Il una lettera a Vinta del 30 gennaio 1610, Galileo annunciò di aver realizzato il suo migliore strumento (con circa 20 ingrandimenti, citato nel Sidereus Nuncius); però aveva iniziato le osservazioni astronomiche già con uno strumento meno potente:
Galileo a Vinta, 30 gennaio 1610, {L-00043} I04162 I25619 D16100130 p. 280 ➤ Che la luna sia un corpo similissimo alla terra, già me n'ero accertato, et in parte fatto vedere al Ser.mo nostro Signore, ma però imperfettamente, non havendo ancora occhiale della eccellenza che ho adesso; il quale, oltre alla luna, mi ha fatto ritrovare una moltitudine di stelle fisse non mai più vedute, che sono più di dieci volte tante, quante quelle che naturalmente son visibili. Di più, mi sono accertato di quello che sempre è stato controverso tra i filosofi, ciò è quello che sia la Via Lattea. Ma quello che eccede tutte le meraviglie, ho ritrovati quattro pianeti di nuovo, et osservati li loro movimenti proprii et particolari, differenti fra di loro et da tutti li altri movimenti dell'altre stelle; et questi nuovi pianeti si muovono intorno ad un'altra stella molto grande, non altrimenti che si muovino Venere et Mercurio, et per avventura li altri pianeti conosciuti, intorno al sole.
Parlerò in altre pagine della scoperta dei satelliti di Giove. Georg Fugger (ambasciatore imperiale a Venezia) fu un tipico esempio dei detrattori di Galileo: il 16 aprile lo descrisse a Keplero come un abile sfruttatore delle fatiche altrui.
Fugger a Keplero, 16 aprile 1610, {L-00026} I25628 I06347 D16100416 p. 316 ➤ Circa il Nuncius Aethereus di Galileo, l'ho avuto da poco. Ma poiché a molti versati nello studio della matematica quel discorso arido e lontano da presupposti filosofici è parso una ben dissimulata ipocrisia, io non ho avuto l'ardire di inviarlo alla Sacra Maestà dell'Imperatore. Costui è solito farsi bello come il corvo di Esopo delle piume altrui raccolte da ogni parte, e anche in questo caso pretende di essere stimato l'inventore di quell'artificioso occhiale, mentre invece è un belga che l'ha portato per primo, un viaggiatore giunto da queste parti attraverso la Francia, che lo ha mostrato a me e ad altri. Quando Galileo lo vide, ne fabbricò altri simili e forse aggiunse qualcosa di suo all'invenzione, cosa peraltro facile a farsi.
È vero che Galileo migliorò solo un po' lo strumento, cosa facile a farsi? Il suo celebrato cannocchiale era in realtà un cosa ordinaria, che si poteva comprare senza spendere tanto? Riporto un serie di commenti sulla qualità dei cannocchiali, disponibili all'epoca di Galileo.
Pignoria a Gualdo, 31 agosto 1609, {L-00712} I25618 I25520 D16090831 p. 255 ➤ ….Di nuovo non habbiamo altro, se non la reincidenza di S. Serenità, e ricondotte di Lettori: fra' quali il Sig. Galileo ha buscato mille fiorini in vita, e si dice co 'l benefizio d'un occhiale simile a quello che di Fiandra fu mandato al I25617 Card. Borghese. Se ne sono veduti di qua, et veramente fanno buona riuscita....
Bartoli a Vinta, 5 settembre 1609, {L-00027} I25573 I25619 D16090905 p. 257 ➤ Il secreto o cannone dalla lunga vista del S.re Galilei vien hora venduto publicamente da un tal Franzese, che gli fabrica qui come secreto di Francia, non del Galilei; et forse deve non esser il medesimo, et questo veramente vale pochi zecchini...
Bartoli a Vinta, 26 settembre 1609, {L-00028} I25573 I25619 D16090926 p. 259 ➤ Del secreto o cannone della vista lunga devo dire che veramente si vende in più luoghi, et ogni occhialaro pretende d'haverlo trovato, et ne fanno et vendono; et un Franzese in particolare, che gli fa secretamente, gli vende 3 et 4 zecchini et 2 ancora, et credo manco, secondo di che perfettione, essendovene di cristallo di montagna, che costano molto, 10 e 12 scudi i vetri soli, di cristallo di Murano, et di vetro ordinario: et questo pretende che il suo sia il vero secreto, et simile o migliore di quel del Galilei. Ma io quanto a me, che n'ho visti qualcheduno et in particolare un che n'ha venduto 3 zecchini al maestro della posta di Praga, confesso che non vi ho intera sodisfattione, perchè, essendo lungo più d'un braccio, bisogna stentar un pezzo a trovar con l'occhio la cosa che si vuol vedere, et trovata, bisogna tener l'istromento tanto fermo, che un poco che si muova fa perderla. Quello del Galilei dicono non patir tanta imperfettione (se ben anche quello un poco), ma che, havendolo egli dato per secreto et dovendone fare 12 per la S.ria, ha ordine di non insegnarlo ad altri; et io non ho potuto parlargli, perchè è a Padova. Sento però che in breve facilmente si troverà anco da altri, il secreto stando nella bontà della materia dell'occhiale et nell'aggiustarli nel cannone: et dalla seguente vedrò se ne trovo uno che sia a proposito, et lo manderò...
Bartoli a Vinta, 3 ottobre 1609, {L-00178} I25573 I25619 D16091003 p. 260 ➤ .... aspetto quel che mi si commanderà circa al secreto o cannone della vista lunga; il quale havrei preso et mandato sin hora, s'io non havessi considerato che mi si commandava che io lo pigliassi de i più belli et buoni, et che belli et buoni si dice esser quelli inventati o fatti dal Galilei, dal quale non so se se ne possa havere, havendolo egli dato qua per scereto et dovendone far soli 12 per la S.ria. D'altri, et d'un Franzese in particolare, si veggono et vendono a 2 zecchini et manco et più, secondo la qualità del vetro o cristallo; et ne manderei uno, ma dubito se darò o no sodisfattione. Conforme però a quel che me si dirà con le seguenti, mi governerò...
Pignoria a Gualdo, 5 ottobre 1609, {L-00029} I25618 I25520 D16091015 p. 260 ➤ Qui siamo intorno à cannoni; et se ne sono veduti di eccellentissimi; ma 'l secreto è ancora in pochi, e sta con riputatione.
Bartoli a Vinta, 17 ottobre 1609, {L-00030} I25573 I25619 D16091017 p. 260 ➤ Quanto al cannone o cannoni della veduta lunga, io essequirò il commandamento di comprargli, et di già sono stato col Franzese, il quale me n'ha mostrati due o tre di forme diverse; ma dicendo essere quelli destinati, uno all'Ambasciatore di Francia, et l'altro ad un altro personaggio, io gli ho ordinato che me ne faccia due ancora a me....
Bartoli a Vinta, 24 ottobre 1609, {L-00031} I25573 I25619 D16090824 ➤ ... V. S. Ill.ma mi commandò che io comprassi uno o due di quei cannoni da veder lontano, et n'ho preso uno da quel Franzese nel partir che faceva di qua, et credo basterà questo, perchè io, quanto a me, non trovo tanti miracoli quanti sentivo che facevano questi instromenti; seben veramente quelli del Galilei intendo far gran giovamento et vantaggio, dicono di 10 per uno, cioè che multiplichi la vista 10 volte più di quel che si vede senza esso. Se non me lo commandava V. S. I. tanto espressamente, io non lo compravo; se però le piacerà far pagare il costo di esso, che in tutto e per tutto, tra il cannone, stagno et cassetta, sono 12 lire, al S.re Bencivenni Albertinelli o a Mess. Baccio Cicognini mio parente, me ne farà favore, pregandola ad appagarsi più della mia pronta volontà di servire, che dell'effetto istesso, che mi par vanità. Pensavo mandarlo con i vetri che mi sono stati ordinati, ma non mi succede il poterli havere prima della settimana prossima….
Bartoli a Vinta, 31 ottobre 1609, {L-00032} I25573 I25619 D16091031 p. 264 ➤ .... Inviai con le passate uno delli cannoni, tenuti qua per tanto buoni, quanto che sono fabrica del Franzese, nè so come riuscirà, perchè i buoni sento che vengono di Fiandra, o sono fatti dal Galilei; nè io l'havrei preso, se la S. V. Ill.ma non me lo havesse espressamente commandato con più lettere. Et di questi altri che fanno diversi maestri, se ne trovano, et forse migliori di cotesto; ma io, quanto a me, nè da cotesto nè da questi cavo troppa sodisfattione….
Giulio Mancini a Deifebo Mancini, 4 Novembre 1609, {L-01149} I25359 I25389 D16091104 in {B-0122.A2_.2015} p. 44 ... Si vedono di quei specchi che multiplicano la vista de quelli che dicono essere inventore il Galilei, né costan gran denari tale che son familiari ...
Bartoli a Vinta, 7 novembre 1609, {L-00033} I25573 I25619 D16091107 p. 267 ➤ In quanto a me, credevo che il cannone o occhiale che ho mandato fusse per riuscire una burla, perchè al mio occhio non fa tanti miracoli: et di quella sorte si trovano hora per tutto, che sebene non sono fabbrica del Franzese, ma di occhialari ordinarii, a me par che facciano il medesimo.
Gualterotti a Galileo, 6 marzo 1610, {L-00713} I22641 I04162 D16100306 p. 286 ➤ Desidererei, havanti che io morissi, di vedere quella grande stella co i quattro pianeti da V. S. osservati, perchè io caggio in pensiero che, essendo la stella grande, ella si haverebbe ordinariamente a vedere, se già la non fussi la terra o una di quelle macchie un poco più chiare dela strada Lattea. Ma siasi come si voglia, V. S. si degni in particulare di farmi grazia come io posso fare a vederla; e se la consiste nel'occhiale, la mi mandi due luci a proposito; che se io non gliene potrò donare le centinaia degli scudi, almeno io gliene dirò gran mercè di quore; perchè con questi occhiali che hanno fatto qua questi malandrini, io veggo la luna grande grande grande, e più chiara che io non la veggo con gli occhi ordinari, e 'ntorno ala strada Lattea veggo più distendersi il suo albore, ma finalmente quello che io la veggo con gli occhi, quello mi riesce con l'occhiale.
Sertini a Galileo, 27 marzo 1610, {L-00714} I25339 I04162 D16100327 p. 305 ➤ Ora, padron mio, V. S. debbe sapere che Firenze è piena d'occhiali venuti di Venezia a instanza di diversi, i quali sono più che ragionevoli; di maniera che, vedendo io la cosa sì divulgata, haveva risoluto di pregar V. S. che mi volesse far grazia di mandarmene uno, non pretendendo delli squisiti, ma de' manuali, come paresse a lei. Ma sentendo da lei che ne ha fatti ben cento, lasciati stare li dieci da principi, ne desidero (se la domanda non è troppo ardita) uno de' 90 da amici; e mi scusi s'io son troppo importuno, perchè, per dirgliela, il popolo mi ci ha fatto pugnere, col tanto dire che essendo io tanto servitore a V. S., è maraviglia ch'io non sia stato favorito da lei: sì ch'ella sente.
Bartoli a Vinta, 27 marzo 1610, {L-00715} I25573 I25619 D16100327 p. 307 ➤ Non posso già restar di dire, che da molti di questi signori vien stimato hora ch'egli li habbia burlati, quando diede per secreto quel cannone che era molto vulgare, et che nelle piazze si è venduto sino a 4 o 5 lire, della medesima qualità, come si dice; et molti poi se ne ridono, chiamandoli corrivi, mentre egli ha cercato di fare il fatto suo, come ha fatto, et gli è riuscito con un augumento di 500 fiorini alla sua provisione ordinaria per la sua lettura. Et intendo che veramente è valentissimo huomo, et è molto amico di F. Paolo....
Giuliano de' Medici a Galileo, 19 aprile 1610, {L-00716} I25629 I04162 D16100419 p. 318 ➤ E del libro mandatomi non ho mancato di farne parte al Sig.r Gleppero, il quale, doppo haverlo visto, m'ha referto piacergli grandemente, ma che gl'occhiali di qua non arrivano a quella perfettione che è bisogno per goderlo e vederne l'effetto: però è necessario che V. S. ne mandi uno de' suoi, acciò che si possi anco far gustare a S. M.tà, la qual con gran contento ha sentito l'avviso di V. S. Però potrà far gratia d'involtarne uno e mandarlo a Venezia, che sia dato al Sig.r Asdrubale da Montauto, se vi sarà ritornato ancora; se non, al Bartoli, suo servitore, che supplisce in difetto suo: che haranno ordine d'inviarmelo.
Francesco Maria del Monte a Galileo, 28 aprile 1610, {L-00717} I25630 I04162 D16100428 p. 343 ➤ II Sig.or Baldino Gherardi mi ha presentato da parte di V. S. l'occhiale, e 'l discorso che ci ha fatto sopra, che l'uno e l'altro mi è stato oltra modo caro per amor di V. S. e perchè io gli desideravo; e le ne resto con molto obligo, rendendolene le gratie che devo. Con l'occhiale ho già fatte belle esperienze, e spero farne dell'altre: e perchè 'l S.or Baldino mi dice che V. S. lo va tuttavia perfettionando, desidero che mi avvisi in che modo si possa migliorare, et in particolare, se col farlo più lungo si potrà vedere più da lontano; se quel vetro ch'è concavo da una parte, facendosi concavo anco dall'altra, come sono gli occhiali che si fanno per quei che hanno la vista corta, mostrarebbe le cose meglio e più lontano; e se pigliando cristallo di montagna, in cambio di vetro, sarebbe meglio.
Alfonso Fontanelli a Attilio Ruggeri, forse Aprile 1610, {L-00718} I25631 I25632 D161004XX p. 346 ➤ Non può esser che costì non s'habbia notitia dell'inventione dell'occhiale trovata in Fiandra, co 'l quale si vede di lontano parecchie miglia e si distinguono molte cose che senza quell'instrumento non si vederebbono; ma non so già se cotesti principi n'habbiano. Hora sappia V. S. Ill.ma che di molti mesi prima ch'io venissi in Lombardia, il Galileo, filosofo e matematico esquisito che legge in Padova, et è suddito del Granduca, ne donò uno a S. A., compagno d'un altro che poco prima haveva donato alla Rep.ca di Venetia, et ottenutone per premio mille scudi di pensione servendo, et cinquecento l'anno, non servendo: et io mi trovai qui presente all'esperienza prima che se ne fece, e fra l'altre cose si vide di lontano tre miglia un caprioletto assai picciolo. E perchè mi parve cosa nuova e da prezzarsi da ogni principe per lo frutto che può cavarsene, oltre alla curiosità, motteggiai a Madama che subito che si risapesse che qui fosse una simil cosa, i principi parenti et amici ne ricercherebbono S. A.; e 'l Granduca et ella rispose subito che risponderebbono d'haverla da Venetiani, et di non potere comunicarla ad altri. Pare poi che si sia fatta in modo familiare questa inventione, che se ne siano veduti diversi, più e meno perfetti secondo l'habilità de gli artefici; onde posso credere che cotesti principi n'habbiano anch'essi, e non se ne curino. Tuttavia non vo' restar, ad ogni buon fine, di dire a V. S. Ill.ma, che havendomi detto il Sig. Paolo Giordano Orsino, tornato hora dal suo viaggio, d'haverne portato alcuni di Fiandra, caso che coteste Altezze n'havessero desiderio, non sarebbe forse difficile d'haverne uno da S. Ecc.za.
Francesco Maria del Monte a Galileo, 4 giugno 1610, {L-00719} I25630 I04162 D16100604 p. 367 ➤ Ho ricevuta la lettera di V. S., che mi è stata gratissima per le cose che mi scrive dell'occhiale; e particolarmente mi è piacciuto intendere quello ch'ella va pensando di fare del cristallo di rocca, perciochè spero che mediante la dottrina et ingegno di V. S. si possano trovare altre cose mirabili, sì come ella ne ha trovate fin hora: et s'ella me ne farà partecipe, io le ne restarò con molta obligatione. In Roma si lavorano i cristalli di rocca con arte e facilità mirabile: però se in questo particolare io posso fare servitio alcuno a V. S., lo farò molto volentieri.
Botti a Vinta, 19 settembre 1610, {L-00720} I25633 I25619 D16100919 p. 433 ➤ Sua Maestà [Maria de' Medici] mi ha confessato, discorrendo con me, come fa spesso lungamente,.... che sia venuto l'occhiale del Galilei, seben mostra poco più degl'altri....
Gualdo a Galileo, 25 novembre 1610, {L-00722} I25520 I04162 D16101125 p. 477 ➤ Volevo mandarla al S.r I25607 Volsero, ma mi son imaginato che, doppo la contratta familiarità con detto signore, gli haverà dato minuto conto d'ogni cosa; sì come all'incontro esso S.r Volsero gli haverà scritto d'un Ollandese, che con un suo occhiale vuol far leggere una lettera commune, lontana quanto un huomo può caminare in un'hora e più. Sinhora tutti questi fanno i loro miracoli a terra a terra; ma V. S. va sopra i cieli, onde può cantare con 'l Petrarca / E volo sopra 'l ciel, e giacio in terra.
Clavio a Galilei, 17 dicembre 1610, {L-00062} I02387 I04162 D16101217 p. 485 ➤ Si sono visti qui in Roma alcuni occhiali mandati da V. S., i quali hanno li vetri convessi assai grandi, ma coverti, con restarvi solamente un bucco piccolo libero. Desiderarei di sapere che serve tanta grandezza, se ha da coprirsi in questo modo. Pensano alcuni, che siano fatti grandi, acciò scoprendosi tutti la notte, si possono meglio vedere le stelle.
Daniello Antonini a Galileo, 9 aprile 1611, {L-00723} I25634 I04162 D16110409 p. 84 ➤ In queste parti [Bruxelles] non si ritrovano occhiali che crescano più che 5 volte in circa la linea: tutta via i giorni passati feci io lavorarmi certi ferri, et doppo molta fatica m'è riuscito un occhiale, il qual porta più che tre braccia et mezo di canone, et con un mediocre concavo cresce la linea circa 40 volte, et fa assai chiaro: di maniera che ho potuto osservar benissimo i Pianeti Medicei et le inugualità nella luna.
Botti a Cosimo II de' Medici, 18 agosto 1611, {L-00724} I25633 I25838 D16110818 p. 174 ➤ Doppo questo, S. Maestà [Louis XIII] si rizzò e prese con molto gusto l'occhiale del Galilei, et andamo a una finestra; et quivi S. Maestà si messe fino inginocchioni in terra, per veder meglio la luna: lo lodò assai, e disse che era meglio dell'altro.
Daniello Antonini a Galileo, 2 settembre 1611, {L-00725} I25634 I04162 D16110902 p. 203 ➤ Ho veduti de' più esquisiti occhiali che si fabrichino in queste parti; ma non vagliono nulla a rispetto di quello di V. S. ch'io vidi a Padova, perchè non è niuno che multiplichi la linea in più che 10. Ben n'ho io fatto uno che l'acresce circa 45 volte, ma non fa chiaro quanto faceva il suo con il minor concavo, ben un poco più (se ben mi ricordo) che non faceva con il concavo maggiore. Oltre di questo, egli è dificile molto al maneggiarsi, per esser lungo quasi 4 braccia, et vede pochissimo spatio in una volta, come saria a dire la quarta parte del diametro della luna. Questo è quanto di buono sia in questa materia per queste parti. N'ho veduti di quegli del proprio primo inventore, dati poi a questo Ser.mo [Alberto d'Austria]; ma son tutti dozinali.
Gallanzoni a Galileo, 8 agosto 1612, {L-00726} I25635 I04162 D16120818 p. 378 ➤ In queste parti di Franza, dove io sono, non ho trovato grandi mathematici, nè ch'habbino osservato cos'alcuna in cielo, per non havere occhiali boni; et dettoli l'osservationi che V. S. ha fatte, hanno fatti qualche dubbio, ch'io con la sua dotrina gl'ho resoluti.
Filippo Salviati a Galileo, 13 novembre 1613, {L-00727} I25636 I04162 D16131113 p. 595 ➤ Lasciai di dir a V. S. per la mia ultima di Venezia, che mi fu detto da un dottor di medicina, amicissimo del Sig.r Alfonso Strozzi, che quel medesimo Olandese che fece l'occhiale già al conte Marizio, ha trovato invenzione di multiplicare il vedere quattro volte più che il primo, con due occhiali da portar al naso come gl'ordinarii, con facilità grandissima, senza haver a cercare il punto con fatica.
Bonsi a Galileo, 18 dicembre 1618, {L-00728} I25637 I04162 D16181218 p. 428 ➤ Sendomi trovato questi giorni passati in compagnia di alcuni mathematici, dove si discorreva della cometa che si è vista et si vede di continuo, di comune consenso fu detto che altri che V. S. non poteva farne l'osservatione, tanto per havere perfetta notitia di simili materie et per bontà del suo occhiale, che per havere il G. Duca instrumenti eccellenti per far questa osservatione; et il S.r I26169 Alehaume, Mathematico regio, disse l'istesso al Re, che gli comandava di farne l'osservatione, et si scusò col dire che non havea instrumenti a proposito, et che solo il G. Duca poteva farla fare a V. S.
Tiberio Spínola a Galileo, 22 gennaio 1621, {L-00034} I25638 I04162 D16210121 p. 57 ➤ Et l'altro giorno essendo stato in Olanda, et parlando con colui il quale vole esser stato l'inventore di tanta curiosità, lo dissi che lui non era inventore, ma che già anni sono che il I03980 Fracastino ne havea noticia et che sua era l'inventione, et I02962 Gio. Batta dalla Porta a Napoli me ne havea mostrato qualche principio, ma che in quel tempo io ero giovane et non curai quello che valeva assai, et che il mondo non haveva obligho a lui di alcuna cosa, ma sì a V.S., il quale havea illuminato ed dechiarato le cose oscure a tutti i filosofi, et lei haveva manifestato al mondo i secreti della curiosità, et che gli occhiali di V.S. multiplicavano l'oggetto tanto in cielo como in terra, et ogni cosa si vedeva tanto chiara et aperta come se vi fosse stato presente, et che la vista di detti occhiali suoi arrivava in terra a quaranta miglia italiane e più. Mi ne mostrò uno il quale era longho da sei piedi geometrici, ma la chiarezza et multiplicazione non era gran cosa; et lui mi disse che teneva per impossibile veder qualcosa meglio. Io gli risposi che haveva cattivo parere, et che n'havevo visto uno di V.S. in Francia esquisitissimo. Mi sostenne che non poteva essere, et che giocarebbe ogni esser suo. Io li risposi che se ingannava assai, ma che mi risolvevo di scriver a V. S., alla quale non ho sorte et ventura di conoscerla di presenza, ma per fama delle opere sue, et da homini che la conoscono, molto bene informato.
Il Vocabolario Treccani riporta: cannocchiale (pop. canocchiale) s. m. [comp. di canna nel sign. di «tubo» e occhiale, prob. coniato dal gesuita G. Biancani (1611) per indicare lo strumento inventato da G. Galilei. Da Bruno Migliorini, “Parole d'autore (onomaturgia)”, Firenze (1975): « Se il nome fosse, come a prima vista sembra, una semplice giustapposizione di canna e di occhiale aggettivo, dovrebb'essere femminile. E dovrebbe essere femminile anche se nascesse da una giustapposizione di canna a occhiale sostantivo. Ma con quel tanto d'arbitrio, che spesso si riscontra nei nomi foggiati per indicare le invenzioni, si è applicato al nuovo nome il maschile che già si adoperava per i nomi più frequenti di cannone e di occhiale. »
Io ragiono così: cannocchiale è maschile, semplicemente perché veniva sentito come un nuovo tipo di occhiale (m), non un nuovo tipo di canna (f). L'espressione 'la cannocchiale' sarebbe apparsa stonata anche a coloro che erano abituati a dire 'la canna occhiale'. Quando si forma una parola composta di due vocaboli di generi diversi, il genere attribuito alla parola unita è quello della parte che qualifica la natura dell'oggetto. Ora, il cannocchiale è formato da due speciali occhiali (m) uniti da una canna (f), non da una speciale canna (f) adornata da due occhiali (m). La parola cannocchiale è composta da canna+occhiale? Non è detto, alcuni la sentivano formata da cannone+occhiale (nella Corrispondenza di Galilei ho trovato scritto 'canone occhiale', e molti (fra cui lo stesso Galileo) alternavano nel discorso le parole cannone e occhiale). La parola composta doveva in ogni caso iniziare con il suffisso breve 'cann' per motivi eufonici. Aggiungo che mentre moltissime persone chiamavano l'oggetto semplicemente 'cannone' o 'tubo' (m), nessuno lo diceva 'la canna' (f). Io non vedo "un tanto d'arbitrio" nel risultato finale, anzi lo considero l'esito naturale.
Da Biancani a Grienberger, 14 giugno 1611, {L-00730} I01083 I04721 D16110614 p. 126 ➤ « ... col far vedere col canocchiale la luna ... » Che io sappia, questa è la prima frase conosciuta contenente la nuova parola (in qualsiasi variante ortografica). La lettera è una copia, quindi l'ortografia potrebbe essere stata alterata.
Io ragiono così: cannocchiale è maschile, semplicemente perché veniva sentito come un nuovo tipo di occhiale (m), non un nuovo tipo di canna (f). L'espressione 'la cannocchiale' sarebbe apparsa stonata anche a coloro che erano abituati a dire 'la canna occhiale'. Quando si forma una parola composta di due vocaboli di generi diversi, il genere attribuito alla parola unita è quello della parte che qualifica la natura dell'oggetto. Ora, il cannocchiale è formato da due speciali occhiali (m) uniti da una canna (f), non da una speciale canna (f) adornata da due occhiali (m). La parola cannocchiale è composta da canna+occhiale? Non è detto, alcuni la sentivano formata da cannone+occhiale (nella Corrispondenza di Galilei ho trovato scritto 'canone occhiale', e molti (fra cui lo stesso Galileo) alternavano nel discorso le parole cannone e occhiale). La parola composta doveva in ogni caso iniziare con il suffisso breve 'cann' per motivi eufonici. Aggiungo che mentre moltissime persone chiamavano l'oggetto semplicemente 'cannone' o 'tubo' (m), nessuno lo diceva 'la canna' (f). Io non vedo "un tanto d'arbitrio" nel risultato finale, anzi lo considero l'esito naturale.
Da Biancani a Grienberger, 14 giugno 1611, {L-00730} I01083 I04721 D16110614 p. 126 ➤ « ... col far vedere col canocchiale la luna ... » Che io sappia, questa è la prima frase conosciuta contenente la nuova parola (in qualsiasi variante ortografica). La lettera è una copia, quindi l'ortografia potrebbe essere stata alterata.
§ D16090824 D16090831 D16090905 D16090926 D16091003 D16091015 D16091017 D16091031 D16091104 D16091107 D16100130 D16100306 D16100327 D16100416 D16100419 D16100428 D161004XX D16100604 D16100919 D16101125 D16101217 D16110409 D16110614 D16110818 D16110902 D16120818 D16131113 D16181218 D16210121
§ I01083 I02387 I02962 I03980 I04162 I04721 I06347 I22641 I25339 I25359 I25389 I25520 I25573 I25607 I25617 I25618 I25619 I25628 I25629 I25630 I25631 I25632 I25633 I25634 I25635 I25636 I25637 I25638 I25838 I26169
§ {B-0122.A2_.2015}
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