Ultime osservazioni di Cassini
G. D. Cassini I02089 il 31.1.1692 discusse la memoria {A-0005.0010_.0000.17300000-0001_0009} “Nouvelles Decouvertes de diverses Périodes de mouvemens dans la Planete de Jupiter, depuis le mois de Janvier 1691, jusq'au commencement de l'année 1692”, Mémoires de l'Académie 1666-1699, X, pp. 1-9 ➤ (tavola ➤).
Dopo la riapparsa della macchia antica nel gennaio 1691, Cassini dedusse che il suo periodo dovesse variare fra 9h 55m e 9h 56m, il periodo più corto verificandosi quando Giove era più vicino al Sole. La fig. I della tavola rappresenta la situazione nel 1665; la fig. II le osservazioni a partire dall'ottobre 1691. La più larga delle tre bande oscure e la più vicina al centro nella parte settentrionale, apparve sempre, ma con dei cambiamenti. In ottobre Cassini vide due macchie chiare che occupavano quasi tutta la larghezza; e alla fine del mese ne osservò ancora due opposte l'una all'altra, che ruotavano in 9h 51m. Questa banda si restringeva, mentre la banda meridionale e quella settentrionale fra le quali si trova, si allargarono poco a poco, in modo che in dicembre non c'era più grande differenza di larghezza fra le tre bande. Forse la banda di mezzo aveva scaricato nelle altre: in effetti, gli sembrava di vedere fra queste bande come delle tracce di comunicazione.
Fig. III, IV, VI. La grande banda meridionale e la settentrionale non sembravano più sempre intere in gennaio 1691 (come ricordato in una comunicazione precedente). Nell'ottobre di quell'anno Cassini vide a volte 7 o 8 bande oscure molto vicine fra loro, la maggior parte a mezzogiorno; ciò gli fece immaginare Giove segnato da scanalature, su cui scorreva una materia fluida. Il movimento dalla parte occidentale delle grandi bande interrotte che andavano da oriente ad occidente, apparve molto più veloce del periodo intero della loro rotazione, forse perché non era facile distinguere i loro estremi dal bordo, perché se erano prodotte da materia fluida venivano rarefatte dai raggi del Sole.
Le macchie subirono cambiamenti ancora maggiori delle bande. Le tre macchie irregolari osservate nel dicembre 1690 continuarono ad essere visibili allo stesso parallelo in gennaio e febbraio 1691; il periodo della macchia centrale fu trovato in 9h51m con diversi ritorni.
Nel gennaio 1691 si formò nell'emisfero opposto anche un'altra macchia nello spazio chiaro fra le due bande oscure più vicine al centro. Dopo aver confrontato 95 dei loro ritorni, Cassini trovò che il loro periodo era sempre 9h 51m. Ma sempre in gennaio vide altre due macchie vicine fra loro, che toccavano le bande oscure più vicine al centro, simile a quelle che aveva detto 'gemelle' nella sua pubblicazione e aveva visto nella stessa situazione il 13 dicembre 1690. Supponendo che coincidessero con quelle recenti, trovò un periodo di 9h 53m.
Alcune macchie che all'inizio erano rotonde, si allungarono poco a poco nella direzione delle bande. Ne osservò quattro di questo tipo dal febbraio 1691 fino all'immersione di Giove nei raggi del Sole; alla successiva apparizione, non le ritrovò più, ma ne vide delle altre. Le ultime osservate erano vicine al centro di Giove, e avevano un periodo di solo 9h 50m: in generale il periodo diminuiva con la latitudine, e Cassini cercò di fare un'analogia con le correnti equatoriali della Terra. La macchia antica e le nuove macchie del 1690 e 1691 erano tutte nell'emisfero australe, do ve allora regnava l'inverno; le ultime, apparse alla fine del 1691, erano nella regione equatoriale. Cassini notò che non aveva mai visto tante macchie che dopo il settembre 1690, quando Giove era al suo perielio e vicino all'opposizione e quindi nelle migliori condizioni di osservazioni. Le osservazioni osservazioni al periodo del perielio erano state fatte quando il pianeta era più distante dalla Terra; ma la prossima favorevole opposizione perielica si sarebbe ripetuta dopo 83 anni.
Da {A-0005.0002_.0000.17330000-0193_0194} p. 193 ➤ apprendiamo che Cassini rivide la macchia antica di Giove il 13 febbraio 1693 alle 6 di sera, sempre aderente alla banda più meridionale dal lato del centro.
La banda che era fra questa macchia e il centro era aumentata di larghezza, superando a volte la banda settentrionale che era sempre apparsa la maggiore. Il 24 febbraio Cassini vide il primo satellite sul disco, mentre percorreva la banda meridionale più vicina al centro che si era allargata, e che per la sua oscurità faceva apparire il satellite staccato da essa, in forma di una piccola macchia chiara e bianca. Osservò la sua entrata e uscita dal disco di Giove, e determinò il tempo del suo passaggio alla metà del disco.
{A-0005.0002_.0000.17330000-0224_0227} p. 224 ➤ riporta che nel febbraio 1694 Cassini rivide la macchia antica: essa passò alla metà del disco il giorno 4 alle 10h 26m.
Rispetto alle vecchie tavole, tale ritorno apparve anticipato di 2 ore e poco più. Il primo di marzo Cassini vide questa macchia e l'ombra del primo satellite, e potè confrontare i loro moti: la macchia precedeva l'ombra; esse arrivarono nel mezzo con due minuti di distacco, poi l'ombra superò la macchia sempre di più, in accordo con le previsioni. Il 2 marzo osservò una congiunzione inferiore del III satellite: alle 6h 51m 50s toccò il bordo orientale di Giove e e alle 7h 0m 56s era totalmente entrato. Poco prima fu scorta vicino al bordo di Giove nello stesso parallelo in cui il satellite era entrato, una macchia oscura assomigliante alla sua ombra: ma della grandezza dell'ombra del primo satellite, che è più piccolo del terzo. Ma non poteva essere l'ombra di quest'ultimo, per ragioni geometriche, e neppure una macchia aderente al disco di Giove, per via del suo movimento: Cassini giudicò che fosse una macchia del terzo satellite stesso che lo rendeva visibile sul disco chiaro di Giove. Arrivò alla metà del pianeta alle 8h 38m; passò all'altro bordo di Giove, senza cambiare forma (ciò che avrebbe dovuto succedere, se fosse stata una macchia della superficie) e alle 10h 21m 30s il satellite uscì dalla parte in cui si era appena vista la macchia e alle 10h 30m esso si distaccò dal disco. Cassini calcolò il passaggio del satellite a metà disco alle 8h 41m, 3 minuti più tardi dell'osservazione della macchia al centro. Cassini valutò che se si supponeva che i satelliti ruotassero sul loro asse, si poteva rendere ragione di alcune osservazioni.
Osservando con cura i tempi che i satelliti impiegano ad entrare ed uscire dal disco di Giove, la durata dell'immersione fu trovata spesso diversa da quella dell'immersione, mentre avrebbe dovuto essere uguale, anche se bisogna ammettere che le osservazioni dei contatti sono precarie. Ma una macchia posta sul bordo precedente del satellite all'immersione, potrebbe far ritardare l'osservazione del contatto, e diminuirne la durata; e se non si vedeva più al tempo dell'emersione, ne avrebbe prolungato la durata. Le macchie avrebbero potuto anche variare di mezz'ora le stime dell'ingresso nell'ombra del pianeta.
Dopo il 1694 la macchia antica rimase invisibile per 14 anni (sarebbe stata rivista da Maraldi nel 1708), ma Cassini, per quanto anziano, continuò ad osservare cose interessanti su Giove.
Il 17 giugno 1699 Cassini presentò all'Académie la Memoria {A-0006.1699_.0000.17320000-0103_0106m} “Observations de trois nouvelles taches de Jupiter”, Mémoires de l'Académie 1699 (1732).
Il 10 giugno alle 10 e mezza di sera, mentre osservava l'eclisse del primo satellite con un cannocchiale di 17 piedi, vide al centro di Giove una macchia oscura su una banda sottile, che serviva come diametro di Giove; tale macchia era lunga la sesta parte del semidiametro, e larga la metà della sua lunghezza, che era un po' obliqua alla stessa banda, alle 10h 38m arrivò al centro. Aveva visto due altre bande più larghe ed oscure; la meridionale era un poco piò lontana dal centro della settentrionale. Oltre a queste tre bande, nella parte settentrionale ce n'erano due sottili, parallele alle altre. Vide poco dopo vicino al bordo orientale una macchia più grande della precedente, e un poco più meridionale. Alle 11h 24m queste macchie erano ad uguali distanze dalla metà di Giove, per cui giudicò che la seconda sarebbe arrivata a quel punto a mezzanotte: questo avvenne osservandola con quel cannocchiale. Ma passando a quello da 46 piedi, essa fu vista arrivare sei minuti dopo mezzanotte, e non distinse più la prima macchia che aveva scorto poco prima vicino al bordo. Alle 1h 32m dopo mezzanotte, vide la seconda macchia prossima al bordo occidentale e nello stesso tempo ne vide una terza ancora più grande sul bordo orientale, che era preceduta da una piccola molto simile al disco di un satellite.
Alle 2h 42m il mezzo di questa terza macchia più grande era nel mezzo di Giove, meridionale quanto la seconda. Per tutte e tre trovò una rotazione in 9h 56m, stimando che la seconda era distanziata dalla prima di 54° di longitudine, e la terza di 96° dalla seconda. Queste tre macchie erano situate nella stessa banda chiara fra le due oscure dove si trovavano quelle che furono osservate nel 1691 e 1692, ma le due bande oscure avevano una posizione diversa da allora: apparivano molto più distanti fra loro, tanto da far pensare che quelle precedenti si fossero cancellate, sostituite da altre più distanti. La banda settentrionale che per più di quaranta anni era apparsa la più larga di tutte, negli ultimi due anni si era ristretta, e non appariva più larga di quella meridionale, che invece si era molto allargata nello stesso periodo. In precedenza Cassini aveva supposta che la grande attività potesse essere dovuta alla vicinanza al perielio, ma come spiegarla nel 1694? La risposta avrebbe richiesto un periodo di osservazione più grande i una vita umana.
Il 13 giugno la prima delle macchie arrivò alla metà di Giove alle 11h 45m; ma essa vi era arrivata il giorno 11 alle 10h 38m, dando una rivoluzione di 9h 50m. L'osservazione della seconda macchia in quel giorno diede per ciascuna 9h 51m, poi il tempo coperto impedì l'osservazione della terza (che era stata vista il giorno precedente). Questi moti concordavano con quelli delle macchie del dicembre 1690 e gennaio 1691, confermando che i periodi diminuivano vicino all'equatore.
Dopo la riapparsa della macchia antica nel gennaio 1691, Cassini dedusse che il suo periodo dovesse variare fra 9h 55m e 9h 56m, il periodo più corto verificandosi quando Giove era più vicino al Sole. La fig. I della tavola rappresenta la situazione nel 1665; la fig. II le osservazioni a partire dall'ottobre 1691. La più larga delle tre bande oscure e la più vicina al centro nella parte settentrionale, apparve sempre, ma con dei cambiamenti. In ottobre Cassini vide due macchie chiare che occupavano quasi tutta la larghezza; e alla fine del mese ne osservò ancora due opposte l'una all'altra, che ruotavano in 9h 51m. Questa banda si restringeva, mentre la banda meridionale e quella settentrionale fra le quali si trova, si allargarono poco a poco, in modo che in dicembre non c'era più grande differenza di larghezza fra le tre bande. Forse la banda di mezzo aveva scaricato nelle altre: in effetti, gli sembrava di vedere fra queste bande come delle tracce di comunicazione.
Fig. III, IV, VI. La grande banda meridionale e la settentrionale non sembravano più sempre intere in gennaio 1691 (come ricordato in una comunicazione precedente). Nell'ottobre di quell'anno Cassini vide a volte 7 o 8 bande oscure molto vicine fra loro, la maggior parte a mezzogiorno; ciò gli fece immaginare Giove segnato da scanalature, su cui scorreva una materia fluida. Il movimento dalla parte occidentale delle grandi bande interrotte che andavano da oriente ad occidente, apparve molto più veloce del periodo intero della loro rotazione, forse perché non era facile distinguere i loro estremi dal bordo, perché se erano prodotte da materia fluida venivano rarefatte dai raggi del Sole.
Le macchie subirono cambiamenti ancora maggiori delle bande. Le tre macchie irregolari osservate nel dicembre 1690 continuarono ad essere visibili allo stesso parallelo in gennaio e febbraio 1691; il periodo della macchia centrale fu trovato in 9h51m con diversi ritorni.
Nel gennaio 1691 si formò nell'emisfero opposto anche un'altra macchia nello spazio chiaro fra le due bande oscure più vicine al centro. Dopo aver confrontato 95 dei loro ritorni, Cassini trovò che il loro periodo era sempre 9h 51m. Ma sempre in gennaio vide altre due macchie vicine fra loro, che toccavano le bande oscure più vicine al centro, simile a quelle che aveva detto 'gemelle' nella sua pubblicazione e aveva visto nella stessa situazione il 13 dicembre 1690. Supponendo che coincidessero con quelle recenti, trovò un periodo di 9h 53m.
Alcune macchie che all'inizio erano rotonde, si allungarono poco a poco nella direzione delle bande. Ne osservò quattro di questo tipo dal febbraio 1691 fino all'immersione di Giove nei raggi del Sole; alla successiva apparizione, non le ritrovò più, ma ne vide delle altre. Le ultime osservate erano vicine al centro di Giove, e avevano un periodo di solo 9h 50m: in generale il periodo diminuiva con la latitudine, e Cassini cercò di fare un'analogia con le correnti equatoriali della Terra. La macchia antica e le nuove macchie del 1690 e 1691 erano tutte nell'emisfero australe, do ve allora regnava l'inverno; le ultime, apparse alla fine del 1691, erano nella regione equatoriale. Cassini notò che non aveva mai visto tante macchie che dopo il settembre 1690, quando Giove era al suo perielio e vicino all'opposizione e quindi nelle migliori condizioni di osservazioni. Le osservazioni osservazioni al periodo del perielio erano state fatte quando il pianeta era più distante dalla Terra; ma la prossima favorevole opposizione perielica si sarebbe ripetuta dopo 83 anni.
Da {A-0005.0002_.0000.17330000-0193_0194} p. 193 ➤ apprendiamo che Cassini rivide la macchia antica di Giove il 13 febbraio 1693 alle 6 di sera, sempre aderente alla banda più meridionale dal lato del centro.
La banda che era fra questa macchia e il centro era aumentata di larghezza, superando a volte la banda settentrionale che era sempre apparsa la maggiore. Il 24 febbraio Cassini vide il primo satellite sul disco, mentre percorreva la banda meridionale più vicina al centro che si era allargata, e che per la sua oscurità faceva apparire il satellite staccato da essa, in forma di una piccola macchia chiara e bianca. Osservò la sua entrata e uscita dal disco di Giove, e determinò il tempo del suo passaggio alla metà del disco.
{A-0005.0002_.0000.17330000-0224_0227} p. 224 ➤ riporta che nel febbraio 1694 Cassini rivide la macchia antica: essa passò alla metà del disco il giorno 4 alle 10h 26m.
Rispetto alle vecchie tavole, tale ritorno apparve anticipato di 2 ore e poco più. Il primo di marzo Cassini vide questa macchia e l'ombra del primo satellite, e potè confrontare i loro moti: la macchia precedeva l'ombra; esse arrivarono nel mezzo con due minuti di distacco, poi l'ombra superò la macchia sempre di più, in accordo con le previsioni. Il 2 marzo osservò una congiunzione inferiore del III satellite: alle 6h 51m 50s toccò il bordo orientale di Giove e e alle 7h 0m 56s era totalmente entrato. Poco prima fu scorta vicino al bordo di Giove nello stesso parallelo in cui il satellite era entrato, una macchia oscura assomigliante alla sua ombra: ma della grandezza dell'ombra del primo satellite, che è più piccolo del terzo. Ma non poteva essere l'ombra di quest'ultimo, per ragioni geometriche, e neppure una macchia aderente al disco di Giove, per via del suo movimento: Cassini giudicò che fosse una macchia del terzo satellite stesso che lo rendeva visibile sul disco chiaro di Giove. Arrivò alla metà del pianeta alle 8h 38m; passò all'altro bordo di Giove, senza cambiare forma (ciò che avrebbe dovuto succedere, se fosse stata una macchia della superficie) e alle 10h 21m 30s il satellite uscì dalla parte in cui si era appena vista la macchia e alle 10h 30m esso si distaccò dal disco. Cassini calcolò il passaggio del satellite a metà disco alle 8h 41m, 3 minuti più tardi dell'osservazione della macchia al centro. Cassini valutò che se si supponeva che i satelliti ruotassero sul loro asse, si poteva rendere ragione di alcune osservazioni.
Osservando con cura i tempi che i satelliti impiegano ad entrare ed uscire dal disco di Giove, la durata dell'immersione fu trovata spesso diversa da quella dell'immersione, mentre avrebbe dovuto essere uguale, anche se bisogna ammettere che le osservazioni dei contatti sono precarie. Ma una macchia posta sul bordo precedente del satellite all'immersione, potrebbe far ritardare l'osservazione del contatto, e diminuirne la durata; e se non si vedeva più al tempo dell'emersione, ne avrebbe prolungato la durata. Le macchie avrebbero potuto anche variare di mezz'ora le stime dell'ingresso nell'ombra del pianeta.
Dopo il 1694 la macchia antica rimase invisibile per 14 anni (sarebbe stata rivista da Maraldi nel 1708), ma Cassini, per quanto anziano, continuò ad osservare cose interessanti su Giove.
Il 17 giugno 1699 Cassini presentò all'Académie la Memoria {A-0006.1699_.0000.17320000-0103_0106m} “Observations de trois nouvelles taches de Jupiter”, Mémoires de l'Académie 1699 (1732).
Il 10 giugno alle 10 e mezza di sera, mentre osservava l'eclisse del primo satellite con un cannocchiale di 17 piedi, vide al centro di Giove una macchia oscura su una banda sottile, che serviva come diametro di Giove; tale macchia era lunga la sesta parte del semidiametro, e larga la metà della sua lunghezza, che era un po' obliqua alla stessa banda, alle 10h 38m arrivò al centro. Aveva visto due altre bande più larghe ed oscure; la meridionale era un poco piò lontana dal centro della settentrionale. Oltre a queste tre bande, nella parte settentrionale ce n'erano due sottili, parallele alle altre. Vide poco dopo vicino al bordo orientale una macchia più grande della precedente, e un poco più meridionale. Alle 11h 24m queste macchie erano ad uguali distanze dalla metà di Giove, per cui giudicò che la seconda sarebbe arrivata a quel punto a mezzanotte: questo avvenne osservandola con quel cannocchiale. Ma passando a quello da 46 piedi, essa fu vista arrivare sei minuti dopo mezzanotte, e non distinse più la prima macchia che aveva scorto poco prima vicino al bordo. Alle 1h 32m dopo mezzanotte, vide la seconda macchia prossima al bordo occidentale e nello stesso tempo ne vide una terza ancora più grande sul bordo orientale, che era preceduta da una piccola molto simile al disco di un satellite.
Alle 2h 42m il mezzo di questa terza macchia più grande era nel mezzo di Giove, meridionale quanto la seconda. Per tutte e tre trovò una rotazione in 9h 56m, stimando che la seconda era distanziata dalla prima di 54° di longitudine, e la terza di 96° dalla seconda. Queste tre macchie erano situate nella stessa banda chiara fra le due oscure dove si trovavano quelle che furono osservate nel 1691 e 1692, ma le due bande oscure avevano una posizione diversa da allora: apparivano molto più distanti fra loro, tanto da far pensare che quelle precedenti si fossero cancellate, sostituite da altre più distanti. La banda settentrionale che per più di quaranta anni era apparsa la più larga di tutte, negli ultimi due anni si era ristretta, e non appariva più larga di quella meridionale, che invece si era molto allargata nello stesso periodo. In precedenza Cassini aveva supposta che la grande attività potesse essere dovuta alla vicinanza al perielio, ma come spiegarla nel 1694? La risposta avrebbe richiesto un periodo di osservazione più grande i una vita umana.
Il 13 giugno la prima delle macchie arrivò alla metà di Giove alle 11h 45m; ma essa vi era arrivata il giorno 11 alle 10h 38m, dando una rivoluzione di 9h 50m. L'osservazione della seconda macchia in quel giorno diede per ciascuna 9h 51m, poi il tempo coperto impedì l'osservazione della terza (che era stata vista il giorno precedente). Questi moti concordavano con quelli delle macchie del dicembre 1690 e gennaio 1691, confermando che i periodi diminuivano vicino all'equatore.
Huygens
Alcuni di questi disegni di I05741 Huygens mostrano l'ombra di satelliti o delle macchie, ma in nessuno sembra di poter identificare qualcosa di simile alla Grande Macchia Rossa.
Cosa pensava quest'astronomo olandese di Giove? Come abbiamo visto, in {B-0031.00_.1659} “Systema Saturnium” (1659) aveva ipotizzato che le fasce di Giove fossero dovute a vapori. Riporto ora qualcosa dalla sua opera postuma {B-0043.00_.1699} “Cosmotheros” (completata nel 1695):
Cosa pensava quest'astronomo olandese di Giove? Come abbiamo visto, in {B-0031.00_.1659} “Systema Saturnium” (1659) aveva ipotizzato che le fasce di Giove fossero dovute a vapori. Riporto ora qualcosa dalla sua opera postuma {B-0043.00_.1699} “Cosmotheros” (completata nel 1695):
p. 23 ➤ Ma ci sono anche delle verosimiglianti congetture, basate sulle delle osservazioni telescopiche, che ci fanno ammettere che l'elemento acquoso non faccia difetto ai pianeti. In effetti, apparvero sulla superficie di Giove certe bande più scure del resto del disco, e queste non conservano sempre la stessa forma, ciò che è proprio delle nubi. D'altra parte delle macchie fisse che sono state scorte sul suo globo, sono spesso riscoperte dopo lungo tempo, essendo apparentemente nascoste da delle nubi da cui poi emergono di nuovo. Talvolta si è notato che delle nubi si formano in mezzo al disco di Giove, perché si trovano certe piccole macchie più luminose del resto che non durano a lungo, le quali Cassini pensava provenire da nevi ammucchiate sulle cime delle montagne. A me non sembra improbabile che siano regioni di una terra più bianca, generalmente nascosta dalle nubi ma talvolta libera da esse.
Nell'articolo {A-0200.0233_.0003.19750900-0022_0031} "The Solar System", Scientific American, (september 1975) pp. 22-31
edizione italiana {A-0191.0016_.0091.19760300-0010_0019} "Il sistema solare", Le Scienze (1976) pp. 10-19
l'astronomo americano I10733 Carl Sagan scrisse delle cose che mi lasciano alquanto perplesso:
edizione italiana {A-0191.0016_.0091.19760300-0010_0019} "Il sistema solare", Le Scienze (1976) pp. 10-19
l'astronomo americano I10733 Carl Sagan scrisse delle cose che mi lasciano alquanto perplesso:
{A-0191.0016_.0091.19760300-0010_0019} p. 13 Huygens … fu il primo a disegnare un carattere riconoscibile sul disco di Marte (la Syrtis Major) e il secondo (dopo Robert Hooke) a disegnare la macchia rossa di Giove. … Huygens, ovviamente, non fu un'astronomo del tutto moderno e non si sottrasse ai modi di pensare del suo tempo. È sufficiente, per rendersene conto, considerare la curiosa argomentazione con cui dedusse l'esistenza su Giove di piante di canapa. Galileo aveva osservato quattro satelliti orbitanti attorno a Giove. Huygens si pose una domanda che ben pochi astronomi si porrebbero oggi: perché Giove ha quattro lune? Per rispondere a questa domanda, si pose un'altra domanda: perché la Terra ha una Luna? La funzione della nostra Luna, ragionò Huygens, oltre a quella di fornire un po' di luce nelle ore notturne e di determinare le maree, è quella di aiutare i marinai nella navigazione. Se Giove ha quattro Lune, su tale pianeta devono esserci molti marinai. I marinai comportano l'esistenza di navi, e quindi di vele e ancora di funi. Le funi, a loro volta, implicano l'esistenza di canapa. A volte mi chiedo quanti dei nostri apprezzati ragionamenti scientifici appariranno altrettanto folli a persone che vivranno sulla Terra fra tre secoli.
Sfogliando le pagine di {B-0043.00_.1699} “Cosmotheros” ho trovato dei brani che citano delle cose nominate nel brano di Sagan:
p. 70 ➤ É soprattutto sui mari di Giove e Saturno che la navigazione deve essere comoda a causa dell'abbondanza di Lune, dato che quella che si chiama la misura delle longitudini, che non ci è possibile in questo modo, vi deve essere ottenuta facilmente. Se fanno uso di navi, avranno anche le cose che a queste si riferiscono: vele, ancore, corde, pulegge, timoni, e, come noi, l'uso particolare di tutti questi armamentari, in modo che potranno navigare con un vento quasi contrario, e verso due lati opposti con lo stesso vento.
p. 79 ➤ Noi fabbrichiamo i nostri abiti di lino, avendo inventato l'arte di filare e quella di tessere. Attorcigliamo dei fili e delle funicelle di canapa o di sparto; dai fili facciamo delle vele e reti, delle cordicelle e dei cavi per le nostre ancore.
Forse Sagan si ricordava vagamente di aver letto qualcosa di questi argomenti, ma li confezionò in una argomentazione che esisteva solo nella sua testa, generata da un pregiudizio sulle stravaganti opinioni degli antichi. Forse pensò: dopotutto, Huygens non era quello che aveva negato l'esistenza di altri satelliti?
Giacomo Filippo Maraldi e Donato Creti
I07817 Giacomo Filippo Maraldi il 16 giugno 1708 presentò all'Académie la Memoria {A-0006.1708_.0000.17300000-0235_0241m} “Observations Du retour de la Tache ancienne de Jupiter”, Mémoires de l'Académie 1708 (1730) ➤ .
Osservando Giove insieme a I02090 Jacques Cassini, a partire dal 6 aprile 1708 Maraldi rivide una macchia, scura più o meno come le bande del pianeta, situata nello spazio chiaro fra le due bande meridionali, quasi aderente alla banda meridionale dal lato del centro di Giove, da cui distava circa la terza parte del semidiametro dell'astro. La identificò con quella visibile ad intermittenza da 43 anni, ma l'apparizione durò poco (fino all'ingresso di Giove nei raggi del Sole, luglio 1708; all'uscita nel gennaio 1709 era sparita).
In un'altra memoria del 7 febbraio 1714, {A-0006.1714_.0000.17170000-0023_0033m} “Retour de la tache ancienne de Jupiter, Avec l'Observation d'une grande Tache sans le quatrième Satellite”, Mémoires de l'Académie 1714 (1717) ➤ , Maraldi annunciò che alla fine di agosto 1713 insieme a Jacques Cassini rivide la macchia, e confermò la rotazione in 9h 56m.
Nel 1711 il conte I07892 Luigi Ferdinando Marsigli, fondatore della prima specola astronomica di Bologna, commissionò al pittore I02669 Donato Creti una serie di dipinti di soggetto astronomico. Con la consulenza di I07793 Eustachio Manfredi, astronomo della specola di Marsigli, Creti realizzò 8 quadretti, ciascuno di 51×35 cm, racchiusi in un'unica cornice di 3.15×0.70 metri (ora custoditi nella stanza n. XIV della Pinacoteca Vaticana, perchè Marsigli ne fece dono al Papa Clemente XI); essi raffigurano Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno e una cometa (“Osservazioni astronomiche”) ➤. Il quadro di Giove è molto realistico, e per la prima volta contiene un'indicazione dei colori del pianeta (i rapporti stampati dagli astronomi non ne avevano mai fatto menzione). Non c'è dubbio che il quadro si sia ispirato sui disegni di Cassini, e suggerisce come i rapporti di quell'astronomo fossero ben conosciuti ed apprezzati.
I10756 Guillaume de Saint-Jacques (detto “de Silvabelle”), a Marsiglia, il 15 ottobre 1773 iniziò una serie di osservazioni che durarono diversi mesi, e da cui ricavò un periodo di rotazione di 9h 56m {A-0008.1778_.0000.17760000-0145_0147}, Astronomisches Jahrbuch 1778, p. 145 ➤ .
Osservando Giove insieme a I02090 Jacques Cassini, a partire dal 6 aprile 1708 Maraldi rivide una macchia, scura più o meno come le bande del pianeta, situata nello spazio chiaro fra le due bande meridionali, quasi aderente alla banda meridionale dal lato del centro di Giove, da cui distava circa la terza parte del semidiametro dell'astro. La identificò con quella visibile ad intermittenza da 43 anni, ma l'apparizione durò poco (fino all'ingresso di Giove nei raggi del Sole, luglio 1708; all'uscita nel gennaio 1709 era sparita).
In un'altra memoria del 7 febbraio 1714, {A-0006.1714_.0000.17170000-0023_0033m} “Retour de la tache ancienne de Jupiter, Avec l'Observation d'une grande Tache sans le quatrième Satellite”, Mémoires de l'Académie 1714 (1717) ➤ , Maraldi annunciò che alla fine di agosto 1713 insieme a Jacques Cassini rivide la macchia, e confermò la rotazione in 9h 56m.
Nel 1711 il conte I07892 Luigi Ferdinando Marsigli, fondatore della prima specola astronomica di Bologna, commissionò al pittore I02669 Donato Creti una serie di dipinti di soggetto astronomico. Con la consulenza di I07793 Eustachio Manfredi, astronomo della specola di Marsigli, Creti realizzò 8 quadretti, ciascuno di 51×35 cm, racchiusi in un'unica cornice di 3.15×0.70 metri (ora custoditi nella stanza n. XIV della Pinacoteca Vaticana, perchè Marsigli ne fece dono al Papa Clemente XI); essi raffigurano Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno e una cometa (“Osservazioni astronomiche”) ➤. Il quadro di Giove è molto realistico, e per la prima volta contiene un'indicazione dei colori del pianeta (i rapporti stampati dagli astronomi non ne avevano mai fatto menzione). Non c'è dubbio che il quadro si sia ispirato sui disegni di Cassini, e suggerisce come i rapporti di quell'astronomo fossero ben conosciuti ed apprezzati.
I10756 Guillaume de Saint-Jacques (detto “de Silvabelle”), a Marsiglia, il 15 ottobre 1773 iniziò una serie di osservazioni che durarono diversi mesi, e da cui ricavò un periodo di rotazione di 9h 56m {A-0008.1778_.0000.17760000-0145_0147}, Astronomisches Jahrbuch 1778, p. 145 ➤ .
§ I02089 I02090 I02669 I03923 I04162 I05552 I05741 I07793 I07817 I07892 I10733 I10756 I26090
§ {A-0005.0002_.0000.17330000-0193_0194} {A-0005.0002_.0000.17330000-0224_0227} {A-0005.0010_.0000.17300000-0001_0009} {A-0006.1699_.0000.17320000-0103_0106m} {A-0006.1708_.0000.17300000-0235_0241m} {A-0006.1714_.0000.17170000-0023_0033m} {A-0008.1778_.0000.17760000-0145_0147} {A-0191.0016_.0091.19760300-0010_0019} {A-0200.0233_.0003.19750900-0022_0031}
§ {B-0031.00_.1659} {B-0043.00_.1699}
§ {A-0005.0002_.0000.17330000-0193_0194} {A-0005.0002_.0000.17330000-0224_0227} {A-0005.0010_.0000.17300000-0001_0009} {A-0006.1699_.0000.17320000-0103_0106m} {A-0006.1708_.0000.17300000-0235_0241m} {A-0006.1714_.0000.17170000-0023_0033m} {A-0008.1778_.0000.17760000-0145_0147} {A-0191.0016_.0091.19760300-0010_0019} {A-0200.0233_.0003.19750900-0022_0031}
§ {B-0031.00_.1659} {B-0043.00_.1699}