Le prime fasce sulla superficie di Giove furono segnalate a partire dal 1630. Le prime figure apparvero in {B-0023.00_.1646} “Novae coelestium et terrestrium rerum Observationes” (Napoli 1646) di I03920 Francesco Fontana:
In {B-0025.00_.1651} “Almagestum Novum” I10324 Riccioli riportò varie osservazioni di fasce p. 486 ➤. La I fu osservata il 22.5.1639, e da Fontana nel 1639 e 28.1.1646. La figura II fu vista dal gesuita I13829 Giovanni Battista Zupi a Napoli il 20,21,22 gennaio 1644; da I13822 Padre Niccolò Zucchi il 17 maggio 1630 a Roma; da Riccioli a Bologna il 27.1.1647; da Fontana nel 1645 e 1646. La III fu vista da Riccioli a Bologna per varie notti all'inizio di ottobre 1643; la IV da Riccioli a Bologna dal 15 al 20 ottobre 1643; la V da Padre Grimaldi a Bologna dall'inizio di novembre al 22 dicembre 1645; la VI da I04737 Padre Grimaldi dal 24 febbraio al 16 marzo 1648. Riccioli dedusse che la fasce fossero parallele al piano orbitale del pianeta. Riccioli citò fra gli osservatori anche il gesuita I00720 Daniello Bartoli.
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In questo contesto, appare paradossale la figura inserita da I05372 Hevelius nella sua {B-0024.00_.1647} “Selenographia” (1647) p. 42 ➤ .
In un foglio singolo ➤ , stampato nel 1649, I03093 Eustachio Divini introdusse due disegni di Giove, con due fasce. Le osservazioni furono compiute nel 1646, 1647, 1648 (figura superiore) con un telescopio da 15 palmi di focale (circa 3.5 m); la figura in basso si riferisce all'osservazione del 6 marzo 1649 con un telescopio da 35 palmi (8 metri). In entrambe i disegni si vedono due fasce oscure simmetriche rispetto all'equatore.
Successivamente Giove fu osservato da I05741 Huygens a L'Aia, a partire dal 1655; la trasparenza dell'aria in quella città era scarsa, e ciò penalizzò fortemente le sue osservazioni. Oltretutto, la sua tecnica di disegno era rudimentale, per cui i suoi schizzi dicono poco.
Intorno al marzo 1655, nella minuta di una lettera inviata a I25651 Colvius, Huygens introdusse dei piccoli schizzi di Saturno e Giove: {B-0123.01_.1888} p. 322 ➤ .
I disegni del 23.12.1657 {B-0123.15_.1925} p. 55 ➤ e del 8.1.1659 {B-0123.15_.1925} p. 61 ➤ furono fonte della seguente incisione ➤ in {B-0031.00_.1659} “Systema Saturnium” (1659).
In un foglio singolo ➤ , stampato nel 1649, I03093 Eustachio Divini introdusse due disegni di Giove, con due fasce. Le osservazioni furono compiute nel 1646, 1647, 1648 (figura superiore) con un telescopio da 15 palmi di focale (circa 3.5 m); la figura in basso si riferisce all'osservazione del 6 marzo 1649 con un telescopio da 35 palmi (8 metri). In entrambe i disegni si vedono due fasce oscure simmetriche rispetto all'equatore.
Successivamente Giove fu osservato da I05741 Huygens a L'Aia, a partire dal 1655; la trasparenza dell'aria in quella città era scarsa, e ciò penalizzò fortemente le sue osservazioni. Oltretutto, la sua tecnica di disegno era rudimentale, per cui i suoi schizzi dicono poco.
Intorno al marzo 1655, nella minuta di una lettera inviata a I25651 Colvius, Huygens introdusse dei piccoli schizzi di Saturno e Giove: {B-0123.01_.1888} p. 322 ➤ .
I disegni del 23.12.1657 {B-0123.15_.1925} p. 55 ➤ e del 8.1.1659 {B-0123.15_.1925} p. 61 ➤ furono fonte della seguente incisione ➤ in {B-0031.00_.1659} “Systema Saturnium” (1659).
{B-0031.00_.1659} p. 6 ➤ In secondo luogo, per quanto concerne le zone o bande scorte su Giove da alcuni osservatori e che non presentano sempre la stessa apparenza, le abbiamo visto spesso, io e quelli che prendevano parte alle mie osservazioni, più luminose del resto di Giove, benché gli altri affermino che siano più scure: forse lo spazio situato fra queste zone più luminose è sembrato loro come una zona più scura. Ora, nel 1656 abbiamo osservato queste zone ad una distanza fra di loro molto più grande che nei tre anni seguenti, come si vede nelle figure allegate. Forse da tale instabilità non concluderemo a torto che, similmente alle nostre nubi, certi vapori occupino l'etere vicino a Giove e si formino in maggiore quantità ora ad una e ora ad altra latitudine. |
Ecco altri disegni di Huygens:
Nel 1664 si affermò la figura di I01960 Giuseppe Campani, un abile ottico, e abile osservatore. Egli prese contatti con i maggiori astronomi dell'epoca (compreso Huygens) ricevendo favorevoli apprezzamenti. Rimando al capitolo su Saturno ma riporto alcune cose. Nel libretto “Ragguaglio di due nove osservazioni" (firmato: Roma, 17 maggio 1664) Campani diede una interessante descrizione di Giove:
{B-0036.00_.1664} p. 39 ➤ La prima è che Gioue, le cui fascie con i miei Cannocchiali si vedono al presente in forma di due campi lunghi non tirati a filo, ma anfrattuosamente terminati, e variamente aspersi di luce e d'ombra: E tra questi due campi si scorge vn lungo e sottil tratto luminoso parimente d'inegual larghezza, più chiaro e più risplendente di tutte le altre parti del disco.
Il libro non contiene una figura di Giove, ma Campani in un foglio singolo distribuito poco dopo il Ragguaglio (luglio o agosto 1664) inserì l'osservazione compiuta a Roma il 9.7.1664 ➤ ; mesi dopo, fece stampare un'altra riproduzione ➤ . Le macchie sono le ombre di due satelliti in transito; Campani descrisse tale fenomeno a I02089 Gian Domenico Cassini, nella pubblicazione:
{B-0037.00_.1665} "Lettera di Giuseppe Campani intorno alle ombre delle stelle Medicee nel volto di Giove ed altri nuovi fenomeni celesti scoperti co' soui occhiali, al signor Gio. Dom. Cassini, primario astronomo dell'inclito studio di Bologna " (Roma, 1665) ➤ .
{B-0037.00_.1665} "Lettera di Giuseppe Campani intorno alle ombre delle stelle Medicee nel volto di Giove ed altri nuovi fenomeni celesti scoperti co' soui occhiali, al signor Gio. Dom. Cassini, primario astronomo dell'inclito studio di Bologna " (Roma, 1665) ➤ .
In {B-0038.00_.1665} “Astronomiae Reformatae” (1665) p. 369 ➤ G. B. Riccioli riportò una nuova tavola elencando le osservazioni. Oltre a quelle date in “Almagestum Novum” citò le osservazioni di Grimaldi del 1649, 1650, 1651, 1653, 1657, di Zupi del 1654, sino a quella di Campani del 9 luglio 1664 (confermata da Cassini). Citò anche le strane osservazioni di I10311 Rheita e dell'Abate cistercense fiammingo I26129 Leander van der Bandt (prima a Bruges e poi a Disibodenberg), secondo il quale il bordo di Giove avrebbe mostrato delle asperità.
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Nel primo fascicolo del Vol. 1 (1665-1666) delle Philosophical Transactions fu inserito un elogio di Campani, seguito dalla seguente notizia:
{A-0002.0001_.0001.16650316-0003_0003} "A Spot in one of the Belts of Jupiter" ➤ L'ingegnoso I05552 Mr. Hook alcuni mesi fa dichiarò ad un suo amico che alcuni giorni prima (ovvero il 9 maggio 1664 a circa le 9 di notte) aveva osservato con un eccellente telescopio da 12 piedi, una piccola macchia nella maggiore delle tre fasce più oscure di Giove, e che, osservandola di tanto in tanto, aveva trovato che, due ore dopo, tale macchia si era mossa da est verso ovest, per circa la metà della lunghezza del diametro di Giove.
Si tratta del primo riferimento alla rotazione di Giove.
Scoperta della Macchia Permanente (oggi Grande Macchia Rossa)
Il 30 luglio 1664, mentre era in Toscana a Città della Pieve, Cassini verificò le ombre dei satelliti sul disco di Giove annunciate da Campani; entrambi videro anche altri dettagli. L'apparizione di Giove del 1665 si aprì nel segno di un grande interesse per la questione: dimostrare la rotazione di Giove, studiando il moto di macchie diverse dalle ombre dei satelliti. Si percepisce l'attesa per questa scoperta in “Signor Campani's Answer: and Monsieur Auzout's Animadversions thereon”, Philosophical Transactions (5 giugno 1665):
{A-0002.0001_.0004.16650615-0075_0077} p. 76 ➤ Inoltre, sul cambio di opinione di M. Auzout, nel pensare, che l'avanzamento o sortita (sally) da lui visto su Giove, fosse l'ombra di una delle sue lune, Campani dichiara, che non gli avrebbe fatto una colpa del cambiamento: al che M. Auzout si meraviglia, perché Campani non lo avesse segnato nella sua figura; e gli sarebbe piaciuto sapere, se la sortita fosse più facile da scoprire, delle ombre dei satelliti, che Campani pensa, Auzout non ha visto; e se poteva essere assicurato, che queste parti oscure, che egli distingueva, non cambiavano: perché se non cambiavano, allora Giove non avrebbe ruotato attorno al suo asse, cosa che invece egli credeva, secondo le osservazioni di Mr. Hook, 9 maggio 1664, inserite nel primo fascicolo di queste Transactions. La completa scoperta di questo particolare fa parte anche del lavoro di Cassini e Campani, perché essi osservarono così distintamente le ineguaglianze nelle fasce, e videro a volte altre macchie oltre le ombre dei satelliti: per cui essi esortano tutti i curiosi, che hanno la convenienza di osservare, di intraprendere la scoperta di una materia di tale importanza, che proverà una delle più grandi analogie per il moto della Terra.
Mesi dopo, Cassini riuscì nell'impresa; comunicò i risultati al suo amico Abate I26130 Ottavio Falconieri con delle lettere (12, 20, 26 ottobre 1665) che furono pubblicate: in “Lettere astronomiche al sig. abbate Ottavio Falconieri sopra le varietà delle macchie osservate in Giove, e loro diurne rivoluzioni” (Roma 1665). Nella lettera del 12 ottobre Cassini scrisse:
{B-0584.00_.1665} p. 3 ➤ A questo prime lume di distinzione successe poi l'altro di riconoscere fra'l numero dell'altre macchie una permanente, che s'osservò ritornar più volte nel medesimo sito con la medesima grandezza, e figura. E questa è la medesima che anco da V.S. Ill. è stata osservata radere la parte Settentrionale vera di quella fascia di Giove che delle tre più appariscenti oscure è a più meridionale.
Questa che di quante sin hora siano osservate, è la maggiore, la più cospicua, e la più permanente non solo con essersi veduta in Giove in tempo ancora, che niun Pianeta retrogrado era vicino alla di lui congiunzione, che è la prima circostanza da me spiegata nelle loro ombre, restava esclusa dal numero di queste, ma ancora mostravasi da esse differente in colore, non così oscuro, e nero, ma simigliantissimo a quello delle fascie oscure, apparendo nel mezzo del suo corso maggiore di tutte le ombre di ciascun Pianeta osservate, differente in figura per esser quando è più vicina al centro più longa secondo la linea della fascia che rade, e più angusta quando è più vicina alla circonferenza, e finalmente in moto facendo strada diversa da quella che facciano quest'Anno le solit'ombre già tutte osservate, e con gradi di velocità diversa.
Cassini il 5 settembre 1665 scrisse una lettera, che raggiunse I26127 Salvatore Serra il giorno 10. La si trova trascritta nel libro "Disceptatio apologetica de maculis Martis et Jovis" (1666), più precisamente nel fascicolo "Dissertatio apologetica de maculis Martis, & Jovis":
{B-0583.00_.1666} p. 34 ➤ ... possiamo ancora noi attestare, che l'ultimo d'Agosto [1665] vedemmo nella fascia superiore di Giove apparente un'appendice in questo sito, e forma non affatto rotonda, ma per certa cagione non osservamo il moto, dicendo ch'averemmo potuto argumentarlo la sera seguente, che non la vedemo più, ma bensì li 2 del corrente nell'osservazione sudetta oltre le due ombre vedemo questa medema con con moto verso il mezzo, e il fine in modo, che faceva triangolo con l'altre due. |
Perché Cassini scrisse una dissertazione apologetica, cioè di difesa? Era stato attaccato dal Padre I04586 G. F. de Gottigniez, del Collegio Romano. I12876 Vincenzio Viviani aveva avvertito Cassini che Gottigniez prima, e Serra poi, avrebbero visto la macchia prima di lui. Ricordo che l'anno dopo anche Serra si infuriò con Cassini riguardo alla determinazione del periodo di rotazione di Marte, per cui nel 1666 fu preparato il volume "Disceptatio" che rilegava i documenti relativi alle varie contestazioni. La vicenda è molto complicata; furono pubblicate anche le lettere di Gottigniez e inoltre anche Eustachio Divini che, ricordo, nel 1660 era entrato in polemica con Huygens, il 21 gennaio 1666 rivendicò i suoi meriti in una lettera a Carlo Antonio Manzini. Essa fu pubblicata come “Lettera di Eustachio Divini intorno alle macchie nuovamente scoperte nel mese di luglio 1665 nel Pianeta di Giove con suoi cannocchiali, all'Illustriss. conte Carlo Antonio Manzini” (Roma 1666), allegando anche la lettera che gli era stata scritta da Padre de Gottigniez il 18 dicembre 1665, lamentandosi di Cassini. La rivendicazione di Divini eraI07815 basata sull'osservazione del 9 luglio 1665, fatta con un suo telescopio, che effettivamente contiene il primo disegno conosciuto della macchia. In "Disceptatio" Cassini lo riconobbe, ma mostrò che gli osservatori a Roma quella notte non avevano pienamente capito quello che avevano osservato: spettava a lui il merito di aver fornito la teoria del fenomeno.
Serra a Cassini, p. 25 ➤ Oltre all'ombra assai fosca, quale si vedeva caminare sopra il lembo della fascia maggiore in questa forma, ... Successivamente si vidde sempre un'altra semiombra, che perpendicolarmente l'accompagnò dal principio così ... nel mezzo così ... e nel fine così ... |
Gli inglesi ammiravano Cassini, e ridicolizzarono Divini come non si meritava. “Some Particulars, communicated from foraign parts, concerning the Permanent Spot in Jupiter; and a Contest between two Artifits aboyt Optick Glasses, &c.”, Philosophical Transactions , (7 maggio 1666), contenne una trattazione impietosa e distorta:
{A-0002.0001_.0012.16660517-0209_0210} p. 209 ➤ Eustachio de Divinis (dice l' 'Informer') ha scritto una lunga lettera, in cui egli pretende, che la Macchia Permanente in Giove era stata scoperta la prima volta con le sue lenti; e che il P. Gotignies [Gottignez] fu il primo che ne dedusse il moto di Giove sul suo asse; e che il signor Cassini all'inizio si era opposto ad essa; al che il detto Gotignies gli scrisse una lettera di protesta. Similmente lo stesso Eustachio pretende che le sue grandi lenti superino quelle di Campani; e che in tutte le prove, fatte con esse, si erano comportate meglio; e che Campani non era disposto a fare, quanto necessario per confrontare bene una con l'altra, cioè applicare oculari uguali ad esse, o scambiare le stesse lenti. Il detto Divini afferma inoltre, che ha trovato un modo di sapere, se una lente ottica è buona o no, solamente guardando in essa, senza provarla. Questo sarebbe di buon uso, specialmente se si potesse estendere al punto da discernere la bontà del vetro, mentre è ancora nel cemento.
Journal des Sçavans (29 novembre 1666) commentò, vari mesi dopo:
{A-0004.1666_.0039.16661129-0464_0466} p. 464 ➤ Abbiamo detto nel giornale del 22 febbraio che si erano scoperte l'anno passato a Roma delle macchie in Giove, per mezzo delle quali si è riconosciuto che questo pianeta gira sul suo asse. Monsieur Cassini astronomo di Bologna pretende di essere l'autore di questa bella osservazione; ma alcuni altri celebri astronomi gli disputano questa gloria: e siccome gli artigiani che hanno lavorato le lenti di cui ci si è serviti durante questa osservazione, hanno una grande parte in questa scoperta, c'è anche contestazione fra i signori Divini e Campani eccellenti artigiani di Roma, che pretendono l'uno e l'altro, che è per mezzo dei loro cannocchiali che queste macchie sono state notate. Sono le contestazioni che hanno dato luogo a queste due lettere.
Nella prima Divini fa il racconto di quello che è successo alla scoperta di queste macchie, e mostra che è con le sue lenti che esse sono state notate per prime. Parla poi delle diverse prove che sono state fatte delle sue lenti contro quelle di Campani, e di varie altre particolarità che sono principalmente per Roma, dove queste differenze sono state celebri, e dove non solo gli astronomi, ma ancora varie persone di qualità prendono partito in questo tipo di contestazioni. Ci sono tuttavia in questa lettera delle cose che potranno essere utili a quelli che sono curiosi di cannocchiali. Per esempio Divini assicura, che benché si creda ordinariamente che il cristallo di montagna non sia adatto a fare i telescopi perché vi si trovano molte venature, non ha tralasciato di farne uno di questo cristallo, che è stato trovato eccellente, e le cui lenti erano tuttavia piene di venature. Nota ancora che per giudicare la bontà di un cannocchiale, occorre provarlo in diversi luoghi; perché ce n'è che sembrano cattivi, quando si usano in certi casi, e che si trovano molto buoni quando si usano in altri.
La seconda lettera è dal Padre Gottignies professore di matematica al Collegio dei Gesuiti di Roma, tratta della contestazione che questo Padre ha avuto con il Signor Cassini riguardo le macchie di Giove. Sostiene che è lui stesso, non Cassini, che ha notato per primo che Giove ruota sul suo asse. Sostiene che Cassini ben lontano dall'essere di questa opinione, la combatteva, ed assicurava che tutte quelle macchie non fossero che l'ombra dei satelliti di Giove. Di più fa vedere che le osservazioni che si sono fatte del moto delle ombre di questi satelliti non sono state sempre trovate conformi all'ipotesi e alle tavole di Cassini, che accusa di aggiunger le sue osservazioni alla sua ipotesi, e di non vedere nel cielo che quello che favorisce la sua opinione. Infine porta varie ragioni per mostrare che nessuna delle macchie che ha osservato il 9, 14 e 19 luglio in Giove, è stata causata dall'ombra dei suoi satelliti.
La rotazione di Giove
Da “Of a permanent Spot in Jupiter: by which is manifested the conversion of Jupiter about his own Axis”, Philosophical Transactions (8 gennaio 1666):
{A-0002.0001_.0008.16660118-0143_0145} p. 143 ➤ Oltre all'ombra transiente appena menzionata, è stata osservata, prima da Mr. Hooke (come menzionato nel numero 1 di queste Transactions) e poi da M. Cassini, una macchia permanente nel disco di Giove; per mezzo della quale, essi sono stati in grado di osservare, non solo che Giove ruota sul suo asse, ma anche il tempo di tale rotazione; che essi hanno stimato essere 9 ore 56 minuti.
Si attribuisce la scoperta della macchia permanente a Hooke, e si afferma che questi collaborò con Cassini a calcolare il periodo di rotazione. Si cita come riferimento la nota pubblicata nel marzo 1665, che però parlava di una piccola macchia all'interno di una fascia oscura, mentre Cassini aveva osservato una grande macchia nella zona chiara all'esterno di una fascia. Ma per l'autore di queste note, probabilmente il Segretario della Royal Society, tutto quello che aveva fatto o scoperto Cassini lo aveva fatto anche Hooke, magari anche prima. Se veramente l'inglese aveva fatto tutte queste cose, le aveva comunicate senza pubblicare un adeguato rapporto, perché le poche notizie sulle sue attività apparse sul giornale erano un'altra cosa. Proprio per questo, il giornale deve aver scelto la politica di ingigantirle: va bene complimentarsi con Cassini, ma non dobbiamo dimenticarci del nostro Hooke.
In “Extrait d'vne lettre escrite de Rome, touchant les nouuelles découuertes faites dans Iupiter par M. Cassini Professeur d'Astronomie dans l'Vniuersité de Boulogne”, Journal de Sçavans, Lundy 22. Fevrier 1666 tutta l'attenzione fu per il contenuto di una lettera di Cassini:
In “Extrait d'vne lettre escrite de Rome, touchant les nouuelles découuertes faites dans Iupiter par M. Cassini Professeur d'Astronomie dans l'Vniuersité de Boulogne”, Journal de Sçavans, Lundy 22. Fevrier 1666 tutta l'attenzione fu per il contenuto di una lettera di Cassini:
{A-0004.1666_.0008.16660222-0099_0102} p. 99 ➤ Restava da vedere con l'esperienza se Giove ruota attorno al suo asse, siccome molti credono che la Terra ruoti attorno al suo. E benché la maggior parte degli astronomi l'abbiano congetturato, o per questa analogia, o per altre convenienze; stavano a sperare che fosse assicurato dalle osservazioni. È di questo che noi dobbiamo essere obbligati a M. Cassini, che avendo per mezzo degli stessi cannocchiali scoperto diversi cambiamenti, tanto nelle tre bande oscure che si vedono ordinariamente in Giove, che nel resto del suo disco, e ha visto nascere della macchie in mezzo a Giove, e qualche volta dei brillanti come si è visto altre volte nel Sole, e ha infine notato una macchia permanente nella parte settentrionale, della banda più meridionale, per mezzo della quale ha concluso, che Giove ruota sul suo asse in 9 ore e 56 minuti, e che ha fatto 29 giri interi in 12 giorni e 4 minuti dei nostri, e 360 giri in 149 dei nostri giorni.
Siccome ha riconosciuto che questa macchia non era causata dall'ombra di alcun satellite, sia a motivo della situazione, e perché essa appariva, quando non ne avrebbe potuto essere nessuna: oltre che il suo movimento differiva da quello delle ombre che è quasi uguale tanto verso i bordi verso il mezzo di Giove; dove al contrario questa macchia ha tutti gli accidenti che dovrebbero provenire ad una cosa che è sulla superficie di un corpo rotondo che la muove, per esempio, d'andare molto più lentamente verso i bordi che verso la metà, e di percorrere la parte, che è in mezzo al disco uguale alla metà del diametro, nella sesta parte del tempo che impiega per fare tutto il giro: avendo visto percorrere questa metà in 99 o 100 minuti giustamente, come deve succedere, ha supposto che il giro intero si compi in 9 ore e 56 minuti.
Non ha ancora potuto determinare la situazione dell'asse sul quale avviene questo movimento, perché le bande, secondo le quali avviene, per qualche anno sono apparse diritte, mentre negli anni precedenti altri astronomi le avevano viste un poco curve: il che mostra che l'asse del movimento giornaliero di Giove è un poco inclinato su quello dell'eclittica: Ma con il tempo si potrà scoprire come sia.
A seguito di questa bella scoperta, ha calcolato varie Tavole, di cui dà la spiegazione e l'uso nelle lettere che ha indirizzato al Sig. abate Falconieri. Si può riconoscere per mezzo loro, quando questa macchia può essere visibile; perché avendola per prima cosa considerata in rapporto al Sole rispetto al quale il suo movimento è regolare, lo considera rispetto alla Terra da cui noi l'osserviamo, e mostra per mezzo di queste Tavole, cosa bisogna aggiungere o sottrarre, per sapere a quale ora questa macchia deve arrivare in mezzo al disco di Giove secondo che esso ci sia orientale o occidentale. L'ha anche considerato rispetto ad un punto immobile, che ha considerato il primo punto d'Ariete, perché noi riferiamo lì sulla Terra l'inizio di tutti i movimenti celesti, ed è là il primo mobile che si immaginerebbe, se si fosse su Giove, come noi ci immaginiamo qui il nostro delle 24 ore.
C'è una quantità di belle considerazioni astronomiche nelle lettere di M. Cassini, alle quali promette di aggiungerne ancora di nuove. Questa scoperta è una delle più belle che si siano finora fatte nel cielo, e coloro che credono al moto della Terra, vi troveranno un'intera analogia. Perché Giove girando attorno al Sole non tralascia di girare sul suo asse, e benché sia più grande della Terra, non tralascia di ruotare molto più velocemente di essa, perché fa più di due giri e un terzo contro uno di essa; e porta con sé 4 lune, come la Terra porta la nostra.
In {B-0280.00_.1665} “Tabulae quotidianae revolutionis macularum Iovis, nuperrime adinuentæ a Ioanne Dominico Cassino, Bononiensis Archigymnasij Astronomo” (1665) furono pubblicate le tavole, basate su circa trenta osservazioni fra il 19 agosto e il 30 ottobre 1665. I risultati di Cassini furono confermati, in più d'una occasione, da due gruppi di osservatori a Roma, che facevano capo a Campani e Divini. L'accordo fra i tempi di transito calcolati e misurati fu eccellente, e la Tavola confermò che l'osservazione del 9 luglio dal gruppo di Divini (comprendente fra gli altri I03629 Honoré Fabri, Gilles-François de Gottigniez, e Serra), quando una semiumbram accompagnò il transito di Ganimede, aveva mostrato la macchia permanente di Cassini.
La nota apparsa su Journal des Sçavans fu tradotta in {A-0002.0001_.0010.16660322-0171_0173} “A more particular Account of those Observations about Jupiter, that were mentioned in Numb. 8”, Philosophical Transactions (12 marzo 1666).
Il 2 luglio 1666, un fascicolo di questo giornale, in “Some Observations Lately Made at London Concerning the Planet Jupiter” finalmente pubblicò una comunicazione scritta direttamente da Hooke, e corredata da una figura:
La nota apparsa su Journal des Sçavans fu tradotta in {A-0002.0001_.0010.16660322-0171_0173} “A more particular Account of those Observations about Jupiter, that were mentioned in Numb. 8”, Philosophical Transactions (12 marzo 1666).
Il 2 luglio 1666, un fascicolo di questo giornale, in “Some Observations Lately Made at London Concerning the Planet Jupiter” finalmente pubblicò una comunicazione scritta direttamente da Hooke, e corredata da una figura:
{A-0002.0001_.0014.16660712-0245_0246} p. 245 ➤ Queste, così come sono state fatte, sono fornite, da Mr. Hooke, come segue:
26 giugno 1666 fra le 3 e le 4 di mattina, osservai il corpo di Giove con una lente da 60 piedi, e trovai il diametro apparente di esso attraverso il Tubo, essere un poco superiore a 2 gradi, cioè, circa quattro volte più grande, del diametro della Luna ad occhio nudo. Vidi il lembo perfettamente rotondo, e definito molto bene senza radiazione. Le parti delle fasi di esso avevano varie gradazioni di luce. Fra a e f, i poli nord e sud di esso era un poco scuro, e gradualmente esso diventava più luminoso verso b ed e, due fasce o zone; una delle quali (b) era una piccola cintura scura che attraversava il corpo a sud. Aggiungendo che c'era una piccola linea con una parte un po' più luminosa; e sotto essa ancora, verso sud, c'era la grande fascia nera c. Fra essa ed e, l'altra piccola fascia nera, c'era una zona abbastanza larga e luminosa; ma il mezzo d, era un poco più scuro dei bordi. Percepii, circa a 3h 15m vicino alla metà di esso, una macchia rotonda molto nera, come quella rappresentata in g, che non avevo notato circa mezz'ora prima: e la osservai, in circa 10 minuti essendo arrivata quasi a d, mantenere la stessa distanza dal satellite h, che pure si muoveva verso ovest, e fu congiunto con il disco in i, alle 3h 25m. Dopo di che, l'aria diventando molto nebbiosa, e (come appariva dal barometro) anche molto leggera (in peso) non potei più osservarlo: sicché fu sufficientemente evidente, che questa macchia nera non era altro, che l'ombra del satellite h, che eclissava una parte della superficie di Giove. Circa due ore dopo, ho osservato una macchia più grande nella fascia più grande intorno a k, che in circa un'ora o poco più (non potei osservare esattamente il tempo, né fare una figura di essa) muovendosi verso ovest, sparì. Circa una settimana dopo, scoprii anche, insieme ad una macchia nella fascia c, un'altra macchia nella fascia e, che mantenne la stessa direzione e velocità di quella nella fascia c. Gli altri tre satelliti al tempo di questa eclisse fatta dal satellite, erano ad ovest del corpo di Giove; apparivano tanto luminosi con il tubo, quanto il corpo di Giove ad occhio nudo, e fui in grado di osservarlo così a lungo attraverso il tubo, dopo che arrivò l'aurora, che fui in grado di vedere il corpo di Giove ad occhio nudo.
Questa notizia fu tradotta in {A-0004.1666_.0035.16660830-0416_0418} , Journal des Sçavans (30 agosto 1666) p. 416 ➤ .
§ I00472 I00720 I01960 I02089 I03093 I03629 I03920 I04586 I04737 I05372 I05552 I05741 I07815 I10311 I10324 I12876 I13822 I13829 I25651 I26127 I26129 I26130
§ {A-0002.0001_.0001.16650316-0003_0003} {A-0002.0001_.0004.16650615-0075_0077} {A-0002.0001_.0008.16660118-0143_0145} {A-0002.0001_.0010.16660322-0171_0173} {A-0002.0001_.0012.16660517-0209_0210} {A-0002.0001_.0014.16660712-0245_0246} {A-0004.1666_.0008.16660222-0099_0102} {A-0004.1666_.0035.16660830-0416_0418} {A-0004.1666_.0039.16661129-0464_0466}
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