Bacone e Fracastoro
In Italia si raccontano diverse storie sull'invenzione degli occhiali da vista (o "da naso"): i pisani onorano il loro Alessandro della Spina (morto nel 1286), basandosi sulla testimonianza del confratello Giordano da Rivalto; i fiorentini contrappongono la candidatura di un certo Salvino degli Armati (morto nel 1317), ma è possibile che questo personaggio sia stato inventato. Certamente, gli occhiali possono essere stati costruiti indipendentemente da diverse persone, in diversi luoghi, fra la fine 1200 e l'inizio del 1300. Dai primi occhiali, ai primi cannocchiali, ufficialmente passarono circa 3 secoli, ma nell'intervallo certamente fu fatto qualcosa. Molti hanno attribuito l'invenzione del cannocchiale addirittura al frate francescano I25583 Ruggero Bacone [Roger Bacon, circa 1214-1294]. Questo genio fu in grado di affascinare e stimolare le menti più aperte, e questa azione continuò per secoli, attraverso la lettura dei suoi scritti; non a caso, fu denominato "Doctor Mirabilis". I08479 William Molyneux in "Dioptrica Nova" scrisse:
{B-0564.00_.1692} p. 256 ➤ Che il dotto Frate Bacon che morì nell'anno 1292 ed giace sepolto ad Oxford, comprendesse perfettamente bene tutti i tipi di lenti ottiche, può essere facilmente dedotto, dal senso naturale e facile delle sue parole, nel suo libro della Prospettiva; attraverso il quale troveremo, che non solo capiva gli effetti delle lenti convesse e concave singole; ma conosceva similmente il modo di combinarle, in modo da comporre strumenti come il nostro Telescopio.
Nella stessa pagina del libro, e nella successiva, Molyneux citò dei brani di Bacone che ancora oggi fanno discutere; li ho trovati nella stampa delle opere originarie. Intorno al 1250, il Frate francescano scrisse la "Epistola, de secretis operibus artis et naturae, et de nullitate magiae". Dal Cap. V (Edizione di Amburgo del 1618):
{B-0569.00_.1618} p. 40 ➤ Così possiamo immaginare che Giulio Cesare dal litorale marino della Gallia grazie a enormi specchi [per ingentia specula] scoprisse la disposizione e il luogo dei maggiori forti e delle città della Britannia.
Una affermazione sorprendente, che Bacon ribadì nella sua opera maggiore "Opus Maius" (ca. 1267). Cito dall'edizione del 1897 (curata da I25596 John Henry Bridges):
{B-0054.02_.1897} vol. 2, parte V, cap. III p. 165 ➤ Si riferisce che Giulio Cesare, quando volle espugnare l'Inghilterra [Anglia], eresse degli enormi specchi, in modo da seguire dal litorale della Gallia la disposizione delle città e dei forti dell'Inghilterra.
{B-0054.02_.1897} vol. 2, parte V, cap. IV p. 165 ➤ Grandi cose oltre a queste possono essere fatte dalla visione rifratta. Perché è facile capire dai canoni sopra menzionati che gli oggetti più grandi possono apparire estremamente piccoli, e il contrario, anche che i più remoti oggetti possono apparire a portata di mano, e l'inverso; perché noi possiamo dare tali figure ai corpi trasparenti, e disporli in tale ordine rispetto all'occhio e agli oggetti, che i raggi possano essere rifratti e piegati verso ogni posto che noi vogliamo, sicché possiamo vedere gli oggetti quasi in mano o ad ogni distanza sotto ogni angolo che noi vogliamo. E così da un'incredibile distanza possiamo leggere le lettere più piccole, e possiamo contare le più piccole particelle di polvere e di sabbia, a ragione della grandezza dell'angolo sotto il quale li vediamo; e, d'altro canto, noi possiamo rendere i corpi più grandi quasi invisibili in ragione della piccolezza dell'angolo di visione, perché la distanza non ha influenza in tali osservazioni, ma la grandezza dell'angolo di visione. Così un bambino può essere visto come un gigante e un uomo come un'intera montagna, ed essere di qualsiasi grandezza, perché possiamo vedere un uomo sotto un angolo grande come una montagna e vicino quanto vogliamo. E così un piccolo esercito può apparire molto grande, uno molto distante molto vicino, e viceversa. Così anche il Sole, la Luna e le stelle possono scendere giù in apparenza, e essere visibili sopra la testa dei nostri nemici, e molte cose di questo tipo, che persone ignare di tali cose possono rifiutare di credere.
[Il curatore dell'edizione (J. H. Bridges) introdusse questa nota:]
{B-0054.02_.1897} p. 166 ➤ Le affermazioni esagerate che a volte impostano Bacon come inventore non devono nasconderci lo spirito profondamente scientifico che ha ispirato queste previsioni. È sufficiente per giustificare la sua fama che abbia concepito la possibilità del telescopio, e che abbia dato solide basi per la sua convinzione, più di tre secoli prima che la concezione fosse realizzata. E lo stesso si può dire di molte altre sue anticipazioni sulla padronanza dell'uomo sulle forze fisiche.
Bacon voleva provocare e stimolare le menti con affermazioni strabilianti: non è detto che lui credesse che quei prodigi potessero essere interamente realizzati, ma insegnava valeva la pena di provare. I25614 Robert Recorde in "The Pathway to Knowledge" (1551) scrisse che Bacon aveva dato pubbliche dimostrazioni delle sue dottrine:
{B-0570.00_.1551} in {B-0055.00_.1906} p. 68 ➤ E successe che il frate Bacon fu considerato un grande negromante, mentre non usò mai quest'arte (per quello che io posso pensare), ma era così esperto nella geometria e altre scienze matematiche che poteva ottenere da esse delle cose che sembravano meravigliose alla vista della maggior parte delle persone. Fece molto parlare un 'glasse' che realizzò ad Oxford, con cui gli uomini potevano vedere cose che si trovavano in altri luoghi, e ciò fu considerato fatto con il potere degli spiriti maligni. Ma io so che la spiegazione di quello fu buona e naturale, ed era derivata dalla geometria (la prospettiva è una parte di essa) e stava dalla parte della ragione, come quando voi vedete la vostra faccia in uno specchio.
Il primo libro italiano che contiene una descrizione esplicita dell'effetto di due lenti allineate è "Homocentrica" (1538) di I03980 Girolamo Fracastoro:
{B-0002.00_.1538} sezione II, cap. VIII, p. 18v ➤ Se si guarda attraverso due vetri oculari, posti l'uno sopra l'altro, si vedono tutte le cose molto più grandi e vicine.
{B-0002.00_.1538} sezione III, cap. XXIII, p. 58r ➤ Invero, certi vetri oculari sono fatti di tale densità, che se si guarda, attraverso questi vetri, la Luna o un altro astro, li si giudica così vicini che la loro distanza non sembra superiore a quella delle torri. Ecco perché non ci si deve sorprendere se lo stesso succede anche per le parti dei corpi celesti.
Digges e Bourne
Anche I03064 Leonard Digges e suo figlio I03065 Thomas fecero delle affermazioni molto interessanti sugli strumenti ottici. Leonard aveva iniziato a scrivere un libro, la cui stesura fu interrotta la sua morte. L'opera, nota come "Pantometria" fu completata e pubblicata nel 1571 dal figlio Thomas, e contiene delle frasi non del tutto chiare ('glasses' sembra significare sia lente che specchio):
{B-0566.00_.1571} prefazione p. v ➤ ... mio padre, con le sue continue penose prove pratiche, assistite da dimostrazioni matematiche, fu in grado, in certi casi, con 'glasses' proporzionali debitamente situati in angoli convenienti, non solo di scoprire cose lontane, ma lesse lettere, esaminò monete (coniate per l'occasione da alcuni suoi amici) identificando il conio e l'iscrizione ...
{B-0566.00_.1571} book I, cap. 21 p. iii ➤ Ma meravigliose sono le conclusioni che si possono ricavare con 'glasses' concavi e convessi di forme circolari e paraboliche, usando talvolta 'glasses' trasparenti per moltiplicare i raggi, che per rifrazioni uniscono o dissipano le immagini o figure presentate dalla riflessione dell'altro. Con questo tipo di 'glasses' o anche serie di questi, poste con gli angoli dovuti, si può non solo regolare la proporzione di un'intera regione, ma anche rappresentare davanti ai propri occhi la immagine concreta di ogni città, villaggio, ecc. e in un piccolo o grande spazio o luogo che volete descrivere, voi potete anche aumentare e dilatare ogni parcella di esso, per cui, mentre alla prima apparenza un'intera città si presenta così piccola e raggruppata insieme che non è possibile discernere i vari strati, con l'uso di 'glasses' nella dovuta proporzione, ogni casa o stanza dilata e si presenta in forma ampia come era apparsa inizialmente l'intera città, in modo che possiamo discernere ogni piccolezza, o leggere ogni lettera aperta, specialmente se i raggi del sole la illuminano, chiaramente come se foste fisicamente presenti, anche se è distante da voi quanto l'occhio può discernere: Ma penso di non dovermi occupare oltre di queste conclusioni, avendo già svelato i miracolosi effetti delle 'perspective glasses' in un grande volume.
Non si conosce il libro citato alla fine: non si può trattare dell'altra opera, "Stratioticos", anch'essa iniziata da Leonard e terminata dal figlio, stampato nel 1579. In questo libro, Thomas Digges elogia il genio di suo suo padre, rammaricandosi di non essere riuscito a portare avanti le sue invenzioni; si augura che altri matematici si muovano dall'ozio.
{B-0304.00_.1579} p. 189 ➤ E tale fu la sua felicità e felice successo, non solo in queste conclusioni, ma anche nell'Ottica e Catottrica, che con 'perspective glasses' situate secondo angoli convenienti, fu in grado di scoprire ogni particolarità nel paese attorno, ovunque i raggi del Sole potessero arrivare: da Archimede (con la sola eccezione di Bacon di Oxford) non ho mai letto di nessuno capace di fare con mezzi naturali quello che fece lui. Iniziò in parte con un vecchio libro degli esperimenti di Bacon che, per una strana avventura, o per Destino, gli capitò fra le mani, ma soprattutto coniugando una continua e laboriosa pratica con i suoi studi matematici. Cose che in questa occasione non posso fare a meno di ripetere, per la verità conosciuta della materia (ci sono diverse persone ancora vive che avendo visto e conoscendo danno una fedele testimonianza, queste conclusioni essendo state da lui con piacere condivise con gli amici) e anche per animare quei matematici che se ne stanno in quiete e a riposo, le mie costellazioni avverse mi hanno finora negato, di impiegare i suoi studi e viaggi per l'invenzione di questi rari e utili segreti.
Un matematico, esperto di navigazione e cannoni, I25597 William Bourne, nel 1578 pubblicò a Londra il libro "Inventions or devices ...". Ecco un brano:
{B-0567.00_.1578} - "The 110th device, a gadget with which to see faraway things" - pp. 96-97 in {A-0069.0067_.0004.19770600-0005_0067} p. 96 Per vedere ogni piccola cosa a grande distanza da voi, è richiesto l'aiuto di due lenti, ed una lente deve essere fatta apposta, e deve essere fatta in modo, che voi possiate vedere una piccola cosa a grande distanza, come leggere una lettera sistemata aperta a quasi un quarto di miglia da voi, e anche vedere un uomo 4 o 5 miglia da voi, o vedere una città o un castello, o vedere ogni finestra o cose del genere a 6 o 7 miglia da voi. E per dichiarare di che tipo devono essere le lenti, quella che deve essere fatta apposta, è come le piccole lenti ustorie [burning glasses] di questo tipo di lenti, e come queste deve essere rotonda e sistemata in un telaio, ma deve essere fatta molto grande, di un piede, o 14 o 16 pollici di larghezza, più è larga, meglio è: e la proprietà di questa lente, cioè, che se voi guardate una qualsiasi cosa attraverso la lente, con il vostro occhio vicino ad essa, si vede in accordo all'oggetto, ma come voi andate indietro, la cosa diventa sempre più grande, fino a sembrare di una mostruosa grandezza: ma se voi andate molto indietro, allora diventa piccola, e si gira verso il basso. Ma ora per usare questa lente, per vedere una cosa piccola a grande distanza, fate questo, dirigetevi verso la cosa o luogo che volete vedere o discernere, sistemate la lente velocemente, e il centro della lente posto giusto sul luogo assegnato, assicurandovi che non sia obliqua in alcun modo, e fatto questo, prendere una lente obiettiva [looking glasse] molto grande molto buona e ben lavorata, e ponetela direttamente dietro con la parte lavorata verso la prima lente, con l'intento di ricevere il fascio che passa attraverso la lente posizionata, e ponetela a tale distanza, che la cosa faccia il fascio così grande, che voi vediate nell'obiettivo una cosa piccola ad una grande distanza, in modo che se la prima lente è fatta bene, e molto grande, potrete discernere e riconoscere la fisionomia di un uomo a un miglio da voi: per cui secondo me, è molto necessario sotto diversi aspetti, come osservare eserciti e uomini, e altre cause simili, che ometto, ...
Si fa riferimento ad una lente obiettiva lavorata da una sola parte (per dimezzare il lavoro). Questo non è il massimo, ma quei tempi poteva bastare.
Intorno al 1580 I25600 William Cecil, Lord Burghley, allora consigliere di I25602 Elisabetta I d'Inghilterra, temendo un'invasione militare dell'Inghilterra da parte della Spagna, volle sapere se gli strumenti per vedere lontano avrebbero potuto avere applicazioni militari; commissionò uno studio della materia a William Bourne, che già aveva dimostrato una competenza in riguardo. Il suo trattato manoscritto, compilato intorno al 1585, confermò pienamente la funzionalità dello strumento; ma Bourne si scusò di non aver molto tempo da dedicare al progetto. Il documento fu pubblicato solo nel 1839 in "Rara mathematica" di I25593 James Orchard Halliwell-Phillipps. Lo si può leggere per intero a partire da p. 32 ➤ ; questa è la conclusione:
Intorno al 1580 I25600 William Cecil, Lord Burghley, allora consigliere di I25602 Elisabetta I d'Inghilterra, temendo un'invasione militare dell'Inghilterra da parte della Spagna, volle sapere se gli strumenti per vedere lontano avrebbero potuto avere applicazioni militari; commissionò uno studio della materia a William Bourne, che già aveva dimostrato una competenza in riguardo. Il suo trattato manoscritto, compilato intorno al 1585, confermò pienamente la funzionalità dello strumento; ma Bourne si scusò di non aver molto tempo da dedicare al progetto. Il documento fu pubblicato solo nel 1839 in "Rara mathematica" di I25593 James Orchard Halliwell-Phillipps. Lo si può leggere per intero a partire da p. 32 ➤ ; questa è la conclusione:
{B-0049.00_.1839} p. 46 ➤ Così le cose che Mr. Thomas Digges ha scritto che suo padre ha fatto, possono essere realizzate molto bene, senza alcun dubbio al riguardo: Ma il maggiore impedimento è, non che non si può osservare, e vedere, ma la piccola quantità di tempo.
Lo studioso di Oxford I05060 Thomas Harriot in "A briefe and true report on the new found land of Virginia" (Londra 1588) descrisse vagamente:
{B-0568.00_.1588} [senza numeri di pagina] ➤ un vetro prospettico per mezzo del quale si potevano vedere cose strane ...
Anche lui aveva saputo degli esperimenti con le lenti? Ad ogni modo, egli fu pronto ad usare i cannocchiali, non appena diventarono disponibili.
Porta e Gualterotti
Lo studioso e letterato napoletano I02962 Giovanbattista della Porta nel 1558 pubblicò il libro "Magiae Naturalis" in 4 libri, che fu subito ristampato in mezza Europa. Nel 1589 (alcuni affermano erroneamente 1569) fu ristampato a Napoli (8° ed.) ampliato a 20 libri. Della Porta (inizialmente semplicemente Porta) fu il primo italiano ad elencare dettagliatamente le potenzialità delle lenti. Però, voglio anticipare un episodio (riferito da un amico di Galileo) che tratterò in una prossima pagina: dopo il clamore provocato dal cannocchiale, gli fu chiesto di spiegare il significato delle frasi che seguono, che apparivano oscure. Messo alle strette, dovette ammettere che neppure lui le capiva completamente. In alcuni suoi manoscritti ammise di aver mostrato i suoi esperimenti con leggerezza, senza capirne appieno le enormi applicazioni. Era stato bravo Galilei Galilei, che aveva riuscito a stupire il mondo. ➤. Chiusa questa parentesi, ecco dei brani dall'edizione del 1589:
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{B-0003.00_.1589} p. 269 ➤ Ma vi offro un principio molto migliore per i vostri ragionamenti: cioè, / Con una lente cristallina vedere vicine le cose lontane. / Posto dunque l'occhio al centro dietro una lente, vedrete le cose remote, come se fossero vicine, quasi come se si potessero toccare con mano, con vestiti e colori; vedrete i visi degli uomini, e potrete riconoscere i vostri amici molto distanti. Allo stesso modo / Leggere una lettera distante con una lente cristallina / Se ponete l'occhio allo stesso posto, e la lettera è ad una debita distanza, vedrete le lettere più grandi, e più chiaramente. Ma se voi inclinate le lenti per osservare la lettera obliquamente, le lettere appariranno così grandi, che le potrete leggere alla distanza di venti passi.
E se sapete come moltiplicare le lenti, non dubito che potrete vedere per cento passi anche le minime lettere, perché dall'una all'altra lente i caratteri diventano sempre più grandi: una vista debole deve avere vantaggio dalla qualità della lente adatta. Chi saprà fare tale adattamento in modo giusto, scoprirà un non piccolo segreto. Possiamo / Fare lo stesso più perfettamente con una lente cristallina / Le lenti concave faranno vedere più chiare le cose lontane, le convesse più vicine; così le potrete usare per la comodità della vostra vista. Con una concava vedrete le cose lontane, ma nitide, con una convessa più vicine, ma annebbiate, per cui se le saprete combinare insieme, vedrete le cose sia lontane che vicine, più grandi e nitide. A molti amici, che vedevano sbiadite le cose lontane e annebbiate quelle vicine sono riuscito a dare un non piccolo aiuto, affinché potessero scorgere tutte le cose in modo perfetto.
In "Dissertatio cum Nuncio Sidereo" (1610) {B-0005.00_.1610} p. 2 ➤ I06347 Johannes Kepler (Keplero) commentò queste affermazioni.
Anche Raffaello Gualterotti affermò di aver costruito quasi per gioco un cannocchiale molto prima di Galileo, senza dargli importanza; si inchinò davanti all'ingegno dell'amico, pur continuando a rivendicare la sua iniziativa. Gualterotti fu un personaggio singolare, di quasi 16 anni più vecchio di Galileo, del quale divenne fedele amico intorno al 1578, quando il grande pisano aveva circa 14 anni. Riuscì a stupire il giovane, mostrandogli un esperimento: praticò un lungo foro sulle mura di un castello, e mostrò che guardando all'esterno, pur nella luce del giorno pieno, si vedeva il cielo scuro con le stelle. Era un poeta, non un filosofo; ebbe il merito di saper mettere in discussione alcune dottrine aristoteliche in base alle sue esperienze, ma non riuscì a stare dietro alle concezioni Galileo. Il 1° marzo 1610 Gualterotti parlò all'amico Alessandro Sertini della sua vecchia amicizia con Galileo:
Anche Raffaello Gualterotti affermò di aver costruito quasi per gioco un cannocchiale molto prima di Galileo, senza dargli importanza; si inchinò davanti all'ingegno dell'amico, pur continuando a rivendicare la sua iniziativa. Gualterotti fu un personaggio singolare, di quasi 16 anni più vecchio di Galileo, del quale divenne fedele amico intorno al 1578, quando il grande pisano aveva circa 14 anni. Riuscì a stupire il giovane, mostrandogli un esperimento: praticò un lungo foro sulle mura di un castello, e mostrò che guardando all'esterno, pur nella luce del giorno pieno, si vedeva il cielo scuro con le stelle. Era un poeta, non un filosofo; ebbe il merito di saper mettere in discussione alcune dottrine aristoteliche in base alle sue esperienze, ma non riuscì a stare dietro alle concezioni Galileo. Il 1° marzo 1610 Gualterotti parlò all'amico Alessandro Sertini della sua vecchia amicizia con Galileo:
Gualterotti a Sertini, 1 marzo 1610, {L-00001} I22641 I25339 D16100301 ➤ Gl'antichi astrolagi havevono strumento senza alcun dubbio col quale e' vedevano i moti dele stelle ed esse stelle mirabilmente; e per ciò sei anni sono, quando io stampai il mio Discorso sopra la nuova stella, io dissi che con una artifiziosa cerbottana egli si potevon vedere le stelle di giorno. Che il Sig.re Galileo habbia poi visto molte cose di nuovo, a me non è maraviglia, perch'è trentadue anni che ci conosciamo, ed ho sempre conosciuto l'eccellenza del suo ingegno.
La storia del suo cannocchiale si trova in questa sua lettera:
Gualterotti a Galileo, 24 aprile 1610, {L-00038} I22641 I04162 D16100424 ➤ riproduzione del manoscritto ➤ Fratanto io ho sentito che V.S. ha visto l'occhiale di Mess. Giovambatista milanese, et attribuitoli alcuna loda. Hora, 12 anni sono, io feci uno strumento, ma non già afine di veder gran lontananze e misurar le stelle, ma per benefizio di un cavaliero in giostra e in guerra, e lo proposi al Ser.mo Gran Ferdinando et insieme al'Ill.mo et Eccel.mo Sig.r Duca di Bracciano, Don Verginio Orsino; ma parendomi debol cosa, lo trascurai. Pure ancor io, sentendo il romore del Fiammingo, presi i miei vetri e i miei cartoni, e li rimesi insieme, e tornai a considerare il loro ufficio, e vedi in terra e'n cielo molte cose molto meglio che non fa l'occhiale di Giovambatista milanese: e tale strumento mi insegnò fare quel foro che V. S. vide circa a trenta anni sono nela camera mia ala Torre al'Isola, dal qual foro io sino da la mia prima fanciullezza inparai a dubitare del modo del vedere, che la terra refletteva i raggi del sole con gran lume e molto regolatamente, e vi imparai molte bagattelle che io haveva letto esser possibile a farsi, e finalmente lo strumento che 12 anni sono io feci; dal quale indotto, 6 anni sono scrivendo sopra la nuova stella, in proposito del modo del vedere io dissi, che chi voleva veder le stelle di giorno, guatasse per una cerbottana. Hora io ho detto tante parole non per contrariare a la gloria di V. S, ma per esservi a parte molto e molto giustamente, poi che a me si deve quella lode che V. S. dà ad uno Belga, quelo che V. S. può dare ala sua patria.
Secondo il celebre curatore delle Opere di Galilei (I03705 Antonio Favaro), I11500 Girolamo Sirtori, uno dei prossimi protagonisti di questa storia, era figlio di Gio. Battista di Milano. Può essere questa la persona citata da Gualterotti? In una lettera del 3 aprile 1616, Gualterotti ribadì a Galileo di aver costruito un cannocchiale, e aggiunse che il celebre astronomo I02813 Egnazio Danti aveva applicato delle lenti al suo quadrante per misurare le posizioni stellari.
Gualterotti a Galileo, 3 aprile 1616, {L-00970} I22641 I04162 D16160403 ➤ Da uno mio confidente, e forse amico di V. S., mi è stato accennato che dubita che io non habbia scritto contro a le sue oppinioni. Quello che io dissi già a V. S., quello ridirò anchora, cioè che l'invenzione di tale strumento, che ella concede a un Fiammingo, molto più giustamente si deve a me che a niuno altro de' tempi nostri. [ ... ] Ma il mio vero e natural dubbio è, che se la terra si movesse, noi doveremmo ogn'hora mutare altezza di polo, la qual cosa per sei anni continui io ho sperimentato che non si fa: perciochè il S.mo Gran Duca et il Ser.mo D. Francesco favorinno il vescovo Ignazio Danti che facessi un regolo d'ottonne di dodici braccia di lunghezza, in forma di un corrente voto, con sostegni, posari e sue appartenenze ed un pezzo d'arco nela cima in croce, in cui erano segnati i gradi, i minuti e i secondi molto grandi, ne' traguardi del quale strumento erono due vetri non dissimili a quegli che V. S. mette ne' i suoi occhiali, al quale strumento io accennai a V. S. due anni sono, sula piazza dela Nunziata, che voleva aggiungere molte cose e farne un altro più uffizioso, ma simile; con questo strumento ogni sera si misurava in quei tempi l'altezza del polo, e come egli fermato che il polo alzassi 43 gradi e 45 minuti sopra Fiorenza, per molti mesi che l'istrumento stette fermo, non si vide mai fare ad esso polo alcun mutamento, e pure l'istrumento per la sua grandezza poteva dimostrare ogni minimo mutamento: sichè questo solo mi riterrà che io non creda che la terra si muova.
Al secolo Carlo Pellegrino Danti, dal 1555 domenicano (cambiando il nome in Padre Egnazio), fu a Firenze presso I26222 Cosimo I de' Medici circa fra il 1567 e il 1574. Il padre Giulio era figlio di Pier Vincenzo Rinaldi (Rainaldi) detto Dante (Danti) in onore del sommo poeta; il soprannome Danti si trasformò nel cognome di famiglia.
Nel 1611 I25590 Francesco Sizzi, un oppositore di Galileo, scrisse il libro "Dianoia astronomica, optica, physica" pieno di argomentazioni puerili, che facevano ridere anche i gesuiti. Scrisse che il cannocchiale non era per niente una novità:
Nel 1611 I25590 Francesco Sizzi, un oppositore di Galileo, scrisse il libro "Dianoia astronomica, optica, physica" pieno di argomentazioni puerili, che facevano ridere anche i gesuiti. Scrisse che il cannocchiale non era per niente una novità:
{B-0007.00_.1611} p. 57 ➤ ... è certo che il Papa Leone X avesse un cannocchiale con il quale da casa sua e da altre nostre città osservava gli uccelli sul colle di Fiesole, distinguendo la specie e il numero.
[ I25601 Giovanni de' Medici (1475-1521) fu pontefice con il nome di papa Leone X negli anni 1513-1521 ]
§ D16100301 D16100424 D16160403
§ I02813 I02962 I03064 I03065 I03980 I04162 I05060 I06347 I08479 I11500 I22641 I25339 I25583 I25590 I25593 I25596 I25597 I25600 I25601 I25602 I25614 I26222
§ {A-0069.0067_.0004.19770600-0005_0067}
§ {B-0002.00_.1538} {B-0003.00_.1589} {B-0005.00_.1610} {B-0007.00_.1611} {B-0049.00_.1839} {B-0054.02_.1897} {B-0055.00_.1906} {B-0304.00_.1579} {B-0564.00_.1692} {B-0566.00_.1571} {B-0567.00_.1578} {B-0568.00_.1588} {B-0569.00_.1618} {B-0570.00_.1551}
§ {L-00001} {L-00038} {L-00970}
§ I02813 I02962 I03064 I03065 I03980 I04162 I05060 I06347 I08479 I11500 I22641 I25339 I25583 I25590 I25593 I25596 I25597 I25600 I25601 I25602 I25614 I26222
§ {A-0069.0067_.0004.19770600-0005_0067}
§ {B-0002.00_.1538} {B-0003.00_.1589} {B-0005.00_.1610} {B-0007.00_.1611} {B-0049.00_.1839} {B-0054.02_.1897} {B-0055.00_.1906} {B-0304.00_.1579} {B-0564.00_.1692} {B-0566.00_.1571} {B-0567.00_.1578} {B-0568.00_.1588} {B-0569.00_.1618} {B-0570.00_.1551}
§ {L-00001} {L-00038} {L-00970}