{A-0006.1762_.0000.17640000-0161_0169m} "Mémoire sur le satellite Vu ou présumé autour de la planète de Vénus, & sur la cause de ses courtes apparitions & de ses longues disparitions" è la stampa della Memoria letta l'8 maggio 176 davanti all'Académie Royale des Sciences (Paris) da I09218 J.J. d'Ortous de Mairan, che credeva fermamente nell'esistenza del satellite di Venere.
Si veda anche {A-0004.1762_.0008.17620800-0528_0533}, Journal de Sçavans, aoust 1762, p 528 ➤.
In essa spiegò le sue rare apparizioni con l'interposizione dell'atmosfera solare o piuttosto della luce zodiacale fra il satellite e la Terra. Altri supposero che il satellite mostrasse sempre la stessa faccia al pianeta, come fa la Luna, e avesse forti variazioni di albedo sulla sua superficie, come Giapeto, che causavano anche grandi variazioni della sua visibilità dalla Terra.
Si veda anche {A-0004.1762_.0008.17620800-0528_0533}, Journal de Sçavans, aoust 1762, p 528 ➤.
In essa spiegò le sue rare apparizioni con l'interposizione dell'atmosfera solare o piuttosto della luce zodiacale fra il satellite e la Terra. Altri supposero che il satellite mostrasse sempre la stessa faccia al pianeta, come fa la Luna, e avesse forti variazioni di albedo sulla sua superficie, come Giapeto, che causavano anche grandi variazioni della sua visibilità dalla Terra.
{A-0006.1762_.0000.17640000-0161_0169m} p. 164m ➤ Il satellite di Venere è quasi sempre immerso nell'atmosfera del Sole, come il pianeta principale, come si può dimostrare dalla posizione e dalle dimensioni di questa atmosfera; è dunque quasi sempre avviluppato da una materia fluida più o meno denso, che ce lo nasconde in tutto o in parte, e che si complica con la sua piccolezza e con la struttura poco riflettente della sua superficie; è, io dico, a questa causa variabile che bisogna attribuire le sue apparizioni fortuite e le sue lunghe sparizioni; mentre il pianeta non cessa mai di mostrarsi così luminoso come noi la vediamo, e per la sua grandezza, quaranta o cinquanta volte più grandi, e per la struttura riflettente della sua superficie.
Nella voce "Venus" dell'Encyclopédie di I00148 d'Alembert e I26142 Diderot, 1a ed., tome 17, p. 838 si legge delle osservazioni del francese I26204 Montbarron, consigliere di Auxerre.
{B-0201.17_.1765} p. 838 ➤ Aggiungeremo le apparizioni di questo satellite ad Auxerre. I giorni 15, 28 e 29 marzo 1765 [leggi: 1764], verso le 7 e mezza di sera, M. de Montbarron, consigliere al Présidial [tribunale di giustizia] di Auxerre, ripetè le sue osservazioni con il suo telescopio [gregoriano] di 32 pollici, ne cambiò lo specchio piccolo, variò gli oculari, tenne Venere fuori del campo del suo strumento mentre osservava il suo satellite, lo fece vedere a numerose persone per delle ore intere, non trascurò niente di tutto quello che poteva accrescere la certezza dell'apparizione di questo astro.
Maggiori particolari furono dati da Charles Messier in una sua lettera a Maximilian Hell, che questi pubblicò in {B-0084.00_.1765} "De satellite Veneris" (1765):
Messier a Hell, 16 giugno 1764, {L-00938} I08227 I05243 D17640616 in {B-0084.00_.1765} p. 26 ➤ Mentre osservava Venere con un telescopio Gregoriano da 32 piedi il 15 marzo 1764 alle 7 di sera, Montbarron vide una piccola stella dalla parte oscura di Venere che formava un angolo ad est di circa 60° con la verticale. Il 28 dello stesso mese, alle 7 ½ della mattina, Montbarron vide la stessa piccola stella vicino a Venere, simile a quella osservata prima, formando un angolo ad ovest di circa 15° con la verticale. Il giorno seguente, cioè il 29 marzo, vide la stessa stella, benché Venere fosse allora coperto da sottili nubi, e l'astro faceva un angolo di 44° ad occidente con la verticale. Dopo questa ultima osservazione non riuscì più a vedere ancora la stella, nonostante l'avesse cercata molte volte con la stesso telescopio. Tutte le osservazioni provano che la stella non fu una stella fissa, siccome queste scintillano ed erano meno localizzate. Tuttavia, Montbarron asserì che non poteva distinguere nessuna fase in questa stella.
Nello stesso periodo, ripresero osservazioni danesi. I10955 Schjellerup fece notare che i registri con le osservazioni del 1762 e 1763 furono distrutti nel bombardamento di Copenhagen del 1807, e questo spiega il salto delle osservazioni di Venere dal 1761 al 1764. Horrebow e il suo secondo assistente Roedkiær non fecero mai alcun cenno alle osservazioni del 1761. Anzi, affermarono negli atti che, oltre alle note osservazioni di I02089 Cassini, I11388 Short e I08495 Montaigne, le loro erano le uniche conosciute. Nel periodico danese Skrifter, som udi det Kiøbenhavske selskab af laerdoms og videnskabers elskere, ere fremlagte og oplaeste, 9, (1765) apparvero una di seguito all'altra, 3 memorie:
{A-0749.0009_.0000.17650000-0394_0395} ''Beretning om én den 3 og 4 Martii 1764 giort Iagttagelse angaande Veneris Drabant" ➤ di I16156 Peder Roedkiær;
{A-0749.0009_.0000.17650000-0396_0399} "Christian Horrebows Reflexioner, anlangende Veneris Drabant" ➤ di I05588 Christian Horrebow ;
{A-0749.0009_.0000.17650000-0400_0403} "Videre fortsættelse af observationerne gjorte paa Veneris Drabant" ➤ di Christian Horrebow.
Dall'opera di Schjellerup già citata, dò un riassunto delle registrazioni:
{A-0749.0009_.0000.17650000-0394_0395} ''Beretning om én den 3 og 4 Martii 1764 giort Iagttagelse angaande Veneris Drabant" ➤ di I16156 Peder Roedkiær;
{A-0749.0009_.0000.17650000-0396_0399} "Christian Horrebows Reflexioner, anlangende Veneris Drabant" ➤ di I05588 Christian Horrebow ;
{A-0749.0009_.0000.17650000-0400_0403} "Videre fortsættelse af observationerne gjorte paa Veneris Drabant" ➤ di Christian Horrebow.
Dall'opera di Schjellerup già citata, dò un riassunto delle registrazioni:
{A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} p. 166 ➤ 3 marzo 1764. Alle 6 pomeridiane Roedkiær, osservando Venere, vide un satellite, con un obiettivo biconvesso da 9.5 piedi, e un'oculare da 3 pollici. La fase era simile a quella di Venere, cioè globulare, cioè con il diametro massimo in verticale in entrambi. L'oggetto si vedeva nel tubo a sinistra, ad una distanza di ¾ del diametro di Venere. Il suo centro era sullo stesso parallelo di quello di Venere, e il diametro ¼ di questo. |
Roedkiær fece pubblicare la memoria {A-0749.0009_.0000.17650000-0394_0395} per dare ulteriori informazioni.
Egli vide il satellite con l'obiettivo biconvesso da 9.5 piedi e 38 ingrandimenti, poi anche con il menisco da 14 piedi (anche se questo era affetto da aberrazione cromatica). Ma alle ore 7 di sera, non riuscì più a vederlo con gli strumenti da 18 e 7 piedi, anche se osservò molto bene due stelle fisse molto vicine al pianeta. Ritenne che la luce di un'aurora boreale che sopravvenne, avesse ostacolato l'osservazione del satellite. Si disse convinto di aver confermato le osservazioni di Montaigne, e di aver eliminato ogni dubbio sull'esistenza del satellite di Venere. Christian Horrebow condivise le idee del suo assistente e le comunicò all'Accademia Reale delle Scienze il 9 marzo 1764. In realtà Horrebow non era riuscito ad osservare il satellite, e così pure Johan Ahl, un costruttore di strumenti svedese, emigrato a Copenhagen.
Egli vide il satellite con l'obiettivo biconvesso da 9.5 piedi e 38 ingrandimenti, poi anche con il menisco da 14 piedi (anche se questo era affetto da aberrazione cromatica). Ma alle ore 7 di sera, non riuscì più a vederlo con gli strumenti da 18 e 7 piedi, anche se osservò molto bene due stelle fisse molto vicine al pianeta. Ritenne che la luce di un'aurora boreale che sopravvenne, avesse ostacolato l'osservazione del satellite. Si disse convinto di aver confermato le osservazioni di Montaigne, e di aver eliminato ogni dubbio sull'esistenza del satellite di Venere. Christian Horrebow condivise le idee del suo assistente e le comunicò all'Accademia Reale delle Scienze il 9 marzo 1764. In realtà Horrebow non era riuscito ad osservare il satellite, e così pure Johan Ahl, un costruttore di strumenti svedese, emigrato a Copenhagen.
{A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} p. 167 ➤ 9 marzo 1764. Alle 6 e mezza di sera, il satellite fu visto da I05589 Peter Horrebow Jr. (fratello di Christian), Christian Boserup e Roedkiær, ma per un difetto dell'apparato non fu possibile misurarne la posizione. Nel tubo si vedeva sopra Venere a destra, a mio giudizio facendo in angolo con la verticale di Venere di 30°, La distanza da Venere era 1 ¼ o 1 ½ diametri di Venere. Il satellite di Venere era piuttosto piccolo, circa ⅙ di Venere.
In {A-0749.0009_.0000.17650000-0400_0403} p. 400 ➤, Christian Horrebow scrisse quella sera che il satellite era stato osservato con obiettivi da 9.5 e 6 piedi e forse anche con il quadrante (da soli 3 piedi) da Peder Horrebow.
{A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} p. 167 ➤ 10 marzo 1764. Alle ore 6 di sera vedemmo con il tubo da 9.5 piedi a destra di Venere una certa luce, ma C. e P. Horrebow non osarono affermare che fosse un vero satellite di Venere. Tale luce faceva un angolo di 45° con la verticale di Venere. Roedkiær invece ci credette ... [fece misure di posizione]. La luce sparì alle ore 7 ¼ di sera.
11 marzo 1764. Quella sera, fra le le 5 ¾ e le 7 vedemmo tutti con il tubo da 9.5 piedi una luce debole a destra di Venere a circa 30* sopra l'orizzontale di Venere. Quella luce (non apparivano stelle fisse simili nel tubo) era di colore simile a Venere, per cui tutti credemmo che fosse il satellite di Venere. Tentammo in molti modi di vedere se fosse una luce fittizia, che appariva nel tubo, ma trovammo il contrario. Il colore di questa luce era simile, a quella che era apparsa a Peter Horrebow il 9 marzo, ma molto inferiore. Distava da Venere 1 o ¾ diametri di Venere. Sparì alle ore 7.
In {A-0749.0009_.0000.17650000-0400_0403} p. 402-403 ➤, Christian Horrebow descrisse gli accorgimenti presi per escludere un'illusione ottica.
In quella sera, osservò Giove e Saturno e li vide entrambi bene e senza false immagini. Per di più, durante le osservazioni diresse il telescopio in molti modi diversi, e tuttavia la posizione del satellite relativamente a Venere rimase sempre fissata. In aggiunta, un paio di volte fece passare Venere attraverso il tubo, dall'inizio alla fine, ed il satellite seguì il suo pianeta primario per tutto il tempo, come avrebbe dovuto; se fosse stata una riflessione, a volte avrebbe dovuto sparire. Anche quando sistemò il telescopio in modo che Venere fosse appena fuori di esso, poté vedere la debole luce del satellite solitario. Christian Horrebow confessò che non aveva mai visto uno spettacolo così affascinante: ringraziò il Signore per aver dato a Venere un satellite. Considerò quell'osservazione una ripetizione di quelle compiute da Cassini il 25 gennaio 1672 e 28 agosto 1686. Gli osservatori si sentirono liberati dalla liberandosi dalla “paura e modestia” che li aveva frenati.
In quella sera, osservò Giove e Saturno e li vide entrambi bene e senza false immagini. Per di più, durante le osservazioni diresse il telescopio in molti modi diversi, e tuttavia la posizione del satellite relativamente a Venere rimase sempre fissata. In aggiunta, un paio di volte fece passare Venere attraverso il tubo, dall'inizio alla fine, ed il satellite seguì il suo pianeta primario per tutto il tempo, come avrebbe dovuto; se fosse stata una riflessione, a volte avrebbe dovuto sparire. Anche quando sistemò il telescopio in modo che Venere fosse appena fuori di esso, poté vedere la debole luce del satellite solitario. Christian Horrebow confessò che non aveva mai visto uno spettacolo così affascinante: ringraziò il Signore per aver dato a Venere un satellite. Considerò quell'osservazione una ripetizione di quelle compiute da Cassini il 25 gennaio 1672 e 28 agosto 1686. Gli osservatori si sentirono liberati dalla liberandosi dalla “paura e modestia” che li aveva frenati.
{A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} p. 167 ➤ 12 marzo 1764. Quella sera il satellite di Venere non fu visto, anche se usammo i tubi come in precedenza. Eppure l'aria e serena, e riuscimmo a vedere con in tubo minutissime stelle insieme a Venere.
Per il 1764 non ci furono altre registrazioni. La memoria di Horrebow fu letta solo da pochi, per cui le sue idee ebbero scarsa diffusione. Un'eccezione fu la Gazette Littéraire de l'Europe del 18 aprile 1764 {A-0059.0001_.0008.17640418-0161_0164} p. 161 ➤.
Per completare il discorso riguardante gli astronomi di Copenhagen, riporto ora l'osservazione della sera del 4 gennaio 1768, che non fu mai stampata, e fu portata alla luce da Schjellerup:
Per completare il discorso riguardante gli astronomi di Copenhagen, riporto ora l'osservazione della sera del 4 gennaio 1768, che non fu mai stampata, e fu portata alla luce da Schjellerup:
{A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} p. 167-8 ➤ 4 gennaio 1768. Venere fu osservata a circa le ore 5 ¾ a.m. con il tubo di Dollond da 10 piedi (terrestre) , il cui aspetto era: [...], cioè poco sotto Venere a destra della linea verticale si poteva osservare una piccola luce, che era una piccola stella (che n'erano altre nel tubo, che avevano un aspetto molto diverso) che distava da Venere circa uno dei suoi diametri. Subito dopo con un tubo astronomico di Delisle da 12 piedi fu osservato Venere con questo aspetto: [...] cioè la stessa luce, che appariva sotto a destra con il tubo terrestre, appariva sopra a sinistra con quello astronomico, alla stessa distanza da Venere. Dopo un'ora o tre quarti d'ora, vedemmo la luce vicina a Venere a destra con il tubo di Dollond, a sinistra nel tubo astronomico. Lo stesso fenomeno fu osservato da 3 osservatori, Christian Horrebow, I01885 Ole Nicolai Bützow e I26203 Ejolvor Johnsen; tutti lo videro con certezza, che quella luce non era una stella, tentando tutto videro che non era un'illusione ottica, quindi sospettarono che fosse un satellite di Venere.
L'articolo di Schjellerup non contiene le riproduzioni esatte dei piccoli disegni, ma degli schemi fatti dal tipografo; certamente saranno stati simili agli originali. Una nota di Schjellerup segnalò una ovvia anomalia: p. 168 ➤ « Si potrà notare che il crescente non è rovesciato nella figura. Nella descrizione non c'è nulla riguardo al fatto che il "satellite" avesse la forma di un crescente. »
Perchè Horrebow non pubblicò questa osservazione? Secondo Maximilian Hell, che lo incontrò a Copenhagen nel maggio 1768, l'astronomo danese non credeva nell'esistenza del satellite, e neanche alle osservazioni di Roedkiær nel 1764. Erano semplici illusioni ottiche, e « le osservazioni erano state riportate sui giornali contro il suo volere. » Secondo Hell:
Perchè Horrebow non pubblicò questa osservazione? Secondo Maximilian Hell, che lo incontrò a Copenhagen nel maggio 1768, l'astronomo danese non credeva nell'esistenza del satellite, e neanche alle osservazioni di Roedkiær nel 1764. Erano semplici illusioni ottiche, e « le osservazioni erano state riportate sui giornali contro il suo volere. » Secondo Hell:
{B-0265.02_.1792} p. 118 ➤ Aveva fatto una dichiarazione pubblica all'Accademia che quello che aveva visto era solo una luce indefinita che non era rotonda né mostrava fasi come Venere; appariva come una piccola nube. Si era convinto che fosse un'illusione ottica quando non fu in grado di vedere la piccola nube con un telescopio da 18 piedi. D'altra parte, la vide con un telescopio inferiore di 9 piedi e mezzo. Concordò con la mia opinione che anche le osservazioni degli altri astronomi fossero state illusioni ottiche, come avevo spiegato nel mio trattato.
Le affermazioni di Hell sollevano dei dubbi, perchè non concordano con il resoconto pubblicato da Horrebow nel 1764 e i suoi commenti non pubblicati sulle osservazioni del 1768. Forse Hell equivocò il racconto di Horrebow, o deliberatamente lo alterò ai fini di quello che voleva dimostrare? Ad ogni modo, la teoria ottica dell'astronomo di Vienna raccolse consensi, per esempio da parte di I01770 Tomas Bugge, che occupò la cattedra di astronomia a Copenhagen dopo la morte di Horrebow.
Nel 1783 fu pubblicata una sua memoria su Urano presentata nel 1781, {A-0750.0002_.0000.17830000-0215_0225} "Om den nye planet”, Nye samling af det Kongelige Danske Videnskabers Selskabs skrifter, 2, pp. 215-225 ➤.
A p. 219 ➤ si trova una breve discussione del problema del satellite di Venere. Per le le sue apparizioni così rare, era incline a pensare che fosse dovuto ad una illusione ottica nel telescopio, e lo stimato astronomo di Vienna, Hell, aveva mostrato che in ogni telescopio e in ogni pianeta, quando l'occhio è in una certa posizione, appare vicino al pianeta un fantasma ottico o una piccola imitazione del pianeta principale. Poi fece notare che I13879 Lambert aveva calcolato che il satellite diventasse visibile di fronte al Sole il 1 giugno 1777. Il Sole fu accuratamente osservato il giorno intero a Vienna, Berlino e Copenhagen, ma non fu trovata la minima traccia del satellite; da cui si può concludere con sicurezza che quello che era stato visto e calcolato essere il satellite di Venere non era stato un reale corpo celeste.
In {A-0007.0005_.0004.18020400-0343_0344}, Monatliche Correspondez, 5, (1802) fu riportato un sunto di una vecchia lettera (10 novembre 1781) in cui I01020 Johann III Bernoulli, il famoso matematico e astronomo svizzero, faceva notare che alcuni avvistamenti del presunto satellite di Venere forse avrebbero potuto essere spiegati con il pianeta Urano:
Nel 1783 fu pubblicata una sua memoria su Urano presentata nel 1781, {A-0750.0002_.0000.17830000-0215_0225} "Om den nye planet”, Nye samling af det Kongelige Danske Videnskabers Selskabs skrifter, 2, pp. 215-225 ➤.
A p. 219 ➤ si trova una breve discussione del problema del satellite di Venere. Per le le sue apparizioni così rare, era incline a pensare che fosse dovuto ad una illusione ottica nel telescopio, e lo stimato astronomo di Vienna, Hell, aveva mostrato che in ogni telescopio e in ogni pianeta, quando l'occhio è in una certa posizione, appare vicino al pianeta un fantasma ottico o una piccola imitazione del pianeta principale. Poi fece notare che I13879 Lambert aveva calcolato che il satellite diventasse visibile di fronte al Sole il 1 giugno 1777. Il Sole fu accuratamente osservato il giorno intero a Vienna, Berlino e Copenhagen, ma non fu trovata la minima traccia del satellite; da cui si può concludere con sicurezza che quello che era stato visto e calcolato essere il satellite di Venere non era stato un reale corpo celeste.
In {A-0007.0005_.0004.18020400-0343_0344}, Monatliche Correspondez, 5, (1802) fu riportato un sunto di una vecchia lettera (10 novembre 1781) in cui I01020 Johann III Bernoulli, il famoso matematico e astronomo svizzero, faceva notare che alcuni avvistamenti del presunto satellite di Venere forse avrebbero potuto essere spiegati con il pianeta Urano:
p. 343 ➤ Non sarebbe possibile che questa stella errante possa abbia dato l'occasione della luna di Venere che, come Wargentin disse una volta, fu vista in fretta e furia? Mi sembra quasi inconcepibile che Cassini, Short, Montaigne, Baudouin e vari altri siano stati incapaci di distinguere un oggetto che era rappresentato da una riflessione dell'occhio – nient'altro che l'immagine ombra di una stella – da una stella reale. Ma se uno immagina che il nuovo pianeta, il cui diametro visibile raggiunge solo pochi centesimi di secondo, forse 4-6, si trovi vicino a Venere, anche se dichiaratamente ciò non succederà molto frequentemente: allora, il primo può molto facilmente esser preso per un satellite dell'altro, e si riconosce subito che esso [il pianeta] può essere solo accidentalmente preso per esso [il satellite], perché può apparire improvvisamente e a causa del moto veloce di Venere può sparire ugualmente improvvisamente.
I06557 Julius August Koch, medico e astronomo a Danzica, in {A-0008.1805_.0000.18020000-0233_0236} "Aus einem Schreiben des Hrn. Doctor und Astronom Koch in Danzig", Astronomisches Jahrbuch oder Ephemeriden für 1805 (1802), pp. 233-236 ➤, analizzò quest'ipotesi.
Trovò che la distanza minima fra i due pianeti (16'.5) fu raggiunta il 4 marzo 1764; benché piccola in senso assoluto, fu molto più grande di quella stimata dagli astronomi di Copenhagen, ma non escluse la possibilità. Gli altri avvistamenti potrebbero essi stati provocati da un pianeta ancora sconosciuto. « Non posso negare che credo fortemente in un tale pianeta, specialmente dopo la scoperta di Pallas. » Pensava che esistesse « un pianeta primario la cui distanza media dal Sole era quasi la stessa di Venere, ma inferiore. » Inoltre, riteneva che la sua inclinazione fosse notevole e che parte della sua superficie fosse scura. Così la sua superficie ruotante rifletteva una luce di intensità irregolare e « in questo modo tutte le altre apparizioni del satellite di Venere potevano essere spiegate in modo del tutto soddisfacente. »
Uno studio molto più recente fu compiuto da I08129 Jean Meeus: {A-0223.0079_.0000.19630100-0036_0039} "La conjonction Vénus-Uranus du 4 mars 1764", Ciel et Terre, 79, pp. 36-39 (gen.-feb. 1963) ➤.
Meeus calcolò che il 4 marzo alle ore 18 la distanza dei due pianeti era 17' e non appena 0.5' come indicato dagli osservatori. Nelle sere successive la distanza fu ancora maggiore, data l'enorme differenza fra il moto apparente diurno dei due pianeti (oltre un grado per Venere, 3' per Urano). Meeus concluse che gli astronomi di Copenaghen furono ingannati da una illusione ottica, per esempio una falsa immagine del pianeta stesso provocata da riflessioni sulle lenti dell'obiettivo e dell'oculare. Meeus escluse anche che si potesse trattare di una congiunzione con un pianetino.
La tesi della falsa immagine fu ampiamente sviluppata da Maximilian Hell, che pubblicò {B-0084.00_.1765} "De satellite Veneris" (1765) [ristampa in Ephemerides anni 1766 (Vienna, 1765, in-8°)].
Nel 1757-8 Hell osservò Venere con un rifrattore ed un riflettore e scorse un oggetto indefinito vicino al pianeta. Muovendo lentamente l'occhio verso l'oculare, l'oggetto prendeva la stessa fase del pianeta; spostandosi perpendicolarmente all'asse del telescopio, solo l'immagine (non il pianeta) si muoveva allo stesso modo.
Trovò che la distanza minima fra i due pianeti (16'.5) fu raggiunta il 4 marzo 1764; benché piccola in senso assoluto, fu molto più grande di quella stimata dagli astronomi di Copenhagen, ma non escluse la possibilità. Gli altri avvistamenti potrebbero essi stati provocati da un pianeta ancora sconosciuto. « Non posso negare che credo fortemente in un tale pianeta, specialmente dopo la scoperta di Pallas. » Pensava che esistesse « un pianeta primario la cui distanza media dal Sole era quasi la stessa di Venere, ma inferiore. » Inoltre, riteneva che la sua inclinazione fosse notevole e che parte della sua superficie fosse scura. Così la sua superficie ruotante rifletteva una luce di intensità irregolare e « in questo modo tutte le altre apparizioni del satellite di Venere potevano essere spiegate in modo del tutto soddisfacente. »
Uno studio molto più recente fu compiuto da I08129 Jean Meeus: {A-0223.0079_.0000.19630100-0036_0039} "La conjonction Vénus-Uranus du 4 mars 1764", Ciel et Terre, 79, pp. 36-39 (gen.-feb. 1963) ➤.
Meeus calcolò che il 4 marzo alle ore 18 la distanza dei due pianeti era 17' e non appena 0.5' come indicato dagli osservatori. Nelle sere successive la distanza fu ancora maggiore, data l'enorme differenza fra il moto apparente diurno dei due pianeti (oltre un grado per Venere, 3' per Urano). Meeus concluse che gli astronomi di Copenaghen furono ingannati da una illusione ottica, per esempio una falsa immagine del pianeta stesso provocata da riflessioni sulle lenti dell'obiettivo e dell'oculare. Meeus escluse anche che si potesse trattare di una congiunzione con un pianetino.
La tesi della falsa immagine fu ampiamente sviluppata da Maximilian Hell, che pubblicò {B-0084.00_.1765} "De satellite Veneris" (1765) [ristampa in Ephemerides anni 1766 (Vienna, 1765, in-8°)].
Nel 1757-8 Hell osservò Venere con un rifrattore ed un riflettore e scorse un oggetto indefinito vicino al pianeta. Muovendo lentamente l'occhio verso l'oculare, l'oggetto prendeva la stessa fase del pianeta; spostandosi perpendicolarmente all'asse del telescopio, solo l'immagine (non il pianeta) si muoveva allo stesso modo.
p. 29 ➤ (1757) ... queste prove, ripetute spesso, durarono per circa un'ora; e per questa ragione conclusi di esser stato ingannato da qualche immagine ottica di luce falsa attraverso il telescopio gregoriano, causata dalle lenti, forse, dalla riflessione di qualche parta levigata dell'interno del telescopio; così giudicai che l'osservazione fosse una illusione che non meritava di essere inserita nel diario delle osservazioni.
p. 30 ➤ (1758) ... mossi, con estrema cura e con la massima lentezza, l'oculare vicino all'apertura del telescopio finché vidi l'immagine molto distintamente; e quanto fu forte il mio stupore quando vidi che la luce spuria si mutava nel satellite di Venere, avendo la stessa fase di Venere stesso! ecco (dissi a me stesso), questo fenomeno è molto simile a quello che Cassini vide a Parigi e Short recentemente in Inghilterra.
Per aver conferma di questa sua idea, nelle sue Ephemerides anni 1761 chiese agli osservatori di verificare la presenza di un compagno di Venere durante il suo transito su Venere nel 1761. Lui stesso seguì l'evento ma, come altri osservatori accreditati, non vide nulla (a parte le osservazioni di Scheuten e quelle fatte a St. Neots). Hell si convinse ancor più della sua teoria, e la comunicò a I06919 Lacaille, chiedendogli di non divulgare il contenuto della lettera. Ma, nel 1762, dopo la morte di Lacaille, ricevette da una mano sconosciuta la traduzione in lingua francese della sua propria lettera, accompagnata da una refutazione di Montaigne. Nella sua memoria del 1765, Hell diede una spiegazione tecnica dell'illusione, basata su numerosi esperimenti.
Hell attribuì i presunti satelliti di Venere ad effetti ottici (fantasmi telescopici ➤): risultato di una doppia riflessione della luce operata dapprima sulla cornea dell'occhio, poi sulla superficie della lente oculare la cui concavità si affaccia all'osservatore. Il tal modo si rendeva conto dei movimenti che lo spostamento dell'occhio doveva produrre nella falsa immagine da esso prodotto. Questa teoria spiegava le diverse posizioni del presunto satellite e anche il fatto che esso presentava la stessa fase del pianeta (come un vero satellite): era una sua immagine rimpiccolita. La grandezza dell'immagine dipendeva dalla proporzione delle curvature delle facce riflettenti, e riuscì ad ottenerla anche osservando Marte e Giove. Le rare visioni del presunte satellite erano dovute al fatto che per vedere l'immagine occorre un'accurata posizione dell'occhio, e un suo lento movimento; non sapendo questo, gli ignari osservatori non erano più riusciti a riprodurre l'esperienza.
Hell attribuì i presunti satelliti di Venere ad effetti ottici (fantasmi telescopici ➤): risultato di una doppia riflessione della luce operata dapprima sulla cornea dell'occhio, poi sulla superficie della lente oculare la cui concavità si affaccia all'osservatore. Il tal modo si rendeva conto dei movimenti che lo spostamento dell'occhio doveva produrre nella falsa immagine da esso prodotto. Questa teoria spiegava le diverse posizioni del presunto satellite e anche il fatto che esso presentava la stessa fase del pianeta (come un vero satellite): era una sua immagine rimpiccolita. La grandezza dell'immagine dipendeva dalla proporzione delle curvature delle facce riflettenti, e riuscì ad ottenerla anche osservando Marte e Giove. Le rare visioni del presunte satellite erano dovute al fatto che per vedere l'immagine occorre un'accurata posizione dell'occhio, e un suo lento movimento; non sapendo questo, gli ignari osservatori non erano più riusciti a riprodurre l'esperienza.
p. 89 ➤ Perché essa sarebbe dovuta apparire solo a M. Montaigne a Limoges nel 1761, e a M. Roedkiaer a Copenhagen nel 1764, e lo stesso anno a M. Montbarron a Auxerre, e non ad altri? Come mai durante lo stesso anno 1764, durante tutti i mesi di marzo, aprile, maggio e giugno lo vidi molto spesso, forse negli stessi giorni in cui M. Messier a Parigi lo cercò invano, mentre lo videro a Copenhagen e Auxerre, ma non riuscirono a vederlo ancora nei stessi luoghi? Perché, allora, esso apparve a me tutte le volte che volevo, e ad altri no? Perché io ebbi cieli chiari mentre gli altri ebbero tutto il tempo delle nubi? A quale causa essi possono attribuire il fatto che tutte queste volte lo vidi attraverso due telescopi Gregoriani, ma mai attraverso i due telescopi Newtoniani molto migliori, anche se io stesso tentai spesso e chiesi ad altri di tentare?
Hell fu il primo a pubblicare le osservazioni di Roedkiær, Horrebow e Montbarron (che aveva ricevuto da I08227 Messier nel giugno 1764). Il contenuto del libro fu stampato, con la traduzione in tedesco del suo ex allievo I06119 Longinus Anton Jungnitz, in {B-0265.02_.1792} “Beyträge zur praktischen astronomie” (1792).
L'ipotesi dell'illusione ottica fu avanzata (forse indipendentemente) da I01388 Ruggero Giuseppe Boscovich: {B-0258.00_.1767} "Dissertationes quinque ad dioptricam pertinentes", Vindobonae, 1767.
Boscovich diede la stessa spiegazione tecnica data da Hell (riflessione fra cornea e oculare) ma non menzionò mai il collega di Vienna. Non discusse per esteso le osservazioni, e non tentò di spiegarle tutte con illusioni ottiche, ma affermò di non credere nell'esistenza del satellite.
L'ipotesi dell'illusione ottica fu avanzata (forse indipendentemente) da I01388 Ruggero Giuseppe Boscovich: {B-0258.00_.1767} "Dissertationes quinque ad dioptricam pertinentes", Vindobonae, 1767.
Boscovich diede la stessa spiegazione tecnica data da Hell (riflessione fra cornea e oculare) ma non menzionò mai il collega di Vienna. Non discusse per esteso le osservazioni, e non tentò di spiegarle tutte con illusioni ottiche, ma affermò di non credere nell'esistenza del satellite.
p. 287 ➤ La parte della luce che è riflessa dalla lente oculare può essere riflessa ancora una volta da questa lente verso la posizione della pupilla, e finire in fondo all'occhio in una posizione differente da quella in cui i raggi diretti provvedono a formare l'immagine primaria; e questi possono a questo punto formare una immagine secondaria che si mostra come qualcosa di simile ad un satellite … Questo può succedere anche per due riflessioni di cui una è sulla cornea e l'altra sull'oculare … La seconda riflessione in questo caso può avvenire sia sulla prima che sulla seconda superficie dellla lente oculare... Non è sufficiente che i raggi riflessi dall'oculare arrivino alla pupilla, ma essi devono anche essere sensibilmente paralleli, per cui è necessaria una particolare curvatura della lente oculare, determinata dalla curvatura della cornea.
Nonostante il satellite di Venere perdesse credito negli ambienti astronomici, rimaneva ancora presente nei dialoghi dei non addetti ai lavori, per esempio nella corrispondenza del Re di Prussia Federico II il Grande, ammiratore dei filosofi francesi: aveva associato sia Voltaire che d'Alembert al satellite di Venere. d'Alembert scrisse una lettera a Voltaire, riferendosi alla fallita osservazione del satellite di Venere durante il transito:
d'Alembert a Voltaire, 8 settembre 1761, {L-00939} I00148 I25846 D17610908 in {B-0204.05_.1822} p. 78 ➤ Non so cosa succederà con il lacchè di Venere; ho proprio paura che non sia un lacchè a noleggio, che non gli resterà a lungo, piuttosto che il detto lacchè non abbia seguito la sua padrona durante il suo passaggio sul Sole. Se Fontenelle non fosse morto, vi direbbe laggiù le cose più graziose del mondo; per esempio, che Venere ha troppi satelliti sulla Terra per averne bisogno nel cielo...
Sapendo che Federico II aveva proposto di chiamare il satellite d'Alembert, questi aveva scritto al Re in una lettera del 3 novembre 1764:
d'Alembert a Friedrich II, 3 novembre 1764, {L-00820} I00148 I25841 D17641103 in {B-0204.05_.1822} p. 78 ➤ Non è la prima volta che si tratta del satellite di Venere, di cui vostra Maestà ha fatto l'onore di parlarmi, e sicuramente l'Accademia di Berlino non l'ignora. Sin dal 1645 un matematico napoletano, chiamato Fontana, pretese di aver osservato quattro volte questo satellite. Nel 1672 e 1686 pure Cassini assicurò di averlo visto; M. Short, della società reale di Londra, pretese nel 1740 di averne avuto lo stesso privilegio: infine sono tre anni che in Francia diversi astronomi hanno creduto di averlo scorto: altri hanno assicurato allo stesso tempo che non vedevano niente; vostra Maestà ha ignorato questa scoperta o questa visione, perché allora aveva a che fare con altri satelliti e altre Venere. Ella mi fa troppo onore di voler battezzare in mio nome questo nuovo pianeta; io non sono né abbastanza grande per essere nel cielo il satellite di Venere, né abbastanza ben portante per l'esserlo sulla Terra; e mi trovo troppo bene con il piccolo spazio che ho in questo basso mondo, per ambirne uno nel firmamento. Se si scoprirà un giorno qualche satellite di Marte, so bene quale nome destinargli, quello del migliore dei generali di vostra Maestà. Riguardo a Mercurio, se arriverà mai all'onore di un satellite, più di un esattore o di cortigiano ci fornirà dei nomi d'avanzo; ma questo dio ha già troppi satelliti in terra, per preoccuparsi d'averne altrove.
Voltaire stesso discusse del satellite di Venere nel suo libro polemico “Les singularités de la nature” (1768):
{B-0522.00_.1768} p. 3 ➤ È quasi un secolo che si è creduto di avere scoperto un satellite di Venere. Poi, un celebre osservatore inglese, vide o credette di vedere questo satellite; si è creduto di averlo visto anche in Francia: tuttavia gli astronomi ne dubitano. È probabile che esista; ma c'è bisogno di perfezionare i telescopi per assicurarsene. L'analogia potrebbe assegnare a più forte ragione un satellite a Marte, che è molto più lontano dal Sole di noi. Questo satellite sarebbe più facile da scoprire; tuttavia non è mai stato scorto. La cosa più sicura è dunque oggi di non essere sicuri di niente, né nel cielo né sulla Terra, finché non si abbiano delle novità ben constatate.
Il transito di Venere del 1769 non diede alcun risultato, e molti astronomi cominciarono a prendere in seria considerazione la spiegazione di Hell; non J.H.Lambert, che, pur discutendola per prima, la rifiutò, essendo fermamente convinto dell'esistenza del satellite, e cercò di determinarne l'orbita.
Presentò la Memoria {A-0067.1773_.0000.17750000-0222_0250} "Essai d'une Théorie du Satellite de Vénus", Nouveaux Mémoires de l'Académie Royale des Sciences et Belles-Lettres Année 1773 (Berlin 1775), pp. 222-250 ➤.
Eulero scrisse il 23 marzo 1775 a Joseph Louis Lagrange:
Presentò la Memoria {A-0067.1773_.0000.17750000-0222_0250} "Essai d'une Théorie du Satellite de Vénus", Nouveaux Mémoires de l'Académie Royale des Sciences et Belles-Lettres Année 1773 (Berlin 1775), pp. 222-250 ➤.
Eulero scrisse il 23 marzo 1775 a Joseph Louis Lagrange:
Euler a Lagrange, 23 marzo 1775, {L-00940} I03589 I06955 D17750323 in {B-0330.01_.1862} p. 587 ➤ Scorrendo l'ultimo volume delle Memorie di Berlino, non fui poco sorpreso, che si potesse ancora trattare un satellite di Venere; e pure d'un tale, che rovescerebbe tutti i principi dell'astronomia; non avrei mai creduto neanche che il principio della ragione sufficiente osasse ancora apparire sul teatro.
Si ipotizza che Lambert sia stato stimolato ad analizzare quel problema scomodo in risposta alla lettera: Hell a Lambert, 15 febbraio 1777, {L-00941} I05243 I13879 D17770215 [si veda {B-0265.02_.1792} p. 114 ➤],.
Lambert usò dapprima la Memoria di I00767 Baudouin per le osservazioni di Montaigne, poi quelle di Roedkiær e di Montbarron, spiegando il fallimento delle osservazioni sui passaggi di Venere sul Sole: a causa della grande inclinazione dell'orbita del satellite sull'eclittica, esso si mosse al di fuori del disco solare, nei passaggi del 1639, 1761 e 1769, i soli osservati dopo l'invenzione del telescopio. Lambert ottenne i seguenti risultati: semiasse (visto perpendicolarmente da Terra nel 1761) 51', ovvero 19' alla distanza di 1 UA (66.5 raggi di Venere); periodo di rivoluzione 11.2175 giorni; eccentricità 0.195; inclinazione sull'eclittica 63.75°. Il satellite avrebbe dovuto avere un diametro pari a 0.28 volte quello della Terra (simile a quello della Luna) ed una distanza un po' superiore a quella della nostra Luna.
Tuttavia, stando al semiasse maggiore ed al periodo di rivoluzione calcolati, Venere avrebbe dovuto avere una massa 7 volte superiore a quella terrestre, valore circa 8 volte più grande di quello reale! L'autore scrisse che piccole variazioni negli elementi orbitali potevano ridurre notevolmente questa discrepanza. Lambert calcolò che il 1° giugno 1777 Venere non sarebbe passato sul Sole, ma il satellite sì, per giunta vicino al centro.
In Berliner Astronomischer Jarbuch für 1777 (1775) Lambert scrisse:
Lambert usò dapprima la Memoria di I00767 Baudouin per le osservazioni di Montaigne, poi quelle di Roedkiær e di Montbarron, spiegando il fallimento delle osservazioni sui passaggi di Venere sul Sole: a causa della grande inclinazione dell'orbita del satellite sull'eclittica, esso si mosse al di fuori del disco solare, nei passaggi del 1639, 1761 e 1769, i soli osservati dopo l'invenzione del telescopio. Lambert ottenne i seguenti risultati: semiasse (visto perpendicolarmente da Terra nel 1761) 51', ovvero 19' alla distanza di 1 UA (66.5 raggi di Venere); periodo di rivoluzione 11.2175 giorni; eccentricità 0.195; inclinazione sull'eclittica 63.75°. Il satellite avrebbe dovuto avere un diametro pari a 0.28 volte quello della Terra (simile a quello della Luna) ed una distanza un po' superiore a quella della nostra Luna.
Tuttavia, stando al semiasse maggiore ed al periodo di rivoluzione calcolati, Venere avrebbe dovuto avere una massa 7 volte superiore a quella terrestre, valore circa 8 volte più grande di quello reale! L'autore scrisse che piccole variazioni negli elementi orbitali potevano ridurre notevolmente questa discrepanza. Lambert calcolò che il 1° giugno 1777 Venere non sarebbe passato sul Sole, ma il satellite sì, per giunta vicino al centro.
In Berliner Astronomischer Jarbuch für 1777 (1775) Lambert scrisse:
{A-0008.1777_.0000.17750000-0178_0189} p. 182 ➤ Annuncio questo passaggio, almeno come possibile. Gli astronomi che osservano sovente il disco del Sole troveranno senza dubbio che c'è convenienza a scegliere questo giorno, nella speranza di trovare un'osservazione più fruttuosa e più gradevole che di consueto.
Lambert ammise che un'insuccesso dell'osservazione l'avrebbe costretto a delle forti correzioni degli elementi. Il risultato fu negativo, ma Lambert non ebbe molto tempo per rivedere i suoi calcoli, perchè morì il 25 settembre successivo.
Nella seconda edizione di {B-0045.00_.1772} "Betrachtung über die Natur" (1772) I12403 Titius aggiunse una nota firmata T. alla frase di I25853 Bonnet sul satellite di Venere:
Nella seconda edizione di {B-0045.00_.1772} "Betrachtung über die Natur" (1772) I12403 Titius aggiunse una nota firmata T. alla frase di I25853 Bonnet sul satellite di Venere:
{B-0045.00_.1772} p. 7 ➤ Le più recenti osservazioni del passaggio di Venere attraverso il disco del Sole, fatte in tutte le parti del mondo, non sono riuscite a scoprirlo. Anche se la sua esistenza è probabile, non è stato ancora confermato dalle attuali osservazioni.
In {A-0751.0003_.0000.17800000-0224_0224} “Observationes quædam astronomicæ, habitæ in observatorio Stockholmensi – De simulato satellite Veneris monitum” (1780), Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis, 3, Serie 2, p. 224 ➤ apparve una testimonianza di I13058 Wargentin.
Wargentin disse che aveva un cannocchiale acromatico abbastanza buono, che dava sempre a Venere un satellite con una luce debole; ruotando il telescopio, si vedeva ruotare il satellite da tutte le parti. Il primo giugno 1777, quando Venere fu quasi in congiunzione con il lembo superiore del Sole, Wargentin cercò di osservare la supposta luna che secondo la predizione di Lambert avrebbe dovuto essere visibile in quella data, ma non vide nulla. Scrisse che aveva sempre dubitato che Venere fosse accompagnato da un satellite, ed era convinto che gli astronomi, che credettero di averlo visto, fossero stati vittime di illusioni ottiche.
Dopo aver a lungo creduto nel satellite di Venere (almeno fino al 1780 circa), Lalande si disilluse. Nella seconda ed. di {B-0379.00_.1795} “Abregé d'astronomie” (1795), p. 322 ➤, ammise di accettare le teorie ottiche di Hell e Boscovich.
Anche I01252 Johann Elert Bode nel 1788 a Berlino fece un esperimento ottico, descritto in {A-0008.1792_.0000.17890000-0254_0254}, Astronomisches Jahrbuch für 1792 (1789):
Wargentin disse che aveva un cannocchiale acromatico abbastanza buono, che dava sempre a Venere un satellite con una luce debole; ruotando il telescopio, si vedeva ruotare il satellite da tutte le parti. Il primo giugno 1777, quando Venere fu quasi in congiunzione con il lembo superiore del Sole, Wargentin cercò di osservare la supposta luna che secondo la predizione di Lambert avrebbe dovuto essere visibile in quella data, ma non vide nulla. Scrisse che aveva sempre dubitato che Venere fosse accompagnato da un satellite, ed era convinto che gli astronomi, che credettero di averlo visto, fossero stati vittime di illusioni ottiche.
Dopo aver a lungo creduto nel satellite di Venere (almeno fino al 1780 circa), Lalande si disilluse. Nella seconda ed. di {B-0379.00_.1795} “Abregé d'astronomie” (1795), p. 322 ➤, ammise di accettare le teorie ottiche di Hell e Boscovich.
Anche I01252 Johann Elert Bode nel 1788 a Berlino fece un esperimento ottico, descritto in {A-0008.1792_.0000.17890000-0254_0254}, Astronomisches Jahrbuch für 1792 (1789):
{A-0008.1792_.0000.17890000-0254_0254} p. 254 ➤ Il 21 giugno vidi con un telescopio Dollond da 3.5 piedi un'immagine speculare di Venere originata nell'oculare; ad una certa accresciuta distanza dell'oculare dalla lente obiettiva, Venere stessa divenne confuso mentre l'immagine divenne chiaramente visibile, e ruotando l'oculare essa ruotava attorno a Venere.
I05335 F. W. Herschel nominò una sola volta il satellite di Venere, in {A-0002.0083b.0000.17930000-0201_0219} "Observations on the Planet Venus", Philosophical Transactions, 83, (1793), p. 206 ➤ « 30 novembre 1789. Nessun satellite visibile. Se ne ha uno, deve apparire meno di una stella di ottava o nona magnitudine; ingrandimento 300. »
In "Afroditographische Fragmente zur genauern Kenntniss des Planeten Venus" (1796) I11058 J. H. Schröter si chiese se Venere fosse un corpo planetario perfettamente formato:
In "Afroditographische Fragmente zur genauern Kenntniss des Planeten Venus" (1796) I11058 J. H. Schröter si chiese se Venere fosse un corpo planetario perfettamente formato:
{B-0136.00_.1796} p. 193 ➤ È forse Saturno un corpo celeste non perfettamente formato, perché ha un anello intorno ad esso; o Venere non lo è, perché probabilmente non ha compagni, come la nostra Terra?
* Durante 15 anni di osservazione non ho mai, nonostante ogni mia attenzione, trovato la minima traccia o di un satellite reale o, in qualsiasi telescopio, di una ingannevole immagine secondaria, come quella pensata dal defunto Padre Hell nel suo trattato del 1766.
§ D17610908 D17640616 D17641103 D17750323 D17770215
§ I00148 I00767 I01020 I01252 I01388 I01770 I01885 I02089 I02958 I03139 I03589 I03920 I03923 I05243 I05335 I05588 I05589 I06119 I06557 I06919 I06955 I06967 I08129 I08227 I08495 I09218 I10955 I11058 I11388 I12403 I13058 I13879 I16156 I25841 I25846 I25853 I26142 I26201 I26202 I26203 I26204
§ {A-0002.0083b.0000.17930000-0201_0219} {A-0004.1762_.0008.17620800-0528_0533} {A-0006.1762_.0000.17640000-0161_0169m} {A-0007.0005_.0004.18020400-0343_0344} {A-0008.1777_.0000.17750000-0178_0189} {A-0008.1792_.0000.17890000-0254_0254} {A-0008.1805_.0000.18020000-0233_0236} {A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} {A-0059.0001_.0008.17640418-0161_0164} {A-0067.1773_.0000.17750000-0222_0250} {A-0223.0079_.0000.19630100-0036_0039} {A-0749.0009_.0000.17650000-0394_0395} {A-0749.0009_.0000.17650000-0396_0399} {A-0749.0009_.0000.17650000-0400_0403} {A-0750.0002_.0000.17830000-0215_0225} {A-0751.0003_.0000.17800000-0224_0224}
§ {B-0045.00_.1772} {B-0084.00_.1765} {B-0136.00_.1796} {B-0201.17_.1765} {B-0204.05_.1822} {B-0258.00_.1767} {B-0265.02_.1792} {B-0330.01_.1862} {B-0379.00_.1795} {B-0522.00_.1768}
§ {L-00820} {L-00938} {L-00939} {L-00940} {L-00941}
§ I00148 I00767 I01020 I01252 I01388 I01770 I01885 I02089 I02958 I03139 I03589 I03920 I03923 I05243 I05335 I05588 I05589 I06119 I06557 I06919 I06955 I06967 I08129 I08227 I08495 I09218 I10955 I11058 I11388 I12403 I13058 I13879 I16156 I25841 I25846 I25853 I26142 I26201 I26202 I26203 I26204
§ {A-0002.0083b.0000.17930000-0201_0219} {A-0004.1762_.0008.17620800-0528_0533} {A-0006.1762_.0000.17640000-0161_0169m} {A-0007.0005_.0004.18020400-0343_0344} {A-0008.1777_.0000.17750000-0178_0189} {A-0008.1792_.0000.17890000-0254_0254} {A-0008.1805_.0000.18020000-0233_0236} {A-0021.0002_.0000.18820000-0164_0168} {A-0059.0001_.0008.17640418-0161_0164} {A-0067.1773_.0000.17750000-0222_0250} {A-0223.0079_.0000.19630100-0036_0039} {A-0749.0009_.0000.17650000-0394_0395} {A-0749.0009_.0000.17650000-0396_0399} {A-0749.0009_.0000.17650000-0400_0403} {A-0750.0002_.0000.17830000-0215_0225} {A-0751.0003_.0000.17800000-0224_0224}
§ {B-0045.00_.1772} {B-0084.00_.1765} {B-0136.00_.1796} {B-0201.17_.1765} {B-0204.05_.1822} {B-0258.00_.1767} {B-0265.02_.1792} {B-0330.01_.1862} {B-0379.00_.1795} {B-0522.00_.1768}
§ {L-00820} {L-00938} {L-00939} {L-00940} {L-00941}