La disputa fra Divini e Huygens
Sette mesi dopo la pubblicazione del "Systema", nell'aprile 1660, Huygens fu avvertito da I25799 Grégoire de St. Vincent che si preparava in Italia qualcosa contro la sua opera. Come uno dei principali avversari fu indicato I03093 Eustachio Divini, e ciò stupì Huygens, perché nel suo libro l'aveva menzionato solo per constatare la concordanza delle sue osservazioni con le proprie, eccetto che nel caso di Saturno privo di appendici. Se in altre occasioni Divini aveva visto Saturno trisferico ciò doveva essere attribuito alla qualità inferiore o piccolezza dei suoi telescopi. Ma Divini mostrò di non apprezzare per niente l'opinione di Huygens.
La lettera: C. Dati a N. Heinsius, 25 maggio 1660, {L-00116} I25792 I25823 D16600525 p. 83 ➤, che fu comunicata ad Huygens, diceva che Divini, definito "uomo idiota" (probabilmente nel senso classico di uomo "ignorante, senza istruzione, illetterato") era assecondato nel suo attacco da I03629 Padre Honoré Fabri.
E questa notizia fu confermata in: Pierre Guisony a Huygens?, 1° agosto 1660, {L-00117} I25793 I05741 D16600801 p. 101 ➤, accompagnata dall'invio di un esemplare del nuovo libro di Divini: {B-0034.00_.1660} "Brevis Annotatio in Systema Saturnium".
Divini scrisse nel titolo (ed anche nel testo) sempre "Evgenius" al posto di "Hugenius". Nella sua dedica a Leopoldo de' Medici l'autore scrisse che siccome il "Systema Saturnium", che gli era stato dedicato, conteneva delle inesattezze, aveva pensato di pubblicare una risposta sotto gli stessi auspici. Scrisse ironicamente:
{B-0032.00_.1660} p. 5 ➤ « ... indicherò poi alcuni errori dell'Autore, servendomi tuttavia di uno stile moderato quale sarebbe convenuto ad un uomo "Christianum" ed ingenuo, per non dire "Eugenius"... » , giocando sul nome e cognome di Christiaan Huygens ("Hugenius" assomiglia a "Eugenius", che in greco significa "bene nato").
Divini continuò dicendo che Huygens non doveva vantarsi del suo cannocchiale da 23 piedi (pari a 31 "palmi" romani) perché le proprie osservazioni furono fatte con telescopi da 15,24 e 36 palmi. In particolare, l'ultimo era nettamente superiore al migliore degli strumenti di Huygens, sia per quanto riguarda l'obiettivo che per l'oculare. Dopo aver riportato il brano in cui viene citato nel "Systema", Divini commentò che forse doveva « rendere grazie alle lodi di cui caricava un uomo sconosciuto da lui e che non se ne attendeva nessuna... » Ma perché aveva aggiunto, "di suo", le ombre alla figura? Aveva forse rappresentato una menzogna, una finzione?
La lettera: C. Dati a N. Heinsius, 25 maggio 1660, {L-00116} I25792 I25823 D16600525 p. 83 ➤, che fu comunicata ad Huygens, diceva che Divini, definito "uomo idiota" (probabilmente nel senso classico di uomo "ignorante, senza istruzione, illetterato") era assecondato nel suo attacco da I03629 Padre Honoré Fabri.
E questa notizia fu confermata in: Pierre Guisony a Huygens?, 1° agosto 1660, {L-00117} I25793 I05741 D16600801 p. 101 ➤, accompagnata dall'invio di un esemplare del nuovo libro di Divini: {B-0034.00_.1660} "Brevis Annotatio in Systema Saturnium".
Divini scrisse nel titolo (ed anche nel testo) sempre "Evgenius" al posto di "Hugenius". Nella sua dedica a Leopoldo de' Medici l'autore scrisse che siccome il "Systema Saturnium", che gli era stato dedicato, conteneva delle inesattezze, aveva pensato di pubblicare una risposta sotto gli stessi auspici. Scrisse ironicamente:
{B-0032.00_.1660} p. 5 ➤ « ... indicherò poi alcuni errori dell'Autore, servendomi tuttavia di uno stile moderato quale sarebbe convenuto ad un uomo "Christianum" ed ingenuo, per non dire "Eugenius"... » , giocando sul nome e cognome di Christiaan Huygens ("Hugenius" assomiglia a "Eugenius", che in greco significa "bene nato").
Divini continuò dicendo che Huygens non doveva vantarsi del suo cannocchiale da 23 piedi (pari a 31 "palmi" romani) perché le proprie osservazioni furono fatte con telescopi da 15,24 e 36 palmi. In particolare, l'ultimo era nettamente superiore al migliore degli strumenti di Huygens, sia per quanto riguarda l'obiettivo che per l'oculare. Dopo aver riportato il brano in cui viene citato nel "Systema", Divini commentò che forse doveva « rendere grazie alle lodi di cui caricava un uomo sconosciuto da lui e che non se ne attendeva nessuna... » Ma perché aveva aggiunto, "di suo", le ombre alla figura? Aveva forse rappresentato una menzogna, una finzione?
{B-0032.00_.1660} p. 12 ➤ Ma se io ho aggiunto delle ombre di mia iniziativa, Huygens è colpevole dello stesso crimine, lui che per dare più rilievo al suo anello imposto a Saturno, ha aggiunto qua e là delle ombre ben più considerevoli.
Divini dichiarò categoricamente che nel 1657 (fra il 30 giugno e il 20 luglio) vide distintamente con il telescopio da 36 palmi Saturno esattamente conforme alle osservazioni di Galileo (trisferico). Osservò la stessa cosa l'anno seguente con il telescopio da 24 palmi; Huygens non vide le sfere perché il suo telescopio, meno potente, non gli permise di scorgere gli spazi che le separano dal pianeta. Ma il pezzo forte del libro è la cervellotica teoria (del Padre Fabri) che ignora tutte le acquisizioni dell'astronomia di quei tempi.
La Terra è supposta immobile al centro del Mondo e le sfere celesti le ruotano attorno; il moto dei pianeti è la combinazione di tre moti. Il primo, circolare e con periodo diurno, rappresenta la rotazione apparente; il secondo, rettilineo, va dal perigeo all'apogeo e rende conto delle variazioni di distanza dalla Terra; il terzo, pure rettilineo, perpendicolare al piano degli altri moti, rende conto delle variazioni di declinazione. I satelliti non ruotano attorno ai pianeti: il loro moto è simile a quello del rispettivo pianeta, e appaiono ora ad oriente, ora ad occidente, perché a volte sono più lenti ed altre più veloci dello stesso. In particolare, il satellite scoperto da Huygens (che Divini affermò di aver osservato nel 1657 con il telescopio de 36 palmi) si deve trovare sempre "al disopra" di Saturno, cioè ad una maggiore distanza dalla Terra; quando si avvicina a noi, precede il pianeta, mentre lo segue quando si allontana, dando l'impressione di spostarsi ciclicamente da oriente ad occidente.
Fabri attribuisce a Saturno altri 4 satelliti, molto più grandi di quello di Huygens, e molto più vicini al pianeta. Due di essi sono luminosi, gli altri due sono oscuri; i primi due alle massime elongazioni si discostano di più da Saturno, e si muovono a distanze superiori dalla Terra. I satelliti si avvicinano ed allontanano da Saturno e dalla Terra e nel contempo varia la loro distanza apparente da Saturno; le due lune di ciascuna coppia raggiungono la massima elongazione contemporaneamente, ma tale distanza massima è diversa per le due coppie. Tutti i 5 satelliti si muovono in uno stesso piano parallelo all'equatore; i satelliti oscuri sono più veloci di quelli luminosi. Per inciso, Fabri giustifica la sua ipotesi dei 5 satelliti dicendo:
La Terra è supposta immobile al centro del Mondo e le sfere celesti le ruotano attorno; il moto dei pianeti è la combinazione di tre moti. Il primo, circolare e con periodo diurno, rappresenta la rotazione apparente; il secondo, rettilineo, va dal perigeo all'apogeo e rende conto delle variazioni di distanza dalla Terra; il terzo, pure rettilineo, perpendicolare al piano degli altri moti, rende conto delle variazioni di declinazione. I satelliti non ruotano attorno ai pianeti: il loro moto è simile a quello del rispettivo pianeta, e appaiono ora ad oriente, ora ad occidente, perché a volte sono più lenti ed altre più veloci dello stesso. In particolare, il satellite scoperto da Huygens (che Divini affermò di aver osservato nel 1657 con il telescopio de 36 palmi) si deve trovare sempre "al disopra" di Saturno, cioè ad una maggiore distanza dalla Terra; quando si avvicina a noi, precede il pianeta, mentre lo segue quando si allontana, dando l'impressione di spostarsi ciclicamente da oriente ad occidente.
Fabri attribuisce a Saturno altri 4 satelliti, molto più grandi di quello di Huygens, e molto più vicini al pianeta. Due di essi sono luminosi, gli altri due sono oscuri; i primi due alle massime elongazioni si discostano di più da Saturno, e si muovono a distanze superiori dalla Terra. I satelliti si avvicinano ed allontanano da Saturno e dalla Terra e nel contempo varia la loro distanza apparente da Saturno; le due lune di ciascuna coppia raggiungono la massima elongazione contemporaneamente, ma tale distanza massima è diversa per le due coppie. Tutti i 5 satelliti si muovono in uno stesso piano parallelo all'equatore; i satelliti oscuri sono più veloci di quelli luminosi. Per inciso, Fabri giustifica la sua ipotesi dei 5 satelliti dicendo:
{B-0032.00_.1660} p. 44 ➤ E non c'è alcuna ragione di trovare strano che Saturno abbia cinque satelliti, perché Giove ne ha quattro, Il Sole due, la Terra uno, Marte forse tre (chi lo sa?) non ancora scoperti, perché si allontanano dal globo di Marte ad una distanza maggiore degli astri Medicei di Giove, minore tuttavia a quella di Venere o di Mercurio dal Sole.
Fabri vuole infine che i satelliti oscuri percorrano la loro orbita più rapidamente ed i satelliti luminosi la loro più lentamente, di cui noi abbiamo una analogia nel caso di Venere e Mercurio. Il pianeta appare sferico quando i satelliti luminosi sono in congiunzione dietro al pianeta, oppure quando, pur essendo ai lati del pianeta, vengono occultati dai satelliti oscuri, totalmente invisibili. Le appendici di Saturno sono dovute alla visione dei satelliti luminosi, e perdono la forma rotonda quando sono parzialmente eclissate dai satelliti oscuri: divengono delle "anse" più o meno larghe a seconda del grado di sovrapposizione dei due satelliti. Fabri suppone che i satelliti oscuri e quelli luminosi siano approssimativamente di dimensioni uguali, pur non potendolo affermare con certezza. Non si dichiara apertamente neppure sui periodi del loro moto. D'altronde, come è facile rendersi conto, la teoria era gracile ed ingenua anche dal punto di vista puramente qualitativo.
Pare che Huygens, dopo aver letto l'"Annotatio", si sia messo quasi immediatamente all'opera per comporre la sua risposta.
Pare che Huygens, dopo aver letto l'"Annotatio", si sia messo quasi immediatamente all'opera per comporre la sua risposta.
Huygens a Chapelain, 2 settembre 1660, {L-00119} I05741 I26114 D16600902 p. 118 ➤ ...voi non avete lasciato di dedicarvi con molta tranquillità agli studi, e la contemplazione del mio Sistema di Saturno e delle obiezioni che sono state su di esso a Roma. Pure voi ne avete scritto una perfetta refutazione [vedere {L-00118} dopo] che mi fa quasi rimpiangere la pena che si sono presa per scriverne una più lunga. Perché Signore questi avversari non meritano tanto. Voi avete ben notato tutto lo stato della controversia, come le cause che l'hanno spinto ad opporsi ai miei fenomeni. Su tutto questo io ho fatto nella mia risposta le vostre stesse riflessioni, e io credo che quando sarà pubblicata, non si avrà più nessun dubbio né dell'impudenza del costruttore di cannocchiali né dell'ignoranza del buon padre Fabry. Io so già che a Firenze si sono scandalizzati del loro modo di procedere, e quanto alla verità della mia ipotesi, essi se sono più persuasi che mai, vedendo che trovano a ridire sulle cose così ridicole *. Tanto che il Signor Carlo Dati scrisse al Signor Heinsius, che tutti erano Hugeniani.
* Guisony a Huygens, 27 agosto 1660, {L-00753} I25793 I05741 D16600827 p. 116 ➤
Chapelain a Huygens, 26 agosto 1660, {L-00118} I26114 I05741 D16600826 p. 114 ➤ Ma il principale assalitore non è quello che è entrato nei ranghi. Egli non ha servito che da copertura ad un Dottore che ha molto poveramente immaginato che avrebbe stabilito la sua reputazione sulla rovina della vostra. Questa presunzione non è degna che dello scudiscio con cui egli castiga le incongruità delle sue smorfie. L'interesse che Eustachio ha in questo processo non è altro che quello d'impedire che le vostre scoperte non facciano perdere clienti alla sua bottega e ne descrive i cannocchiali che vi fa, presentandoli migliori dei vostri.
Verso la fine del settembre 1660 fu completata la stampa del libro di Huygens, {B-0033.00_.1660} "Christiani Hvgenii ... Brevis Assertio Systematis Saturnii svi".
Huygens vi aggiunse una riedizione dell' "Annotatio" perchè l'edizione originale non era disponibile in Olanda: {B-0033.00_.1660} "Eustachii de Divinis ... Brevis annotatio in systema Saturnium .. Una cum Chr. Hugenii Responso".
Dal 30 settembre iniziò ad inviarne degli esemplari al Principe Leopoldo, a I05372 Johannes Hevelius, a René François Sluze, a Grégoire de St. Vincent, a Guisony e a tanti altri. Nel libro Huygens ribadì la sua convinzione che i telescopi di Divini sono di qualità inferiore ai suoi, perché l'italiano, come egli stesso ammise, non era mai riuscito a vedere il satellite, benché avesse affermato di aver osservato con diligenza Saturno sin dal 1646. Dopo aver letto della sua scoperta, l'italiano affermò di essere riuscito a vederlo, ma Huygens dimostrò che certe sue osservazioni dovevano essere inventate (nel tentativo di dimostrare la bontà dei suoi telescopi) perché riferentisi a situazioni in cui il satellite non era visibile.
Poi si prese gioco della teoria di Fabri. Mostrò che il suo sistema è inadeguato a giustificare anche gli aspetti principali di Saturno. In effetti, per riprodurre le forme delle anse i globi oscuri e quelli luminosi avrebbero dovuto avere ogni volta dei diametri differenti, e oltretutto dei globi non possono mai produrre degli archi ellittici, come sempre si sono osservati.
Huygens vi aggiunse una riedizione dell' "Annotatio" perchè l'edizione originale non era disponibile in Olanda: {B-0033.00_.1660} "Eustachii de Divinis ... Brevis annotatio in systema Saturnium .. Una cum Chr. Hugenii Responso".
Dal 30 settembre iniziò ad inviarne degli esemplari al Principe Leopoldo, a I05372 Johannes Hevelius, a René François Sluze, a Grégoire de St. Vincent, a Guisony e a tanti altri. Nel libro Huygens ribadì la sua convinzione che i telescopi di Divini sono di qualità inferiore ai suoi, perché l'italiano, come egli stesso ammise, non era mai riuscito a vedere il satellite, benché avesse affermato di aver osservato con diligenza Saturno sin dal 1646. Dopo aver letto della sua scoperta, l'italiano affermò di essere riuscito a vederlo, ma Huygens dimostrò che certe sue osservazioni dovevano essere inventate (nel tentativo di dimostrare la bontà dei suoi telescopi) perché riferentisi a situazioni in cui il satellite non era visibile.
Poi si prese gioco della teoria di Fabri. Mostrò che il suo sistema è inadeguato a giustificare anche gli aspetti principali di Saturno. In effetti, per riprodurre le forme delle anse i globi oscuri e quelli luminosi avrebbero dovuto avere ogni volta dei diametri differenti, e oltretutto dei globi non possono mai produrre degli archi ellittici, come sempre si sono osservati.
{B-0033.00_.1660} p. 464 ➤ Non esigerò per il momento che mi indichi il periodo dei nuovi Pianeti; perché egli dice che non l'ha ancora trovato. Ma io temo che nessun periodo possa esistere... Possa la punizione dell'inventore di questo sistema ridicolo [ridiculi Systematis] consistere nell'obbligo di cercare di scrutare le anomalie di questi movimenti.
Hevelius formulò un giudizio favorevole dell' "Assertio", tanto da far pensare che già allora (agosto 1661) avesse accettato la teoria dell'anello. Al contrario, il Principe Leopoldo, a cui i due avversari avevano entrambi dedicato le loro opere, si trovava in una situazione di estrema incertezza, e si espresse con molte riserve. Si rivolse agli studiosi dell'Accademia del Cimento (Firenze) che aveva fondato, che esaminarono, anche sperimentalmente, le due teorie.
Già nella citata lettera: Guisony a Huygens, 27 agosto 1660, {L-00753} I25793 I05741 D16600827 p. 116 ➤ si trova il resoconto di una di tali esperienze e anche la relazione di una conversazione di Guisony con Divini.
Lo stesso Principe scrisse ad Huygens informandolo che l'Accademia stava sperimentando la sua teoria: Leopoldo de' Medici a Huygens, 4 ottobre 1660, {L-00754} I25801 I05741 D16601004 p. 151 ➤.
Le appendici, redatte da I01360 Giovanni Alfonso Borelli e I26115 Lorenzo Magalotti, segretario dell'Accademia, che accompagnano questa lettera, riferiscono il risultato dell'esame.
Ma ancora in: Leopoldo de' Medici a Huygens, 5 novembre 1660, {L-00755} I25801 I05741 D16601105 p. 171 ➤ il Principe, pur non lesinando lodi dell' "Assertio", sospese la formulazione di un giudizio definitivo finché I03629 Fabri non avesse trovato il periodo dei suoi satelliti.
Forse Huygens sperava di aver svergognato Fabri e Divini, invece i due passarono subito al contrattacco.
In: Guisony a Huygens, 20 ottobre 1660, {L-00756} I25793 I05741 D16601020 p. 142 ➤, Guisony scrisse che Fabri gli aveva fatto vedere « nella sua camera con un cannocchiale di mezzo palmo il piccolo gioco delle sue bocce senza tuttavia convincerlo della giustezza delle sue vedute ».
Divini iniziò a comporre un piccolo discorso anonimo in lingua italiana, destinato a circolare a Roma, a Firenze e altrove. Per tener conto dell'obiezione fatta da Huygens nell'"Assertio" che le quattro sfere non avrebbero potuto formare delle superfici ellittiche, Divini e Fabri aggiunsero due nuovi globi luminosi. Si può considerare questo "piccolo discorso" come il primo abbozzo del "Pro sua annotatione" di cui parleremo fra poco. Quanto ad Huygens, qualche giorno dopo il completamento dell' "Assertio" si recò a Parigi (12 ottobre 1660) e nel febbraio e marzo 1661 annotò nel suo diario (Journal de voyage) di essere in attesa della risposta di Divini e Fabri.
Il 1° giugno 1661 il Principe Leopoldo inviò ad Huygens il nuovo libro di Divini, molto piccolo di formato (10 per 16 cm) di 116 pagine, con una tavola contenente 22 figure:
{B-0035.00_.1661} "Pro sva Annotatione in Systema Satvrnivm Christiani Hvgenii adversus eiusdem Assertionem"
che riprendeva quasi tutti gli argomenti dell' "Assertio", in uno stile prolisso ed abbastanza confuso. Tuttavia, Huygens lo ricevette solo nel marzo 1662. Ecco cosa ne pensava:
Già nella citata lettera: Guisony a Huygens, 27 agosto 1660, {L-00753} I25793 I05741 D16600827 p. 116 ➤ si trova il resoconto di una di tali esperienze e anche la relazione di una conversazione di Guisony con Divini.
Lo stesso Principe scrisse ad Huygens informandolo che l'Accademia stava sperimentando la sua teoria: Leopoldo de' Medici a Huygens, 4 ottobre 1660, {L-00754} I25801 I05741 D16601004 p. 151 ➤.
Le appendici, redatte da I01360 Giovanni Alfonso Borelli e I26115 Lorenzo Magalotti, segretario dell'Accademia, che accompagnano questa lettera, riferiscono il risultato dell'esame.
Ma ancora in: Leopoldo de' Medici a Huygens, 5 novembre 1660, {L-00755} I25801 I05741 D16601105 p. 171 ➤ il Principe, pur non lesinando lodi dell' "Assertio", sospese la formulazione di un giudizio definitivo finché I03629 Fabri non avesse trovato il periodo dei suoi satelliti.
Forse Huygens sperava di aver svergognato Fabri e Divini, invece i due passarono subito al contrattacco.
In: Guisony a Huygens, 20 ottobre 1660, {L-00756} I25793 I05741 D16601020 p. 142 ➤, Guisony scrisse che Fabri gli aveva fatto vedere « nella sua camera con un cannocchiale di mezzo palmo il piccolo gioco delle sue bocce senza tuttavia convincerlo della giustezza delle sue vedute ».
Divini iniziò a comporre un piccolo discorso anonimo in lingua italiana, destinato a circolare a Roma, a Firenze e altrove. Per tener conto dell'obiezione fatta da Huygens nell'"Assertio" che le quattro sfere non avrebbero potuto formare delle superfici ellittiche, Divini e Fabri aggiunsero due nuovi globi luminosi. Si può considerare questo "piccolo discorso" come il primo abbozzo del "Pro sua annotatione" di cui parleremo fra poco. Quanto ad Huygens, qualche giorno dopo il completamento dell' "Assertio" si recò a Parigi (12 ottobre 1660) e nel febbraio e marzo 1661 annotò nel suo diario (Journal de voyage) di essere in attesa della risposta di Divini e Fabri.
Il 1° giugno 1661 il Principe Leopoldo inviò ad Huygens il nuovo libro di Divini, molto piccolo di formato (10 per 16 cm) di 116 pagine, con una tavola contenente 22 figure:
{B-0035.00_.1661} "Pro sva Annotatione in Systema Satvrnivm Christiani Hvgenii adversus eiusdem Assertionem"
che riprendeva quasi tutti gli argomenti dell' "Assertio", in uno stile prolisso ed abbastanza confuso. Tuttavia, Huygens lo ricevette solo nel marzo 1662. Ecco cosa ne pensava:
C. Huygens a Lodewijk Huygens?, 29 marzo 1662, {L-00120} I05741 I25824 D16620329 p. 98 ➤ Eustachio Divini nel suo ultimo libretto si sforza soprattutto di provare che può vedere con i suoi cannocchiali il satellite di Saturno, e allega per questo la testimonianza di diverse persone, fra gli altri Monsieur de Monconis. Vedeva che si fosse creduto il contrario i suoi cannocchiali avrebbero perduto tutta la loro stima e lui il suo guadagno. Del resto testimonia di essere molto irritato che io l'abbia chiamato 'Vitrarius artifex' e lo ridice ad ogni pagina, e per vendicarsi mi dà vari bei titoli per ironia. Ma la parte principale viene, come la prima volta, dal padre Fabri, che dopo essersi difeso abbastanza male da quello che gli avevo obiettato della sua ignoranza nell'Astronomia e nell'Ottica, aggiusta infine l'intera spiegazione del suo comico Sistema di Saturno con un'infinità di figure, e fa girare dietro al globo di questo pianeta 4 palle lucenti e due nere, di differenti grandezze, per spiegare le fasi delle anse. Ma non dà i periodi di queste palle, e ciò che è ammirevole non le fa girare in cerchi, ma al posto di ciascun cerchio sostituisce due parabole e sostiene che i pianeti attorno a Giove camminino sulle delle simili figure, e che essi pure rimangano sempre dietro questo astro, che sono delle chimere ridicole, per cui non si fida molto, ma dice che confida nel Sommo Padre e nel profondo dell'animo che il mio Sistema possa essere vero, e alla fine mi assicura che mi stima molto.
Pochi giorni prima, in: C. Huygens a Lodewijk Huygens?, 15 marzo 1662, {L-00121} I05741 I25824 D16620315 p. 91 ➤, aveva scritto che intendeva scrivere al Principe Leopoldo, ma non lo fece.
Decise di non replicare a Divini e Fabri: Huygens a P. Petit?, 18 maggio 1662 ?, {L-00122} I05741 I09628 D16620518X p. 133 ➤.
Assicurò R. Paget che non aveva mai risposto all'ultimo scritto di Divini: Huygens a R. Paget, 23 ottobre 1665, {L-00757} I05741 I25840 D16651023 p. 509 ➤.
Fra la fine del 1664 e l'inizio del 1665 si sparse la voce che il padre Fabri si fosse convertito all'ipotesi dell'anello; Huygens fu avvertito da I04586 Gilles François de Gottigniez e I25796 Matteo Campani. In: Huygens a Grégoire de Saint Vincent, 5 gennaio 1665, {L-02313} I05741 I25799 D16650105, Huygens ringraziò de Saint Vincent della bella notizia, aggiungendo che Matteo Campani gli aveva comunicato che Fabrì si era convinto dopo aver osservato Saturno con una lente del fratello Giuseppe.
Fabri ritrattò pubblicamente la sua teoria nel libro {B-0580.00_.1665} "Dialogi Physici, in quibus De Motu Terrae Disputatur,..." (1665) ➤.
Quanto al Principe Leopoldo, bisogna pensare alla posizione delicata in cui si era venuto a trovare. Il Divini nell' "Annotatio" aveva chiesto espressamente a lui e all'Accademia un parere. Si trattava di decidere fra una teoria elegante esposta da un eretico ed un copernicano, ed un sistema ridicolo propugnato da un membro dell'Inquisizione che insisteva che la Terra era al centro dell'Universo. Scelse di far parlare l'esperienza. Egli ed i suoi accademici costruirono dei modelli di entrambe le ipotesi e li provarono.
I modelli furono posti in una delle lunghe gallerie del Palazzo dei Medici, illuminati obliquamente, ed osservati da varie distanze ad occhio nudo e con cannocchiali a basso ingrandimento. C'era anche un gruppo di controllo di gente inesperta in astronomia che non sapeva che cosa stavano osservando, e quindi non poteva avere pregiudizi di parte. I risultati furono devastanti per la teoria di Fabri; l'anello di Huygens risultò chiaramente superiore per la sua abilità di dar conto delle diverse apparenze, ma non sfuggì a critiche. Per quanto nero gli accademici avessero fatto il bordo esterno dell'anello relativamente sottile, esso non divenne mai invisibile.
Essi decisero, quindi, di provare con un anello sottile e anche così fu difficile farlo sparire interamente nella posizione di taglio. Anche la più leggera ruvidità dell'anello si rivelava come una macchia luminosa quando esso era osservato esattamente di piatto. Ciò significava che l'anello doveva essere estremamente sottile: una conclusione che sollevava dubbi. Un accademico propose che l'anello fosse costituito da tante piccolissime "stelle di ghiaccio" staccate fra loro. Quello che importa è che l'ipotesi di Huygens andò incontro ad una quasi generale accettazione. Anche I13528 Christopher Wren aveva elaborato una sua propria teoria (una fascia ellittica attaccata al pianeta) nel 1658, ma l'aveva tralasciata per abbracciare quella di Huygens.
Ma il Journal des Sçavans nei fascicoli del 15 maggio e 12 giugno 1684 diede spazio alle stravaganti e retrograde idee di I04170 Jean Charles Gallet, un parroco di Avignone (membro dell'Académie des Sciences):
Decise di non replicare a Divini e Fabri: Huygens a P. Petit?, 18 maggio 1662 ?, {L-00122} I05741 I09628 D16620518X p. 133 ➤.
Assicurò R. Paget che non aveva mai risposto all'ultimo scritto di Divini: Huygens a R. Paget, 23 ottobre 1665, {L-00757} I05741 I25840 D16651023 p. 509 ➤.
Fra la fine del 1664 e l'inizio del 1665 si sparse la voce che il padre Fabri si fosse convertito all'ipotesi dell'anello; Huygens fu avvertito da I04586 Gilles François de Gottigniez e I25796 Matteo Campani. In: Huygens a Grégoire de Saint Vincent, 5 gennaio 1665, {L-02313} I05741 I25799 D16650105, Huygens ringraziò de Saint Vincent della bella notizia, aggiungendo che Matteo Campani gli aveva comunicato che Fabrì si era convinto dopo aver osservato Saturno con una lente del fratello Giuseppe.
Fabri ritrattò pubblicamente la sua teoria nel libro {B-0580.00_.1665} "Dialogi Physici, in quibus De Motu Terrae Disputatur,..." (1665) ➤.
Quanto al Principe Leopoldo, bisogna pensare alla posizione delicata in cui si era venuto a trovare. Il Divini nell' "Annotatio" aveva chiesto espressamente a lui e all'Accademia un parere. Si trattava di decidere fra una teoria elegante esposta da un eretico ed un copernicano, ed un sistema ridicolo propugnato da un membro dell'Inquisizione che insisteva che la Terra era al centro dell'Universo. Scelse di far parlare l'esperienza. Egli ed i suoi accademici costruirono dei modelli di entrambe le ipotesi e li provarono.
I modelli furono posti in una delle lunghe gallerie del Palazzo dei Medici, illuminati obliquamente, ed osservati da varie distanze ad occhio nudo e con cannocchiali a basso ingrandimento. C'era anche un gruppo di controllo di gente inesperta in astronomia che non sapeva che cosa stavano osservando, e quindi non poteva avere pregiudizi di parte. I risultati furono devastanti per la teoria di Fabri; l'anello di Huygens risultò chiaramente superiore per la sua abilità di dar conto delle diverse apparenze, ma non sfuggì a critiche. Per quanto nero gli accademici avessero fatto il bordo esterno dell'anello relativamente sottile, esso non divenne mai invisibile.
Essi decisero, quindi, di provare con un anello sottile e anche così fu difficile farlo sparire interamente nella posizione di taglio. Anche la più leggera ruvidità dell'anello si rivelava come una macchia luminosa quando esso era osservato esattamente di piatto. Ciò significava che l'anello doveva essere estremamente sottile: una conclusione che sollevava dubbi. Un accademico propose che l'anello fosse costituito da tante piccolissime "stelle di ghiaccio" staccate fra loro. Quello che importa è che l'ipotesi di Huygens andò incontro ad una quasi generale accettazione. Anche I13528 Christopher Wren aveva elaborato una sua propria teoria (una fascia ellittica attaccata al pianeta) nel 1658, ma l'aveva tralasciata per abbracciare quella di Huygens.
Ma il Journal des Sçavans nei fascicoli del 15 maggio e 12 giugno 1684 diede spazio alle stravaganti e retrograde idee di I04170 Jean Charles Gallet, un parroco di Avignone (membro dell'Académie des Sciences):
{A-0004.1684_.0014.16840515-0162_0166} p. 162 ➤ Mr. Huygens dopo essersi fortemente applicato ad osservare quelle di Saturno, ha creduto che l'anello di luce che appariva sempre intorno a questo pianeta fosse realmente un anello materiale che lo circondava. Quanto a me dopo aver per lungo tempo considerato che una struttura così irregolare sembrava non convenire a quella semplicità che si riscontra in tutte le opere del Creatore, io credo che questa apparenza, come tutte quelle di tutti gli altri pianeti, sia prodotta dai soli raggi del Sole riflessi.
In un secondo articolo {A-0004.1684_.0017.16840612-0197_0201} ritornò sulla sua teoria, fornendo un tavola e dei disegni ➤ .
Giuseppe Campani
Non solo lo scontro con Huygens fece vacillare l'autorità di Divini nel campo della costruzione di telescopi. Nel 1662 cominciarono a giungergli voci che un misterioso straniero con un telescopio olandese girava per Roma affermando che quello strumento superava tutti quelli di Divini e volentieri accettava confronti. In realtà lo strumento era stato costruito proprio a Roma, sotto il naso di Divini, da I01960 Giuseppe Campani, con la collaborazione del fratello Matteo, ed era veramente eccellente. Giuseppe Campani era il minore di quattro fratelli, che intorno al 1650-1654 si trasferirono a Roma dal villaggio di Castel San Felice, oggi frazione di Sant'Anatolia di Narco (Perugia), a 15 km da Spoleto; Matteo era il più anziano. Pare che Giuseppe avesse imparato l'arte della levigazione delle lenti intorno al 1659-1660 proprio nella bottega di Divini.
Nel 1663 Divini conobbe la vera identità del costruttore e richiese un confronto diretto: nell'ottobre di quell'anno i telescopi dei due artigiani furono sottoposti ad un test in casa di Mattia de' Medici, davanti a diverse autorità, fra cui il celebre astronomo Gian Domenico Cassini. La sentenza non sancì un vincitore: le immagini rese dal telescopio di Campani furono giudicate più nitide, ma quelle dello strumento di Divini erano molto più ingrandite. Fino allora Campani aveva costruito solo telescopi terrestri, ma alla fine del 1663 realizzò due telescopi astronomici di 3.8 e 5.6 metri (12 e 18 piedi, ovvero 16 e 24 palmi). Con questi produsse osservazioni di Giove e Saturno e scoprì che la parte interna dell'anello è più brillante che non la regione esterna. Pubblicò questa osservazione l'anno successivo, come vedremo fra poco.
Divini nel 1663 aveva prodotto un telescopio di 11.5 m (37 piedi o 50 palmi) per ii I26138 Cardinale Flavio Chigi, facendoselo pagare 500 scudi, una cifra enorme. Campani visse ciò quasi come una sfida: doveva anch'egli produrre un telescopio di tale lunghezza focale e con gli stessi ingrandimenti. Il 30 aprile 1664 Giuseppe e Matteo Campani si presentarono dal Cardinale Chigi per proporgli un confronto tra un loro strumento e quello di Divini, e ancora una volta questi partì svantaggiato. Lo strumento di Campani era sostenuto da una buona montatura, mentre quello dell'avversario era era semplicemente appoggiato su alcuni sgabelli. Divini fu avvertito della prova all'ultimo momento ed arrivò trovando i due strumenti, così sistemati, che inquadravano la pagina di un libro ad una certa distanza. Con lo strumento di Campani si poteva leggere quasi tutta la pagina, mentre quello di Divini permetteva la lettura solo di alcune lettere. L'ottico marchigiano ammise la sua sconfitta e grande fu il suo imbarazzo di fronte al Cardinale, che aveva pagato quella forte cifra. A Divini non restò che pregare il prelato di consentirgli di costruirne uno migliore.
Campani testò le sue lenti non solo con prove terrestri, ma anche con l'osservazione di Saturno, il pianeta allora più discusso. Compì le prime osservazioni nell'aprile 1663, con cannocchiali da 17 e 25 palmi, ma le divulgò solo un anno dopo (insieme ai risultati dei confronti con gli strumenti del Divini) nel libretto:
{B-0036.00_.1664} "Ragguaglio di due nove osservazioni" (firmato: Roma, 17 maggio 1664)
Giuseppe Campani asserì di realizzare le lenti con un tornio speciale, e non con i consueti stampi; per tutta sua vita, mantenne un rigoroso segreto sulla natura di questa macchina. Gli studiosi oggi sono convinti che non sia mai esistita, e che si sia trattato solo di una trovata pubblicitaria. Ecco la sua descrizione di Saturno, trascritta da questo libro:
Nel 1663 Divini conobbe la vera identità del costruttore e richiese un confronto diretto: nell'ottobre di quell'anno i telescopi dei due artigiani furono sottoposti ad un test in casa di Mattia de' Medici, davanti a diverse autorità, fra cui il celebre astronomo Gian Domenico Cassini. La sentenza non sancì un vincitore: le immagini rese dal telescopio di Campani furono giudicate più nitide, ma quelle dello strumento di Divini erano molto più ingrandite. Fino allora Campani aveva costruito solo telescopi terrestri, ma alla fine del 1663 realizzò due telescopi astronomici di 3.8 e 5.6 metri (12 e 18 piedi, ovvero 16 e 24 palmi). Con questi produsse osservazioni di Giove e Saturno e scoprì che la parte interna dell'anello è più brillante che non la regione esterna. Pubblicò questa osservazione l'anno successivo, come vedremo fra poco.
Divini nel 1663 aveva prodotto un telescopio di 11.5 m (37 piedi o 50 palmi) per ii I26138 Cardinale Flavio Chigi, facendoselo pagare 500 scudi, una cifra enorme. Campani visse ciò quasi come una sfida: doveva anch'egli produrre un telescopio di tale lunghezza focale e con gli stessi ingrandimenti. Il 30 aprile 1664 Giuseppe e Matteo Campani si presentarono dal Cardinale Chigi per proporgli un confronto tra un loro strumento e quello di Divini, e ancora una volta questi partì svantaggiato. Lo strumento di Campani era sostenuto da una buona montatura, mentre quello dell'avversario era era semplicemente appoggiato su alcuni sgabelli. Divini fu avvertito della prova all'ultimo momento ed arrivò trovando i due strumenti, così sistemati, che inquadravano la pagina di un libro ad una certa distanza. Con lo strumento di Campani si poteva leggere quasi tutta la pagina, mentre quello di Divini permetteva la lettura solo di alcune lettere. L'ottico marchigiano ammise la sua sconfitta e grande fu il suo imbarazzo di fronte al Cardinale, che aveva pagato quella forte cifra. A Divini non restò che pregare il prelato di consentirgli di costruirne uno migliore.
Campani testò le sue lenti non solo con prove terrestri, ma anche con l'osservazione di Saturno, il pianeta allora più discusso. Compì le prime osservazioni nell'aprile 1663, con cannocchiali da 17 e 25 palmi, ma le divulgò solo un anno dopo (insieme ai risultati dei confronti con gli strumenti del Divini) nel libretto:
{B-0036.00_.1664} "Ragguaglio di due nove osservazioni" (firmato: Roma, 17 maggio 1664)
Giuseppe Campani asserì di realizzare le lenti con un tornio speciale, e non con i consueti stampi; per tutta sua vita, mantenne un rigoroso segreto sulla natura di questa macchina. Gli studiosi oggi sono convinti che non sia mai esistita, e che si sia trattato solo di una trovata pubblicitaria. Ecco la sua descrizione di Saturno, trascritta da questo libro:
{B-0036.00_.1664} p. 17 ➤ E ne raccolsi con mio sommo contento vn fenomeno diuerso da tutti gli altri, che si sono fin'ora publicati, ancorche confermi à pieno il Sistema del Sig. Christiano Hugenij. Impercioche mi dimostrarono distintamente i miei Cannocchiali, esser Saturno cinto d'vn cerchio quanto all'apparenza di forma Ellitica, disteso in tal positura d'intorno al globo, che la parte superiore, e verso il polo Artico, asconde vna portioncella del detto globo, come al contrario la porzione inferiore del cerchio, cioè quella, che è verso l'Antartico, viene in parte dal medesimo adombrata, e couerta. Si che la parte inferiore resta dietro, la parte superiore auanti alla stella; come si fa sensibilmente comprendere dall'apparente sito e positura del cerchio; e dai contorni medesimi così dell'istesso cerchio, come del globo, o ver disco di Saturno, leggiermente ombreggiati: conforme alla quì aggiunta figura, che vltimamente n'hò delineata di propria mano, meglio ch'hò potuto. Rapportata però, e descritta in sito rouesciato, come ce l'esibisce il cannocchiale di due vetri convessi.
Per convincersi della realtà dell'osservazione, costruì un modellino di Saturno (un globo bianco, con unito un anello della stessa materia tenuto insieme da un filo di ferro) e lo osservò con i cannocchiali, ritrovando gli stessi aspetti del pianeta. Fece osservare Saturno ad altre persone, come Michelangelo Ricci con lo strumento da 17 palmi (10 agosto 1663); Mons. Bussi, il Conte Giulio di Montevecchio, il sig. Antonio Caracci il 13 agosto; un'altra persona (di cui non fa il nome) che il 7 ottobre ne eseguì un disegno del tutto simile a quello poi pubblicato, con le stesse ombreggiature.
Campani chiese a tutti questi signori di non raccontare nulla, perché nessuno si potesse appropriare della scoperta, e perché voleva ripetere l'osservazione con uno strumento più potente, che progettava di costruire. Questo gli riuscì il 27 aprile 1664 con uno strumento da 55 palmi con 4 lenti, per cui iniziò a preparare il libro citato prima. Durante la stampa, si recò da lui Gian Domenico Cassini, che riuscì ad osservare non solo Saturno, ma anche due aspetti di Giove e della Luna (che Campani asserì di aver già visto prima diverse volte, senza averle mai divulgate): le fasce di Giove, e la forma frastagliata del lembo lunare dalla parte luminosa. Il libro fu modificato nella parte finale, per introdurre questa notizia, e la stampa fu ultimata alla fine di luglio [nello scrivere il libro, Giuseppe Campani era stato certamente aiutato dal fratello Matteo, persona di cultura].
Il 9 luglio 1664, mentre il Ragguaglio era in stampa, Campani osservò le ombre dei satelliti di Giove in transito sul disco del pianeta. Non riuscì ad inserire questa osservazione nel libro, per cui fece stampare un foglio a parte, che mostrava questo fenomeno e anche una bella immagine di Saturno, migliore si quella che sarebbe apparsa nel libro; questo foglio singolo fu distribuito poco dopo il Ragguaglio (luglio o agosto 1664). La figura mostra anche un'ombreggiatura nella parte esterna dell'anello. Riproduzione nelle Oeuvres de Huygens ➤.
Matteo Campani si incaricò di pubblicizzare l'opera di Giuseppe, inviandola a Firenze, in Francia e in Olanda.
Matteo Campani scrisse da Roma la lettera: M. Campani a Huygens, 1 agosto 1664, {L-00124} I25796 I05741 D16640801, allegando una copia del libro, e riuscì ad incuriosire lo scienziato olandese. Questi scrisse: Huygens a R. Moray, 9 agosto 1664, {L-00125} I05741 I25825 D16640829, citando per errore l'autore del libro come Montani.
R. F. de Sluze a Huygens, 2 ottobre 1664, {L-00126} I25797 I05741 D16641002, conteneva in allegato la tavola di Campani, fornita da Carlo Dati. Huygens apprezzò il libro e la tavola:
Campani chiese a tutti questi signori di non raccontare nulla, perché nessuno si potesse appropriare della scoperta, e perché voleva ripetere l'osservazione con uno strumento più potente, che progettava di costruire. Questo gli riuscì il 27 aprile 1664 con uno strumento da 55 palmi con 4 lenti, per cui iniziò a preparare il libro citato prima. Durante la stampa, si recò da lui Gian Domenico Cassini, che riuscì ad osservare non solo Saturno, ma anche due aspetti di Giove e della Luna (che Campani asserì di aver già visto prima diverse volte, senza averle mai divulgate): le fasce di Giove, e la forma frastagliata del lembo lunare dalla parte luminosa. Il libro fu modificato nella parte finale, per introdurre questa notizia, e la stampa fu ultimata alla fine di luglio [nello scrivere il libro, Giuseppe Campani era stato certamente aiutato dal fratello Matteo, persona di cultura].
Il 9 luglio 1664, mentre il Ragguaglio era in stampa, Campani osservò le ombre dei satelliti di Giove in transito sul disco del pianeta. Non riuscì ad inserire questa osservazione nel libro, per cui fece stampare un foglio a parte, che mostrava questo fenomeno e anche una bella immagine di Saturno, migliore si quella che sarebbe apparsa nel libro; questo foglio singolo fu distribuito poco dopo il Ragguaglio (luglio o agosto 1664). La figura mostra anche un'ombreggiatura nella parte esterna dell'anello. Riproduzione nelle Oeuvres de Huygens ➤.
Matteo Campani si incaricò di pubblicizzare l'opera di Giuseppe, inviandola a Firenze, in Francia e in Olanda.
Matteo Campani scrisse da Roma la lettera: M. Campani a Huygens, 1 agosto 1664, {L-00124} I25796 I05741 D16640801, allegando una copia del libro, e riuscì ad incuriosire lo scienziato olandese. Questi scrisse: Huygens a R. Moray, 9 agosto 1664, {L-00125} I05741 I25825 D16640829, citando per errore l'autore del libro come Montani.
R. F. de Sluze a Huygens, 2 ottobre 1664, {L-00126} I25797 I05741 D16641002, conteneva in allegato la tavola di Campani, fornita da Carlo Dati. Huygens apprezzò il libro e la tavola:
Huygens a R. Moray, 10 ottobre 1664, {L-00127} I05741 I25825 D16641010 p. 119 ➤ Credo di avervi detto che avevo ricevuto il piccolo libro di Montani; dove rapporta la sua nuova osservazione di Saturno, e le meraviglie del suo Tornio per fare le lenti senza servirsi di forme. Poco dopo mi ha inviato ancora una figura stampata, che oltre alla detta osservazione Saturniana ne rappresenta una molto bella di Giove, nel disco del quale hanno visto passare le ombre di due dei suoi satelliti, che passavano fra esso e i loro occhi, e poco dopo uscirono dal detto disco. Non avrei mai pensato, che questa osservazione si potesse fare, vista la piccolezza di questi compagni, e bisogna proprio che le loro lenti siano d'una perfezione straordinaria. Se quello di Reeves da 60 piedi è veramente buono non potrò mancare di scoprire le dette ombre, quando queste Eclissi arriveranno. Attendo ancora il diametro di questa lente e quello della sua apertura.
Matteo Campani a Huygens, 2 dicembre 1664, {L-00128} I25796 I05741 D16641202, conteneva oltre alla lettera di presentazione, un altro disegno, riferentesi sempre all'osservazione del 9 luglio 1664. Campani avvertì che il fratello aveva voluto correggere degli errori inseriti nella prima tavola (quella fatta avere de Huygens a de Sluze), rispettando però le proporzioni delle varie parti. Questo disegno ➤ è meno ricco di particolari del primo e, almeno nella riproduzione che si trova nelle "Œuvres di Huygens", di un forte colore ocra e piuttosto confuso.
Le nuove osservazioni furono pubblicate in {B-0037.00_.1665} "Lettera di Giuseppe Campani intorno alle ombre delle stelle Medicee nel volto di Giove ed altri nuovi fenomeni celesti scoperti co' soui occhiali, al signor Gio. Dom. Cassini, primario astronomo dell'inclito studio di Bologna "(Roma, 1665).
Le osservazioni di Campani fecero sensazione anche in Francia; il "Ragguaglio" fu mostrato agli scienziati di Parigi dal I25587 Cardinale Antonio Barberini. I00472 Adrien Auzout reagì scrivendo una lunga lettera all'Abbé Charles del 13 ottobre 1664. Gli editori delle Oeuvres de Huygens pensano che tale Abbé fosse Charles de Bryas (1625-1686), detto Charles de l'Assomption, abate carmelitano; però questa fonte ➤ lo identifica con un'altra persona, nata ad Avignone nel marzo 1604, dipendente del Cardinale Mazzarino.
Il giorno dopo aver visto la tavola separata con le ombre dei satelliti di Giove (inviatagli da Roma), Auzout scrisse una seconda lettera all'Abbé Charles (20 ottobre 1664).
In: Adrien Auzout a Huygens, novembre 1664?, {L-01463} I00472 I05741 D166411XX ➤, Auzout riferì delle osservazioni che aveva fatto per verificare quelle di Campani, promettendo una lettera che però non ci è pervenuta.
Entrambe le lettere di Auzout all'Abbé furono pubblicate, insieme a delle note relative ad una lettera di Campani, nel libretto: {B-0039.00_.1665} "Lettre a M. L'Abbé Charles, sur le Ragguaglio di due nuove osservazioni da Giuseppe Campani..." (Parigi, 1665).
Esso fu ripubblicato in {A-0005.0007a.0000.17290000-0001_0068} Mémoires de l'Academie 1666-1699, VII, Partie I (1729). Recensione in {A-0004.1666_.0002.16660111-0021_0024}, Journal des Sçavans, 11.1.1666.
Auzout si complimentò con Campani per la cura con cui aveva verificato le sue osservazioni, ma criticò la geometria di alcune delle ombre disegnate e l'inclinazione dell'anello. Scrisse una lettera all'artigiano spoletino, e ottenne la promessa dell'invio di una delle sue lenti. Dopo cinque mesi di inutile attesa, Auzout aggiunse delle note alle due lettere sopra citate; mentre le stava stampando, l'Abbé Charles gli fece vedere la risposta di Campani, che finalmente era arrivata; Auzout ne inserì un'estratto (edizione ampliata del 18 aprile 1665). Campani giustificò il ritardo con il persistente maltempo degli ultimi mesi; quanto a Saturno, riportò delle nuove osservazioni:
Le nuove osservazioni furono pubblicate in {B-0037.00_.1665} "Lettera di Giuseppe Campani intorno alle ombre delle stelle Medicee nel volto di Giove ed altri nuovi fenomeni celesti scoperti co' soui occhiali, al signor Gio. Dom. Cassini, primario astronomo dell'inclito studio di Bologna "(Roma, 1665).
Le osservazioni di Campani fecero sensazione anche in Francia; il "Ragguaglio" fu mostrato agli scienziati di Parigi dal I25587 Cardinale Antonio Barberini. I00472 Adrien Auzout reagì scrivendo una lunga lettera all'Abbé Charles del 13 ottobre 1664. Gli editori delle Oeuvres de Huygens pensano che tale Abbé fosse Charles de Bryas (1625-1686), detto Charles de l'Assomption, abate carmelitano; però questa fonte ➤ lo identifica con un'altra persona, nata ad Avignone nel marzo 1604, dipendente del Cardinale Mazzarino.
Il giorno dopo aver visto la tavola separata con le ombre dei satelliti di Giove (inviatagli da Roma), Auzout scrisse una seconda lettera all'Abbé Charles (20 ottobre 1664).
In: Adrien Auzout a Huygens, novembre 1664?, {L-01463} I00472 I05741 D166411XX ➤, Auzout riferì delle osservazioni che aveva fatto per verificare quelle di Campani, promettendo una lettera che però non ci è pervenuta.
Entrambe le lettere di Auzout all'Abbé furono pubblicate, insieme a delle note relative ad una lettera di Campani, nel libretto: {B-0039.00_.1665} "Lettre a M. L'Abbé Charles, sur le Ragguaglio di due nuove osservazioni da Giuseppe Campani..." (Parigi, 1665).
Esso fu ripubblicato in {A-0005.0007a.0000.17290000-0001_0068} Mémoires de l'Academie 1666-1699, VII, Partie I (1729). Recensione in {A-0004.1666_.0002.16660111-0021_0024}, Journal des Sçavans, 11.1.1666.
Auzout si complimentò con Campani per la cura con cui aveva verificato le sue osservazioni, ma criticò la geometria di alcune delle ombre disegnate e l'inclinazione dell'anello. Scrisse una lettera all'artigiano spoletino, e ottenne la promessa dell'invio di una delle sue lenti. Dopo cinque mesi di inutile attesa, Auzout aggiunse delle note alle due lettere sopra citate; mentre le stava stampando, l'Abbé Charles gli fece vedere la risposta di Campani, che finalmente era arrivata; Auzout ne inserì un'estratto (edizione ampliata del 18 aprile 1665). Campani giustificò il ritardo con il persistente maltempo degli ultimi mesi; quanto a Saturno, riportò delle nuove osservazioni:
p. 34 ➤ 1. Il cerchio della parte di fuori cioè verso la circonferenza esteriore esser men lucido e men chiaro, per sino alla meta del suo piano e della meta in la verso il disco di Saturno, esser più chiaro e più lucido del medesimo disco.
2. Le estremita di la e di qua del disco verso la parte superiore, apparire un poco offuscate cioè men chiare del rimanente del disco..., il che non ho io detto ne creduto mai che avvenga dell'ombra del cerchio, lasciando di cio il giudicio al S. Astronomi, mentre à me tocca solo di notare puntualmente l'apparenza nella maniera istessa che la vedo, senza intricar mi d'altro.
3. Il cerchio esser un poco ombrato da una banda vicino alla parte apparente inferiore del Globo.
Lo scienziato e teologo Stanislaw Lubienetzki stava preparando un grande trattato sulle comete "Theatrum Cometicum" quando ricevette la tavola di Campani; ne inserì una bella riproduzione nel primo volume (Amsterdam, 1668) ➤ Il disegno gli era giunto allegato ad una lettera che trattava soprattutto di comete:
Athanasius Kircher a Stanislaw Lubienetzki, 25 luglio 1665, {L-02315} I06452 I07531 D16650725 in {B-0041.00_.1668} p. 755 ➤ Invio qui incluso un Sistema di Saturno, osservato con un ingegniosissino telescopio di Campani, un tubo da 50 piedi: i cui inusitati fenomeni fisici fanno restare tutti rapiti dallo stupore...
Le osservazioni di Campani furono citate in una nota nel primo numero del periodico inglese Philosophical Transactions {A-0002.0001_.0001.16650316-0002_0003} e nel primo numero di Journal des Sçavans {A-0004.1665_.0001.16650105-0003_0005}.
Nei secoli successivi alcuni dei risultati ottenuti dagli astronomi del 1600 furono dimenticati; la storia delle osservazioni di Campani fu "riscoperta" nel XIX secolo, e all'artigiano spoletino fu persino accreditato della prima individuazione dell'anello C.
Il 24 maggio 1853 Angelo Secchi scrisse al Capitano inglese R.H. Manners una lettera, che fu stampata in Monthly Notices of the Astronomical Society:
Nei secoli successivi alcuni dei risultati ottenuti dagli astronomi del 1600 furono dimenticati; la storia delle osservazioni di Campani fu "riscoperta" nel XIX secolo, e all'artigiano spoletino fu persino accreditato della prima individuazione dell'anello C.
Il 24 maggio 1853 Angelo Secchi scrisse al Capitano inglese R.H. Manners una lettera, che fu stampata in Monthly Notices of the Astronomical Society:
Angelo Secchi a R. H. Manners, 24 maggio 1853, {L-00758} I11160 I07803 D18530524 in {A-0075.0013_.0008.18530610-0248_0248} p. 248 ➤ Recentemente ho ricevuto l'interessante Memoria di Otto Struve sugli anelli di Saturno, e ho cercato se le antiche osservazioni di Campani e dei primi astronomi italiani confermino quello che è stato trovato da lui, che lo spazio scuro fra l'anello e il pianeta in precedenza appariva più grande di adesso, e ho trovato da una figura di Campani che questo è realmente il fatto. La figura, di cui vi mando l'originale, mostra anche una debole ombra come una vestigia dell'anello scuro interno che è stato recentemente scoperto.
Si veda anche la nota del redattore delle "Oeuvres Complètes de Christiaan Huygens" {B-0123.05_.1893} p. 118 ➤.
Dunque le ombreggiature sul globo sarebbero state causate dall'interposizione del tenue anello C (scoperto ufficialmente da Bond nel 1850, come vedremo) ed inoltre Campani avrebbe distinto l'anello A dall'anello B, anche senza percepire l'esistenza della Divisione di Cassini (di cui parleremo fra poco). La prima interpretazione viene oggi decisamente rifiutata.
Si pretese anche che nel 1665 I05552 Robert Hooke fosse riuscito ad intravedere l'oscuramento dell'anello sul globo del pianeta, basandosi su un suo disegno pubblicato su Philosophical Transactions, e riferentisi ad osservazioni del giugno 1666 {A-0002.0001_.0014.16660712-0245_0246}.
Dunque le ombreggiature sul globo sarebbero state causate dall'interposizione del tenue anello C (scoperto ufficialmente da Bond nel 1850, come vedremo) ed inoltre Campani avrebbe distinto l'anello A dall'anello B, anche senza percepire l'esistenza della Divisione di Cassini (di cui parleremo fra poco). La prima interpretazione viene oggi decisamente rifiutata.
Si pretese anche che nel 1665 I05552 Robert Hooke fosse riuscito ad intravedere l'oscuramento dell'anello sul globo del pianeta, basandosi su un suo disegno pubblicato su Philosophical Transactions, e riferentisi ad osservazioni del giugno 1666 {A-0002.0001_.0014.16660712-0245_0246}.
§ D16600801 D16600826 D16600827 D16600902 D16601004 D16601020 D16601105 D16620315 D16620329 D16620518X D16640801 D16640829 D16641002 D16641010 D166411XX D16641202 D16650105 D16650725 D16651023 D18530524
§ I00472 I01318 I01360 I01960 I03093 I03629 I04162 I04170 I04586 I05228 I05372 I05552 I05741 I06452 I07531 I07803 I09628 I10323 I11160 I13528 I25587 I25792 I25793 I25796 I25797 I25799 I25801 I25823 I25824 I25825 I25840 I26091 I26106 I26114 I26115 I26138
§ {A-0002.0001_.0001.16650316-0002_0003} {A-0002.0001_.0014.16660712-0245_0246} {A-0004.1665_.0001.16650105-0003_0005} {A-0004.1666_.0002.16660111-0021_0024} {A-0004.1684_.0014.16840515-0162_0166} {A-0004.1684_.0017.16840612-0197_0201} {A-0005.0007a.0000.17290000-0001_0068} {A-0075.0013_.0008.18530610-0248_0248}
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