Prima del 1800 tutto ciò che gli studiosi poterono scrivere sul mondo di Mercurio era basato su supposizioni, analogie, allegorie. I03923 Bernard le Bovier de Fontenelle in "Entretriens sur la Pluralité des Mondes" (molte edizioni, 1686-1742), immaginò di fare una discussione con la I26090 Marchesa du Châtelet, esponendo la sua convinzione che quasi tutti gli astri siano abitati da creature adattate all'ambiente.
Verso il 1670 I05741 Huygens iniziò a concepire il progetto di scrivere un libro sull'abitabilità dei mondi. Il libro fu finito nel gennaio 1695, ma la morte dell'autore l'8 luglio dello stesso anno ne tardò la pubblicazione sino al 1698 : "Cosmothereos, sive de Terris Coelestibus, earumque Ornatu, Conjecturæ" , L'aia 1698.
In Cosmothereos, Huygens dichiarò che i pianeti devono avere vegetazioni ed animali, perché senza tale vita {B-0043.00_.1699} p. 19 ➤ « ... noi li degraderemmo sotto il rango della Terra in Bellezza e Dignità; una cosa che nessuna ragione permetterà. »
L'eclettico gesuita tedesco I06452 Athanasius Kircher in "Iter exstaticum coeleste" (1656, 1660) usò l'artificio di un racconto fantastico per esporre le sue idee filosofiche. Accompagnati dalla "musica delle sfere" i due protagonisti (Theodidactus [Kircher in forma di spirito] e l'angelo Cosmiel, sua guida) viaggiano da un pianeta e l'altro e nel profondo spazio celeste, conversando su quello che trovano. Alcuni pianeti hanno paesaggi sgradevoli, altri offrono delle vedute meravigliose, ma nessuno è abitato da essere umani. I pochi esseri incontrati sono degli angeli.
Una descrizione del libro si trova in {B-0091.00_.1865} "Les Mondes Imaginaires et les Mondes Réels" (1865) di I03865 Camille Flammarion, a partire da p. 395 ➤ .
Verso il 1670 I05741 Huygens iniziò a concepire il progetto di scrivere un libro sull'abitabilità dei mondi. Il libro fu finito nel gennaio 1695, ma la morte dell'autore l'8 luglio dello stesso anno ne tardò la pubblicazione sino al 1698 : "Cosmothereos, sive de Terris Coelestibus, earumque Ornatu, Conjecturæ" , L'aia 1698.
In Cosmothereos, Huygens dichiarò che i pianeti devono avere vegetazioni ed animali, perché senza tale vita {B-0043.00_.1699} p. 19 ➤ « ... noi li degraderemmo sotto il rango della Terra in Bellezza e Dignità; una cosa che nessuna ragione permetterà. »
L'eclettico gesuita tedesco I06452 Athanasius Kircher in "Iter exstaticum coeleste" (1656, 1660) usò l'artificio di un racconto fantastico per esporre le sue idee filosofiche. Accompagnati dalla "musica delle sfere" i due protagonisti (Theodidactus [Kircher in forma di spirito] e l'angelo Cosmiel, sua guida) viaggiano da un pianeta e l'altro e nel profondo spazio celeste, conversando su quello che trovano. Alcuni pianeti hanno paesaggi sgradevoli, altri offrono delle vedute meravigliose, ma nessuno è abitato da essere umani. I pochi esseri incontrati sono degli angeli.
Una descrizione del libro si trova in {B-0091.00_.1865} "Les Mondes Imaginaires et les Mondes Réels" (1865) di I03865 Camille Flammarion, a partire da p. 395 ➤ .
Mercurio
Dall'edizione 1724 del libro di Fontenelle:
{B-0088.00_.1724} p. 133 ➤ Ma cosa sarà degli abitanti di Mercurio? essi sono ancora più vicini al Sole, e ne sono due volte e mezza più vicini di noi. Bisogna che essi siano pazzi a forza di vivacità. Io credo che essi non abbiano per niente memoria, come la maggior parte dei Negri, che essi non facciano nessuna riflessione su niente, che non agiscano che all'avventura, e con dei movimenti improvvisi, e infine che siano su Mercurio le 'Petites-Maisons' dell'Universo. Essi vedono il sole più di 6 volte più grande di quanto lo vediamo noi; invia loro una luce così forte, che se fossero qui, essi prenderebbero i nostri bei giorni per dei crepuscoli debolissimi, e forse non potrebbero neanche distinguere gli oggetti, e il calore al quale sono abituati è così eccessivo, che quello che fa qui in fondo all'Africa li ghiaccerebbe. Apparentemente il nostro ferro, il nostro argento, il nostro oro si fonderebbero da loro, e loro li berrebbero come liquore, come si vede qui ordinariamente l'acqua, come un liquore, o come in certi tempi come un corpo solido. Le persone di Mercurio non non potrebbero supporre che in un altro Mondo quei liquori, che forse formano per loro dei fiumi, siano fra i corpi più duri che si conoscano. Il loro anno non è che tre mesi. La durata del loro giorno no ci è conosciuta, perché Mercurio è così piccolo e così vicino al Sole, nei raggi del quale è quasi sempre perso, che sfugge a tutte le astuzie degli astronomi, e che non è potuto avere ancora abbastanza presa su di esso, per osservare il movimento che deve avere sul suo centro; ma i suoi abitanti hanno bisogna che completi il giro in poco tempo; perché apparentemente bruciati come sono da una grande padella ardente sospesa sopra le loro teste, essi sospirano durante la notte. Sono illuminati durante quel tempo da Venere e dalla Terra che devono apparire loro abbastanza grandi. Per gli altri pianeti, siccome essi sono al di là della Terra verso il Firmamento, essi li vedono più piccoli di quanto noi li vediamo, e ne ricevono ben poca luce.
Non sono così toccata, disse la Marchesa, di questa perdita che fanno gli abitanti di Mercurio, quanto della scomodità che essi ricevono dall'eccesso di calore. Vorrei che dessimo loro un poco di sollievo. Diamo a Mercurio delle lunghe e abbondanti piogge che li rinfreschino, come si dice che cada nei paesi caldi per quattro mesi interi, giusto proprio nelle stagioni più calde. Questo si può, - ripresi - e anche possiamo rinfrescare ancora Mercurio in un altro modo. Ci sono dei paesi nella Cina che devono essere molto caldi per la loro situazione, e dove fanno tuttavia dei grandi freddi nei mesi di luglio e agosto, tanto che i fiumi gelano. È perché queste contrade hanno molto salnitro; le sue esalazioni sono molto fredde, e la forza del calore le fa uscire dalla Terra in grande abbondanza. Mercurio sarà, se voi volte, un piccolo pianeta tutto di salnitro, e il Sole proverà rimedio esso stesso al male che avrebbe potuto fare. Ciò che è sicuro, è che la Natura non saprebbe far vivere le persone che dove possono vivere, e che l'abitudine giunta all'ignoranza di qualcosa di migliore, prende il sopravvento, e li fa vivere agevolmente. Così potrebbe anche succedere su Mercurio per il Salnitro e le Piogge.
Athanasius Kircher in {B-0109.00_.1660} "Iter extaticum coeleste" scrisse di Mercurio a partire da p. 159 ➤ (Flammarion da p. 403 ➤ ). Theodidactus ammira splendidi paesaggi di minerali sfavillanti, sotto un sole cocente, che non fa alcun danno agli essere scuri che custodiscono quel mondo, perché sono angeli.
Huygens, invece, in {B-0043.00_.1699} "Cosmothereos" (1898, 1899) si chiede se gli abitanti fossero meno sapienti ed industriosi dei terrestri, come avviene per gli abitanti dell'Africa e del Brasile, a causa del clima caldo. da p. 92 ➤
Huygens, invece, in {B-0043.00_.1699} "Cosmothereos" (1898, 1899) si chiede se gli abitanti fossero meno sapienti ed industriosi dei terrestri, come avviene per gli abitanti dell'Africa e del Brasile, a causa del clima caldo. da p. 92 ➤
Venere
Dall'edizione 1724 del libro di Fontenelle:
{B-0088.00_.1724} p. 131 ➤ Siamo a Venere. È certo, dissi alla Marchesa, che Venere gira su se stessa, ma non si sa bene in quanto tempo, né per conseguenza quanto durano i suoi giorni. Per quanto riguarda i suoi anni, essi sono solo circa otto mesi, perchè gira in quel tempo attorno al Sole. È una volta e mezzo più grande della Terra, il che è una differenza assolutamente insensibile agli occhi da così lontano, e per conseguenza la Terra sembra da Venere della stessa grandezza con cui Venere ci appare. Sicuramente, disse la Marchesa, la Terra potrà essere per Venere la stella del pastore e la madre degli amori, come Venere lo è per noi. Quel nome non può convenire che ad un piccolo pianeta, che sia grazioso, chiaro, brillante, e che abbia un'aria galante. Ne convengo, risposi. Ma sapete cosa rende Venere così graziosa da lontano? è che essa è spaventosissima d vicino. Si è visto con i cannocchiali che non è che un ammasso di montagne molto più alte delle nostre, molto appuntite, e apparentemente molto secche; e per questa disposizione la superficie di un pianeta è la più adatta a rinviare la luce con maggior splendore e vivacità. La nostra Terra la cui superficie è molto più unita rispetto a quella di Venere, ed è in parte coperta da mari, potrebbe non essere altrettanto gradevole da vedere da lontano. Tanto più, disse la Marchesa, che ci saranno sicuramente un vantaggio e una convenienza per essa nel presidiare gli Amori delle Abitanti di Venere, quelle persone devono ben capire bene la galanteria. Oh senza dubbio, risposi, il menu Popolo di Venere non è composto che da Celadoni e Silvandri, e le loro conversazioni più comuni valgono le più belle di Clelia. Il clima è molto favorevole agli Amori. Venere è più vicina di noi al Sole, e ne riceve una luce più viva e più calore. Essa è a circa due terzi della distanza del Sole dalla Terra. Ora vedo, interruppe la Marchesa, come sono fatti gli abitanti di Venere. Essi assomigliano a i Mori di Grenada [Mores Grenadins]; un piccolo popolo nero, bruciato dal Sole, pieno di spirito e di fuoco, sempre amoroso, che sa di Versi, amante della Musica, che inventa tutti i giorni delle Feste, delle Danze e dei Tornei. Permettetemi di dirvi, Madame, replicai, che voi non conoscete molto gli abitanti di Venere. I nostri Mori Grenadini non sarebbero stati rispetto a loro che dei Lapponi e dei Groenlandesi per la freddezza e la stupidità.
Athanasius Kircher in {B-0109.00_.1660} "Iter extaticum coeleste" scrisse di Venere a partire da p. 139 ➤ (Flammarion da p. 400 ➤ ). Splendidi paesaggi, con acque limpidissime, popolati da bellissimi angeli.
Marte
Nel 1666 Cassini aveva suggerito che, visto da una grande distanza, la Terra sarebbe apparsa simile agli altri pianeti, con macchie scure in corrispondenza degli oceani (perché l'acqua assorbe la luce) e chiare in corrispondenza dei continenti; tuttavia, non si arrischiò ad estendere questo discorso a Marte. Dopo il 1672, quando si seppe che Marte era grande solo la metà della Terra, le aspettative riguardo al pianeta rosso diminuirono e crebbe una certa indifferenza sui suoi confronti. Ciò si vede per esempio nel pensiero di Bernard le Bovier de Fontenelle, che in "Entretiens sur la pluralité des mondes" affermò che tutti i pianeti e satelliti erano abitati (a quell'epoca erano conosciuti 6 pianeti, la Luna, 4 satelliti di Giove e 5 di Saturno). Fontenelle però trattò con enorme indifferenza Marte, dicendo che non valeva la pena di soffermarsi a parlare di esso. Dall'edizione del 1724:
{B-0088.00_.1724} p. 144 ➤ Marte non ha niente di curioso che io sappia, i suoi giorni sono più di mezz'ora più lunghi dei nostri, e i suoi anni valgono due dei nostri anni, con la differenza di un mese e mezzo; è circa quattro volte più piccolo della Terra, vede il Sole un po' meno grande, e meno vivo di quanto noi lo vediamo: infine Marte non vale troppo la pena che ci fermiamo su di lui.
[Più avanti ritornò a parlare di Marte, incalzato dalla sua interlocutrice, la Marchesa du Châtelet]
{B-0088.00_.1724} p. 162 ➤ Ma aspettate, mi sembra che Marte che è ancora più distante dal Sole della Terra, non abbia nessuna Luna. Non si può assolutamente nascondervelo, risposi, e occorre che abbia per le notti delle risorse che noi non conosciamo. Voi avete visto dei Fosfori, di queste materie liquide o secche, che ricevendo la luce del Sole, ne vengono impregnate e penetrate, e poi gettano un chiarore abbastanza grande nell'oscurità. Forse Marte ha delle grandi Rocce abbastanza elevate, che sono dei Fosfori naturali, e che prendono durante il giorno una provvista di luce che restituiscono durante la notte. Non potrete negare che sarebbe uno spettacolo abbastanza gradevole vedere queste rocce che si illuminano da tutte le parti dopo il tramonto del Sole, e fare senza alcuna arte delle illuminazioni magnifiche, che non potranno incomodare per il loro calore. Voi saprete ancora che ci sono in America degli uccelli che sono così luminosi nelle tenebre, che si possono usare per leggere. Cosa ne sappiamo che Marte non abbia un grande numero di questi uccelli, che dopo l'arrivo della notte si disperdono da tutte le parti, e elargiscono un nuovo giorno?
Non mi contento - riprese lei - né delle vostre Rocce, né dei vostri uccelli. Questi non mancheranno di essere graziosi; ma poiché la Natura ha dato tante Lune a Saturno e a Giove, è un fatto che esso sia privo di Lune. Io sarei ben felice che tutti i Mondi lontani dal Sole ne avessero una, se Marte non fosse venuto a fare una spiacevole eccezione. Ah! veramente - risposi - se voi mi immischiaste di Filosofia più di quanto non facciate, dovreste rassegnarvi a vedere delle eccezioni anche nei migliori Sistemi. Cè sempre qualcosa che si accetta come la più giusta del mondo, e poi anche qualche cosa che occorre accettare come si può, o che si lascia là, se si dispera di venirne a capo. Facciamo lo stesso per Marte, e non parliamo più di lui.
Athanasius Kircher in {B-0109.00_.1660} "Iter extaticum coeleste" scrisse di Marte a partire da p. 244 ➤ (Flammarion da p. 406 ➤ ). Ancora prima di arrivare, Theodidactus fu assalito da vapori mefitici, e il paesaggio che gli si parò davanti fu terribile: eruzioni di lava, laghi di bitume e nafta, un'aria fetida e soffocante.
Huygens, invece, in {B-0043.00_.1699} "Cosmothereos" inorridì di fronte a questa descrizione p. 90 ➤ « In Marte dice di aver visto solo delle cose tetre, esiziali, fetide, delle fiamme di pece, delle fumate. » Ecco la sua descrizione:
Huygens, invece, in {B-0043.00_.1699} "Cosmothereos" inorridì di fronte a questa descrizione p. 90 ➤ « In Marte dice di aver visto solo delle cose tetre, esiziali, fetide, delle fiamme di pece, delle fumate. » Ecco la sua descrizione:
{B-0043.00_.1699} p. 96 ➤ Marte... presenta zone più scure delle altre, il cui periodico apparire ha permesso di stabilire che i suoi giorni durano all'incirca come i nostri. I suoi abitanti, però, non noteranno apprezzabili differenze fra estate e inverno, perché, come è stato dimostrato dal movimento delle macchie, l'asse di rotazione è pochissimo o per niente inclinato sul piano dell'orbita. La Terra deve apparire ai marziani suppergiù come a noi appare Venere e, con l'aiuto di un telescopio, mostrerebbe le fasi come la Luna; essa non si discosta mai dal Sole più di 48° per cui la vedremo, come Mercurio e Venere, passare talvolta davanti al disco del Sole. Essi possono anche osservare Venere ad intervalli, come noi Mercurio.
Sono incline a ritenere che il suolo di Marte sia di colore più scuro di quello di Giove e della Luna, il che causa la colorazione rossastra e la riflessione di una luce più debole di quanto dovrebbe essere a quella distanza dal Sole. Marte, come ho già notato, per quanto sia più lontano dal Sole, è più piccolo di Venere e non ha lune che gli ruotino attorno, e anche sotto questo aspetto, come mercurio e Venere, deve essere ritenuto inferiore alla Terra. La luce e il calore che gli giungono sono la metà e talvolta 3 volte minori dei nostri, e suppongo che a ciò corrisponda anche la costituzione dei suoi abitanti.
Giove
Dall'edizione 1724 del libro di Fontenelle:
{B-0088.00_.1724} p. 159 ➤ Quindi io crederei più volentieri che gli Abitanti di Giove siano abbastanza occupati a fare delle scoperte sul loro pianeta, per non curarsi proprio di noi. Esso è così grande, che se essi navigano, sicuramente i loro Cristoforo Colombo non potrebbero restare senza impiego. Succederà che i Popoli di quel mondo non conosceranno solo di reputazione la centesima parte degli altri Popoli ...
{B-0088.00_.1724} p. 229 ➤ Questo non sarebbe ancora niente, ripresi, rispetto a quello che succede in Giove. Apparvero sulla superficie come delle bande, di cui sarebbe avvolto, e che si distinguono le une dalle altre, o degli intervalli che ci sono fra di loro, dai differenti gradi di chiarore e di oscurità. Sono delle Terre e dei Mari, confine delle grandi parti della superficie di Giove, così differenti fra di loro. Talvolta queste bande si restringono, talvolta esse si allargano; esse si interrompono qualche volta, e poi si riuniscono; se ne formano di nuove in diversi luoghi, e se ne cancellano, e tutti questi cambiamenti, che non sono sensibili se non ai nostri migliori cannocchiali, sono in se stessi molto più considerevoli, che se il nostro Oceano inondasse tutta la terraferma, e lasciasse al suo posto dei nuovi continenti. A meno che gli abitanti di Giove non siano anfibi, e che non vivano ugualmente sulla terra e sull'acqua, non so bene cosa essi divengano. Si vedono anche sulla superficie di Marte dei grandi cambiamenti, e anche da un mese all'altro. In così poco tempo, dei mari coprono dei grandi continenti, o si ritirano con un flusso e riflusso infinitamente più violento del nostro, o perlomeno è qualcosa d'equivalente. Il nostro pianeta è tranquillissimo rispetto a quelli là, e abbiamo molto motivo per lodarcene, e anche più, se è vero che ci sono stati su Giove dei paesi grandi come tutta l'Europa bruciati. Bruciati, esclamò la Marchesa. Veramente questa sarebbe una notizia considerevole! Molto considerevole, risposi. Fu vista su Giove, forse vent'anni fa, un lunga luce, più brillante del resto del pianeta. Noi qui abbiamo avuto dei Diluvi, ma raramente, forse su Giove si hanno raramente dei grandi incendi, senza pregiudizio dei diluvi, che vi sono comuni.
Athanasius Kircher in {B-0109.00_.1660} "Iter extaticum coeleste" scrisse di Giove a partire da p. 278 ➤ (Flammarion da p. 407 ➤ ). Un pianeta splendido, con acque limpide, simile a Venere.
Saturno
Dall'edizione 1724 del libro di Fontenelle:
{B-0088.00_.1724} p. 160 ➤ Vedo, riprese, da questo numero di 16 Pianeti che serve che Saturno abbia 5 Lune. È così, replicai, e con tanta più di giustizia, perchè siccome ruota in trent'anni attorno al Sole, ha dei Paesi dove la notte dura 15 anni, per la stessa ragione che sulla Terra che gira in un anno, ci sono delle notti di sei mesi ai Poli. Ma Saturno essendo due volte più lontano dal Sole di Giove, e per conseguenza dieci volte più di noi, le sue cinque lune illuminate così debolmente, gli daranno abbastanza luce durante le notti? No, esso ha ancora una risorsa singolare e unica in tutto l'Universo conosciuto. È un grande Cerchio e un grande Anello abbastanza largo che lo circonda, e che essendo abbastanza elevato da essere quasi interamente fuori dell'ombra del Corpo di tale Pianeta, rifletta la luce del Sole nei luoghi che non la vedono, e la riflette più da vicino, e con più forza di tutte le cinque lune, perché è meno elevata della più bassa.
Athanasius Kircher in {B-0109.00_.1660} "Iter extaticum coeleste" scrisse di Saturno a partire da p. 306 ➤ (Flammarion da p. 410 ➤ ). Un pianeta tetro, ghiacciato, monotono, di frontiera.
§ I03865 I03923 I05741 I06452 I26090
§ {B-0043.00_.1699} {B-0088.00_.1724} {B-0091.00_.1865} {B-0109.00_.1660}
§ {B-0043.00_.1699} {B-0088.00_.1724} {B-0091.00_.1865} {B-0109.00_.1660}