Rapporti da l'Aia
Il 1608 fu un anno di svolta: il cannocchiale fu esibito ufficialmente, anche se ad un pubblico limitato, ma la notizia ebbe una notevole diffusione. Ora parlerò solo della notizia: i dettagli della vicenda sono emersi nell'arco di quasi 3 secoli, e li spiegherò strada facendo.
Nel 1608 l'Aia fu visitata dall'ambasciatore del Re del Siam (Somdet Phra Ekatotsarot) e dal generale italiano I25604 Ambrogio Spinola (comandante delle forze spagnole) a cui fu mostrato il cannocchiale. A quell'epoca era comune stampare dei bollettini informativi; uno di questi parlava della visita dell'ambasciatore all'Aia, e anche di una grande novità, l'invenzione di una strumento che permetteva di vedere lontano. Dalle corrispondenze dell'epoca si apprende che quella piccola, strana, intrigante brochure ebbe ampia diffusione, ma divenne ben presto introvabile, e di essa si persero le tracce. Agli storici rimanevano solo brevi accenni nelle lettere dell'epoca. Il famoso frate Paolo Sarpi aveva contatti con degli ugonotti (calvinisti); il 9 dicembre 1608 scrisse a Francesco Castrino a Parigi:
Nel 1608 l'Aia fu visitata dall'ambasciatore del Re del Siam (Somdet Phra Ekatotsarot) e dal generale italiano I25604 Ambrogio Spinola (comandante delle forze spagnole) a cui fu mostrato il cannocchiale. A quell'epoca era comune stampare dei bollettini informativi; uno di questi parlava della visita dell'ambasciatore all'Aia, e anche di una grande novità, l'invenzione di una strumento che permetteva di vedere lontano. Dalle corrispondenze dell'epoca si apprende che quella piccola, strana, intrigante brochure ebbe ampia diffusione, ma divenne ben presto introvabile, e di essa si persero le tracce. Agli storici rimanevano solo brevi accenni nelle lettere dell'epoca. Il famoso frate Paolo Sarpi aveva contatti con degli ugonotti (calvinisti); il 9 dicembre 1608 scrisse a Francesco Castrino a Parigi:
Sarpi a Castrino, 9 dicembre 1608, {L-00010} I22640 I25615 D16081209 ➤ Ricevei dalla Haga, un mese è, il riporto che Vostra Signoria mi manda sopra l'ambasciata al Conte Mauritio del Re indo di Siama, e sopra li nuovi occhiali fabbricati da quel valent'uomo, cosa che m'ha dato assai da pensare; ma perché questi filosofi comandano che non si speculi la causa, prima di vedere con proprii sensi l'effetto, mi son rimesso ad aspettare che una cosa cosí nobile si diffondi per l'Europa.
Questa lettera fu pubblicata da I25641 Manlio Duilio Busnelli:
{A-0071.0087b.0000.19280000-1025_1163} "Un carteggio inedito di Fra Paolo Sarpi con l'ugonotto Francesco Carpino. Venezia-Parigi, 1608-1611", Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 87, 2 (1928), p. 1069
{B-0188.01_.1931} “Lettere ai protestanti”, vol. II (1931) p. 15 ➤
Sarpi aveva scritto Siam come Siama [per vedere la riproduzione del manoscritto, fare clic sul menu Manuscrits qui ➤ ], ma Busnelli lesse Siara, che interpretò come Cearà, una regione del Brasile settentrionale, occupata dagli olandesi nel 1637. Busnelli non aveva visto il bollettino, e ignorava che era stato trascritto oltre vent'anni prima.
Cornelis de Waard I22629 nel suo libro {B-0055.00_.1906} "De uitvinding der verrekijkers" (1906) p. 205 ➤ aveva riportato tutto il testo riguardante l'invenzione del cannocchiale, usando l'unica copia che conosceva, conservata nella Biblioteca Universitaria di Gent. Quel libretto aveva solo l'anno (non la data completa), e nessuna indicazione dell'editore e dell'autore. de Waard si stupì di leggere nel catalogo della biblioteca di I26088 Guglielmo Libri la descrizione di un bollettino con un titolo diverso, con la data D16081112 12 novembre 1608, editore Jean Gazeau (Lione), ma ancora senza autore. Andiamo a leggere il libro "Catalogue of the ... celebrated library of M. Guglielmo Libri" (1861):
{A-0071.0087b.0000.19280000-1025_1163} "Un carteggio inedito di Fra Paolo Sarpi con l'ugonotto Francesco Carpino. Venezia-Parigi, 1608-1611", Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 87, 2 (1928), p. 1069
{B-0188.01_.1931} “Lettere ai protestanti”, vol. II (1931) p. 15 ➤
Sarpi aveva scritto Siam come Siama [per vedere la riproduzione del manoscritto, fare clic sul menu Manuscrits qui ➤ ], ma Busnelli lesse Siara, che interpretò come Cearà, una regione del Brasile settentrionale, occupata dagli olandesi nel 1637. Busnelli non aveva visto il bollettino, e ignorava che era stato trascritto oltre vent'anni prima.
Cornelis de Waard I22629 nel suo libro {B-0055.00_.1906} "De uitvinding der verrekijkers" (1906) p. 205 ➤ aveva riportato tutto il testo riguardante l'invenzione del cannocchiale, usando l'unica copia che conosceva, conservata nella Biblioteca Universitaria di Gent. Quel libretto aveva solo l'anno (non la data completa), e nessuna indicazione dell'editore e dell'autore. de Waard si stupì di leggere nel catalogo della biblioteca di I26088 Guglielmo Libri la descrizione di un bollettino con un titolo diverso, con la data D16081112 12 novembre 1608, editore Jean Gazeau (Lione), ma ancora senza autore. Andiamo a leggere il libro "Catalogue of the ... celebrated library of M. Guglielmo Libri" (1861):
{B-0053.01_.1861} vol. 1, introduction p. xvi ➤ Mr. J. Winter Jones, che, da quando Mr. Panizzi è stato giustamente chiamato alla sovrintendenza generale del British Museum, dirige con tale zelo e successo il dipartimento di libri a stampa in quell'immensa istituzione, ha reso noto un piccolo trattato, stampato da Jean Gazeau a Lione nel 1608, dove si può trovare la prova che, sin dai primissimi giorni della sua costruzione, il telescopio fu diretto verso il cielo anche nell'Olanda stessa, pur senza osservare alcuna cosa nuova. È una di quelle piccole gazzette pubblicate così frequentemente in quel periodo, che porta la data del 12 Novembre 1608, e il seguente titolo, "Les Ambassades et Présents du Roy de Siam envoyez à l'Excellence du Prince Maurice", in cui alla fine delle notizie politiche sono menzionati nuovi "occhiali", ...
De Waard riferì che quel piccolo trattato era stato cercato invano presso il British Museum. Oggi, invece, compare nel catalogo on-line della British Library: ➤ . Lo possiamo considerare semplicemente una seconda edizione, con una leggera variazione del titolo, e il formato cambiato da 12° a 8°, o ci sono anche differenze nei contenuti?
Solo negli anni '70 l’editore I26168 Jacob Israel "Jake" Zeitlin trovò un'altra copia (corrispondente a quella di Gent), che pubblicò in facsimile, unitamente ad un saggio dello storico della scienza I03212 Stillman Drake:
{B-0571.00_.1976} "The Unsung Journalist and The Origin of the Telescope", Los Angeles 1976; edizione speciale in 530 esemplari.
La Biblioteca Universitaria di Gent ora permette di leggere gratuitamente la sua copia on-line tramite google books ➤. Ecco la descrizione: in 12°, di 12 pagine, frontespizio: "Ambassades dv Roy de Siam envoyé a l'excellence du I25603 Prince Maurice, arriué à la Haye le D16080910 10. Septemb. 1608. L'an de grace 1608." Il testo inizia con la dicitura: ‘De la Haye’; da p. 3 a 9 si parla dell'ambasciata del Re del Siam; ecco la storia che ci interessa:
Solo negli anni '70 l’editore I26168 Jacob Israel "Jake" Zeitlin trovò un'altra copia (corrispondente a quella di Gent), che pubblicò in facsimile, unitamente ad un saggio dello storico della scienza I03212 Stillman Drake:
{B-0571.00_.1976} "The Unsung Journalist and The Origin of the Telescope", Los Angeles 1976; edizione speciale in 530 esemplari.
La Biblioteca Universitaria di Gent ora permette di leggere gratuitamente la sua copia on-line tramite google books ➤. Ecco la descrizione: in 12°, di 12 pagine, frontespizio: "Ambassades dv Roy de Siam envoyé a l'excellence du I25603 Prince Maurice, arriué à la Haye le D16080910 10. Septemb. 1608. L'an de grace 1608." Il testo inizia con la dicitura: ‘De la Haye’; da p. 3 a 9 si parla dell'ambasciata del Re del Siam; ecco la storia che ci interessa:
{B-0217.00_.1608} pp. 9-11 ➤ Pochi giorni prima della partenza di Spinola da L'Aia, un fabbricante di occhiali di Middelburg, pover'uomo, molto religioso e timorato di Dio, fece presente a sua Eccellenza di certi occhiali, mediante i quali si potevano scoprire e vedere distintamente le cose distanti da noi 3-4 leghe, come se le vedessimo a 100 passi da noi: Stando sulla torre de L'Aia si vedono con le detti occhiali chiaramente l'orologio di Delft, e le finestre della chiesa di Leida, nonostante che le dette città siano distanti l'una di un'ora e mezza, l'altra di tre ore e mezzo di cammino da L'Aia. I Signori degli Stati avendolo saputo, inviarono verso sua Eccellenza per vederli, che glieli inviò, dicendo che con questi occhiali essi avrebbero visto le frodi del nemico. Anche Spinola li vide con grande stupore, e disse al Signor Principe Henri, da ora non potrò mai più essere tranquillo, perché mi vedrete di lontano. Al che il Principe rispose, impediremo ai nostri di tirare verso di voi. Il maestro artigiano di questi occhiali ebbe 300 scudi, e ne avrà di più in seguito, alla condizione di non insegnare il detto mestiere a nessuno al mondo, ciò che ha promesso molto volentieri, non volendo che i nemici se ne possano avvalere come noi; e anche le stelle che ordinariamente non appaiono alla nostra vista e ai nostri occhi per la loro piccolezza e la debolezza della nostra vista, si possono vedere per mezzo di questo strumento. Il giorno che Spinola partì di qui, pranzò con sua Eccellenza che lo condusse a metà strada, e il Principe Henri suo fratello li accompagnò sino alle navi, dove si imbarcarono per andare ad Anversa.
Alla Biblioteca di Gent, de Waard esaminò un manoscritto che contiene praticamente lo stesso testo del bollettino, almeno per quanto riguarda la storia dell'occhialaio; dopo un'attenta collazione, il sig. G. Busken Huet trovò questa piccola differenza: nel testo stampato ’nous deffendrons à nos gens de ne tirer point à vous’; nel manoscritto 'gens' è sostituito da 'canoniers'. Secondo De Waard, il manoscritto potrebbe essere successivo alla stampa, perché fu trovato in una raccolta di materiale informativo, contenente anche testi stampati.
Un'altra testimonianza porta la data del D16081118 18 novembre 1608 e la firma di I25598 Pierre de l'Estoile (1546-1611), celebre cronista delle cose memorabili avvenute nel corso del regno di Henri III e Henri IV. L'edizione {B-0366.03_.1761} "Journal du regne de Henri IV Roi de France et de Navarre” (1761) fu incompleta e non del tutto conforme ai manoscritti originali; meglio affidarsi a "Mémoires-Journaux de Pierre de L'Estoile”, 9 (1881):
Un'altra testimonianza porta la data del D16081118 18 novembre 1608 e la firma di I25598 Pierre de l'Estoile (1546-1611), celebre cronista delle cose memorabili avvenute nel corso del regno di Henri III e Henri IV. L'edizione {B-0366.03_.1761} "Journal du regne de Henri IV Roi de France et de Navarre” (1761) fu incompleta e non del tutto conforme ai manoscritti originali; meglio affidarsi a "Mémoires-Journaux de Pierre de L'Estoile”, 9 (1881):
{B-0238.09_.1881} p. 164 ➤ Un mio amico mi ha fatto vedere, questo giorno (18 novembre), due Avvisi, da l'Aia in Olanda, scritti a mano, il primo dei quali, che è più lungo, mi mostrò essere in stampa in quel momento a Sedan, e del quale tuttavia non c'è qui che una copia a G. L. N., che sta per essere stampata qui; il secondo, che non lo è ed è molto corto e molto notevole, riguarda certi occhiali che sono stati donati al conte Maurizio, con i quali si possono scoprire e vedere distintamente che cose lontane da noi tre o quattro leghe, come se le vedessimo alla distanza di cento passi. Ne ho dato l'estratto ad uno che, come credo, lo farà stampare alla fine dell'altro.
[Così avvenne. Il 23 seguente scrisse:]
{B-0238.09_.1881} p. 168 ➤ Domenica D16081123 23 C. B. [Claude Bérion, tipografo] mi ha dato, stampati, quattro di questi piccoli Avvisi, da L'Aia, che mi erano stati fatti vedere, scritti a mano, il martedì precedente. Ne ho donato uno a l'Ambasciatore d'Inghilterra, l'altro a Courtin; e un altro a un mio amico, de Lassi, e ho conservato il quarto per me.
[Certamente, la copia affidata all'ambasciatore inglese fu un importante veicolo di diffusione della notizia in Gran Bretagna.]
Abbiamo visto che Padre Sarpi aveva scritto a Castrino di attendere di vedere lo strumento. Il 6 gennaio 1609 scrisse a Jérôme Groslot de L'Isle:
Sarpi a Groslot de L'Isle, 6 gennaio 1609, {L-00014} I22640 I25616 D16090106 ➤ L'avviso delli nuovi occhiali l'ho avuto già più d'un mese, e lo credo per quanto basta a non cercar più oltre, non per filosofarci sopra, proibendo Socrate il filosofare sopra esperienza non veduta da sé proprio. Quando io era giovane, pensai ad una tal cosa, e mi passò per la mente che un occhial fatto di figura di parabola potesse far tale effetto; e avevo ragione da farne la dimostrazione. Ma perché queste sono astratte, e non mettono in conto la repugnanza della materia, sentivo qualche opposizione. Per questo non sono molto inchinato all'opera, e questa sarebbe stata faticosa: onde né confermai né riprovai il pensiero mio con l'esperienza. Non so se forse quell'artefice abbia riscontrato col mio pensiero, e se la cosa non ha acquistato aumento, come suole la fama per il viaggio. |
Sarpi non dovette aspettare molto per vedere i nuovi occhiali: nella primavera del 1609, finalmente, quelle diavolerie cominciarono ad essere disponibili in Europa. Merito del pover'uomo religioso di Middelburg? No. Anticipo una storia intricata che tratterò in dettaglio più avanti. Mentre quest'uomo, Hans Lipperhey, era in trattativa con il governo dell'Aia nella speranza di ottenere un brevetto per la costruzione esclusiva del cannocchiale, si seppe che almeno altre due persone sapevano costruire lo strumento. Ovviamente, si capì che l'invenzione era troppo facile da copiare, e fu negato il brevetto. Alcuni esemplari prodotti furono acquistati dalle autorità, poi via ciascuno per la sua strada. In Europa occidentale (per quanto ne sappiamo, a partire da Parigi) iniziò la diffusione dei telescopi, ma almeno il primo esemplare arrivato a Parigi non fu di produzione olandese. La spiegazione è ancora la 'facilità' di replica del prodigioso strumento. In quei primi tempi si poteva pensare che per fare un cannocchiale bastasse applicare due lenti ad un tubo, e riuscire a vedere qualcosa, un po' ingrandita: facile, ma le persone che non avevano mai visto una cosa del genere gridavano al miracolo. Facendo esperienza con quei strumenti, le persone acute si resero conto che fare un 'buon' cannocchiale non era mestiere da tutti; inoltre, il significato della 'buono' dipendeva dall'uso che se ne doveva fare. Le persone prive dei necessari criteri di giudizio arrivavano a conclusioni errate e qualunquiste; questo fu uno dei grandi problemi contro cui dovette combattere Galileo.
Mentre l'invenzione veniva presentata all'Aia, i quella città fervevano le negoziazioni che portarono alla tregua fra gli Stati Generali d'Olanda e la Spagna. I ministri del Re di Francia, Henri IV, furono I26147 Pierre Jeannin e de Russy; le lettere che coinvolsero Jeannin furono stampate in varie occasioni:
per la prima volta nel 1645 e la seconda come {B-0365.00_.1656} "Les negotiations de Mr. le President Jeannin" (1656); una riproduzione più completa ed accurata si trova in "Collection des Mémoires relatifs à l'histoire de France", T. XV (1822), che uso in questo sito.
Il D16081228 28 dicembre 1608 Jeannin scrisse al Re che un soldato di Sedan, pur non essendo riuscito a farsi dare lo strumento dall'occhialaio di Middelburg, aveva imparato a costruirne di altrettanto buoni (almeno, per quanto era in grado di giudicare).
Mentre l'invenzione veniva presentata all'Aia, i quella città fervevano le negoziazioni che portarono alla tregua fra gli Stati Generali d'Olanda e la Spagna. I ministri del Re di Francia, Henri IV, furono I26147 Pierre Jeannin e de Russy; le lettere che coinvolsero Jeannin furono stampate in varie occasioni:
per la prima volta nel 1645 e la seconda come {B-0365.00_.1656} "Les negotiations de Mr. le President Jeannin" (1656); una riproduzione più completa ed accurata si trova in "Collection des Mémoires relatifs à l'histoire de France", T. XV (1822), che uso in questo sito.
Il D16081228 28 dicembre 1608 Jeannin scrisse al Re che un soldato di Sedan, pur non essendo riuscito a farsi dare lo strumento dall'occhialaio di Middelburg, aveva imparato a costruirne di altrettanto buoni (almeno, per quanto era in grado di giudicare).
{B-0237.15_.1822} p. 44 ➤ Il latore [della lettera] che se ne ritorna in Francia è un soldato di Sedan, che ha servito per qualche tempo nella compagnia del principe Maurizio. Ha varie invenzioni per la guerra, e sa fare quella forma di occhiali, trovata di nuovo in questo paese da un occhialaio di Middelburg, con i quali si vede molto lontano; gli Stati ne hanno ordinato due per vostra Maestà all'artigiano che ne è l'inventore. Noi non avremmo richiesto il loro favore se l'artigiano li avesse voluto fare alla nostra preghiera, ma lui si è rifiutato, dicendo che gli era stato comandato dagli Stati di non farne per chicchessia; noi glieli invieremo alla prima comodità: e nondimeno questo soldato li fa bene quanto l'altro, perché ha scoperto per tentativi come ha fatto; per cui non c'è grande difficoltà ad imitare questa prima invenzione.
[Lo stesso giorno, Jeannin scrisse più o meno le stesse cose anche al ministro I26158 Sully]:
{B-0237.15_.1822} p. 53 ➤ Il latore di questa lettera è un soldato di Sedan, che è della compagnia del principe Maurizio, considerato molto ingegnoso in varie invenzioni e artifici per la guerra; da qualche giorno ha anche fatto un arnese, a imitazione di quello che è stato inventato da un occhialaio di Middelburg, per vedere molto lontano. Ve lo farà vedere e ve ne farà all'uso della vostra vista. Avevo pregato il primo inventore di farmene due, uno per il Re e uno per voi; ma gli Stati gli hanno proibito di farne per chicchessia, e gliene hanno ordinati due loro stessi per darmeli affinché ve li invii, come farò alla prima occasione...
[Quei semplici cannocchiali avevano un tubo fisso, senza accomodamento: "ve ne farà all'uso della vostra vista". La risposta del Re Henri IV fu scritta il giorno 8 gennaio 1609 D16090108 ]:
{B-0237.15_.1822} p. 82 ➤ Del resto, avrò piacere di vedere gli occhiali di cui fate menzione nella vostra lettera, benché abbia al momento un maggior bisogno di quelli di quelli che aiutano a vedere da vicino, piuttosto che di lontano.
Nel 1655 I01359 Pierre Borel pubblicò il libro {B-0026.00_.1655} "De Vero Telescopii Inventore", di cui parlerò estesamente più avanti. Elencando i nomi delle persone accreditate dell'invenzione del telescopio, Borel citò un uomo di Sedan:
{B-0026.00_.1655} p. 19 ➤ ... né mancano coloro che lo concedono [il merito della scoperta] ad un uomo di Sedan, chiamato [Crepi], un eccellente artigiano: ma siccome non fu pubblicato nulla da nessuno di essi, possiamo legittimamente dubitare delle loro affermazioni.
La frase latina stampata è "viro Sedanensi, Crepii vocato" per cui il cognome di quella persona nel libro fu latinizzato in Crepius. La grafia francese originale potrebbe essere stata Crepi (Crépi) o meglio Crepy (Crépy), forse derivata da un luogo geografico. Tale "Crepy" era il soldato di cui si parla sopra, che si era messo a fare quel nuovo lavoro una volta andato riposo a Sedan, oppure un suo conoscente, forse avviato a quell'attività da lui stesso? Borel non fece menzione dell'episodio raccontato da Jeannin, cioè la copia dello strumento dell'occhialaio (come vedremo, I07369 Hans Lipperhey): se avesse saputo questa storia, penso che non avrebbe mancato di raccontarla. Forse raccolse informazioni sui primi costruttori di telescopi in Francia e venne fuori quel cognome; mi piacerebbe sapere come.
In "Mémoires-Journaux de Pierre de L'Estoile” (30 aprile 1609 D16090430 ) si legge della comparsa dei cannocchiali a Parigi:
In "Mémoires-Journaux de Pierre de L'Estoile” (30 aprile 1609 D16090430 ) si legge della comparsa dei cannocchiali a Parigi:
{B-0238.09_.1881} p. 421 ➤ Giovedì 30 aprile, essendo passato sul ponte Marchand, mi sono fermato da un occhialaio che mostrava a diverse persone degli occhiali di nuova invenzione ed uso. Questi occhiali sono composti da un tubo lungo circa un piede: ad ogni estremità c'è una lente, ma sono differenti l'una dall'altra; esse servono a vedere distintamente gli oggetti lontani che non si vedono che molto confusamente: si avvicina questo occhiale ad un occhio, e si chiude l'altro; guardando l'oggetto che si vuole conoscere, esso sembra avvicinarsi, e lo si vede distintamente: tanto che si riconosce una persona ad una mezza lega. Mi è stato detto che si doveva l'invenzione ad un occhialaio di Midelbourg in Zelanda, e l'anno scorso ne aveva donati due al principe Maurizio, con i quali si vedono distintamente gli oggetti alla distanza di tre o quattro leghe. Questo principe lo inviò al consiglio delle Province Unite, che per ricompensa diede all'inventore trecento scudi, a condizione che non insegnasse a nessuno la maniera di farne di simili.
Alcune informazioni simili si possono trovare in un giornale dell'epoca (1609), "Le Mercure François, ou, Suitte de L'Histoire de la Paix" (A Paris : Jean Richer, 1611):
{A-0017.0001_.1609.16120000} p. 338 ➤ In questo stesso mese d'aprile [1609] a Parigi, si vide nelle botteghe degli Occhialai un nuovo tipo di occhiali. Alle estremità di un tubo di latta rotondo e lungo un piede, ci sono due lenti, diverse fra di loro: Per guardare quello che si vuole vedere, si chiude un occhio, e l'altro lo si avvicina all'Occhiale, con il quale si riconosce una persona ad una mezza lega: ci sono degli operai che ne fanno di migliori degli altri. Dicono che questa invenzione è venuta da Middelburg in Zelanda, dove un Occhialaio pover'uomo fece dono d'un paio di Occhiali che aveva fatto al Principe Maurizio, circa il mese di settembre dell'anno passato, con i quali si vedeva facilmente a 3, e 4 leghe di distanza, come se si fosse stati a circa cento passi. Il Principe inviò questi Occhiali al Consiglio degli Stati mentre si trattava la Tregua a lunghi anni con lo Spagnolo e gli Arciduchi: la lettera che li accompagnava portava, 'Con questi Occhiali voi vedrete le frodi del nostro nemico'. Il Principe Henry, fratello del Principe Maurizio li mostrò al Marchese di Spinola, il quale avendoli provati, gli disse, 'Io non potrò più essere in sicurezza, perché mi vedrete di lontano': e il Principe gli rispose, proibiremo ai nostri di tirare verso di voi.
Il consiglio degli Stati diede 300 scudi all'inventore degli occhiali, a patto di non insegnare a nessuno al mondo la sua invenzione; così penso che quelle che si vendono a Parigi, con i quali non si potrebbe vedere a più di una mezza lega, non sono come quelli dell'occhialaio di Middelburg: perché dall'Aia si vedeva chiaramente l'orologio di Delft, e le finestre della Chiesa di Leida, benché le dette città siano distanti di un'ora e mezzo di cammino da L'Aia, e l'altra di tre. I25583 Ruggero Bacone Inglese, nel suo Trattato della meravigliose potenze dell'arte della natura, disse, che Cesare dalla riva della Gallia Belga, fronte a fronte dell'Inghilterra, con dei certi grandi specchi ustori, riconobbe l'assetto e la disposizione del campo degli Inglesi, e di tutta la costa del mare dove essi attendevano in armi. Molte belle invenzioni si sono perse, ma non è il soggetto della nostra Storia di rapportarle qui.
In Italia, finalmente
Jacques Badouere [Badovere]/ Giacomo Badoer fra il 1597 e il 1599 era stato allievo di Galileo a Padova; Sarpi gli scrisse il 30 marzo 1609:
Sarpi a Badovere, 30 marzo 1609, {L-00015} I22640 I25584 D16090330 ➤ Dell'occhiali di Hollandia ho detto a V.S. il mio senno: può esser che sij ogn'altra cosa; se ella ne intendessi altra, saperò volentieri quello sij giudicato costì. Ho quasi che abbandonato il pensiero delle cose naturali et mathematiche, et, per dirne il vero, il cervello s'è fatto o per vecchiezza o per la consuetudine un poco ottuso a tali contemplationi. Ella non potrebbe credere quanto ho perduto dopo che attendo a queste canzoni politiche, così nella sanità come nella compositione dell'animo et nella vivezza del cervello; ma in fine anco il nostro essere è una leggierezza et convien passarsi in riso il doverlo perdere.
Siccome i cannocchiali furono segnalati a Parigi circa un mese dopo, Badovere e Sarpi stavano ancora riflettendo sul bollettino "Ambassades". Sicuramente, poche settimane dopo, Badoer potè vedere concretamente dei nuovi occhiali. Sarpi dovette aspettare sino a luglio (ne diede notizia a Castrino il 21):
Sarpi a Castrino, 21 luglio 1609, {L-00016} I22640 I25615 D16090721 ➤ In Italia non abbiamo cosa nuova: solo è comparso quell'occhiale che fa vedere le cose lontane; il quale io ammiro molto per la bellezza dell'invenzione e per la dignità dell'arte, ma per uso della guerra né in terra né in mare, io non lo stimo niente.
Questo impietoso giudizio era giustificato dalla bassa qualità dello strumento; successivamente, Sarpi si appassionò al suo perfezionamento. Non si sa esattamente quando Sarpi vide per la prima volta il cannocchiale; il D16090707 7 luglio aveva scritto a Castrino e a Groslot senza parlare di questo argomento, quindi certamente a quell'epoca non lo conosceva.
Un'importante testimonianza si trova in una lettera scritta il 2 aprile 1609 da Guido Bentivoglio, Nunzio del Papa Paolo V a Bruxelles, e diretta al Cardinale Scipione Borghese. Tale documento fu scoperto nel 1923 dallo studioso olandese I25750 A. H. L. Hensen e pubblicato nello stesso anno: "De verrekijkers van Prins Maurits en van Aartshertog Albertus", Mededeelingen van het Nederlandsch Historisch Instituut te Rome, vol. 3 (1923).
Un'importante testimonianza si trova in una lettera scritta il 2 aprile 1609 da Guido Bentivoglio, Nunzio del Papa Paolo V a Bruxelles, e diretta al Cardinale Scipione Borghese. Tale documento fu scoperto nel 1923 dallo studioso olandese I25750 A. H. L. Hensen e pubblicato nello stesso anno: "De verrekijkers van Prins Maurits en van Aartshertog Albertus", Mededeelingen van het Nederlandsch Historisch Instituut te Rome, vol. 3 (1923).
Bentivoglio a Borghese, 2 aprile 1609, {L-00011} I25340 I25617 D16090402 {A-0018.0003_.0000.19230000-0199_0204} p. 203 ➤ Quando il marchese Spinola tornò d'Ollanda, riferì tra l'altre cose al serenissimo arciduca, che 'l conte Mauritio haveva un'istrumento co'l qual vedeva le cose lontanotissime, come se l'havesse havute inanzi a' gli occhi; et aggiunse il marchese, ch'egli stimava che 'l conte havesse procurato questo istrumento per veder di lontano in occasione di guerra ò piazze, che volesse assediare, ò siti d'alloggiamento, ò gente nimica, che marchiasse in campagna, ò cose simili che potessero tornargli à beneficio. Poi ha havuto grandissimo desiderio l'arciduca et il medesimo marchese d'haver qualche istrumento simile; e n'è venuto loro in mano qualcuno, se bene non di tanta finezza com'è quello del conte Mauritio. Io hebbi occasione ultimamente di provar quello di S.A., trovandomi seco e con la serenissima Infanta à caccia degli aeroni quì, fuora delle porte di Brusselles, donde la torre di Malines, che con vista ordinaria à pena si scopriva, ne si discernea se non con figura picolissima et à fatto indistinta, drizzatovi poi l'istrumento si discopriva con la sua figura tanto grande e distinta, que se venivano à discernere gli ordini della torre, e le finestre con altre parti più minute ancora dell'opera. E pur questo è una distanza d'intorno à dieci miglia d'Italia! Essendomi parso per ciò curiosissimo questo istrumento, a che possa apportar molto diletto, ho usata tanta diligenza, che al fine è venuto fatto anche à me d'haverne uno. E perché questa mia diligenza non è stata indirizzata da me al mio proprio gusto, ma à quello che potesse venirne à N.S. et a V.S.Ill.ma, ho per ciò inviato con quest'ordinario detto istrumento in mano del signor Entio, mio fratello, acciò che egli lo presenti in mio nome à V.S.Ill.ma, dalla quale spero che sarà gradita almeno la devota mia volontà, quando il diletto riesca minore in lei della mia opinione. E por fine à V.S.Ill.ma baccio humilissimamente le mani. Di Brusselles, li 2 Aprile 1609. Humilissimo e devotissimo, Guido, arcivescovo di Rhodi.
È stata trovata un minuta della risposta (23 maggio 1609):
Borghese a Bentivoglio, 23 maggio 1609, {L-00012} I25617 I25340 D16090523 Pretioso dono è l'instromento datomi a nome di V.S. dal S. R. Entio suo fratello, et io lo stimo tanto, quanto conviene alla sua perfettione, sí potente virtú rinchiusa in picciol corpo, et il nuovo artificio non conosciuto a' passati secoli non può non mostrare meraviglia infinita. Ho veduto io stesso l'effetto, et con grandissimo gusto. Può creder perciò V. S. che non solo il presente, ma il pensiero di procurarmelo, mi sia stato, come è, carissimo. La ringratio con tutto l'animo, et per fine le auguro ogni contento.
La notizia dello strumento di Scipione Borghese fece il giro di Roma. Da una lettera che il medico e collezionista d'arte Giulio Mancini, futuro medico di Urbano VIII, il 3 luglio 1609 scrisse al fratello Deifebo a Siena:
G. Mancini a D. Mancini, 3 luglio 1609, {L-00013} I25359 I25389 D16090703 È venuto qua uno specchio, dicano esser stato del Conte Mauritio, quale rappresenta le cose lontanissime, dicano di grotta Ferrata o di Fraschati stando qui in Roma. Io non l'ho visto ma da gente che n'ha fatta la prova e che non è di vista mediocre ma imperfettissima m'è stato detto che da Monte Cavallo ha visto un amico e riconosciutolo mentre annava in Santo Pietro in Monitorio et a cosa meravigliosissima tanto piú che da un'altra banda fa le cose vicine piccolisseme che sieno grandissime. Il specchio è nelle mani dell'Illustrissimo Borghesi.
Scipione Borghese fu il primo a vedere un telescopio in territorio italiano? Forse no. Girolamo Sirtori I11500 nel suo libro "Telescopium" (1618) parlò di un telescopio venduto al I26146 Conte di Fuentes, dal 1595 Capitano Generale e Governatore del Ducato di Milano, nel mese di maggio: purtroppo, non fornì la data precisa.
{B-0014.00_.1618} p. 24 ➤ Fu anche riferito che questa invenzione non era nient'altro che due lenti applicate ad un tubo. E siccome I02962 Porta aveva fatto menzione delle sua attività nel suo Magia naturalis, anche se in modo oscuro, e ne aveva parlato con molti, in mia presenza, apparve che questa concezione era nella mente di molte persone, sicché dopo averne sentito parlare, ogni persona poteva tentare di farne uno, senza un modello. Altri, Olandesi, Francesi, Italiani da ogni parte si fecero avanti guidati dal desiderio di guadagno, e non ci fu nessuno che non si proclamasse l'inventore. Nel mese di maggio un francese si precipitò a Milano e offrì un tale telescopio al Conte di Fuentes. Egli disse di essere socio dell'inventore dell'Olanda. Dopo che il conte lo ebbe dato ad un argentiere per inserirlo in un tubo d'argento, venne nelle mie mani. Lo maneggiai e lo esaminai, e ne fece di simili, in cui osservai che si verificavano diversi inconvenienti dovuti alle lenti.
Nello stesso mese, una cosa interessante successe a Bruxelles. Il fatto fu scoperto dallo scienziato belga I05624 Jean-Charles Houzeau, leggendo un documento fattogli avere da M. Duvivier, avvocato della Corte di Cassazione. Cito dall'articolo di J.C. Houzeau, "Le télescope à Bruxelles, au printemps del 1609", Ciel et Terre, vol. 3 (1882), pp. 25-28:
{A-0223.0003_.0000.18820000-0025_0028} p. 28 ➤ Archivi del regno. Carte di Stato e dell'Udienza, corrispondenza, fascicolo 444 - Gli arciduchi, ecc. Joachim Desenhar sovrintendente e amministratore generale delle confische e Jehan Vandersteghen aggiunto, Noi vi ordiniamo di fare contare prontamente dei denari per tramite vostro a Robert Staes nostro orefice la somma di 390 novanta fiorini della nostra moneta del Brabante, cioè 300 a buon conto di di qualche lavoro che ha fatto per nostro servizio, e i 90 fiorini per pagare due tubi artificiali per vedere lontano...
§ D16080910 D16081112 D16081118 D16081123 D16081209 D16081228 D16090106 D16090108 D16090330 D16090402 D16090430 D16090523 D16090703 D16090707 D16090721
§ I01359 I02962 I03212 I05624 I07369 I11500 I22629 I22640 I25340 I25359 I25389 I25583 I25584 I25598 I25603 I25604 I25615 I25616 I25617 I25641 I25750 I26088 I26146 I26147 I26168
§ {A-0017.0001_.1609.16120000} {A-0018.0003_.0000.19230000-0199_0204} {A-0071.0087b.0000.19280000-1025_1163} {A-0223.0003_.0000.18820000-0025_0028}
§ {B-0014.00_.1618} {B-0026.00_.1655} {B-0053.01_.1861} {B-0055.00_.1906} {B-0188.01_.1931} {B-0217.00_.1608} {B-0237.15_.1822} {B-0238.09_.1881} {B-0365.00_.1656} {B-0366.03_.1761} {B-0571.00_.1976}
§ {L-00010} {L-00011} {L-00012} {L-00013} {L-00014} {L-00015} {L-00016}
§ I01359 I02962 I03212 I05624 I07369 I11500 I22629 I22640 I25340 I25359 I25389 I25583 I25584 I25598 I25603 I25604 I25615 I25616 I25617 I25641 I25750 I26088 I26146 I26147 I26168
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