Il primo giugno Lalande scrisse {L-00219} a Zach di aver ricevuto da Piazzi le osservazioni dall'1 gennaio all'11 febbraio, sulle quali il giovane Burckhardt (emigrato dalla Germania) si era messo subito al lavoro. Il successivo giorno 4, quando ovviamente non sapeva ancora della ricezione dei dati, Zach scrisse a Lalande {L-01526} parlandogli di cose che probabilmente lo infastidirono. Si capì in seguito in modo chiaro che l'astronomo di Parigi non aveva mai creduto nella legge empirica e nel supposto pianeta mancante, e forse aveva considerato ridicola l'intera faccenda, che invece stava enormemente a cuore a Zach. Dando per scontata una lettera di Piazzi a Lalande con l'annuncio della scoperta, Zach si stupì: Piazzi non le ha mai parlato del pianeta, come fece il 24 gennaio con Oriani e Bode? Il secondo, per la verità, nel riportare la lettera, non accennò ad un tale discorso; ma pare che Zach credesse che avesse mentito, per prendersi il merito dell'intuizione. Zach riportò le previsioni sue e di Oriani sull'orbita del pianeta da cercare, poi entrò in un altro discorso che gli stava a cuore: il nome del pianeta. Ripetè le sue critiche a Bode, e tutta la lunga disquisizione che aveva fatto ad Oriani, biasimando anche il nome 'Herschel' proposto proprio da Lalande al posto di 'Urano'. Proprio quello che serviva per compiacere l'astronomo francese! Questi avrebbe poi dichiarato apertamente di disprezzare i nomi mitologici; per lui tutti gli astri potevano ricevere per nome, nient'altro che il cognome dello scopritore.
Il 6 giugno Burckhardt scrisse Zach {L-00182} che l'orbita parabolica non riusciva a rappresentare tutte le osservazioni; meglio affidarsi ad un'orbita circolare. Il giorno 9 comunicò {L-00183} di aver ottenuto un discreto risultato con un'orbita ellittica. Ma stava per entrare in campo nel calcolo dell'orbita il medico di Brema Heinrich Matthias Olbers, al quale Bode con la lettera {L-01748} del 6 giugno riassunse quello che sapeva: le due lettere di Piazzi (la prima con dati insufficienti, la seconda con l'annuncio della malattia), mentre aspettava ansiosamente l'invio delle osservazioni complete. Olbers ricevette la lettera in pochi giorni (non in decine di giorni, come succedeva a Piazzi) e già il giorno 12 scrisse {L-00221} a Bode, congratulandosi per la possibile conferma della teoria del pianeta mancante. Diede il primo dei suoi innumerevoli contributi alla questione, stimando (con i rozzi dati a disposizione) un'orbita poco eccentrica con raggio 2.951. Il giorno 24 presentò un'altra orbita.
Il 6 giugno Burckhardt scrisse Zach {L-00182} che l'orbita parabolica non riusciva a rappresentare tutte le osservazioni; meglio affidarsi ad un'orbita circolare. Il giorno 9 comunicò {L-00183} di aver ottenuto un discreto risultato con un'orbita ellittica. Ma stava per entrare in campo nel calcolo dell'orbita il medico di Brema Heinrich Matthias Olbers, al quale Bode con la lettera {L-01748} del 6 giugno riassunse quello che sapeva: le due lettere di Piazzi (la prima con dati insufficienti, la seconda con l'annuncio della malattia), mentre aspettava ansiosamente l'invio delle osservazioni complete. Olbers ricevette la lettera in pochi giorni (non in decine di giorni, come succedeva a Piazzi) e già il giorno 12 scrisse {L-00221} a Bode, congratulandosi per la possibile conferma della teoria del pianeta mancante. Diede il primo dei suoi innumerevoli contributi alla questione, stimando (con i rozzi dati a disposizione) un'orbita poco eccentrica con raggio 2.951. Il giorno 24 presentò un'altra orbita.
Olbers a Bode, 12 giugno 1801, {L-00221} I09147 I01252 D18010612
Bode: {B-0047.00_.1802} p. 16 ➤ Il 12 giugno mi scrisse Herr v. Olbers da Brema: « Non posso esimermi di porvi le mie più sincere congratulazioni per il merito del primo annuncio di una scoperta così grande e importante, com'è quella di un presunto nuovo pianeta primario. Da entrambe le osservazioni del 1 e 23 gennaio ho calcolato i seguenti elementi, nell'assunzione, che esse siano fatte al cerchio meridiano, e che l'orbita sia un perfetto cerchio: raggio dell'orbita 2.951, long. elioc. 1 gennaio 1801 2Z. 7° 45′, ☊ 2 Z. 21° 55′, inclinazione dell'orbita 7° 56′, periodo orbitale 5.069 anni. Naturalmente, da due osservazioni così vicine l'una all'altra e date solo con minuti interi (sono quelle riportate il 24 gennaio), nemmeno il presunto percorso circolare può essere trovato con affidabilità. La verosimile non trascurabile eccentricità dell'orbita rende comunque tutti questi elementi ancora molto dubbi. Intanto rimane, come lei ha giustamente notato, che questa stella in movimento senza alcuna nebulosità sia molto probabilmente il pianeta fra Marte e Giove da lei sempre supposto. A due osservazioni geocentriche, com'è noto, si adattano innumerevoli sezioni coniche, ma la circostanza, che la stella di Piazzi divenne stazionaria fra il 10 e l'11 gennaio, ragionevolmente è il luogo di una terza osservazione, e non solo elimina la maggior parte di queste sezioni coniche, ma dimostra la sua distanza dal Sole e che l'orbita del nuovo pianeta non deve deviare molto dal cerchio. »
In quei giorni del giugno 1801 successero diverse cose. Il 10 Zach ricevette la lettera {L-00207} di Bode, che lo informava della malattia di Piazzi; il giorno 11, a Bode arrivò la {L-00194} di Piazzi, che conteneva finalmente tutte le osservazioni, però con la richiesta di non pubblicarle. Il giorno 12 Zach scrisse a Bode la {L-01524}, lamentando l'assoluta mancanza di buone notizie da Parigi:
Zach a Bode, 12 giugno 1801, {L-01524} I13680 I01252 D18010612
Bode: {B-0047.00_.1802} p. 15 ➤ Il 12 giugno Freiherr v. Zach mi scrisse fra l'altro quanto segue: « La settimana scorsa ho ricevuto lettere da Lalande, Laplace, Delambre, Mechain, Fleurieu, Henry, Burckhardt, tutti dandomi svariate notizie interessanti, e nessuno parla del pianeta. Cosa significa? Solo Lalande e Mechain menzionano la cometa di Piazzi. Il primo mi scrisse il primo giugno: "Ho ricevuto una lettera dal Sig. Piazzi, in cui mi ha inviato le osservazioni della sua cometa, dal 1 gennaio fino all'11 febbraio. Burckhardt ora si occupa degli elementi della stessa." Quindi sempre cometa, non pianeta. Cosa significa, che Piazzi non le ha mandato le sue osservazioni? Anche da Oriani non ho sentito nulla. Ma ora l'intera questione sarà presto chiarita perché ci sono osservazioni complete di 40 giorni. Mechain mi scrisse il 26 maggio: "Avete già visto la cometa, di cui i giornali hanno annunciato, che fu scoperta a gennaio da Piazzi a Palermo? Nessuno l'ha trovata qui. Dal dicembre 1799 i nostri astronomi non hanno scoperto nessuna cometa. Diverse volte l'ho cercata, senza successo." »
Bode prese male la lettera di Piazzi: finalmente, dopo lunga attesa e dopo due pressanti richieste, erano arrivate le osservazioni, ma con la richiesta di tenerle segrete! Come Zach, anche Bode si sfogò con Oriani, nella lettera {L-01747}. Riassunto: nella lettera del 24 gennaio Piazzi mi diede dei dati incomprensibili, come un impostore o "Cagliostro" che non voleva che potessero essere correttamente usati. Oltretutto, tutti si sono resi conto che alcune coordinate sono sbagliate (soprattutto in latitudine), per cui non si riesce a rappresentarle con un'unica orbita. Ora finalmente mi sono arrivati i dati completi, ma non ho voglia di perderci altro tempo. Scriverò a Piazzi (che non è siciliano, ma della Valtellina: tedesco, per così dire) per dirgli che i suoi piani sono svelati.
Si trattò di uno sfogo momentaneo; non era pensabile che Bode gettasse la spugna, e difatti non lo fece.
Il giorno 17 Oriani scrisse a Zach la {L-01527} rivelando un retroscena: Piazzi si era imbattuto nel nuovo astro mentre cercava di rimisurare la stella Mayer 87 del catalogo di Wollaston, che invece non si trovava. La stella osservata dall'astronomo inglese invece esisteva, ma si trattava della Lacaille 87: Wollaston aveva scritto Mayer al posto di Lacaille.
La questione degli errori nei dati era estremamente imbarazzante, e stava distruggendo la reputazione di Piazzi. Persino gli scarni dati inviati nella prima lettera erano sballati, ma non andò meglio con le osservazioni complete. Alla fine di giugno, Piazzi scoprì cos'era successo: quando inviò i dati, stava così male da non essere in grado di fare personalmente le riduzioni: affidò il compito al giovane assistente, Niccolò Cacciatore (21 anni), e non riuscì neppure a controllare i calcoli.
Il 30 giugno scrisse a Bode, Oriani e Lalande, fornendo i dati corretti. A Lalande scrisse: «Vari astronomi credono che sia un pianeta; io ne dubito ancora. », ma a Bode propose il nome "Ceres Ferdinandea", nel caso risultasse un pianeta. Lettera a Bode:
Si trattò di uno sfogo momentaneo; non era pensabile che Bode gettasse la spugna, e difatti non lo fece.
Il giorno 17 Oriani scrisse a Zach la {L-01527} rivelando un retroscena: Piazzi si era imbattuto nel nuovo astro mentre cercava di rimisurare la stella Mayer 87 del catalogo di Wollaston, che invece non si trovava. La stella osservata dall'astronomo inglese invece esisteva, ma si trattava della Lacaille 87: Wollaston aveva scritto Mayer al posto di Lacaille.
La questione degli errori nei dati era estremamente imbarazzante, e stava distruggendo la reputazione di Piazzi. Persino gli scarni dati inviati nella prima lettera erano sballati, ma non andò meglio con le osservazioni complete. Alla fine di giugno, Piazzi scoprì cos'era successo: quando inviò i dati, stava così male da non essere in grado di fare personalmente le riduzioni: affidò il compito al giovane assistente, Niccolò Cacciatore (21 anni), e non riuscì neppure a controllare i calcoli.
Il 30 giugno scrisse a Bode, Oriani e Lalande, fornendo i dati corretti. A Lalande scrisse: «Vari astronomi credono che sia un pianeta; io ne dubito ancora. », ma a Bode propose il nome "Ceres Ferdinandea", nel caso risultasse un pianeta. Lettera a Bode:
Piazzi a Bode, 30 giugno 1801, {L-00197} I09696 I01252 D18010630
Bode: [ 1 ] - {B-0047.00_.1802} p. 14 ➤ Queste sono in realtà le osservazioni meglio ridotte o migliorate, inviate da Piazzi in una sua successiva lettera del 30 giugno. Egli riferì nel contempo nella stessa, che il suo assistente aveva commesso degli errori nella precedente; era ancora così debole all'epoca, che non aveva potuto fare niente. Ora vuole pensare al calcolo delle sue osservazioni. Se la Stella è un vero pianeta, vorrebbe suggerire, di chiamarlo Ceres Ferdinandea. La cometa, disse ancora il Sig. Piazzi, è apparsa costantemente come una stella di ottava grandezza; non si poteva osservare ad occhio nudo. È stata sempre osservata al Meridiano (immancabilmente nel suo eccellente cerchio da 5 piedi) e in realtà scoperta durante la ricerca della stella che Wollaston chiama nel suo General Astronomical-Catalogue arranged in Zones of North Polar Distance (Lond. 1789) Fol. Zone 74. Mayer 87, ma non nel catalogo zodiacale di questo famoso astronomo (v. Opera inedita. Vol.1. p. 52).
Bode: [ 2 ] - {A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m} p. 136 ➤ Queste sono propriamente le osservazioni rivedute e corrette che ho ricevuto in una lettera posteriore di Piazzi, del 30 giugno. Dice fra l'altro in questa lettera: che il suo amanuense aveva fatto vari errori nella riduzione delle sue osservazioni, perché la sua propria malattia gli aveva impedito di rivedere personalmente. Se la stella è un pianeta, aggiunge, io proporrei che la si chiamasse Ceres Ferdinandea. L'ha vista sempre come una stella di ottava grandezza; non ha mai potuto scoprirla ad occhio nudo. Essa fu sempre osservata da lui al meridiano e scoperta all'occasione di un altra stella che cercava e che nel suo Astronomical-Catalogue &c. (fol. Londr. 1789) Wollaston designa con Mayer 87, ma che invece non si trova nel Catalogue zodiacal di questo astronomo celebre. (V. Opera inedita Vol, 1. p. 52) *). NOTE *) Il n. 87 del Catalogo di Mayer è 34 Arietis (secondo Flamsteed). Questa circostanza impegnò Piazzi a fare lui stesso le ricerche il 1° gennaio di sera; trovò, in questo modo, la pretesa stella 87 di Mayer, e molto vicino, a sud-ovest, una piccola stella, di cui noto l'indomani alla sera il cambiamento di posizione. Trovai che invece di La Caille, Wollaston aveva scritto Mayer; perché, nel catalogo zodiacale del primo (Ephémérides der mouvemens célestes, 4. Paris 1763.) la stella in questione si trova essere la 87.ma. Ne diedi avviso a Piazzi. È dunque una svista nel nome, da parte di Wollaston, che ha dato luogo all'importante scoperta del corpo celeste che noi dobbiamo a Piazzi; il che è un supplemento agli esempi che provano che noi siano di sovente debitori al puro caso, delle più grandi scoperte.
Non bisogna dimenticare che le lettere di Piazzi impiegavano molte settimane per arrivare, per cui i sospetti su di lui durano ancora per molto. In quel mese di giugno, in un giorno imprecisato, Maskelyne inviò ad un mittente non noto una descrizione durissima di Piazzi {L-00200}: «... il Sig. Piazzi, Astronomo del Re delle due Sicilie, a Palermo, ha scoperto un nuovo pianeta all'inizio di quest'anno, ed è stato così avido da mantenere il suo delizioso boccone per se' per sei settimane; se non che fu punito per la sua illiberalità da una malattia, ciò significò che perse traccia di esso ...»
È fin troppo facile stigmatizzare il comportamento di Piazzi, però bisognerebbe provare a mettersi nei suoi panni. Quando era arrivato in Sicilia, aveva dato lustro e spinta all'astronomia in quella regione; il Re Ferdinando lo stimava e non solo aveva finanziato l'Osservatorio, ma aveva anche fatto stampare a sue spese il catalogo stellare. Piazzi non voleva proclamare la scoperta di un pianeta, prima di essere sicuro; in caso che tutto si rivelasse un'illusione, avrebbe fatto una figuraccia, tradendo la stima che il Re gli portava. Inoltre, i suoi critici erano in grado di scambiarsi notizie, opinioni e anche malumori nel giro di pochi giorni, per cui si indispettivano nella lunga attesa delle lettere di Piazzi, che, quando arrivavano, apparivano sempre deludenti e datate rispetto alla situazione del momento. Ma, quanto a snervante attesa, lui patì più di loro; persino Oriani, che era il suo interlocutore preferito e la sua principale fonte di notizie, in varie occasioni si rese irreperibile per lunghi periodi, a causa di impegni che lo allontanavano da Milano. Alcune lettere e pacchi lungamente attesi non arrivarono mai a Palermo, e a volte Piazzi perse anche quello che aveva spedito.
Il 2 luglio Bode presentò un nuovo rapporto all'Accademia. I dati completi di Piazzi (che erano ancora quelli con gli errori di riduzione) davano per la declinazione del giorno della scoperta un valore inferiore di mezzo grado, per cui l'inclinazione, dapprima stimata a 6°, passava a 12°. Questo avrebbe spiegato perché il pianeta non era stato scoperto prima: raggiungeva delle longitudini inusuali. Il semiasse risultò 2.95, e il periodo 5.067 anni. Bode fece notare la difficoltà di determinare l'eccentricità, a causa del piccolo arco (3°) descritto nei 41 giorni di osservazione. Olbers gli scrisse che riteneva esclusa l'orbita parabolica, e confermata un'orbita poco eccentrica; l'approssimazione circolare gli dava un semiasse 2.73018 e un'inclinazione 11°3'36".
Il 6 luglio Zach (che non sapeva niente dell'errore dell'assistente) scrisse una lettera {L-00199} ad Oriani, in cui chiamava Bode "Bodin", e Piazzi addirittura "Pazzo". Ad Oriani (che gli aveva fornito le osservazioni complete di Piazzi) rinfacciò di essere troppo abbottonato, di coprire l'amico, mantenendo un "Altum Silentium jesuiticum". La incomprensibile gelosia di Piazzi ha fatto perdere moltissimo tempo: chissà se si riuscirà a ritrovare il pianeta. I suoi preziosi dati sono pure sbagliati: com'è possibile che un osservatore abile, con un magnifico strumento, abbia fatto questo?. Il giorno 13 si sfogò anche con Lalande {L-01528}.
Il 19 luglio ricevette una lettera da Laplace:
È fin troppo facile stigmatizzare il comportamento di Piazzi, però bisognerebbe provare a mettersi nei suoi panni. Quando era arrivato in Sicilia, aveva dato lustro e spinta all'astronomia in quella regione; il Re Ferdinando lo stimava e non solo aveva finanziato l'Osservatorio, ma aveva anche fatto stampare a sue spese il catalogo stellare. Piazzi non voleva proclamare la scoperta di un pianeta, prima di essere sicuro; in caso che tutto si rivelasse un'illusione, avrebbe fatto una figuraccia, tradendo la stima che il Re gli portava. Inoltre, i suoi critici erano in grado di scambiarsi notizie, opinioni e anche malumori nel giro di pochi giorni, per cui si indispettivano nella lunga attesa delle lettere di Piazzi, che, quando arrivavano, apparivano sempre deludenti e datate rispetto alla situazione del momento. Ma, quanto a snervante attesa, lui patì più di loro; persino Oriani, che era il suo interlocutore preferito e la sua principale fonte di notizie, in varie occasioni si rese irreperibile per lunghi periodi, a causa di impegni che lo allontanavano da Milano. Alcune lettere e pacchi lungamente attesi non arrivarono mai a Palermo, e a volte Piazzi perse anche quello che aveva spedito.
Il 2 luglio Bode presentò un nuovo rapporto all'Accademia. I dati completi di Piazzi (che erano ancora quelli con gli errori di riduzione) davano per la declinazione del giorno della scoperta un valore inferiore di mezzo grado, per cui l'inclinazione, dapprima stimata a 6°, passava a 12°. Questo avrebbe spiegato perché il pianeta non era stato scoperto prima: raggiungeva delle longitudini inusuali. Il semiasse risultò 2.95, e il periodo 5.067 anni. Bode fece notare la difficoltà di determinare l'eccentricità, a causa del piccolo arco (3°) descritto nei 41 giorni di osservazione. Olbers gli scrisse che riteneva esclusa l'orbita parabolica, e confermata un'orbita poco eccentrica; l'approssimazione circolare gli dava un semiasse 2.73018 e un'inclinazione 11°3'36".
Il 6 luglio Zach (che non sapeva niente dell'errore dell'assistente) scrisse una lettera {L-00199} ad Oriani, in cui chiamava Bode "Bodin", e Piazzi addirittura "Pazzo". Ad Oriani (che gli aveva fornito le osservazioni complete di Piazzi) rinfacciò di essere troppo abbottonato, di coprire l'amico, mantenendo un "Altum Silentium jesuiticum". La incomprensibile gelosia di Piazzi ha fatto perdere moltissimo tempo: chissà se si riuscirà a ritrovare il pianeta. I suoi preziosi dati sono pure sbagliati: com'è possibile che un osservatore abile, con un magnifico strumento, abbia fatto questo?. Il giorno 13 si sfogò anche con Lalande {L-01528}.
Il 19 luglio ricevette una lettera da Laplace:
Laplace a Zach, 19 luglio 1801, {L-01520} I07031 I13680 D18010719
Zach: {A-0007.0004_.0008.18010800-0155_0174} p. 158 ➤ In una successiva lettera del Senatore Laplace del 19 luglio, che ottenemmo giusto durante la correzione del presente foglio, questo grande geometra spiega in modo ancora più preciso riguardo a questo astro, e ci assicura che non è contrario a considerarlo un pianeta, e l'obiezione di alcuni astronomi a causa della grande inclinazione dell'orbita, gli sembra essere una debole osservazione. Siccome l'opinione di questo studioso è della massima importanza, inseriamo per intero questo passaggio della sua lettera. « Voi avete ben ragione in quello che mi scrivete di Piazzi, è molto spiacevole, che non abbia avvisato a tempo gli astronomi; perché ora si avrà qualche problema a ritrovare questo astro. La sua inclinazione più alta di quella degli altri pianeti, può fare una leggera difficoltà contro l'opinione di coloro, che ne fanno un pianeta, ma essa è ancora minore dell'eccentricità di Mercurio. Non sono dunque per niente lontano dal credere che questo astro sia un pianeta, e vi esorto molto a cercarlo non appena esso sarà liberato dai raggi del sole. » E ancora nella stessa lettera, dove il senatore mi informa del volume III della sua opera immortale, pronto per la stampa, Mécanique cèléste, prende di nuovo questa opportunità per spiegare questo strano astro: « Il nuovo astro osservato da Piazzi, non deve, vista la sua estrema piccolezza, influire sensibilmente sui movimenti planetari, ma se è un pianeta, spero che da qui all'inverno prossimo, la sua orbita sarà sufficientemente conosciuta, perché io possa dare nella mia opera le perturbazioni che esso subisce. »
Il 25 luglio Oriani scrisse una lettera {L-00166} a Piazzi:
Oriani a Piazzi, 25 luglio 1801, {L-00166} I09199 I09696 D18010725
Oriani: {B-0308.00_.1874} p. 51 ➤ Dopo aver ricevute le vostre osservazioni ho calcolato l’orbita del nuovo astro da voi scoperto, supponendola parabolica, ed ho trovato i seguenti elementi: Nodo ascendente 2° 21° 48' // Inclinazione 9° 33' // Long. del perielio 4° 10' 16" // Distanza perielia 2,1045 // Tempo del perielio 1801 giugno 21,07. Questi elementi soddisfano passabilmente a molte vostre osservazioni, ma non si possono combinare con tutte. Le latitudini in generale deviano sensibilmente, e quasi quasi dubiterei che vi possa essere corso qualche errore nella riduzione delle declinazioni, tanto più che nella prima osservazione accennatami nella vostra lettera del 24 gennajo avete detto che la declinazione pel giorno 1 gennajo era 16° 8', mentre nella nota dettagliata di tutte le osservazioni, essa si trova 15° 37' 43",5. Io non ho pubblicato nè le vostre osservazioni, nè l’ orbita parabolica ora indicatavi, ma da Parigi fu mandato all’astronomo di Gotha il calcolo fatto da Burckhardt, e questo si è tosto stampato in un giornale astronomico-geografico (1). Io vi mando i foglietti che ne ho ricevuto per la posta d’oggi. Ivi vedrete tutto quello che si è fatto finora sul vostro pianeta. Anzi devo avvertirvi, che il nome di Ήρα, ossia Hera, cioè Giunone, gli è stato dato quasi universalmente da tutta la Germania, onde sarà difficile di sbattezzarlo e di chiamarlo Cerere. Procurate di ristabilir bene la vostra salute, e credetemi sempre Tutto vostro Oriani.
(1) Allude alla Mon. Corr. di Zach. Vol. IV, pag. 58-61.
Interrompo brevemente la narrazione per parlare brevemente un famoso episodio.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, il famoso filosofo, il 27 agosto 1801, giorno del suo 31° compleanno, presentò una tesi per ottenere la qualifica di lettore all'Università di Jena: "Dissertatio Philosophica de orbitis planetarum" (Dissertazione filosofica sulle orbite dei pianeti). Ecco la versione stampata: {B-0098.00_.1801} ➤
Solo gli esperti di filosofia sono in grado di dare un giudizio compiuto su quest'opera, collocandola nella cultura del tempo; appare chiaro, comunque, il suo rifiuto della regola di Bode: essendo una semplice relazione aritmetica, senza potenze dei numeri, non era degna di essere considerata dalla filosofia. Hegel propose una sua serie numerica, con uno strano procedimento. Dopo molte pagine di argomentazioni, verso la fine della sua dissertazione, prese le mosse dalla serie dei 7 numeri platonici, p. 32 ➤
1 , 2 , 3 , 4 , 9 , 8 , 27
Poi mutò 8 in 16 (senza giustificazione: “16 enim pro 8 quem legimus ponere liceat”) ed elevò ogni numero alla potenza 4/3. Questi sono i risultati che si ottengono con i sistemi moderni (arrotondati a 2 decimali):
1 , 2.52 , 4.33 , 6.35 , 18.72 , 40.32 , 81
Hegel fornì dei risultati differenti, probabilmente per errori di arrotondamento:
1.4 , 2.56 , 4.37 , 6.34 , 18.75 , 40.34 , 81
In corrispondenza del primo valore, attuò un'altra variazione arbitraria: sostituì 1 con la radice cubica di 3, circa 1.4. In questa serie i termini stanno approssimativamente nella stessa proporzione delle distanze planetarie, e non c'è più alcuna misteriosa lacuna fra Marte e Giove, in quanto il grande spazio fra questi pianeti è contemplato dalla serie: “inter quartum et quintum locum magnum esse spatium”. Hegel cercò di mostrare che anche i satelliti Giove e quelli di Saturno rispondevano a questi numeri, introducendo altre arbitrarietà ed errori di calcolo. Comprensibilmente, l'accoglienza a questo lavoro non fu delle migliori. Il Duca di Sachsen-Gotha, Ernst II, mandò a von Zach una copia della tesi di Hegel con l'iscrizione: "Monumentum insaniae saeculi decimi noni" (Monumento alla follia del XIX secolo). Per sua fortuna, nello stesso 1801 Hegel pubblicò nella rivista "Kritisches Journal der Philosophiae" il primo di una celebre serie di articoli con i quali cominciò ad affermarsi.
In {A-0007.0005_.0005.18020500-0333_0342}, Monatliche Correspondenz, 7, (maggio 1802) Zach scrisse la recensione di un'opera del benedettino Placidus Heinrich, che lodò. Ma prima volle cogliere l'occasione di scagliarsi contro i filosofi che disprezzavano i principi su cui si basava quel modo di lavorare, e che si stavano diffondendo nelle accademie tedesche. Pur senza citare esplicitamente l'opera e l'autore, lanciò una violenta invettiva contro Hegel e la sua dissertazione: ➤
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, il famoso filosofo, il 27 agosto 1801, giorno del suo 31° compleanno, presentò una tesi per ottenere la qualifica di lettore all'Università di Jena: "Dissertatio Philosophica de orbitis planetarum" (Dissertazione filosofica sulle orbite dei pianeti). Ecco la versione stampata: {B-0098.00_.1801} ➤
Solo gli esperti di filosofia sono in grado di dare un giudizio compiuto su quest'opera, collocandola nella cultura del tempo; appare chiaro, comunque, il suo rifiuto della regola di Bode: essendo una semplice relazione aritmetica, senza potenze dei numeri, non era degna di essere considerata dalla filosofia. Hegel propose una sua serie numerica, con uno strano procedimento. Dopo molte pagine di argomentazioni, verso la fine della sua dissertazione, prese le mosse dalla serie dei 7 numeri platonici, p. 32 ➤
1 , 2 , 3 , 4 , 9 , 8 , 27
Poi mutò 8 in 16 (senza giustificazione: “16 enim pro 8 quem legimus ponere liceat”) ed elevò ogni numero alla potenza 4/3. Questi sono i risultati che si ottengono con i sistemi moderni (arrotondati a 2 decimali):
1 , 2.52 , 4.33 , 6.35 , 18.72 , 40.32 , 81
Hegel fornì dei risultati differenti, probabilmente per errori di arrotondamento:
1.4 , 2.56 , 4.37 , 6.34 , 18.75 , 40.34 , 81
In corrispondenza del primo valore, attuò un'altra variazione arbitraria: sostituì 1 con la radice cubica di 3, circa 1.4. In questa serie i termini stanno approssimativamente nella stessa proporzione delle distanze planetarie, e non c'è più alcuna misteriosa lacuna fra Marte e Giove, in quanto il grande spazio fra questi pianeti è contemplato dalla serie: “inter quartum et quintum locum magnum esse spatium”. Hegel cercò di mostrare che anche i satelliti Giove e quelli di Saturno rispondevano a questi numeri, introducendo altre arbitrarietà ed errori di calcolo. Comprensibilmente, l'accoglienza a questo lavoro non fu delle migliori. Il Duca di Sachsen-Gotha, Ernst II, mandò a von Zach una copia della tesi di Hegel con l'iscrizione: "Monumentum insaniae saeculi decimi noni" (Monumento alla follia del XIX secolo). Per sua fortuna, nello stesso 1801 Hegel pubblicò nella rivista "Kritisches Journal der Philosophiae" il primo di una celebre serie di articoli con i quali cominciò ad affermarsi.
In {A-0007.0005_.0005.18020500-0333_0342}, Monatliche Correspondenz, 7, (maggio 1802) Zach scrisse la recensione di un'opera del benedettino Placidus Heinrich, che lodò. Ma prima volle cogliere l'occasione di scagliarsi contro i filosofi che disprezzavano i principi su cui si basava quel modo di lavorare, e che si stavano diffondendo nelle accademie tedesche. Pur senza citare esplicitamente l'opera e l'autore, lanciò una violenta invettiva contro Hegel e la sua dissertazione: ➤
Cosa si può dire di un altro scritto accademico in cui si afferma che la vera filosofia non riconosce in alcun modo una legge secondo la quale potrebbe esserci un altro pianeta tra Giove e Marte; al contrario, stabilisce un'altra vera legge, dalla quale diventa chiaro che un tale pianeta non può esistere nel sistema del mondo. Tali dichiarazioni oltraggiose furono stampate nello stesso anno in cui fu scoperto Ceres! Queste persone, che dovrebbero imparare prima di insegnare, che non sanno distinguere tra peso e gravità e che sono colpevoli degli errori più puerili, vogliono aprire nuove strade, biasimano e superano Newton, a cui sono totalmente indegni di sciogliere i lacci delle scarpe, i cui insegnamenti stanno ancora causando le scoperte più brillanti del sistema del mondo, mentre la loro iperfisica e le loro fantasticherie non hanno prodotto la minima scoperta, anzi essi l'avrebbero impedite, se li avessimo seguiti! Cosa sarebbero diventate la nostra fisica e astronomia, se un tale spirito avesse preso il sopravvento? Non è forse un dovere di ogni uomo retto pensante, di combattere contro un simile vandalismo letterario! Un dotto Principe, che conosce la vera fisica e la vera astronomia, che vide questo scritto accademico trascendente, scrisse di esso: Monumentum Insaniae Saeculi XIX.
Il primo agosto Piazzi, scrivendo {L-00176} a Bode, finalmente ammise che la Stella poteva essere un pianeta:
Piazzi a Bode, 1 agosto 1801, {L-00176} I09696 I01252 D18010801
Bode: [ 1 ] - {A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m} p. 140 ➤ Nel mese di settembre ricevetti una lettera di Piazzi del 1° agosto, nella quale mi disse fra l'altro: « Credo che voi abbiate ragione di prendere la mia stella per un pianeta. Le ultime osservazioni (di febbraio) nelle quali essa perse molta della sua luce, mi avevano indotto in errore; non ho più potuto rappresentare il suo corso su di una parabola. Il cammino che essa ha percorso durante le mie osservazioni, è troppo piccolo perché io possa calcolarlo esattamente in ellisse; il cerchio sembrerebbe convenire meglio, e basta per farlo ritrovare al suo ritorno dal sole. » Mi comunicò allo stesso tempo gli elementi del cerchio che aveva trovato per esso, e finì augurandosi che si desse al pianeta il nome di Ceres Ferdinandea. *)
*) In maggio, io avevo proposto Giunone; è sorto il problema di dargli ancora altri nomi.
Bode: [ 2 ] - {B-0047.00_.1802} p. 34 ➤ Finalmente, in settembre ricevetti da Piazzi una lettera del 1° agosto, con il seguente contenuto: « Io penso, che voi abbiate ragione, di considerare la mia stella un vero pianeta. Le ultime osservazioni (in Febbraio), in cui essa perse molta della sua luce, mi avevano portato fuori strada. *) Ho cercato di rappresentare la sua orbita con una parabola, ma invano. Il suo percorso osservato finora è ancora troppo piccolo per il calcolo esatto in un'ellisse. Un arco di circonferenza è la cosa migliore, ed è sufficiente a ritrovarlo dopo il suo ritorno dal Sole. Io ho calcolato questi ultimi elementi della sua orbita: raggio del cerchio 2,6862; ☊ 2 Z. 20° 46' 48"; moto orbitale dal 1° gennaio fino all'11 febbraio 9° 2' 29", 7; inclinazione 10° 51' 12"; Epoca 1801. 2 Z. 8° 46' 22"; moto in 100 anni 22° 6' 33", 7; periodo siderale 1628,27 giorni; diametro alla distanza della Terra dal Sole 19"; dimensioni 1,33 diametri della Terra **). Questi elementi sono presi da un trattato, che presto apparirà a stampa, e che vi invierò da Vienna tramite il Sig. Triesnecker. Le mie osservazioni del pianeta sono state fatte con un cannocchiale, che ha 50 ingrandimenti e 3 pollici di apertura; ho stimato il suo diametro in 7". *) Negli primi giorni ho tentato di osservarlo con un telescopio notturno e con un altro acromatico di quattro pollici in apertura; ma fu impossibile distinguerlo così. La abbraccio di cuore, per aver annunciato per primo il mio nuovo pianeta, che mi piacerebbe vedere allegato al nome Ceres Ferdinandea. Non penso che possa essere osservato prima di novembre.
*) Cioè Piazzi pensava che la stella fosse una cometa che si allontanava rapidamente dalla Terra.
**) Assunta la doppia parallasse orizzontale del ☉ = 17", sarebbero 19/17=1.12 diam. ♁.
*) Il signor Piazzi non ha avuto l'opportunità di misurare effettivamente il diametro apparente; quindi la sua stima dello stesso e le dimensioni del pianeta che ne sono state dedotte sono solo un risultato molto incerto.
Bode: [ 3 ] - {A-0008.1804_.0000.18010000-0249_0259} p. 259 ➤ Molto simile al brano precedente.
L' 8 agosto Piazzi scrisse {L-00184} ad Oriani:
Piazzi a Oriani, 8 agosto 1801, {L-00184} I09696 I09199 D18010808
Piazzi: {B-0308.00_.1874} p. 52 ➤ Vi ho scritto in data dei 10 aprile (1) e dei 30 giugno (2). Con l’ultima vi mandai una copia corretta delle mie osservazioni (3) sulla nuova stella: vostre risposte però non ho veduto ancora. Sareste mai caduto voi pure ammalato? Voglio lusingarmi piuttosto che o le vostre o le mie lettere si siano smarrite. In giugno e parte di luglio mi sono occupato dei calcoli delle mie osservazioni, per quanto almeno lo hanno permesso le altre mie occupazioni e più particolarmente la debolezza della mia salute. Trovo pertanto che il movimento della stella per tutto il tempo che fu osservata non si può affatto rappresentare con un arco parabolico. Ho scelto le osservazioni del 1e 19 gennajo e dell’11 febbrajo. Per combinare prossimamente la prima e l’ultima coll’ intermedia ho dovuto supporre la differenza, fra i due raggi delle osservazioni del 1° gennajo e dell’11 febbrajo di 0,26 e ho avuto una parabola, i di cui elementi sono: Perielio 4s 5°28'36" // Passaggio al perielio 184,6487 giorni da aggiungersi al tempo della prima osservazione // Nodo ascendente 2s 19° 43' 0” // Inclinazione 10° 34' 0" // Distanza perielia 0,3713077. Prima di passare a cercar una seconda parabola ho voluto esaminare come corrispondevano le altre osservazioni in questa ipotesi, e mi è parso di riconoscere che in qualunque parabola non si sarebbero mai accordate. Ho descritto meccanicamente la parabola, vi ho trasportato le osservazioni, ed ho rintracciata alla meglio l'indole dell’arco che potrebbe rappresentarle. Ho veduto che era un cerchio. Ho dunque combinato in un cerchio le osservazioni del 1 e 19 gennajo e 11 febbrajo. Dopo poche ipotesi ho ritrovato due raggi, cioè 2,7067 e 2,6862, coi quali calcolando le altre osservazioni si rappresentavano esse assai bene, non essendo la massima differenza in longitudine di un minuto, nè mai arrivando a 30” quella in latitudine. I raggi intermedii, come ho provato con qualche osservazione, soddisfano quasi egualmente. Mi è parso poter conchiudere, che l’ellisse è assai poco eccentrica, e che il calcolo rigoroso in una simile curva, per quanto le osservazioni siano buone (le A. R. dai 10 gennajo agli 11 febbrajo sono state fatte contemporaneamente al cerchio ed allo stromento dei passaggi, e la differenza tra le due osservazioni non è che di una in due decime di secondo), atteso il piccolo arco descritto tra la prima e l’ultima osservazione, sarà sempre incerto. Perciò affine di tentare di nuovamente ritrovare quest’astro ho creduto che bastasse calcolarne gli elementi in un cerchio. Eccovi li risultati: Raggio 2,6862 // Epoca 1801 2s 8° 46' 41",4 // Mov. in 100 giorni 21° 43' 50" // Nodo ascend. 2. 20° 46' 48" // Inclinazione 10° 51' 12" // Distanza media dedotta dal tempo della stazione 2,9352. Questo raggio, se io non ho preso qualche abbaglio nel calcolo, mi pare troppo grande. L’elongazione pel tempo della stazione è 4s 4°. Rivoluzione siderea 1656.653. Opposizione verso li primi di marzo 1802. E siccome nelle prime osservazioni io giudicai il diametro apparente dalla stella di 7" circa (diametro che dopo il 23 gennajo, egualmente che la sua luce, andò sempre diminuendo, a segno che nelle ultime osservazioni, posta la stella sotto il filo, ne rimaneva interamente coperta, onde fu poi che io sempre la credetti cometa), ne ho conchiuso il suo rapporto col volume della Terra di 1,33, essendo il diametro della stella alla distanza del Sole dalla Terra 19". Come io penso, quest’astro non si potrà facilmente distinguere prima del mese di dicembre, solo tempo in cui io mi propongo di cominciare a cercarla. Tutto ciò è l'estratto di una piccola Memoria, che ho dovuto presentare alla Deputazione degli studii, che della medesima ha ordinato la stampa (1). Il rito di questo paese non ha ancora permesso che si pubblichi, ma spero che lo sarà in breve, e subito cercherò la strada di farvela pervenire il più presto che sarà possibile. Ricordatevi delle preghiere che vi ho dato nelle mie precedenti rispetto alle vostre Effemeridi e ad altri libri. Si è soppressa in Como la casa dei Teatini, ed ai medesimi si è assegnata una pensione. Sarebbe mai possibile che potessi ottenerla io ancora? Vi abbraccio di cuore.
(1) Sulla lettera XLI è scritto chiaramente 11 aprile.
(2) Questa lettera più non esiste; è anzi possibile che Piazzi abbia commesso un error di memoria, e che questa lettera sia identica a quella del 7 maggio, accennata sotto il numero XLIII.
(3) Le osservazioni furono spedite colla lettera dell’ 11 aprile, n. XLI.
(1) Risultati delle osservazioni della nuova stella scoperta il di 1 gennajo all'Osservatorio Reale di Palermo da Giuseppe Piazzi, Ch. Reg., Direttore del medesimo, presentati alla suprema generale Deputazione degli studii, in Palermo, 1801. Nella Reale Stamperia. [giunta a Milano il 4 settembre (bollo postale).]
Scrisse 'ho dovuto', perché stava ancora poco bene. I curatori della "Corrispondenza" dubitavano dell'esistenza di una lettera del 30 giugno. Tuttavia, il 30 giugno 1801 Piazzi inviò a Lalande e Bode le osservazioni corrette; è improbabile che non abbia fatto lo stesso con Oriani.
Il 25 agosto scrisse {L-00184} a Lalande: « Spero che voi voi interesserete a questa scoperta fatta da uno dei più rispettosi, più teneri e riconoscenti dei vostri allievi. » Lo stesso giorno, scrisse ad Oriani {L-00167}:
Il 25 agosto scrisse {L-00184} a Lalande: « Spero che voi voi interesserete a questa scoperta fatta da uno dei più rispettosi, più teneri e riconoscenti dei vostri allievi. » Lo stesso giorno, scrisse ad Oriani {L-00167}:
Piazzi a Oriani, 25 agosto 1801, {L-00167} I09696 I09199 D18010825
Piazzi: {B-0308.00_.1874} p. 53 ➤ La carissima vostra dei 25 luglio mi è giunta nel momento che stava per pubblicare la mia Memoria: sono perciò stato in caso di farvi una soggiunta in cui do gli elementi della vostra parabola con un estratto dei due foglietti tedeschi che mi avete favorito. Se li Tedeschi credono di aver la privativa di battezzare le altrui scoperte, chiamino pure la mia nuova stella con quel nome che più loro piace: io le conserverò sempre quello di Cerere, e vi sarò tenutissimo se voi ed i vostri colleghi farete altrettanto. Ma ciò che grandemente m'interessa si è di tornarla a vedere. Per mia disgrazia io non posso cercarla che al suo passaggio al meridiano, non avendo nè equatoriale, nè macchina parallattica. Voi che ne siete provveduto, probabilmente la troverete prima di me; vi prevengo però di non lusingarvi di altrimenti riconoscerla che al suo movimento. L’ellisse di Burckhardt non mi soddisfa; il tempo della rivoluzione mi pare troppo breve. Voi avete somma facilità ed esercizio nel calcolo, potreste perciò farmi un simile lavoro che potrebbe molto giovare a voi ed a me, per ritrovare la stella. Le osservazioni abbiatele per assai buone; il foglietto tedesco mi ha fatto riesaminare le riduzioni, nè vi ho trovato che piccole differenze, che troverete segnate sul foglio che qui vi suppiego. Sarebbe pure per me una grande consolazione, che un mio paesano, un mio amico fosse il primo a verificare la scoperta. Se vi risolvete al calcolo dell’ ellisse, mandatemene i risultati, col luogo dell’ astro pei 15 e 30 novembre. Avvisatemi ancora di quanto saprete che da altri sia stato fatto o scritto su questa materia. Nelle attuali circostanze non mi giungono che le vostre lettere e quelle di Bode. Alla prima occasione rimetterò in Napoli la mia Memoria, che non è che di tre o quattro fogli, per farvela pervenire il più presto possibile. Se vi troverete degli errori, avvisatemene francamente per mia istruzione. Salutatemi Testa ed i vostri confratelli.
All'inizio di settembre Piazzi si attivò per inviare il suo libro a Oriani, Zach e Bode: {B-0124.00_.1801} "Risultati delle osservazioni della nuova stella scoperta il di' 1. gennajo all'Osservatorio Reale di Palermo". L'astronomo Triesnecker di Vienna fece avere il libro il 14 ottobre a Bode, che lo spedì a Zach; questi glielo rimandò indietro, ringraziando, perché ne aveva già ottenuto una copia, sempre attraverso Triesnecker. Il giorno 22 arrivò a Maskelyne a Londra, e si conserva ancora [RGO Manuscript 4/221, Cambridge University Library] un manoscritto con una traduzione inglese che aveva richiesto ad Antonio Parachinatti, professore di lingua italiana.
Riguardo al calcolo dell'orbita, Piazzi scrisse in questo libro:
Riguardo al calcolo dell'orbita, Piazzi scrisse in questo libro:
p. 7 ➤ … mi fu facile riconoscere, che il movimento di questa Stella non si poteva affatto rappresentare con un arco parabolico, quale prossimamente descrivono le Comete.
Dall'ipotesi parabolica passai quindi alla circolare, e fatte poche supposizioni, ritrovai due raggi, cioè 2.7067 e 2.6862, con ciascuno de' quali assai meglio, che in qualunque parabola venivano rappresentate tutte le osservazioni. I Pianeti però descrivendo ellissi più o meno eccentriche, e non cerchj; egli è da chiedersi, che il nostro ancora non si allontanerà da questa legge. In una ellisse avrei quindi dovuto continuare i miei calcoli, come però l'arco osservato è assai picciolo, i risultati ne sarebbero molto incerti, ed in travaglio lungo, e penoso. Ho per tanto preferito il cerchio, maggiormente che gli elementi, che si avrebbero dall'ellisse per determinare il luogo di quest'Astro, non mi sembra, che siano per essere più sicuri di quelli, che si hanno dal cerchio.
Li 10 Gennajo la Stella da retrograda, che era prima, divenne diretta. Partendo per tanto dall'osservazione di questo giorno, cercai la sua elongazione per tempo della stazione. 4s. 4.0 onde si ha per raggio medio dell'orbita 2.9352. Ma la differenza, che passa tra questo raggio, e l'altro, che si ha dal movimento dell'Astro dal 1 Gennajo a' 11 Febbrajo, indicherebbe una grande eccentricità; quando per l'opposto l'andamento delle osservazioni mi sembra piuttosto indicare, che l'eccentricità debba essere picciolissima. Per altro il diametro dedotto dall'elongazione pel tempo della stazione non può mai essere di molta esattezza, e particolarmente nel presente caso nostro.
Piazzi riportò questo quadro di risultati:
Raggio dell'orbita : 2.6862
Movimento sull'orbita dal 1 Genn. a' 11 Febbrajo : 9° 2' 29”.7
Epoca 1801 : 2s 8° 46”.22”.0
Movimento in 100 giorni : 0. 22°. 6'. 33”.7
Longitudine ☊ : 2s.20°.46”.48”.0
Inclinazione dell'orbita : 10°.51'.12”.0
Distanza media dedotta dal tempo della stazione : 2.9352
Rivoluzione tropica dedotta dalla distanza media colla legge di Keplero : anni 5.03
Rivoluzione siderea dal movimento sull'orbita : giorni 1628.27
Diametro apparente alla distanza della terra dal Sole : 19”
Volume : uno e un terzo di quello della terra
Opposizione : 1802 verso i primi di Marzo
Dopo aver dato i residui fra le posizioni osservate e quelle calcolate, Piazzi continuò:
Raggio dell'orbita : 2.6862
Movimento sull'orbita dal 1 Genn. a' 11 Febbrajo : 9° 2' 29”.7
Epoca 1801 : 2s 8° 46”.22”.0
Movimento in 100 giorni : 0. 22°. 6'. 33”.7
Longitudine ☊ : 2s.20°.46”.48”.0
Inclinazione dell'orbita : 10°.51'.12”.0
Distanza media dedotta dal tempo della stazione : 2.9352
Rivoluzione tropica dedotta dalla distanza media colla legge di Keplero : anni 5.03
Rivoluzione siderea dal movimento sull'orbita : giorni 1628.27
Diametro apparente alla distanza della terra dal Sole : 19”
Volume : uno e un terzo di quello della terra
Opposizione : 1802 verso i primi di Marzo
Dopo aver dato i residui fra le posizioni osservate e quelle calcolate, Piazzi continuò:
p. 13 ➤ … La corrispondenza delle longitudini osservate colle calcolate nell'ipotesi circolare, il movimento nel Zodiaco, da cui solo nelle massime latitudini per poco si allontana, e la posizione tra Marte, e Giove, sembra non permettano di dubitare, che questo nuovo astro sia un vero Pianeta; ed assi probabilmente quello appunto, già dall'anno 1772 dedotto dal calcolo, ed annunziato dal Sig. Bode Astronomo dell'Accademia delle Scienze di Berlino. Che se prima non si è osservato, quantunque il Zodiaco sia stato esaminato con molta diligenza dai migliori Astronomi, ciò, come io penso, dee attribuirsi alla picciolezza principalmente del Pianeta rispetto alla sua distanza dalla terra, ed alle sue massime latitudini. Sebbene non è lontano dal vero, che dall'Ab. de la Caille, o da Tobia Mayer sia esso forse stato veduto. Ne' cataloghi delle Stelle Zodiacali di questi due astronomi, ve ne sono alcune osservate una sol volta, le quali non mi è mai stato possibile di rinvenire, quantunque le abbia cercate più fiate, e in tempi diversi. Se a Gottinga si conservano le osservazioni originali di Mayer, e a Parigi quelle dell'Ab. la Caille si potrà per avventura venirne in chiaro. In fine dell'opera mia sulla Posizione delle fisse, la stampa della quale, mediante la munificenza del nostro Graziosissimo Sovrano, è già molto avanzata, darò un Catalogo delle Stelle perdute, che potrà molto facilitare questa ricerca. Sì fatta scoperta sarebbe del massimo pregio, e ci porrebbe in grado di sicuramente ritrovare una volta per sempre questo nuovo Astro.
È opinione di molti, alla quale assai io inclino, che vi siano più altri Pianeti a questo simili. Siccome però le Stelle oltre la 7a grandezza o non si osservano dagli Astronomi, o si contentano di osservarle una sola volta, ed al più due; così sarà ben difficile, che si possano essi mai scoprire. Se io non fossi nell'uso di osservare la stessa Stella quattro, cinque, sei volte, e più ancora, non avrei certamente scoperta questa mia. Riandando, come accade, dopo lungo tempo le osservazioni del 1, e dei 2 Gennajo, e ritrovando, che esse non erano in accordo, avrei cercata allo stesso luogo del Cielo la Stella in questione, e non ritrovandola, come doveva accadere, l'avrei posta nel numero delle dubbie; cosa, che pur troppo mi è convenuto fare con qualche altra, le di cui osservazioni non si sono potute continuare per l'inclemenza del Cielo.
Gli Signori Oriani, Bode e Zach appena videro le osservazioni del 1, e 23 Gennajo, che loro comunicai sotto li 24 stesso, accenando insieme la circostanza, che il giorno 10 la Sella di retrograda era divenuta diretta, opinarono tosto, che fosse un nuovo Pianeta, e ne conchiusero prossimamente gli stessi elementi probabili, che si erano da me congetturati. Come però dopo li 23 la Stella cominciò sensibilmente a diminuire di grandezza, e di luce, incerto, se ciò si dovesse attribuire ad un suo rapido allontanamento dalla terra, o piuttosto allo stato dell'atmosfera, che dopo tal tempo divenne sempre più fosco, e caliginoso, cominciai a dubitare della di lei natura, anzi a credere, che probabilmente essa fosse una Cometa, e non un Pianeta. Il solo calcolo di tutte le osservazioni poteva in gran parte dissipare i miei dubbj; ma io non era allora in grado di applicarmici per altre occupazioni, che aveva tra le mani, e più particolarmente pel pessimo stato di salute, in cui mi ritrovava. In Aprile però essendomi un poco ristabilito, mi era proposto di sottoporre al calcolo le mie osservazioni, ma contratta altra malattia nel collocare la Meridiana di questa Chiesa Metropolitana, e ridotto ad uno stato peggiore di prima, nell'incertezza del tempo, in cui avrei potuto ripigliare i miei studj, e sollecitato insieme dai sovralodati chiarissimi Astronomi di fare loro parte di tutte le mie osservazioni, le mandai ai Signori la Lande a Parigi, Oriani a Milano, e Bode a Berlino. Sino al giorno d'oggi dal solo Sig. Bode ho ricevuto riscontro. Egli in vista delle ulteriori mie mie osservazioni si è maggiormente confermato nella sua prima opinione; e solo rimane alquanto sorpreso, come io nella mia prima lettera al Sig. Oriani, molto inclinassi a credere la mia Stella un Pianeta; ed in seguito l'abbia risguardata più probabilmente come Cometa. Se però gli avessi comunicata la circostanza della diminuzione di luce, egli forse avrebbe concepiti gli stessi dubbj miei.
Se però non si giunge a vedere nuovamente quest'Astro, resterà sempre qualche dubbio sulla di lui natura, ed il ritornare a vederlo non sarà forse così facile, a cagione dell'incertezza degli elementi dell'orbita, che esso descrive, e più particolarmente per la sua grande picciolezza. Presentemente egli rimane sul nostro Orizzonte buona parte della notte, essendo nel segno del Cancro: ma è assai lontano da noi, perchè mi lusinghi di poterlo distinguere, e per altra parte sono sprovvisto di stromenti atti a ricercarlo con qualche sicurezza fuori dal Meridiano. Verso il principio di Novembre sarà più facile di riconoscerlo; ed oltre i primi di Marzo, tempo della sua opposizione, ed il più opportuno per osservarlo con vantaggio, e profitto, spero grandemente, che non potrà sottrarsi alle ricerche degli Astronomi.
Intanto ove a me, o ad altri prima avvenga di rinvenirlo, ne sarò tanto maggiormente compiaciuto, quanto che sull'esempio di Hallejo, di Evelio, di Bode, di Herschel, i quali recarono in Cielo i gloriosi nomi di un Carlo II, di un Poniatowski, di un Federico, d'un Giorgio III, illustri protettori dell'Astronomia; potrò con egual ragione, e forse maggiore scolpirvi a caratteri indelebili quello dell'Augusto, e Magnanimo Fondatore di questo Osservatorio, FERDINANDO nostro RE, congiunto all'altro della Divinità indigena di questo suo Regno, che Egli rende colla sua presenza più lieto, e più felice. Ho quindi già prevenuti gli Astronomi miei corrispondenti, che sarà da me denominato questo nuovo astro CERES FERDINANDEA.
Telluris patriæ ductura a Principe nomen
Astra inter, Siculi fulsit ab axe Ceres.
Michael Angelus Monti Scol. Piar.