La scoperta
Giuseppe Piazzi nacque a Ponte in Valtellina (Sondrio) il 16 luglio 1746 da una famiglia agiata, e fece i primi studi a Milano; entrò nell'ordine dei "Chierici Regolari" Teatini (1865), poi proseguì gli studi a Torino ed a Roma. Insegnò le matematiche in varie cattedre, e la sua carriera di astronomo iniziò quando il governo borbonico lo mandò all'estero in visita ai principali astronomi per preparare la fondazione di due Osservatori, uno a Napoli ed uno a Palermo.
Nel 1787 fu a Parigi presso Lalande e conobbe Delambre, Pingré, Méchain, ecc.; l'anno dopo conobbe Maskelyne, Herschel, ecc.
Da Herschel fece un brutto incidente, cadendo dall'enorme impalcatura del telescopio di Slough; dal diario di Carolina Herschel {B-0618.00_.1876} p. 55 ➤ « anche il povero Piazzi non riuscì a tornare a casa senza rompersi gli stinchi cadendo dalla rastrelliera che si proietta a grande altezza in fronte al telescopio quando nella fretta aveva dimenticato di mettere sopra di lui il cap [=???] [the cap had been forgotten to be put over it] ».
Con tre anni di pratica all'estero, nel 1790 fu in grado di fondare l'Osservatorio di Palermo. Nel 1791 iniziò la stesura di un grande catalogo stellare, la cui prima parte (con 6748 stelle) fu pubblicata nel 1803 in un magnifico volume in-folio. Era poca cosa rispetto alle 50000 stelle del catalogo di Lalande, ma le posizioni erano tutte ridotte e verificate in base a parecchie osservazioni fatte con un pregevole strumento, il cerchio meridiano di Ramsden. Quest'opera ottenne un grande successo, e fu premiata con la medaglia Lalande. La seconda edizione (con 7646 stelle) fu pubblicata nel 1814.
Ho parlato della Società Astronomica Unita (Polizia Celeste) e di come von Zach abbia affermato di aver avvertito tutti e 24 i candidati; oggi questo non è del tutto chiaro. Si conosce una lettera di von Zach ad Oriani, che invita questi e il suo amico Piazzi ad entrare nella società; ma tale comunicazione porta la data del 29 maggio 1801, mesi dopo la scoperta di Cerere. Tuttavia, nella sua seconda Memoria su Cerere, stampata nel 1802, Piazzi lascia chiaramente intendere che l'invito a parteciparvi esistesse già prima della scoperta:
Nel 1787 fu a Parigi presso Lalande e conobbe Delambre, Pingré, Méchain, ecc.; l'anno dopo conobbe Maskelyne, Herschel, ecc.
Da Herschel fece un brutto incidente, cadendo dall'enorme impalcatura del telescopio di Slough; dal diario di Carolina Herschel {B-0618.00_.1876} p. 55 ➤ « anche il povero Piazzi non riuscì a tornare a casa senza rompersi gli stinchi cadendo dalla rastrelliera che si proietta a grande altezza in fronte al telescopio quando nella fretta aveva dimenticato di mettere sopra di lui il cap [=???] [the cap had been forgotten to be put over it] ».
Con tre anni di pratica all'estero, nel 1790 fu in grado di fondare l'Osservatorio di Palermo. Nel 1791 iniziò la stesura di un grande catalogo stellare, la cui prima parte (con 6748 stelle) fu pubblicata nel 1803 in un magnifico volume in-folio. Era poca cosa rispetto alle 50000 stelle del catalogo di Lalande, ma le posizioni erano tutte ridotte e verificate in base a parecchie osservazioni fatte con un pregevole strumento, il cerchio meridiano di Ramsden. Quest'opera ottenne un grande successo, e fu premiata con la medaglia Lalande. La seconda edizione (con 7646 stelle) fu pubblicata nel 1814.
Ho parlato della Società Astronomica Unita (Polizia Celeste) e di come von Zach abbia affermato di aver avvertito tutti e 24 i candidati; oggi questo non è del tutto chiaro. Si conosce una lettera di von Zach ad Oriani, che invita questi e il suo amico Piazzi ad entrare nella società; ma tale comunicazione porta la data del 29 maggio 1801, mesi dopo la scoperta di Cerere. Tuttavia, nella sua seconda Memoria su Cerere, stampata nel 1802, Piazzi lascia chiaramente intendere che l'invito a parteciparvi esistesse già prima della scoperta:
{B-0125.00_.1802} p. 14 ➤ … ignaro affatto della stabilita società, e dell’onore, che fatto mi si era di portarmi sulla lista dei 24 Astronomi cooperatori; guidato solo dal metodo da me abbracciato di osservare, senza volerlo, senza pensarlo colsi felicemente il tanto desiderato Pianeta.
Non si ha notizia di un simile invito per Herschel; Lalande fu invitato e mostrò vivo interesse per l'iniziativa, però fu costretto a declinare l'invito perché occupato dalle osservazioni meridiane. Questo risulta da {A-0010.1808_.0000.18060500-0417_0427} "Histoire de l'Astronomie pour 1804 et 1805", Connaissance de Tems pour 1808 (1806), p. 423 ➤ [scritta da Delambre usando materiale di Lalande].
Passando alla scoperta di Piazzi, riporto alcuni brani dalla sua prima breve memoria, "Risultati delle Osservazioni della Nuova Stella scoperta il dì 1. Gennajo all'Osservatorio Reale di Palermo" (pubblicata alla fine di agosto 1801)
Passando alla scoperta di Piazzi, riporto alcuni brani dalla sua prima breve memoria, "Risultati delle Osservazioni della Nuova Stella scoperta il dì 1. Gennajo all'Osservatorio Reale di Palermo" (pubblicata alla fine di agosto 1801)
{B-0124.00_.1801} p. 3 ➤ Già da nove anni travagliando io a verificare le posizioni delle stelle, che si trovano raccolte ne' varj Cataloghi degli Astronomi, la sera del 1 Gennajo dell'anno corrente, tra molte altre, cercai la 87a del Catalogo delle Stelle Zodiacali dell'Ab. la Caille. Vidi per tanto, che era essa preceduta da un'altra, che secondo il mio costume volli osservare ancora, tanto maggiormente, che non impediva l'osservazione principale. La sua luce era un poco debole, e del colore di Giove, ma simile a molte altre, che generalmente vengono collocate nell'ottava classe rispetto alla loro grandezza. Non mi nacque quindi alcun dubbio sulla di lei natura. La sera dei due replicai le mie osservazioni, ed avendo ritrovato, che non corrispondeva nè il tempo, nè la distanza dal Zenit, dubitai sulle prime di qualche errore nell'osservazione precedente: concepii in seguito un leggiero sospetto, che forse esser potesse un nuovo Astro. La sera de' tre il mio sospetto divenne certezza, essendomi assicurato, che essa non era Stella fissa. Nientedimeno avanti di parlarne aspettai la sera dei 4, in cui ebbi la soddisfazione di vedere, che si era mossa colla stessa legge, che tenuto aveva ne' giorni precedenti.
Dai 4 ai 10 il Cielo fu coperto: la sera de' 10 mi si presentò nel Telescopio accompagnata da altre quattro della medesima grandezza a un di presso. Nell'incertezza quale si fosse la nuova, le osservai tutte, come meglio mi fu possibile, e paragonate queste osservazioni colle altre, che feci la sera degli 11, facilmente, al suo movimento, distinsi la mia dalle altre. Intanto però desiderava io grandemente di vederla fuori del meridiano, onde esaminarla, e contemplarla con agio; ma per quanto mi affaticassi, e meco si affaticassero il mio Assistente D. Niccola Cacciatore, e D. Niccola Carioti, Beneficiale di questa Real Cappella, emtrambi forniti di acuta vista, ed assai esercitati nella cognizione del Cielo, nè col Telescopio di notte, nè con un altro acromatico di 4 pollici di apertura fu possibile distinguerla dalle altre molte, in mezzo alle quali essa si aggirava. Fui quindi costretto contentarmi di vederla al meridiano pel breve tempo di due minuti circa, quanti cioè ne impiegava a trascorrere il campo del Telescopio; non permettendo le altre osservazioni, che contemporaneamente faceva di rimuovere lo stromento dalla sua posizione. A rendere intanto più sicure le osservazioni, mentre da me si osservava al cerchio, si osservava insieme al Benef. D. Niccola Carioti allo stromento de' passaggi. Per tale maniera, essendo stato il Cielo quasi sempre ingombro di nebbia, e spesso coperto da nuvole, si continuarono ininterrottamente le osservazioni sino agli 11 di febbrajo, dopo del qual tempo, essendosi la Stella molto avvicinata al Sole, non fu più possibile di vederla nel suo passaggio al meridiano. Avea in animo di cercarla fuori del medesimo per mezzo degli azzimuti, ma caduto essendo ammalato li 13 febbrajo, non mi fu permesso di fare ulteriori osservazioni.
Quelle però, che fatte si sono, sebbene non siano alla necessaria distanza, onde accertarci del vero cammino, che questa Stella tiene in Cielo, bastano però, per quanto io giudico, a farci riconoscere con sicurezza la natura del medesimo, come da' risultati, che ne ho dedotti, si può raccogliere. L'ingrandimento del Telescopio del cerchio è di 50 volte; e di 80 quello dello stromento de' passaggi, al quale la nuova Stella fu giudicata dal Carioti di 7a in 8a grandezza.
p. 9 Nelle prime osservazioni, portando l'Astro sotto il filo orizzontale del telescopio, ne rimaneva quasi interamente coperto, e come il filo sottende all'occhio un angolo di 6” circa, un poco maggiore giudicai il diametro dell'Astro cioè di 7”. Nelle ultime osservazioni non fui in grado di formare alcun giudizio sul diametro, per lo stato quasi sempre caliginoso dell'atmosfera.
In realtà, quello che vide Piazzi era il disco spurio, che lo illuse che il pianeta fosse un po' più grande della Terra (mentre è circa 13 volte più piccolo).
Consultando i necrologi scritti per Piazzi, ne ho trovato uno che racconta dei dettagli della scoperta di Cerere: "Elogio del p. Giuseppe Piazzi composto dal canonico Alfonso Filipponi e da lui recitato nell'Accademia Pontaniana nella tornata de' 26 novembre 1826" (1826):
Consultando i necrologi scritti per Piazzi, ne ho trovato uno che racconta dei dettagli della scoperta di Cerere: "Elogio del p. Giuseppe Piazzi composto dal canonico Alfonso Filipponi e da lui recitato nell'Accademia Pontaniana nella tornata de' 26 novembre 1826" (1826):
{B-0615.00_.1826} p. 36 ➤ Nella notte del 1 gennaio 1801 determinava Piazzi la situazione di una voluta stella vicina all'ottantasettesima di Mayer fra l'ariete e il toro; e l'assistente signor Cacciatore, ora Direttore della stessa specula di Palermo, ne registrava i risultamenti. Pel metodo adottato da Piazzi di ripetere le sue osservazioni, nella notte seguente contemplò di nuovo l'astro medesimo; e non trovandolo nello stesso sito, appose ad errore di scrittura dell'assistente la cambiata giacitura della creduta stella. Il signor Cacciatore fece le sue scuse, che mal persuasero il P. Piazzi. Nella terza sera richiamò Piazzi ad esame le osservazioni delle due precedenti notti; e ritrovando l'astro in un sito diverso, e tanto lontano da quello della seconda sera, quanto questo dall'altro della prima, pose con trasporto la mano sulla fronte, ed esclamò nel colmo della gioia: Ho fatto una scoperta.
Circa 45 anni dopo, fu pubblicato il libro "L'astronomo Giuseppe Piazzi" (1871) di Baccio Emanuele Maineri, che riporta la vicenda così:
{B-0614.00_.1871} p. 79 ➤ Era la notte del primo gennaio 1801, e il Piazzi attendeva, insieme al degno suo assistente ed allievo Niccola Cacciatore, a determinare la posizione di una creduta stella prossima all’ottantesima di Mayer, tra l’Ariete e il Toro. Uso a non fidarsi a una sola osservazione, rifece nella seguente notte quella dell’antecedente; ma, non iscorgendo più l’astro al sito veduto nella prima, stimò che l’assistente — benché gliel negasse — avesse errato nel farne l’annotazione; corresse quindi il supposto sbaglio. Non pago, alla terza notte esamina ancora le due precedenti osservazioni; ma che? scorge che l’astro è altrettanto discosto dal secondo sito, assegnatogli l’ultima notte, quanto erasi trovato lontano dal primo nell’antecedente. Si commuove, battesi con la destra la fronte e grida trepidante: «Una scoperta! una scoperta!»
Nell'introduzione "Al lettore" p. 9 ➤ Mainardi elencò le opere consultate, fra cui quella di Alfonso Filipponi. Ho controllato molte di queste, ma ho trovato cenni dell'episodio solo in quella citata. Ricordo che il libro fu stampato nel 1871; secondo Mainardi, la narrazione storica fu approvata dal figlio (e successore) di Nicola Cacciatore, Gaetano, che però era nato nel 1814. Io penso che le piccole differenze nel racconto siano da attribuirsi all'autore; in effetti, per errore, scrisse 80, invece di 87. La storia dovette per forza provenire dalla testimonianza di Piazzi o di Niccolò Cacciatore; senza dubbio, i due biografi l'hanno abbreviata e manipolata per adattarla al modello che volevano esprimere. Uno scrisse: "pose con trasporto la mano sulla fronte", l'altro "battesi con la destra la fronte", mentre magari nella realtà non successe esattamente nessuna delle due cose.
Alla luce di questo ragionamento, diventa interessante una terza narrazione, questa volta fatta proprio da uno dei protagonisti, Niccolò Cacciatore (1780-1841). In quale data, non so; posso dire solo: dopo la morte di Piazzi (22 luglio 1826) e prima della morte di Cacciatore (28 gennaio 1841). Il problema è che questa importante testimonianza fu stampata in un libro apparentemente privo di date (persino di anni).
Basil Hall, ufficiale navale britannico, viaggiatore e scrittore, negli ultimi anni della sua vita patì di disturbi mentali e dovette essere internato; morì nel 1844. La sua ultima opera, "Patchwork", fu pubblicata da altri nel 1841 a Londra, in 3 volumi (seguì una seconda edizione in 2 voll.). Dal vol. 2 della prima edizione traggo la notizia della sua visita all'Osservatorio di Palermo. Hall sperava che anche Cacciatore conoscesse il francese; purtroppo no, e per di più era notevolmente sordo. Arrangiandosi con quel poco di italiano che sapeva e capiva, Hall riuscì comunque a portare a fine un'intervista che considerò istruttiva e affascinante (almeno per lui, scrisse), di oltre un'ora.
Alla luce di questo ragionamento, diventa interessante una terza narrazione, questa volta fatta proprio da uno dei protagonisti, Niccolò Cacciatore (1780-1841). In quale data, non so; posso dire solo: dopo la morte di Piazzi (22 luglio 1826) e prima della morte di Cacciatore (28 gennaio 1841). Il problema è che questa importante testimonianza fu stampata in un libro apparentemente privo di date (persino di anni).
Basil Hall, ufficiale navale britannico, viaggiatore e scrittore, negli ultimi anni della sua vita patì di disturbi mentali e dovette essere internato; morì nel 1844. La sua ultima opera, "Patchwork", fu pubblicata da altri nel 1841 a Londra, in 3 volumi (seguì una seconda edizione in 2 voll.). Dal vol. 2 della prima edizione traggo la notizia della sua visita all'Osservatorio di Palermo. Hall sperava che anche Cacciatore conoscesse il francese; purtroppo no, e per di più era notevolmente sordo. Arrangiandosi con quel poco di italiano che sapeva e capiva, Hall riuscì comunque a portare a fine un'intervista che considerò istruttiva e affascinante (almeno per lui, scrisse), di oltre un'ora.
{B-0593.02_.1841} p. 167 ➤ Molti sanno che il celebrato astronomo Piazzi scoprì il pianetino Ceres a Palermo, proprio in questo osservatorio, con uno strumento di Ramsden, che abbiamo avuto la soddisfazione di vedere. Questa importante scoperta aprì la via quasi immediatamente a varie altre di natura simile. Fu fatta il primo gennaio 1801, nel quale periodo il presente astronomo, Cacciatore, era assistente di Piazzi nell'osservatorio di cui ora è il direttore. Siccome Piazzi a quel tempo era occupato nel realizzare il nobile catalogo di stelle, che poi è diventato ben noto, si mise al telescopio e osservò le stelle mentre passavano al meridiano, mentre Cacciatore scriveva i tempi, e le distanze polari, che gli venivano lette dal suo capo.
Certe stelle passarono i fili, e furono registrate come al solito il primo gennaio 1801. La notte successiva, quando passò sotto rassegna la stessa parte del cielo, varie stelle osservate la sera prima furono viste ancora nelle posizioni registrate. Di queste, tuttavia, ce n'era una che non si accordava con la posizione che le era stata assegnata la notte precedente, in ascensione retta o declinazione.
"Io penso", disse Piazzi al suo compagno, "che voi, accidentalmente, abbiate scritto il tempo del passaggio della stella, e la sua distanza dal polo, in modo scorretto". "A questo", disse Cacciatore, che mi raccontò la storia, "non replicai, ma misi particolare impegno per scrivere le osservazioni della sera successiva con grande cura. Nella terza notte ancora si verificò una discordanza, e ancora fu fatta una nota da Piazzi che avevo fatto una registrazione erronea della posizione della stella. "Al che, fui piuttosto offeso", disse Cacciatore, "e rispettosamente suggerii che forse l'errore stava nell'osservazione, non nella registrazione."
"In queste circostanze, e entrambe le parti non essendo pienamente consapevoli dell'importanza del risultato, attendemmo il transito della stella disputata con grande ansietà nella quarta notte. Quand'ecco che era ancora fuori dal posto che aveva occupato nel cielo nella precedente e in tutte le altre notti in cui era stata osservata." "Oh ho!" gridò il felicissimo Piazzi, "abbiamo scoperto un pianeta mentre pensavamo di aver osservato una stella fissa; dobbiamo sorvegliarla più attentamente."
p. 170 ➤ A prima vista potrebbe sembrare come se la scoperta di Cerere, descritta sopra, fosse stata accidentale, e che quindi fosse dovuto meno credito a Piazzi di quanto non gli sia generalmente dato per questo servizio reso all'astronomia. Ma una piccola riflessione mostrerà che questo successo è interamente ascrivibile ad una serie di pazienti ed esatte osservazioni, condotte con una mano sapiente e abile, familiarizzata da una lunga esperienza su questo soggetto, e da una buona fede nelle sue registrazioni, cercando solo la verità.
Nell'introduzione del libro citato, Maineri riportò una testimonianza del figlio di Niccolò, Gaetano:
{B-0614.00_.1871} p. 11 ➤ Nato nel 1814, (così mi scrive il Cacciatore, degno figlio dell'illustre Niccola, alunno di Piazzi, strenuo collaboratore dei Cataloghi), io non potei avere la sorte d'essere discepolo del Piazzi; ma egli ebbe sempre della mia educazione, come di quella de' miei fratelli, tenerissima sollecitudine.
La benevolenza di Piazzi nei confronti del suo assistente, e della sua famiglia, è attestata da tutte le biografie e anche dalle lettere a Oriani; lo stesso Niccolò scrisse un elogio alla morte di Piazzi; è chiaro che gli doveva riconoscenza, e non c'è motivo di pensare che avvenisse così. Io credo che abbia pensato a questo anche quando parlò con Hall: la discussione con Piazzi era logica ed inevitabile in quelle circostanze, e non bisogna correre con la fantasia immaginando che Cacciatore abbia voluto recriminare. Difatti, il seguito del racconto è conciliante: « entrambe le parti non essendo pienamente consapevoli dell'importanza del risultato » , « abbiamo scoperto un pianeta mentre pensavamo di aver osservato una stella fissa ». Semmai, è il racconto di Filipponi che può apparire come poco obiettivo e diminutivo nei confronti di Cacciatore, ma per l'autore l'unico protagonista della vicenda doveva apparire Piazzi.
Vedremo che, due mesi dopo la scoperta, il direttore si ammalò e l'assistente si trovò con una responsabilità più grande di lui, e compì gravi errori nella riduzione delle osservazioni, che crearono dei problemi. Questa volta, gli errori erano innegabili, ma l'incidente fu compreso e dimenticato; verso la fine della sua vita, fu proprio Piazzi a proporre la nomina di Niccolò al suo posto. All'inizio del 1815 Piazzi fu premiato dalla Accademia delle Scienze di Francia per i suo catalogo stellare; scrisse a Oriani:
Vedremo che, due mesi dopo la scoperta, il direttore si ammalò e l'assistente si trovò con una responsabilità più grande di lui, e compì gravi errori nella riduzione delle osservazioni, che crearono dei problemi. Questa volta, gli errori erano innegabili, ma l'incidente fu compreso e dimenticato; verso la fine della sua vita, fu proprio Piazzi a proporre la nomina di Niccolò al suo posto. All'inizio del 1815 Piazzi fu premiato dalla Accademia delle Scienze di Francia per i suo catalogo stellare; scrisse a Oriani:
Piazzi a Oriani, 8 aprile 1815, {L-02363} I09696 P04749 D18150408 p. 121 ➤ Finalmente nella scorsa settimana ho ricevuto lettera di De Lambre: la data è del 19 gennajo. In essa mi avvisa del premio, e mi dice che è di 635 franchi, dei quali una parte in una medaglia d'oro e l'altra in denaro. Penso di tenere la medaglia per me, e dare il denaro al mio D. Nicola, che per verità ebbe gran parte nei lavori del Catalogo.
Diffusione della notizia
Nella sua seconda memoria, {B-0125.00_.1802} "Della scoperta del nuovo pianeta Cerere Ferdinandea, ottavo tra i primarj del nostro sistema solare" (1802) citò la prima, e continuò la storia a partire dal novembre 1801 (quindi, non diede altre informazioni sulle prime fasi della vicenda).
La frase nel brano citato sopra, « Nientedimeno avanti di parlarne aspettai la sera dei 4 », come deve essere interpretata? La scoperta di un nuovo astro, anche se "solo" una cometa, è (ed era ancor più a quell'epoca) un evento per ogni osservatorio; tanto più per il nuovo Osservatorio di Palermo, e tanto più rappresentava una splendida novità per Sicilia. Piazzi sicuramente corse ad annunciare la notizia al Re e ad altre autorità. Se poi l'abbia fatta pubblicare da qualche parte a Palermo, per me è un mistero: non ho trovato notizie in questo senso. Oltretutto, non sono riuscito a sapere quali periodici fossero disponibili; ho trovato due libri ➤ ➤, che addirittura non ne elencano nessuno per il 1801 (!?)
Ho fatto ricerche su Google, all'interno dei testi OCR dei volumi di Google Books, e alla fine ho trovato qualcosa, ma per l'Italia settentrionale.
Dal settimanale 'Gazzetta nazionale della Liguria' (nota anche con il precedente nome di Gazzetta di Genova), fascicolo 34 del 14 febbraio 1801:
La frase nel brano citato sopra, « Nientedimeno avanti di parlarne aspettai la sera dei 4 », come deve essere interpretata? La scoperta di un nuovo astro, anche se "solo" una cometa, è (ed era ancor più a quell'epoca) un evento per ogni osservatorio; tanto più per il nuovo Osservatorio di Palermo, e tanto più rappresentava una splendida novità per Sicilia. Piazzi sicuramente corse ad annunciare la notizia al Re e ad altre autorità. Se poi l'abbia fatta pubblicare da qualche parte a Palermo, per me è un mistero: non ho trovato notizie in questo senso. Oltretutto, non sono riuscito a sapere quali periodici fossero disponibili; ho trovato due libri ➤ ➤, che addirittura non ne elencano nessuno per il 1801 (!?)
Ho fatto ricerche su Google, all'interno dei testi OCR dei volumi di Google Books, e alla fine ho trovato qualcosa, ma per l'Italia settentrionale.
Dal settimanale 'Gazzetta nazionale della Liguria' (nota anche con il precedente nome di Gazzetta di Genova), fascicolo 34 del 14 febbraio 1801:
{A-0755.0004_.0034.18010214-0270_0270} p. 270 ➤ Palermo 15 Gennajo. È stata scoperta in questo nostro Osservatorio il giorno 1 corrente una nuova Cometa nella spalla del Toro vicino alla stella XIX di Mayer. Si è osservata nei giorni 1. 2. 3. 4. nel suo passaggio al Meridiano. Quantunque non sia coperta da alcuna specie di nebulosità, pure non è visibile ad occhio nudo. Il suo movimento è retrogrado, e si avanza verso il Nord.
Dal bisettimanale "Il Corriere Milanese", fascicolo 16 del 23 febbraio:
{A-0756.1801_.0016.18010223-0139_0139} p. 139 ➤ Palermo 15 Gennajo. Il giorno 1 corrente è stata scoperta in questo nostro osservatorio una nuova cometa nella spalla del Toro vicino alla stella XIX di Mayer. Fu osservata nei giorni 1 2 3 4 nel suo passaggio al Meridiano. Quantunque non sia coperta da alcuna specie di nebulosità, pure non è visibile ad occhio nudo. Il suo movimento è retrogrado, e si avanza verso il nord.
Discuterò queste notizie fra poco. La seconda azione di Piazzi (che tutti conoscono) è la spedizione di due lettere, il giorno 24 gennaio 1801. Della prima, indirizzata all'amico Barnaba Oriani (Padre dei Barnabiti, altro ordine di Chierici Regolari), si conserva ancora il prezioso manoscritto, del quale ho reperito delle riproduzioni. Ma qui mi baso sulla trascrizione stampata in "Corrispondenza astronomica fra Giuseppe Piazzi e Barnaba Oriani" (1874), che aggiusta certi casi di ortografia impropria.
Piazzi a Oriani, 24 gennaio 1801, {L-00154} I09696 I09199 D18010124
Piazzi: {B-0308.00_.1874} p. 48 ➤ Amico carissimo --- Sebbene le attuali circostanze politiche abbiano interrotta ogni nostra corrispondenza, azzardo nientedimeno di scrivervi, impaziente di darvi una nuova che non vi sarà discara. Il dì 1° di gennajo osservai nella spalla del Toro una stella di 8a grandezza, la quale, nella sera seguente, cioè li 2, si avanzò 3' 30" circa verso il nord, e di 4' circa verso la sezione di Ariete. Verificai le mie osservazioni li 3 e 4, e trovai lo stesso movimento prossimamente. I giorni 5,6,7,8,9, il cielo fu coperto. Rividi la stella li 10 e 11, e poi li 13,14,17,18,19,21,22 e 23. La sua A.R. nella prima osservazione era 51°47' e la declinazione 16°8'. Dai 10 agli 11 di retrograda divenne diretta, e nell'osservazione di 23 fu A.R. 51°46', declinazione 17°8'. Io ho annunziato questa stella come cometa, ma il non essere essa accompagnata da alcuna nebulosità, e più il suo movimento così lento e piuttosto uniforme, mi ha fatto più volte cadere nell'animo che forse possa essere qualche cosa meglio di una cometa. Questa congettura però mi guarderai bene di avanzarla al pubblico. Quando avrò un maggior numero di osservazioni, tenterò di calcolarne gli elementi. Intanto amerei moltissimo che voi procuraste di osservarla, me ne direste ciò che ne pensate, e se da altri sia stata veduta.
Dell'altra importante lettera a Bode non esiste più l'originale. Riporto quello che sono riuscito a trovare:
Piazzi a Bode, 24 gennaio 1801, {L-00153} I09696 I01252 D18010124
[trad. francese dal tedesco, mia trad. in italiano] [ 1 ] - {A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m} p. 132 ➤ Ricevetti il 20 marzo (1801) dal D. Piazzi, astronomo del re delle due Sicilie a Palermo, una lettera datata 24 gennaio, nella quale questo scienziato mi comunicò la notizia seguente: « Ho appena scoperto il 1 gennaio di quest'anno una cometa (è così che chiamava allora la stella nuova), a 51° 47’ di AR e a 16° 8' di dec. boreale (di conseguenza, nel Toro). L'11 gennaio essa cambiò il suo movimento retrogrado in movimento diretto; il 23 essa era a 51° 46’ AR e 17° 8' di dec. boreale. Continuerò ad osservarla, e spero di poterla seguire per tutto il mese di febbraio. Essa è molto piccola, e somiglia ad una stella di 8a grandezza, senza alcuna nebulosità sensibile. »
[tedesco, mia trad. in italiano] [ 2 ] - {A-0008.1804_.0000.18010000-0249_0259} p. 249 ➤ Il 20 marzo corrente anno (1801) ricevetti dal sig. Piazzi di Palermo una lettera del 24 gennaio, in cui lo stesso riportava quanto segue: « Il primo gennaio scoprii una cometa a 51°47' di ascensione retta, e 16°8' si latitudine nord. L'11 cambiò il suo precedente moto retrogrado in un moto diretto, e il 23 era a 51°46' di ascensione retta e 17°8' di declinazione nord. Io continuerò ad osservarla, e spero di essere capace di seguirla per tutto i mese di febbraio. Essa è molto piccola, e splende come una stella di 8a grandezza, senza alcuna nebulosità apprezzabile. Vi prego di farmi sapere, se altri astronomi l'hanno già osservata; in questo caso mi eviterò la fatica di calcolare la sua orbita.»
[tedesco, mia trad. in italiano] [ 3 ] - {B-0047.00_.1802} p.1 ➤ Il 20 marzo 1801 ricevetti dal Dottor Giuseppe Piazzi, Astronomo Reale e direttore dell'Osservatorio Reale di Palermo, una lettera, datata 24 gennaio, in cui lo stesso riportava quanto segue: « Il primo gennaio scoprii una cometa nel Toro, a 51°47' di ascensione retta, e 16°8' si latitudine nord *). Il giorno 11 cambiò il suo precedente moto retrogrado (verso occidente) in un moto diretto (verso est); e il 23 era a 51°46' di ascensione retta e 17°8' di declinazione boreale. Io continuerò ad osservarla, e spero di essere capace di seguirla per tutto i mese di febbraio. Essa è molto piccola, e splende come una stella di 8a grandezza, senza alcuna nebulosità apprezzabile. Vi prego di farmi sapere, se altri astronomi l'hanno già osservata; in questo caso mi eviterò la fatica di calcolare la sua orbita.»
*) Così verso sud in triangolo con le Pleiadi e le Iadi.
Mi fermo ad analizzare queste fonti. Suppongo che il Corriere Milanese abbia preso la notizia dalla Gazzetta; i concetti sono gli stessi, cambia solo la posizione di alcune parole nella prima frase. Certamente Oriani conosceva il giornale, perché lo citò in una sua lettera del 1796 a Bonaparte; ma non è il caso di rimpiangere un'occasione perduta, perché le informazioni contenute erano insignificanti: ottenne di più 41 giorni dopo, ricevendo la lettera di Piazzi. Oltretutto, la notizia contiene un grave errore: cita la stella 19 di Mayer, che era lontanissima al luogo della scoperta; forse bisognava intendere la stella 109, relativamente vicina. Un lapsus di Piazzi o del giornale? Ad ogni modo, questa stella poi non fu più nominata nelle comunicazioni successive.
Sono colpito da questo: sui due giornali vengono citate solo le osservazioni dei giorni 1, 2, 3, 4; la lettera ad Oriani (24 gennaio) cita i giorni 1, 2, 3, 4, 10, 11, 13, 14, 17, 18, 19, 21, 22, 23. Se scrisse la nota il giorno 15, perché mai Piazzi avrebbe dovuto omettere di citare le osservazioni del 10, 11, 13, 14? Potrebbe essere successo questo: dopo il giorno 4 comunicò la scoperta in forma privata alle autorità, ma iniziò a pensare di mettere al sicuro la priorità della scoperta con una nota stampata. È possibile che abbia capito che il cielo sarebbe stato coperto a lungo (come avvenne) per cui doveva approfittarne per far pubblicare la notizia così com'era. Ci furono dei ritardi, e al dispaccio fu applicata (forse non da lui) la data del 15. Può darsi che abbia temuto che la notizia sarebbe trapelata fuori della Sicilia troppo lentamente, per cui pensò di fornirla anche (o solo?) ad un giornale "estero". Non mi stupisco che possa aver scelto la Gazzetta di Genova. In una lettera a Oriani del 27 gennaio 1815 Piazzi scrisse (da Palermo) p. 116 ➤ «Da quanto lessi or ora nella Gazzetta di Genova», per cui la leggeva a Palermo nel 1815 e possibilmente già nel 1801. Consultando la Corrispondenza Piazzi-Oriani, si vede che comunicazioni e spedizioni fra i due amici avvenivano preferibilmente sull'asse Milano-Genova-Palermo, e viceversa. Se la Gazzetta veniva venduta a Palermo, forse in quella sede risiedevano dei corrispondenti, che inviavano a Genova le notizie dalla città, dalla Sicilia, e dal Regno. I giornalisti hanno i loro mezzi e i loro canali per far circolare le notizie, anche in condizioni difficili, evitando il servizio postale ufficiale. La data del fascicolo (14 febbraio) dista 41 giorni dall'ultima osservazione citata (4 gennaio), e 30 dalla data scritta nell'articolo (15 gennaio). Visti i tempi che si riscontrano per molte lettere di Piazzi, non è molto, anche tenendo conto dei tempi morti e della sosta in redazione: dati i fatti gravissimi dall'interno, probabilmente una notizia del genere fu tirata fuori quando serviva per riempire una colonna.
Durante il periodo napoleonico, l'antica Repubblica di Genova fu soppressa, e dal 1797 fu fondata la Repubblica Ligure, che nel 1799 era diventata un fantoccio nelle mani dei francesi, quindi coinvolta nella guerra di molti stati d'Europa contro Napoleone. Nel 1800 la città fu assediata dal terra dagli austro-piemontesi, e soggetta al blocco navale degli inglesi. Dopo la resa, e la conta di 10000 morti, la città nel giugno 1800 fu riconquistata dai francesi. Nel 1805 fu annessa all'Impero Francese. Ecco delle testimonianze:
Sono colpito da questo: sui due giornali vengono citate solo le osservazioni dei giorni 1, 2, 3, 4; la lettera ad Oriani (24 gennaio) cita i giorni 1, 2, 3, 4, 10, 11, 13, 14, 17, 18, 19, 21, 22, 23. Se scrisse la nota il giorno 15, perché mai Piazzi avrebbe dovuto omettere di citare le osservazioni del 10, 11, 13, 14? Potrebbe essere successo questo: dopo il giorno 4 comunicò la scoperta in forma privata alle autorità, ma iniziò a pensare di mettere al sicuro la priorità della scoperta con una nota stampata. È possibile che abbia capito che il cielo sarebbe stato coperto a lungo (come avvenne) per cui doveva approfittarne per far pubblicare la notizia così com'era. Ci furono dei ritardi, e al dispaccio fu applicata (forse non da lui) la data del 15. Può darsi che abbia temuto che la notizia sarebbe trapelata fuori della Sicilia troppo lentamente, per cui pensò di fornirla anche (o solo?) ad un giornale "estero". Non mi stupisco che possa aver scelto la Gazzetta di Genova. In una lettera a Oriani del 27 gennaio 1815 Piazzi scrisse (da Palermo) p. 116 ➤ «Da quanto lessi or ora nella Gazzetta di Genova», per cui la leggeva a Palermo nel 1815 e possibilmente già nel 1801. Consultando la Corrispondenza Piazzi-Oriani, si vede che comunicazioni e spedizioni fra i due amici avvenivano preferibilmente sull'asse Milano-Genova-Palermo, e viceversa. Se la Gazzetta veniva venduta a Palermo, forse in quella sede risiedevano dei corrispondenti, che inviavano a Genova le notizie dalla città, dalla Sicilia, e dal Regno. I giornalisti hanno i loro mezzi e i loro canali per far circolare le notizie, anche in condizioni difficili, evitando il servizio postale ufficiale. La data del fascicolo (14 febbraio) dista 41 giorni dall'ultima osservazione citata (4 gennaio), e 30 dalla data scritta nell'articolo (15 gennaio). Visti i tempi che si riscontrano per molte lettere di Piazzi, non è molto, anche tenendo conto dei tempi morti e della sosta in redazione: dati i fatti gravissimi dall'interno, probabilmente una notizia del genere fu tirata fuori quando serviva per riempire una colonna.
Durante il periodo napoleonico, l'antica Repubblica di Genova fu soppressa, e dal 1797 fu fondata la Repubblica Ligure, che nel 1799 era diventata un fantoccio nelle mani dei francesi, quindi coinvolta nella guerra di molti stati d'Europa contro Napoleone. Nel 1800 la città fu assediata dal terra dagli austro-piemontesi, e soggetta al blocco navale degli inglesi. Dopo la resa, e la conta di 10000 morti, la città nel giugno 1800 fu riconquistata dai francesi. Nel 1805 fu annessa all'Impero Francese. Ecco delle testimonianze:
Oriani a Piazzi, 8 marzo 1800, {L-02364} I09199 I09696 D18000308 {B-0308.00_.1874} p. 47 ➤ Se entro un mese non viene liberata Genova, procurerò di trovar qualche mezzo a Livorno per mandarvi le nostre Effemeridi e gli Opuscoli scelti.
Piazzi a Oriani, 24 gennaio 1801, {L-00154} I09696 I09199 D18010124 {B-0308.00_.1874} p. 48 ➤ Sebbene le attuali circostanze politiche abbiano interrotta ogni nostra corrispondenza...
[Lalande] {B-0112.00_.1803} p. 845 ➤ Piazzi volle riservarsi il piacere di calcolare la sua cometa, e quindi assicurarne la data; inviò ai Sigg. Oriani e Bode, il 24 gennaio, due osservazioni. Le comunicazioni con la Francia erano allora interrotte.
Piazzi a Oriani, 11 aprile 1801, {L-00156} I09696 I09199 D18010411 p. 49 ➤ Sono ormai tre anni che sono privo delle vostre Effemeridi; ora che tutta l'Italia è in pace, mi lusingo che ne sarò compensato. Procurate quindi di mandarle in Napoli, ed alle medesime amerei che uniste quelle opere che forse di sono pubblicate, toccanti l'Astronomia. Ogni altra strada fuori di Napoli è dagli Inglesi impedita.
Il fascicolo 35 del 21 febbraio 1801 di 'Gazzetta nazionale della Liguria' celebra la pace fra la Repubblica Francese e l'Imperatore d'Ungheria e di Boemia p. 271 ➤. Suppongo che in qualche modo la notizia sia arrivata a Genova e da lì, almeno dopo la pace, possa essere trapelata nel nord d'Italia (almeno a Milano) e anche fuori. Prima di continuare questo discorso, devo far notare un errore presente nelle due lettere del 24 gennaio. Piazzi il 24 gennaio riportò due osservazioni approssimate: 1 gennaio asc. retta 51°47', dec. N 16°8'; 23 gennaio asc. retta 51°46', dec. N 17°8'. Le coordinate correttamente ridotte, riportate mesi dopo, furono: 1 gennaio asc. retta 51°47' 49", dec. N 15°37' 43"; 23 gennaio asc. retta 51°46' 43, dec. N 17°8' 5". La prima declinazione era sbagliata di circa mezzo grado! Questo causò molti problemi ai volenterosi che cercarono di trarre informazioni da quelle due scarne osservazioni.
La successiva informazione, in ordine di tempo, venne da Lalande dell'Osservatorio di Parigi.
La successiva informazione, in ordine di tempo, venne da Lalande dell'Osservatorio di Parigi.
Lalande a Piazzi, 27 febbraio 1801 ???, {L-00180} I06967 I09696 D18010227
Lalande: [ 1 ] - {A-0024.0054_.0005.18020500-0469_0474} p. 470 ➤ e [ 2 ] - {A-0010.1805_.0000.18030000-0453_0565} p. 455 ➤ Ma avendo visto nel Journal de Paris, che era stata scoperta una cometa a Palermo, scrissi a Piazzi, il 27 febbraio, per domandargli le sue osservazioni.
Lalande: [ 3 ] - {B-0112.00_.1803} p. 845 ➤ Avendo visto in un giornale che era stata scoperta una cometa a Palermo, scrissi a Piazzi, il 27 febbraio, per domandargli le osservazioni.
Le prime due fonti, in francese, differiscono solo per l'ortografia; la terza non riporta più esplicitamente il nome del giornale (come dirò dopo, potrebbe esserci un motivo). Le prime due fonti contennero il testo di una Memoria presentata da Lalande il 9 aprile 1802; la terza fonte fu pubblicata nel 1803.
Un'altra vaga notizia fu data da Bode:
Un'altra vaga notizia fu data da Bode:
[ 1 ] - {A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m} p. 132 ➤ Dal mese di febbraio, i giornali pubblici annunciarono la scoperta fatta da Piazzi, senza che indicassero né l'apparizione, né il luogo, né il movimento di questa cometa singolare.
[ 2 ] - {A-0008.1804_.0000.18010000-0249_0259} p. 250 ➤ I giornali pubblici menzionarono questa scoperta già a febbraio, ma così poco veniva notato sulla posizione e il moto di questa strana cometa.
[ 3 ] - {B-0047.00_.1802} p. 2 ➤ All'inizio di marzo avevo già trovato nei giornali esteri un'indicazione di questa scoperta; ma così poco era notato sulla posizione e il percorso all'apparizione di questa strana cometa.
L'espressione "i giornali" non deve essere presa letteralmente: quando una persona legge una notizia su un solo giornale, ma non vuole citarlo espressamente, o non sa che ne siano stati altri prima di quello, per rimanere sul vago si destreggia dicendo che l'ha letta "sui giornali", anche se magari ce ne fu uno solo a riportarla, proprio quello che ha letto lui. A parte questo, faccio notare il cambio del periodo: da febbraio a inizio marzo; le prime due note furono scritte nel 1801, la terza alla fine del 1802. Inoltre, le prime note dicono "i giornali pubblici annunciarono", come se Bode citasse un'informazione ottenuta indirettamente, mentre la citazione successiva indica una verifica diretta. Parlerò alla fine della pagina del possibile significato di questa variazione.
Si conosce un giornale di Parigi con la notizia? Si, ma questo non chiarisce tutto, anzi, suscita altre domande. L'articolo non l'ho trovato io, ma la discussione che segue è mia. Il quotidiano 'Journal de Paris', in data 13 Ventôse, IX.me année de la République (4 marzo 1801) pubblicò esattamente gli stessi concetti dei due giornali italiani, ma il testo assomiglia di più al quello del giornale milanese, perché mette la data della scoperta all'inizio del discorso.
Si conosce un giornale di Parigi con la notizia? Si, ma questo non chiarisce tutto, anzi, suscita altre domande. L'articolo non l'ho trovato io, ma la discussione che segue è mia. Il quotidiano 'Journal de Paris', in data 13 Ventôse, IX.me année de la République (4 marzo 1801) pubblicò esattamente gli stessi concetti dei due giornali italiani, ma il testo assomiglia di più al quello del giornale milanese, perché mette la data della scoperta all'inizio del discorso.
{N-0007.09R.000163.18010304.03-0982} p. 982 ➤ Sicile. - Palerme, 15 janvier. Le 1.er de ce mois, il a été découvert de notre observatoire, une nouvelle comète dans l'épaule du Taureau, près la 19.eme étoile de Mayer. On l'a observée le 1, 2, 3 & 4, à son passage au méridien. Quoiqu'elle ne soit couverte d'aucune espèce de tache nébuleuse, cependant on ne peut l'appercevoir à la simple vue. Son mouvement est rétrograde; elle s'avance vers le nord.
Nessuna fonte che conosco riporta la conversione nella data gregoriana completa; al massimo si trova scritto: "pubblicato nel febbraio 1801".
Mi sono chiesto molte volte: sono sicuro che la data convertita sia 4 marzo 1801? Certo. Tutti i programmi di conversione che ho provato danno questo risultato. Ci sono varie fonti dell'epoca (la Gazzetta di Genova, il Corriere Milanese, e altre) che forniscono le date in doppia versione (repubblicana/gregoriana) in accordo con i programmi.
Continuando a mettere in discussione le mie conclusioni, mi sono chiesto: forse, in quei tempi difficili, l'uscita dei giornali regolarmente tutti i giorni non era garantita, per cui la data ufficiale stampata in prima pagina era fittizia, postdatata rispetto a quella effettiva di vendita. Ho sfogliato decine di numeri dell'annata 1801 del 'Journal di Paris' e non ho trovato salti di data; inoltre, il più delle volte la data repubblicana dei fatti citati era vicinissima a quella della testata, anche del giorno precedente. Ne concludo che c'era concordanza fra la data stampata e la data di uscita: il giornale veniva venduto il giorno dopo la chiusura degli articoli, senza interruzioni. Però ho notato una cosa. A partire dal febbraio 1801, il giornale prese l'abitudine di scrivere le notizie dei fatti esteri nel calendario gregoriano; ebbene, nei controlli che ho fatto, è risultato che le date gregoriane più recenti erano di almeno 5 giorni antecedenti alla data del titolo convertita. Per un certo tempo, questo mi fece temere che i programmi di conversione fornissero un errore di circa una settimana. Ma ora, che ho fiducia nei programmi, concludo semplicemente che le date dei fatti dall'estero erano meno recenti perché le notizie ci mettevano più tempo ad arrivare, a volte dovevano essere tradotte, altre volte venivano rimandate per lasciare spazio alle notizie nazionali, molto più importanti.
Perché mi sono preso tanta pena di confermare che [13 Ventôse, IX.me année de la République] = [4 marzo 1801] ? Per contraddire quelli che dicono che Lalande scrisse a Piazzi il 27 febbraio, dopo aver letto quest'articolo! Per concludere la riflessione sulla notizia della Gazzetta, faccio notare che fra la data di questa e quella del 'Journal de Paris' ci sono 18 giorni: non molto, per quell'epoca. Trovo ragionevole dedurre che la notizia di Parigi sia stata ripresa e tradotta da quella di Milano, che a sua volta era stata presa dal giornale di Genova. Questa ricostruzione mi piace molto di più di quella che ho trovato in alcune fonti (che probabilmente non sapevano dei giornali italiani): la notizia fu inviata da Piazzi direttamente a Parigi. Anzi, per dirla tutta, mi sembra una storia inverosimile. Spedendo la notizia al Journal, Piazzi doveva sapere che non sarebbe sfuggita a Lalande, il quale gli avrebbe sicuramente chiesto tutte le osservazioni. Ma era proprio questo che voleva? Lalande ci fa capire tutto il contrario.
Mi sono chiesto molte volte: sono sicuro che la data convertita sia 4 marzo 1801? Certo. Tutti i programmi di conversione che ho provato danno questo risultato. Ci sono varie fonti dell'epoca (la Gazzetta di Genova, il Corriere Milanese, e altre) che forniscono le date in doppia versione (repubblicana/gregoriana) in accordo con i programmi.
Continuando a mettere in discussione le mie conclusioni, mi sono chiesto: forse, in quei tempi difficili, l'uscita dei giornali regolarmente tutti i giorni non era garantita, per cui la data ufficiale stampata in prima pagina era fittizia, postdatata rispetto a quella effettiva di vendita. Ho sfogliato decine di numeri dell'annata 1801 del 'Journal di Paris' e non ho trovato salti di data; inoltre, il più delle volte la data repubblicana dei fatti citati era vicinissima a quella della testata, anche del giorno precedente. Ne concludo che c'era concordanza fra la data stampata e la data di uscita: il giornale veniva venduto il giorno dopo la chiusura degli articoli, senza interruzioni. Però ho notato una cosa. A partire dal febbraio 1801, il giornale prese l'abitudine di scrivere le notizie dei fatti esteri nel calendario gregoriano; ebbene, nei controlli che ho fatto, è risultato che le date gregoriane più recenti erano di almeno 5 giorni antecedenti alla data del titolo convertita. Per un certo tempo, questo mi fece temere che i programmi di conversione fornissero un errore di circa una settimana. Ma ora, che ho fiducia nei programmi, concludo semplicemente che le date dei fatti dall'estero erano meno recenti perché le notizie ci mettevano più tempo ad arrivare, a volte dovevano essere tradotte, altre volte venivano rimandate per lasciare spazio alle notizie nazionali, molto più importanti.
Perché mi sono preso tanta pena di confermare che [13 Ventôse, IX.me année de la République] = [4 marzo 1801] ? Per contraddire quelli che dicono che Lalande scrisse a Piazzi il 27 febbraio, dopo aver letto quest'articolo! Per concludere la riflessione sulla notizia della Gazzetta, faccio notare che fra la data di questa e quella del 'Journal de Paris' ci sono 18 giorni: non molto, per quell'epoca. Trovo ragionevole dedurre che la notizia di Parigi sia stata ripresa e tradotta da quella di Milano, che a sua volta era stata presa dal giornale di Genova. Questa ricostruzione mi piace molto di più di quella che ho trovato in alcune fonti (che probabilmente non sapevano dei giornali italiani): la notizia fu inviata da Piazzi direttamente a Parigi. Anzi, per dirla tutta, mi sembra una storia inverosimile. Spedendo la notizia al Journal, Piazzi doveva sapere che non sarebbe sfuggita a Lalande, il quale gli avrebbe sicuramente chiesto tutte le osservazioni. Ma era proprio questo che voleva? Lalande ci fa capire tutto il contrario.
{B-0112.00_.1803} p. 845 ➤ Il 10 aprile, [Piazzi] mi scrisse: «Mi ero proposto di non comunicare le mie osservazioni a nessuno prima di aver ottenuto gli elementi della cometa; ma dato che siete voi che me le domandate, non ho più obiezioni: le troverete aggiunte.»
A me sembra la reazione di uno colto di sorpresa, come se la pubblicazione sul giornale di Parigi non fosse stata opera sua, e tantomeno sua volontà! Ho cercato di trovare lumi negli scritti di Zach, ma ho raccolto ulteriori ombre:
{A-0007.0003_.0006.18010600-0592_0623} p. 604 ➤ Nel febbraio del presente anno 1801 Lalande mi scrisse da Parigi. Piazzi, astronomo a Palermo, il primo gennaio aveva scoperto una cometa molto piccola nella spalla del Toro; essa appariva solo come una stella di ottava o nona grandezza, senza nessuna nebulosità e coda. Ma siccome non furono indicati ulteriori dettagli sulla sua posizione e sul suo moto, un astro così piccolo non si poteva trovare; in attesa di notizie certe, non gli prestai ulteriore attenzione.
{A-0007.0004_.0007.18010700-0053_0067} p. 56 ➤ ... La Lande, che ottenne la prima notizia della Cometa da Piazzi ...
{L-01526} del 4 giugno 1801: Piazzi, che vi segnalò la cometa, non vi scrisse riguardo al pianeta, che aveva notificato a Bode e a Oriani già il 24 gennaio? Ve l'ha detto almeno l'ultimo?
Zach nel maggio-giugno 1801 diventò diffidente nei confronti di Bode, e sospettò che anche lui avesse saputo che Piazzi aveva sospettato un pianeta, ma non lo dicesse per vantarsi di averlo intuito tutto da solo. Non so cosa dire; ad ogni modo, la cosa più interessante è che Zach era convinto che ci fosse stata una lettera fra Piazzi e Lalande: non parlò mai dell'articolo sul giornale. Forse Lalande fu tanto abbottonato da dargli la notizia della scoperta di Piazzi, senza fargli sapere come l'aveva ottenuta, e quindi Zach si immaginò una lettera che non ci fu? Però come la mettiamo con questo fatto: Zach scrisse che Lalande gli aveva riferito della scoperta di una «stella di ottava o nona grandezza, senza nessuna nebulosità e coda». I tre giornali che sono in grado di esibire non dicono nulla sulla luminosità, e anche Bode si lamentò delle informazioni troppo scarne dei "giornali"; però le due lettere del 24 gennaio (a Oriani e a Bode) parlavano di "ottava grandezza" (non 8-9), e non citavano la parola "coda". Zach finì di scrivere l'articolo su M. C. presumibilmente alla fine di maggio 1801. Per quanto ne so, il giorno 16 aveva ricevuto la lettera {L-00206} di Bode (che gli riferiva di Piazzi e dei propri calcoli sull'orbita), e il 24 scrisse a Lalande {L-00235}, evidentemente in risposta alla misteriosa lettera (fine febbraio ?), ricevuta non so quando. Se Zach non sognò la notizia sulla magnitudine, dovette averla avuta dalla lettera di Lalande o da quella di Bode. Questi due, a loro volta, avevano avuto bisogno di una lettera di Piazzi. Siccome faccio fatica ad accettare l'esistenza di una lettera Piazzi-Lalande, mi aggrappo al fatto che Bode aveva effettivamente riferito a Zach la lettera di Piazzi, che a sua volta gli aveva parlato di una stella di ottava magnitudine. Forse, nel scrivere l'articolo, Zach erroneamente attribuì la notizia a Lalande, e modificò anche nella sua memoria la descrizione dei fatti.
La data del 27 febbraio citata da Lalande può essere frutto di un errore? Forse, per documentarsi quando scrisse le sue storie, Lalande andò a cercare la notizia nel numero 163 del 13 Ventôse an IX, pag. 982; non volendo cimentarsi nella conversione della data, trovò che la massima data gregoriana citata era del 26 febbraio (una notizia dall'Inghilterra), quindi stimò (avventatamente) che il giornale fosse uscito il giorno dopo, 27 febbraio.
La data del 27 febbraio citata da Lalande può essere frutto di un errore? Forse, per documentarsi quando scrisse le sue storie, Lalande andò a cercare la notizia nel numero 163 del 13 Ventôse an IX, pag. 982; non volendo cimentarsi nella conversione della data, trovò che la massima data gregoriana citata era del 26 febbraio (una notizia dall'Inghilterra), quindi stimò (avventatamente) che il giornale fosse uscito il giorno dopo, 27 febbraio.
La frase di Lalande del 1803 "in un giornale" però potrebbe far pensare ad un'altra ricostruzione: forse la notizia fu pubblicata in più giornali, e uno di questi uscì circa una settimana prima del 'Journal de Paris", e fu letto da Lalande il 27 febbraio, o anche prima. Nel 1803 Lalande si accorse che forse si era sbagliato nella prima cronaca del fatto: non l'aveva letta nel 'Journal de Paris", ma chissà dove, per cui omise il nome del giornale. Ma c'erano altri giornali a Parigi? Come no. La 'Gazzetta Nazionale della Liguria', no. 34 (anno III, 8 febbrajo 1800) p. 277 ➤ riporta una notizia del 24 gennaio: è stato deciso che a Parigi, durante la guerra, saranno permessi 13 giornali: Le Moniteur, le Journal de debats et de décrets, le Journal de Paris, le Bien-informé, le Pubbliciste, l'Ami des lois, la Clef du Cabinet, le Citoyen Français, la Gazette de France, le Journal des hommes libres, le Journal du soir, le Journal des défenseur de la Patrie, la Decade. Ho provato a cercare in "Le Moniteur" e "Journal de debats" prima del 4 marzo 1801, ma non ho trovato niente.
Altra ipotesi: i redattori di 'Journal de Paris' erano in confidenza con Lalande, e gli passarono la notizia astronomica diversi giorni prima della pubblicazione, ma lui preferì far credere di averla letta come tutti dopo la pubblicazione del giornale. O ancora, Lalande si accorse che la data gregoriana calcolata non era 27 febbraio, ma 3 marzo, ma volle nascondere la faccenda scrivendo vagamente "su un giornale".
Tento almeno di trovare un senso nelle affermazioni di Bode. Quando scrisse "i giornali pubblici menzionarono questa scoperta già a febbraio", probabilmente non sapeva della data 27 febbraio, ma solo quello che aveva scritto Zach sul suo giornale, che Lalande gli aveva raccontato della scoperta "in febbraio': da qui l'affermazione generica e indiretta. Poi, invece, reperì l'articolo sul 'Journal de Paris' del 4 marzo, e nel 1802 scrisse: "All'inizio di marzo avevo già trovato nei giornali esteri un'indicazione di questa scoperta". Non si rese conto del conflitto di date con la versione di Lalande.
Altra ipotesi: i redattori di 'Journal de Paris' erano in confidenza con Lalande, e gli passarono la notizia astronomica diversi giorni prima della pubblicazione, ma lui preferì far credere di averla letta come tutti dopo la pubblicazione del giornale. O ancora, Lalande si accorse che la data gregoriana calcolata non era 27 febbraio, ma 3 marzo, ma volle nascondere la faccenda scrivendo vagamente "su un giornale".
Tento almeno di trovare un senso nelle affermazioni di Bode. Quando scrisse "i giornali pubblici menzionarono questa scoperta già a febbraio", probabilmente non sapeva della data 27 febbraio, ma solo quello che aveva scritto Zach sul suo giornale, che Lalande gli aveva raccontato della scoperta "in febbraio': da qui l'affermazione generica e indiretta. Poi, invece, reperì l'articolo sul 'Journal de Paris' del 4 marzo, e nel 1802 scrisse: "All'inizio di marzo avevo già trovato nei giornali esteri un'indicazione di questa scoperta". Non si rese conto del conflitto di date con la versione di Lalande.
§ {A-0010.1808_.0000.18060500-0417_0427}
§ {B-0124.00_.1801} {B-0125.00_.1802} {B-0308.00_.1874} {B-0593.02_.1841} {B-0614.00_.1871} {B-0615.00_.1826} {B-0618.00_.1876}
§ {L-00153} {L-00154} {L-00155} {L-00156} {L-00157} {L-00186} {L-00188} {L-00190} {L-00192}
§ {N-0007.09R.000163.18010304.03-0982}
§ {B-0124.00_.1801} {B-0125.00_.1802} {B-0308.00_.1874} {B-0593.02_.1841} {B-0614.00_.1871} {B-0615.00_.1826} {B-0618.00_.1876}
§ {L-00153} {L-00154} {L-00155} {L-00156} {L-00157} {L-00186} {L-00188} {L-00190} {L-00192}
§ {N-0007.09R.000163.18010304.03-0982}