Hal in Svevia?] e lasciò lo strumento a casa, temendo di danneggiarlo. Quando ritornò, poté riosservare con diligenza le stelle gioviane; Fuchs costruì una copia esatta dello strumento, e lo studio continuò con due cannocchiali. Fra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, Mayr ottenne la conferma che c'erano 4 stelle ruotanti attorno a Giove.
Il libro prosegue con la descrizione delle osservazioni di diversi altri oggetti. Prima, però, Mayr proclama che si tratta di una storia vera (Haec est historia verissima) chiamando a testimone una persona grande e famosa come Fuchs, ed attribuisce a Galileo il merito di aver visto per primo i satelliti (horum siderum) in Italia, e a se stesso quello di esser stato il primo dei Tedeschi, e anzi dubita fortemente che chicchessia possa averlo preceduto. Afferma che la lettura del Sidereus Nuncius gli fu utile per coprire il vuoto delle osservazioni lasciato dal suo viaggio. Dopo aver discusso su una varietà di argomenti, termina affidandosi alla benevolenza e comprensione del 'candido lettore'. Mayr riporta anche delle proposizioni, che si riferiscono alle proprietà del moto dei satelliti di Giove, che saranno poi considerate da Galileo come prove della sua frode.
Mayr dice di aver osservato i satelliti per la prima volta nel novembre 1609, anche se la prima data per la quale fornisce la loro posizione è quella del 29 dicembre 1609. Ma si tratta di una data nel vecchio stile (calendario giuliano), in quanto la riforma gregoriana del calendario non era stata adottata dai paesi protestanti, per cui il 29 dicembre 1609 altro non è che l'8 gennaio 1610, il secondo giorno di osservazione di Galileo!
Nel suo libro Mayr chiama come testimone un importante personaggio dell'epoca, Hans Philipp von Fuchs von Bimbach ➤ , che era il suo Signore e il proprietario (e anche costruttore?) del cannocchiale con cui aveva compiuto le osservazioni; inoltre il Mundus Iovialis era dedicato al Margravio di Brandemburgo. Non si può dubitare che queste personalità giustificassero la seppur tardiva rivendicazione di Mayr. Si sa inoltre che in Germania era cresciuta l'ostilità verso Galileo, considerato un arrogante approfittatore che voleva tutti i meriti per sé. Anche gli Olandesi masticavano amaro, perché avevano avuto fra le mani una scoperta epocale, ma non erano stati capaci di sfruttarla, e ancora diversi anni dopo l'entrata in campo di Galileo, spesso dovevano acquistare gli strumenti fabbricati altrove, se volevano essere in grado di compiere serie osservazioni scientifiche.
Sono state pubblicate molte memorie che riabilitano Mayr, mostrandolo come un buon uomo, calunniato e strapazzato da Galileo. Questo portale è mantenuto dal moderno 'fans club' di Simon Mayr. Io ho sfogliato alcune di queste memorie, e sono rimasto frastornato. Senza entrare nel merito delle argomentazioni tecniche, faccio delle valutazioni da persona semplice. Non si può dubitare che ne "Il Saggiatore" (1623) Galileo abbia ecceduto nei suoi attacchi verso 'Marius', lasciando intendere che il suo libro non contenesse una sola parola di verità. Ma a sembrano ancora più eccessivi coloro che non riconoscono il fondo di invidia e malizia che mosse questo personaggio e quelli che lo sostenevano.
Mayr si vantava dei periodi dei satelliti di Giove contenuti nel "Mundus Iovialis", più precisi di quelli pubblicati da Galileo nel 1612, ma il Tedesco aveva avuto a disposizione le osservazioni e i calcoli del Pisano, e aveva solo dovuto aggiustarli. Nel frattempo il Nostro aveva ottenute stime molto più esatte, che rimasero inedite ma furono proposte con ampiezza nei materiali di lavoro per il progetto sulla determinazione della longitudine. Galileo aveva previsto le posizioni dei satelliti e anche le loro eclissi (confrontate con le osservazioni); Mayr fu il primo a pubblicare le tavole dei satelliti, a riconoscerne le differenti luminosità e a riconoscere il più brillante fra essi. Quindi trovo giusto riconoscere che Mayr fece qualcosa, ma attribuirgli la medaglia (anche a pari merito) mi sembra paradossale, dato che lui non partecipò alla gara: lascio che l'altro corresse da solo. La malizia è rivelata dal tono sprezzante verso Galileo nel 'Pronosticon' del 1612 e, prima ancora (1604), dal suo ruolo nel volgare e plateale plagio di I02006 Baldessar Capra (suo pupillo) rispetto all'invenzione di Galileo, il compasso geometrico e militare. Già prima del 1614, Galileo e altri attribuivano a Marius una brutta fama, ma chi può dare loro torto? Malizioso mi pare il trucco con le date: come si può dire che Mayr non abbia lucrato sull'equivoco di quelli che non capivano che le date 29 dicembre 1609 e 7 gennaio 1610 erano in calendari diversi? Ebbe la faccia tosta di proclamarsi 'primo osservatore' ben sapendo che le persone esperte avrebbero subito calcolato 29 dicembre 1609 = 8 gennaio 1610 (un giorno dopo Galileo). Evidentemente, Mayr confidava sul fatto che tutti coloro che avessero fatto notare questa incongruenza sarebbero stati zittiti dai suoi sostenitori, e accusati di essere dalla parte di Galileo. I suoi oppositori erano in malafede per definizione, per cui trovò quelli che ritenevano che lui fosse stato vittima di un sopruso.
Il pianeta fu osservato diligentemente sino al 12 gennaio, e sorse il sospetto che vi fossero in tutto 4 stelle attorno a Giove. Dal 13 gennaio fino al 8 febbraio, Mayr fu in viaggio [ad Halae suevorum=Hal in Svevia?] e lasciò lo strumento a casa, temendo di danneggiarlo. Quando ritornò, poté riosservare con diligenza le stelle gioviane; Fuchs costruì una copia esatta dello strumento, e lo studio continuò con due cannocchiali. Fra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, Mayr ottenne la conferma che c'erano 4 stelle ruotanti attorno a Giove.
Il libro prosegue con la descrizione delle osservazioni di diversi altri oggetti. Prima, però, Mayr proclama che si tratta di una storia vera (Haec est historia verissima) chiamando a testimone una persona grande e famosa come Fuchs, ed attribuisce a Galileo il merito di aver visto per primo i satelliti (horum siderum) in Italia, e a se stesso quello di esser stato il primo dei Tedeschi, e anzi dubita fortemente che chicchessia possa averlo preceduto. Afferma che la lettura del Sidereus Nuncius gli fu utile per coprire il vuoto delle osservazioni lasciato dal suo viaggio. Dopo aver discusso su una varietà di argomenti, termina affidandosi alla benevolenza e comprensione del 'candido lettore'. Mayr riporta anche delle proposizioni, che si riferiscono alle proprietà del moto dei satelliti di Giove, che saranno poi considerate da Galileo come prove della sua frode.
Mayr dice di aver osservato i satelliti per la prima volta nel novembre 1609, anche se la prima data per la quale fornisce la loro posizione è quella del 29 dicembre 1609. Ma si tratta di una data nel vecchio stile (calendario giuliano), in quanto la riforma gregoriana del calendario non era stata adottata dai paesi protestanti, per cui il 29 dicembre 1609 altro non è che l'8 gennaio 1610, il secondo giorno di osservazione di Galileo!
Nel suo libro Mayr chiama come testimone un importante personaggio dell'epoca, Hans Philipp von Fuchs von Bimbach ➤ , che era il suo Signore e il proprietario (e anche costruttore?) del cannocchiale con cui aveva compiuto le osservazioni; inoltre il Mundus Iovialis era dedicato al Margravio di Brandemburgo. Non si può dubitare che queste personalità giustificassero la seppur tardiva rivendicazione di Mayr. Si sa inoltre che in Germania era cresciuta l'ostilità verso Galileo, considerato un arrogante approfittatore che voleva tutti i meriti per sé. Anche gli Olandesi masticavano amaro, perché avevano avuto fra le mani una scoperta epocale, ma non erano stati capaci di sfruttarla, e ancora diversi anni dopo l'entrata in campo di Galileo, spesso dovevano acquistare gli strumenti fabbricati altrove, se volevano essere in grado di compiere serie osservazioni scientifiche.
Sono state pubblicate molte memorie che riabilitano Mayr, mostrandolo come un buon uomo, calunniato e strapazzato da Galileo. Questo portale è mantenuto dal moderno 'fans club' di Simon Mayr. Io ho sfogliato alcune di queste memorie, e sono rimasto frastornato. Senza entrare nel merito delle argomentazioni tecniche, faccio delle valutazioni da persona semplice. Non si può dubitare che ne "Il Saggiatore" (1623) Galileo abbia ecceduto nei suoi attacchi verso 'Marius', lasciando intendere che il suo libro non contenesse una sola parola di verità. Ma a sembrano ancora più eccessivi coloro che non riconoscono il fondo di invidia e malizia che mosse questo personaggio e quelli che lo sostenevano.
Mayr si vantava dei periodi dei satelliti di Giove contenuti nel "Mundus Iovialis", più precisi di quelli pubblicati da Galileo nel 1612, ma il Tedesco aveva avuto a disposizione le osservazioni e i calcoli del Pisano, e aveva solo dovuto aggiustarli. Nel frattempo il Nostro aveva ottenute stime molto più esatte, che rimasero inedite ma furono proposte con ampiezza nei materiali di lavoro per il progetto sulla determinazione della longitudine. Galileo aveva previsto le posizioni dei satelliti e anche le loro eclissi (confrontate con le osservazioni); Mayr fu il primo a pubblicare le tavole dei satelliti, a riconoscerne le differenti luminosità e a riconoscere il più brillante fra essi. Quindi trovo giusto riconoscere che Mayr fece qualcosa, ma attribuirgli la medaglia (anche a pari merito) mi sembra paradossale, dato che lui non partecipò alla gara: lascio che l'altro corresse da solo. La malizia è rivelata dal tono sprezzante verso Galileo nel 'Pronosticon' del 1612 e, prima ancora (1604), dal suo ruolo nel volgare e plateale plagio di I02006 Baldessar Capra (suo pupillo) rispetto all'invenzione di Galileo, il compasso geometrico e militare. Già prima del 1614, Galileo e altri attribuivano a Marius una brutta fama, ma chi può dare loro torto? Malizioso mi pare il trucco con le date: come si può dire che Mayr non abbia lucrato sull'equivoco di quelli che non capivano che le date 29 dicembre 1609 e 7 gennaio 1610 erano in calendari diversi? Ebbe la faccia tosta di proclamarsi 'primo osservatore' ben sapendo che le persone esperte avrebbero subito calcolato 29 dicembre 1609 = 8 gennaio 1610 (un giorno dopo Galileo). Evidentemente, Mayr confidava sul fatto che tutti coloro che avessero fatto notare questa incongruenza sarebbero stati zittiti dai suoi sostenitori, e accusati di essere dalla parte di Galileo. I suoi oppositori erano in malafede per definizione, per cui trovò quelli che ritenevano che lui fosse stato vittima di un sopruso.
Nomi dei satelliti di Giove
Galileo, nel dedicare i satelliti alla 'fraterna', cioè ai quattro fratelli Cosimo II (1590-1621), Francesco (1594-1614), Carlo (1596-1666) e Lorenzo (1599-1648) de' Medici, avrebbe inteso inaugurare l'abitudine di dare ai nuovi corpi celesti i nomi di personaggi celebri dell'epoca. In polemica con la denominazione "Medicea Sidera" proposta da Galileo, Mayr chiamò a sua volta i satelliti di Giove "Sidera Brandeburgica" (astri di Brandeburgo); poi scelse dei nomi particolari per ciascuno di essi :
{B-0012.00_.1614} "Mundus Iovialis" ➤ Keplero, in una certa lettera che mi ha inviato li ha chiamati "circulatores Ioviales"; David Frabricius, anche lui in una lettera rivolta a me, li ha nominati Ioviales. Altri li hanno chiamati "circumIoviales" o "circumplanetares" secondo il loro gusto. [Mayr prosegue paragonando i satelliti, dal più vicino al più lontano, a Mercurio, Venere, Giove, Saturno; poi ammette che degli astronomi potrebbero con apprezzare questi nomi]. Io penso che essi possano essere soddisfatti dalla seguente proposta, che, tuttavia, io desidero fare senza alcuna superstizione e con licenza dei Teologi. Giove è molto biasimato dai poeti a causa dei suoi amori irregolari. Tre fanciulle vengono specialmente nominate per essere state corteggiate clandestinamente da Giove con successo. Io, figlia del Fiume Inaco, Calisto di Licaone, Europa di Agenore. Poi ci fu Ganimede, l'avvenente figlio del Re Troo, che Giove, avendo preso la forma di un'aquila, trasportò nei cieli, come raccontano favolosamente i poeti, soprattutto Ovidio (lib. 10, fab. 6) [N.B.: Metamorphoseon]. Io penso, quindi, di non fare cosa inopportuna se chiamo il primo Io, il secondo Europa, il terzo, data la maestà della sua luce, Ganimede, il quarto infine Calisto. Questi nomi sono inclusi nel seguente distico:
Io, Europa, Ganimedes puer, atque Calisto,
Lascivo nimium perplacuere Jovi.
[Io, Europa, il fanciullo Ganimede, e Callisto, piacquero moltissimo al lascivo Giove]
Questi, e i nomi particolari che ho dato, mi furono suggeriti da Johannes Kepler, Astronomo Imperiale, quando lo incontrai a Ratisbona in ottobre 1613. Così se, per scherzo, e in onore della nostra amicizia allora iniziata, lo saluto come il compare di queste quattro stelle, ancora non sbaglierò. Siccome, tuttavia, questi nomi sono stati liberamente inventati da me, posso prendermi ogni libertà di accettarli o rigettarli.
L'uso della mitologia classica per la nomenclatura dei nuovi corpi celesti si affermò solo parecchi secoli più tardi; a quell'epoca gli dei pagani, così licenziosi, non sembravano adatti per dare il nome agli oggetti del cielo. Ecco comunque maggiori dettagli sui nomi scelti da Mayr (che sono stati ufficialmente accettati dalla comunità astronomica solo in tempi molto recenti).
• Io: nella mitologia (in greco Ίώ, in latino Io-Ius oppure Io-Iónis) era la figlia di Inaco, re di Argo e sacerdotessa di Era (la moglie di Zeus). Il re degli dei si innamorò di lei, scatenando la gelosia della moglie che perseguitò la povera Io, tramutata in vacca; ella riprese forma umana in Egitto, dove ebbero fine le sue peripezie.
• Europa: (in greco Εύρώπη, in latino Eurōpa-ae) secondo Omero era figlia di Fenice, secondo autori posteriori figlia di Agenore, re dei Fenici. Mentre si bagnava sulla riva del mare a Tiro, Zeus, che si era invaghito di lei, le apparve in forma di un bel toro bianco. La fanciulla le montò in groppa e l'animale si gettò in mare portandola a Creta, dove diede alla luce Minosse.
• Ganimede: (in greco Γανυμήδης, in latino Ganymēdes-is) era figlio di Troo e fratello di Ilo (il fondatore di Troia). Era noto per la sua eccezionale bellezza, e anche Zeus non restò immune al suo fascino, facendolo rapire da un'aquila che lo portò sull'Olimpo, dove divenne il coppiere degli dei.
• Callisto: (in greco Καλλιστώ, in latino Callisto-us) era figlia di Licaone (re di Arcadia) e fu un'ennesima vittima delle passioni di Zeus. Secondo una delle versioni del mito, era una vergine cacciatrice del corteggio di Afrodite, che la trasformò in un'orsa per aver rotto il voto di castità con Zeus. La stessa Afrodite la uccise con una freccia, e Zeus la trasferì in cielo, creando la costellazione dell'Orsa Maggiore.
Anche se questo non riguarda direttamente Galileo, colgo l'occasione per dare altre notizie curiose sui nomi dei satelliti. I nomi proposti da Mayr/Kepler caddero nel vuoto, ma anche la denominazione 'Pianeti Medicei' ebbe vita breve.
Oggi si dice comunemente “satelliti galileiani”, ma pare che tale terminologia non sia molto antica: la si trova, ad esempio, nella lettera: W.T. Lynn a The Observatory, 10 ottobre 1892, {L-00821} I07601 E0016 D18921010 ➤ .
Il 24 Novembre si aggiunse Nicolas Fabri de Peiresc, scienziato dilettante di Aix-en-Provence. Fiero di essere finalmente riuscito ad osservare i 4 satelliti, Peiresc ritenne di avere dei diritti non certo di scoperta, ma di distinzione, giudicandosi come il primo in grado di identificare ogni singolo astro. Galileo, da scopritore, aveva proposto una denominazione globale (Medicei); Peiresc distinse i 4 astri chiamandoli Cosimo I, Francesco, Ferdinando, Cosimo II [Cosmus Mayor, Franciscus, Ferdinendus, Cosmus Minor]. Vedere:
Peiresc a Giulio Pace, 10 gennaio 1611, {L-00697} I09520 I26099 D16110110 in citata in {B-0122.A2_.2015} p. 74
Peiresc a Giulio Pace, 21 giugno 1611, {L-00768} I09520 I26099 D16110621 in citata in {B-0122.A2_.2015} p. 92-93
Nella seconda, Peiresc scrisse che per accogliere la richiesta della regina francese (Maria de' Medici) aveva modificato i nomi: Cosmus Minor, Cosmus Mayor, Marie, Katherine; propose anche una nuova denominazione globale: sidera Francomedicaea.
Si veda anche il libro di I04234 Pierre Gassendi, "Viri illustris Nicolai Claudij Fabricij de Peiresc, senatoris Aquisextiensis vita", {B-0384.00_.1641} p. 131 ➤ .
In {B-0028.00_.1656} "Menologiae Iovis compendium, seu Ephemerides Medicaeorum" p. 19 ➤ il sacerdote siciliano I09103 Giovanni Battista Odierna propose i buffi nomi Alphipharus, Bitipharus, Cappipharus, Deltipharus, unendo alle prime 4 lettere A, B, C, D (alpha, bita, cappa, delta) il suffisso "pharus", perchè considerava i satelliti come dei fari utili alla determinazione delle longitudini ; a p. 22 ➤ propose di onorare i membri della famiglia de' Medici: Principharum [dal Principe di Toscana], Victripharum [dalla moglie del Granduca, Vittoria], Cosmipharum [da Cosimo I], Ferndipharum (abbrev. di Ferdinandipharum) [da Ferdinando].
Come Mayr, I02089 Gian Domenico Cassini propose dei nomi mitologici, esponendoli con l'esametro latino:
• Io: nella mitologia (in greco Ίώ, in latino Io-Ius oppure Io-Iónis) era la figlia di Inaco, re di Argo e sacerdotessa di Era (la moglie di Zeus). Il re degli dei si innamorò di lei, scatenando la gelosia della moglie che perseguitò la povera Io, tramutata in vacca; ella riprese forma umana in Egitto, dove ebbero fine le sue peripezie.
• Europa: (in greco Εύρώπη, in latino Eurōpa-ae) secondo Omero era figlia di Fenice, secondo autori posteriori figlia di Agenore, re dei Fenici. Mentre si bagnava sulla riva del mare a Tiro, Zeus, che si era invaghito di lei, le apparve in forma di un bel toro bianco. La fanciulla le montò in groppa e l'animale si gettò in mare portandola a Creta, dove diede alla luce Minosse.
• Ganimede: (in greco Γανυμήδης, in latino Ganymēdes-is) era figlio di Troo e fratello di Ilo (il fondatore di Troia). Era noto per la sua eccezionale bellezza, e anche Zeus non restò immune al suo fascino, facendolo rapire da un'aquila che lo portò sull'Olimpo, dove divenne il coppiere degli dei.
• Callisto: (in greco Καλλιστώ, in latino Callisto-us) era figlia di Licaone (re di Arcadia) e fu un'ennesima vittima delle passioni di Zeus. Secondo una delle versioni del mito, era una vergine cacciatrice del corteggio di Afrodite, che la trasformò in un'orsa per aver rotto il voto di castità con Zeus. La stessa Afrodite la uccise con una freccia, e Zeus la trasferì in cielo, creando la costellazione dell'Orsa Maggiore.
Anche se questo non riguarda direttamente Galileo, colgo l'occasione per dare altre notizie curiose sui nomi dei satelliti. I nomi proposti da Mayr/Kepler caddero nel vuoto, ma anche la denominazione 'Pianeti Medicei' ebbe vita breve.
Oggi si dice comunemente “satelliti galileiani”, ma pare che tale terminologia non sia molto antica: la si trova, ad esempio, nella lettera: W.T. Lynn a The Observatory, 10 ottobre 1892, {L-00821} I07601 E0016 D18921010 ➤ .
Il 24 Novembre si aggiunse Nicolas Fabri de Peiresc, scienziato dilettante di Aix-en-Provence. Fiero di essere finalmente riuscito ad osservare i 4 satelliti, Peiresc ritenne di avere dei diritti non certo di scoperta, ma di distinzione, giudicandosi come il primo in grado di identificare ogni singolo astro. Galileo, da scopritore, aveva proposto una denominazione globale (Medicei); Peiresc distinse i 4 astri chiamandoli Cosimo I, Francesco, Ferdinando, Cosimo II [Cosmus Mayor, Franciscus, Ferdinendus, Cosmus Minor]. Vedere:
Peiresc a Giulio Pace, 10 gennaio 1611, {L-00697} I09520 I26099 D16110110 in citata in {B-0122.A2_.2015} p. 74
Peiresc a Giulio Pace, 21 giugno 1611, {L-00768} I09520 I26099 D16110621 in citata in {B-0122.A2_.2015} p. 92-93
Nella seconda, Peiresc scrisse che per accogliere la richiesta della regina francese (Maria de' Medici) aveva modificato i nomi: Cosmus Minor, Cosmus Mayor, Marie, Katherine; propose anche una nuova denominazione globale: sidera Francomedicaea.
Si veda anche il libro di I04234 Pierre Gassendi, "Viri illustris Nicolai Claudij Fabricij de Peiresc, senatoris Aquisextiensis vita", {B-0384.00_.1641} p. 131 ➤ .
In {B-0028.00_.1656} "Menologiae Iovis compendium, seu Ephemerides Medicaeorum" p. 19 ➤ il sacerdote siciliano I09103 Giovanni Battista Odierna propose i buffi nomi Alphipharus, Bitipharus, Cappipharus, Deltipharus, unendo alle prime 4 lettere A, B, C, D (alpha, bita, cappa, delta) il suffisso "pharus", perchè considerava i satelliti come dei fari utili alla determinazione delle longitudini ; a p. 22 ➤ propose di onorare i membri della famiglia de' Medici: Principharum [dal Principe di Toscana], Victripharum [dalla moglie del Granduca, Vittoria], Cosmipharum [da Cosimo I], Ferndipharum (abbrev. di Ferdinandipharum) [da Ferdinando].
Come Mayr, I02089 Gian Domenico Cassini propose dei nomi mitologici, esponendoli con l'esametro latino:
{B-0040.00_.1668} "Ephemerides bononienses Mediceorum syderum", (1668) Proemium p. VII ➤
Pallas, Juno, Themisque Ceres, tibi, Jupiter, adstant [Pallade, Giunone, Temi e Cerere ti stanno davanti, o Giove]
S. J. Johnson a The Observatory, 23 gennaio 1893, {L-00914} I06034 E0016 D18930123 in {A-0072.0016_.0198.18930200-0114_0115} p. 114 ➤ segnalò che questi nomi furono utilizzati per i satelliti di Giove in alcuni rari casi. Poi finirono con l'essere ufficialmente adottati per i pianetini.
Thomas Harriot
L'inglese I05060 Thomas Harriot compì interessanti studi di matematica ed astronomia, senza pubblicarli, anche se lasciò disposizioni in quel senso. Tuttavia, ricerche compiute per conto della Royal Society di Londra fra il 1662 e il 1669 furono senza esito, e i manoscritti furono dichiarati perduti. La ricerca era stata ispirata dalla vecchia rivalità fra gli Inglesi e quelli del Continente, nella speranza di dimostrare che Harriot aveva anticipato degli importanti risultati attribuiti agli altri europei.
Nel 1784 i documenti di Harriot finirono in mano dell'astronomo austriaco I13680 Franz Xaver baron von Zach, descritto come un uomo arrogante e dalla sfrenata ambizione. Zach era diventato tutore del figlio del Conte von Bruhl, per cui quando questi fu mandato a Londra nel 1783 come Ministro Sassone, Zach lo seguì. Il Conte si risposò, prendendo in moglie Lady Egremont, una discendente di Henry Percy (nono Duca di Northumberland), che era stato il patrono di Harriot. Nell'estate 1784 il conte visitò i suoi possedimenti a Petworth in Sussex, che erano stati di Percy, e lì trovò i manoscritti di Harriot nascosti fra i resoconti della stalla. Nessuno aveva toccato i documenti dopo la morte di Percy, avvenuta nel 1632, 11 anni dopo quella di Harriot; il Conte von Bruhl li consegnò a Zach.
Questi approfittò della situazione per aumentare il suo prestigio: annunciò di aver per le mani dei manoscritti di valore straordinario, che dimostravano come Harriot avesse anticipato e persino superato Keplero e Galileo, e con questo attirò su se stesso l'attenzione generale. Nel 1786 propose alla Oxford University Press la stampa di una grande biografia dello scienziato inglese, con l'edizione annotata dei manoscritti principali; in quello stesso anno Zach fu onorato della laurea onoraria ad Oxford, su proposta del Savilian Professor di astronomia, il celebre I05584 Thomas Hornsby (per ironia della sorte, le decine di migliaia di osservazioni da lui fatte furono pubblicate solo nel 1932) e anche del titolo di Barone.
Essendo divenuto direttore dell'Osservatorio in costruzione a Seeberg (Gotha, Germania), Zach ebbe poco tempo per occuparsi dei manoscritti di Harriot, anche se diede pubbliche letture e scrisse anche un'articolo sull'argomento; nel 1794 inviò una parte dei documenti (senza alcuna elaborazione da parte sua) al Direttore del Brasenose College, chiedendogli di darli alla Oxford University Press per la pubblicazione. Lì i redattori si accorsero che non erano pronti per la stampa, e li divisero in lavori matematici e lavori astronomici, dandoli in esame a due diverse persone. I manoscritti matematici finirono in mano a I10434 Abraham Robertson, che li giudicò non pubblicabili senza una dovuta elaborazione; nel 1798 gli furono consegnati anche quelli astronomici, che non erano stati accettati dall'altra persona, ma Robertson giudicò che la loro pubblicazione non avrebbe contribuito in alcun modo all'avanzamento dell'astronomia, e nel 1799 la casa editrice rimandò i manoscritti a Petworth. Senza raccontare l'intera travagliata storia dei documenti, ricordo solo che ancora oggi non hanno avuto una degna pubblicazione.
Nel 1784 i documenti di Harriot finirono in mano dell'astronomo austriaco I13680 Franz Xaver baron von Zach, descritto come un uomo arrogante e dalla sfrenata ambizione. Zach era diventato tutore del figlio del Conte von Bruhl, per cui quando questi fu mandato a Londra nel 1783 come Ministro Sassone, Zach lo seguì. Il Conte si risposò, prendendo in moglie Lady Egremont, una discendente di Henry Percy (nono Duca di Northumberland), che era stato il patrono di Harriot. Nell'estate 1784 il conte visitò i suoi possedimenti a Petworth in Sussex, che erano stati di Percy, e lì trovò i manoscritti di Harriot nascosti fra i resoconti della stalla. Nessuno aveva toccato i documenti dopo la morte di Percy, avvenuta nel 1632, 11 anni dopo quella di Harriot; il Conte von Bruhl li consegnò a Zach.
Questi approfittò della situazione per aumentare il suo prestigio: annunciò di aver per le mani dei manoscritti di valore straordinario, che dimostravano come Harriot avesse anticipato e persino superato Keplero e Galileo, e con questo attirò su se stesso l'attenzione generale. Nel 1786 propose alla Oxford University Press la stampa di una grande biografia dello scienziato inglese, con l'edizione annotata dei manoscritti principali; in quello stesso anno Zach fu onorato della laurea onoraria ad Oxford, su proposta del Savilian Professor di astronomia, il celebre I05584 Thomas Hornsby (per ironia della sorte, le decine di migliaia di osservazioni da lui fatte furono pubblicate solo nel 1932) e anche del titolo di Barone.
Essendo divenuto direttore dell'Osservatorio in costruzione a Seeberg (Gotha, Germania), Zach ebbe poco tempo per occuparsi dei manoscritti di Harriot, anche se diede pubbliche letture e scrisse anche un'articolo sull'argomento; nel 1794 inviò una parte dei documenti (senza alcuna elaborazione da parte sua) al Direttore del Brasenose College, chiedendogli di darli alla Oxford University Press per la pubblicazione. Lì i redattori si accorsero che non erano pronti per la stampa, e li divisero in lavori matematici e lavori astronomici, dandoli in esame a due diverse persone. I manoscritti matematici finirono in mano a I10434 Abraham Robertson, che li giudicò non pubblicabili senza una dovuta elaborazione; nel 1798 gli furono consegnati anche quelli astronomici, che non erano stati accettati dall'altra persona, ma Robertson giudicò che la loro pubblicazione non avrebbe contribuito in alcun modo all'avanzamento dell'astronomia, e nel 1799 la casa editrice rimandò i manoscritti a Petworth. Senza raccontare l'intera travagliata storia dei documenti, ricordo solo che ancora oggi non hanno avuto una degna pubblicazione.
Copernicano convinto, lo scienziato inglese fu fra i primi a riconoscere la grandezza di Keplero (con cui entrò in corrispondenza). Osservò 9 comete, e le macchie solari a partire dal 3 dicembre 1610, e fino al 1613. Si costruì diversi cannocchiali, con ingrandimenti fino a 32. Il 26 luglio 1609 (secondo il calendario giuliano, pari al 5 agosto, secondo il calendario gregoriano) osservò la Luna a Sion House on the Thames (vicino Londra) con un telescopio olandese da soli 6 ingrandimenti, eseguendo il più antico (per quanto rudimentale) disegno astronomico con il cannocchiale (disegnò i contorni dei mari, ma non le montagne).
In tempi moderni è stato accertato che Harriot osservò i satelliti di Giove fra il 17.10.1610 e il 26.2.1612, e che fu in grado di vedere tutti e 4 i satelliti solo il 14 dicembre 1610. Tuttavia, inizialmente Zach aveva creduto che Harriot avesse osservato i satelliti già il 16 gennaio 1610 (ma era incerto se la data fosse stata espressa nel calendario giuliano). Poi Robertson scrisse al celebre fisico I01569 David Brewster, comunicandogli una nuova interpretazione della vicenda: le prime osservazioni dei satelliti di Giove fatte da Harriot risalivano al 17 ottobre 1610. Il foglio manoscritto dove si trovano le configurazioni per quel giorno riportano questa nota di mano di Harriot: {A-0073.0001_.0013.18220400-0203_0208} ➤ « La mia prima osservazione dei nuovi satelliti. Ne vidi solo uno e solo quello. »
È probabile quindi che egli abbia appreso la notizia della loro scoperta dallo scritto di Keplero o dal Sidereus Nuncius, e abbia dovuto attendere per osservarli, data la non favorevole posizione di Giove rispetto al Sole.
In tempi moderni è stato accertato che Harriot osservò i satelliti di Giove fra il 17.10.1610 e il 26.2.1612, e che fu in grado di vedere tutti e 4 i satelliti solo il 14 dicembre 1610. Tuttavia, inizialmente Zach aveva creduto che Harriot avesse osservato i satelliti già il 16 gennaio 1610 (ma era incerto se la data fosse stata espressa nel calendario giuliano). Poi Robertson scrisse al celebre fisico I01569 David Brewster, comunicandogli una nuova interpretazione della vicenda: le prime osservazioni dei satelliti di Giove fatte da Harriot risalivano al 17 ottobre 1610. Il foglio manoscritto dove si trovano le configurazioni per quel giorno riportano questa nota di mano di Harriot: {A-0073.0001_.0013.18220400-0203_0208} ➤ « La mia prima osservazione dei nuovi satelliti. Ne vidi solo uno e solo quello. »
È probabile quindi che egli abbia appreso la notizia della loro scoperta dallo scritto di Keplero o dal Sidereus Nuncius, e abbia dovuto attendere per osservarli, data la non favorevole posizione di Giove rispetto al Sole.
§ D16110110 D16110212 D16110401 D16110621 D16110700 D16140531 D16140614 D16140620 D16140712 D18921010 D18930123
§ I01569 I02006 I02089 I03631 I04162 I04234 I05060 I05584 I06034 I06347 I06509 I07601 I08064 I09103 I09520 I10434 I13680 I16847 I22640 I25607 I25619 I25624 I25636 I25642 I25789 I25790 I25818 I25838 I26092 § I26093 I26094 I26099 I26109 I26110 I26126
§ {A-0072.0016_.0198.18930200-0114_0115} {A-0073.0001_.0013.18220400-0203_0208} {A-0734.0022_.0002.19060000-0385_0526}
§ {B-0012.00_.1614} {B-0016.00_.1623} {B-0028.00_.1656} {B-0040.00_.1668} {B-0121.00_.1612} {B-0122.A2_.2015} {B-0384.00_.1641} {B-0548.1612_.1611}
§ {L-00073} {L-00077} {L-00078} {L-00079} {L-00080} {L-00081} {L-00082} {L-00697} {L-00768} {L-00821} {L-00914}
§ I01569 I02006 I02089 I03631 I04162 I04234 I05060 I05584 I06034 I06347 I06509 I07601 I08064 I09103 I09520 I10434 I13680 I16847 I22640 I25607 I25619 I25624 I25636 I25642 I25789 I25790 I25818 I25838 I26092 § I26093 I26094 I26099 I26109 I26110 I26126
§ {A-0072.0016_.0198.18930200-0114_0115} {A-0073.0001_.0013.18220400-0203_0208} {A-0734.0022_.0002.19060000-0385_0526}
§ {B-0012.00_.1614} {B-0016.00_.1623} {B-0028.00_.1656} {B-0040.00_.1668} {B-0121.00_.1612} {B-0122.A2_.2015} {B-0384.00_.1641} {B-0548.1612_.1611}
§ {L-00073} {L-00077} {L-00078} {L-00079} {L-00080} {L-00081} {L-00082} {L-00697} {L-00768} {L-00821} {L-00914}