La 'legge' di Bode
A I08898 Isaac Newton non sfuggì l'anomalo intervallo fra Marte e Giove. In una lettera a I26136 Richard Bentley, 10 Dec. 1692, lo considerò parte del piano divino per rendere l'universo stabile come un meccanismo ad orologeria: i grandi pianeti, Giove e Saturno, erano stati posti dalla Provvidenza agli estremi del sistema solare, perché altrimenti avrebbero distrutto con la loro attrazione i pianeti più piccoli.
Si veda {B-0604.00_.1756} "Four Letters From Sir Isaac Newton To Doctor Bentley Containing Some Arguments In Proof of a deity" (1756), p. 9 ➤
I03763 James Ferguson (1710-1776) scrisse il libro {B-0605.00_.1756} "Astronomy Explained Upon Sir Isaac Newton's Principles" (1756), che ebbe molte edizioni aggiornate, anche dopo la sua morte.
La prima edizione a p. 74 ➤ ha solo la lista delle distanze medie dei pianeti, senza commento.
Invece, in "Astronomy Explained upon Sir Isaac Newton's Principles", 12th ed. (London, 1809, aggiornata da Andrew McKay),si legge:
Si veda {B-0604.00_.1756} "Four Letters From Sir Isaac Newton To Doctor Bentley Containing Some Arguments In Proof of a deity" (1756), p. 9 ➤
I03763 James Ferguson (1710-1776) scrisse il libro {B-0605.00_.1756} "Astronomy Explained Upon Sir Isaac Newton's Principles" (1756), che ebbe molte edizioni aggiornate, anche dopo la sua morte.
La prima edizione a p. 74 ➤ ha solo la lista delle distanze medie dei pianeti, senza commento.
Invece, in "Astronomy Explained upon Sir Isaac Newton's Principles", 12th ed. (London, 1809, aggiornata da Andrew McKay),si legge:
{B-0605.00_.1809} p. 37 ➤ Confrontando il grande intervallo fra le orbite di Marte e Giove, fu ipotizzato 70 anni fa, da Mr. Maclaurin a altri, e ultimamente da C. Loft, Esq che ci debba essere, almeno, un pianeta, la cui orbita è esterna a quella di Marte, e interna all'orbita di Giove.
Andrew McKay non diede però indicazioni su dove trovare quest'idea nelle opere di I07680 Colin Maclaurin. C. Loft è I16374 Capel Lofft (1751-1824), avvocato, antiquario, astronomo dilettante, che scrisse in The Monthly Magazine.
I26160 William Wall, citato nel Postscript alla seconda edizione (1727) di "An Enquiry into the Nature and Place of Hell" di I25855 Tobias Swinden, scrisse:
I26160 William Wall, citato nel Postscript alla seconda edizione (1727) di "An Enquiry into the Nature and Place of Hell" di I25855 Tobias Swinden, scrisse:
{B-0072.00_.1727} p. 354 ➤ Penso molto probabile che ci siano, appartenenti al Sole, molti altri pianeti, di quelli che possiamo vedere, alcuni forse dentro l'orbita di Mercurio, mai visti o mai da vedere da noi; ma un grande numero fuori, o oltre l'orbita di Saturno, che non potremo mai vedere ... parzialmente a causa della distanza da noi, e parzialmente perché essi, essendo molto distanti dal Sole, ricevono solo una debole luce da esso, e molto più debolmente la riflettono.
I13541 Thomas Wright di Durham nel suo "Clavis Coelestis" (London, 1742) a p. 16 scrisse di Mercurio come "il primo Pianeta che conosciamo nel Sistema", di Venere come "il secondo Pianeta conosciuto nel Sistema", mentre "Saturno è l'ultimo e il più alto pianeta conosciuto nel sistema" (pp, 17, 33).
Nel suo libro più famoso, {B-0606.00_.1750} "An Original Theory or New Hypothesis of the Universe" (London, 1750) Wright si riferì ancora "[ai] pianeti conosciuti" (p. 31 ➤).
Una sua opera rimase manoscritta ed è stata pubblicata da I14681 M.A.Hoskin (London 1968): {B-0607.00_.1968} "Second or Singular Thoughts upon the Theory of the Universe".
Vi si legge che lo spazio fra Marte e Giove può essere stato devastato dalle comete (che considerava grandi masse infuocate), e che potevano esserci molti altri corpi nel sistema solare (p. 24, 45, 50).
I06198 Immanuel Kant in "Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels ...", Königsberg e Leipzig, 1755, diede una giustificazione dinamica della lacuna fra Marte e Giove e parlò di possibili altri pianeti:
Nel suo libro più famoso, {B-0606.00_.1750} "An Original Theory or New Hypothesis of the Universe" (London, 1750) Wright si riferì ancora "[ai] pianeti conosciuti" (p. 31 ➤).
Una sua opera rimase manoscritta ed è stata pubblicata da I14681 M.A.Hoskin (London 1968): {B-0607.00_.1968} "Second or Singular Thoughts upon the Theory of the Universe".
Vi si legge che lo spazio fra Marte e Giove può essere stato devastato dalle comete (che considerava grandi masse infuocate), e che potevano esserci molti altri corpi nel sistema solare (p. 24, 45, 50).
I06198 Immanuel Kant in "Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels ...", Königsberg e Leipzig, 1755, diede una giustificazione dinamica della lacuna fra Marte e Giove e parlò di possibili altri pianeti:
{B-0062.00_.1755} p. 91 ➤ … vediamo anche nel nostro sistema solare dei membri che stanno ad immense distanze fra di loro e fra i quali non è ancora stato scoperta la parte posta in mezzo. Non ci può essere fra Saturno, il pianeta più esterno che conosciamo, e la cometa meno eccentrica che discende fino a noi da una distanza forse 10 volte maggiore, nessun altro pianeta il cui moto sia più vicino al moto cometario [di Saturno]?...
p. 163 ➤ La larghezza fra le orbite di Giove e Marte è così grande che lo spazio incluso supera le regioni di tutte le orbite dei pianeti inferiori messi insieme... questo spazio è degno del più grande fra tutti i pianeti, cioè, di quello che ha più massa di tutti gli altri messi insieme.
Kant, nell'ambito della sua Teoria Nebulare, spiegò che Giove aveva attirato a sé tutta la materia che avrebbe dovuto formare il quinto pianeta, e anche Marte risultò piccolo e senza satelliti per questo motivo. Dunque il pianeta fra Marte e Giove non esisteva perché non si era mai formato. Ritornò sull'argomento in "Beweis vom Dasein Gottes" (1763).
I13879 Johann Henrich Lambert in {B-0083.00_.1761} “Cosmologische Briefe” (Augsberg, 1761) parlò dell'effetto dell'attrazione di Giove: p. 7 ➤ « E chi può sapere se già dei pianeti sono mancanti essendo sfuggiti dal vasto spazio fra Marte e Giove? Vale dunque per i corpi celesti come per la Terra, che il più forte vince sul più debole, e Giove e Saturno sono destinati a depredare per sempre? »
I04710 David Gregory scrisse il famoso libro “Astronomiae elementa”, con due edizioni in latino (Oxford, 1702 e 1726) e due traduzioni in inglese (London, 1715 e 1726).
Nel libro I, sez. I, prop. I, p. 2 {B-0170.01_.1702} ➤ e {B-0170.01_.1726} ➤ apparve la semplice affermazione che supponendo che la distanza della Terra dal Sole sia divisa in dieci parti uguali, di queste la distanza di Mercurio sarà circa 4, di Venere 7, di Marte 15, di Giove 52, e quella di Saturno 95.
Nulla di particolarmente interessante, perché non venne fatto alcun commento sull'intervallo fra Marte e Giove.
Il libro "Vernünfftige Gedanken von den Absichten der natürlichen Dinge" (Ragionevoli Pensieri sulle Intenzioni delle Cose Naturali) del fisico e matematico I13483 Christian von Wolff ebbe ben 5 edizioni (Halle 1724, 1726, 1732, 1741, 1752), le due ultime identiche a quella del 1726, stampata a Francoforte e Lipsia. Nel cap. 8 (1724) o cap. 7, pag. 140 (1726) si trova:
I13879 Johann Henrich Lambert in {B-0083.00_.1761} “Cosmologische Briefe” (Augsberg, 1761) parlò dell'effetto dell'attrazione di Giove: p. 7 ➤ « E chi può sapere se già dei pianeti sono mancanti essendo sfuggiti dal vasto spazio fra Marte e Giove? Vale dunque per i corpi celesti come per la Terra, che il più forte vince sul più debole, e Giove e Saturno sono destinati a depredare per sempre? »
I04710 David Gregory scrisse il famoso libro “Astronomiae elementa”, con due edizioni in latino (Oxford, 1702 e 1726) e due traduzioni in inglese (London, 1715 e 1726).
Nel libro I, sez. I, prop. I, p. 2 {B-0170.01_.1702} ➤ e {B-0170.01_.1726} ➤ apparve la semplice affermazione che supponendo che la distanza della Terra dal Sole sia divisa in dieci parti uguali, di queste la distanza di Mercurio sarà circa 4, di Venere 7, di Marte 15, di Giove 52, e quella di Saturno 95.
Nulla di particolarmente interessante, perché non venne fatto alcun commento sull'intervallo fra Marte e Giove.
Il libro "Vernünfftige Gedanken von den Absichten der natürlichen Dinge" (Ragionevoli Pensieri sulle Intenzioni delle Cose Naturali) del fisico e matematico I13483 Christian von Wolff ebbe ben 5 edizioni (Halle 1724, 1726, 1732, 1741, 1752), le due ultime identiche a quella del 1726, stampata a Francoforte e Lipsia. Nel cap. 8 (1724) o cap. 7, pag. 140 (1726) si trova:
{B-0534.00_.1724} p. 140 ➤ I pianeti, che sono mossi dal Sole, sono molto distanti l'uno dall'altro. Se dividiamo la distanza della Terra dal Sole in 10 parti, la distanza di Mercurio diviene 4; di Venere 7; di Marte 15; di Giove 52; di Saturno 95 (§ 486 Astron. [*]) Se quindi si immagina che tutti i pianeti siano in una linea, tracciata dal centro del Sole al centro di Saturno, e l'intera linea è divisa in 10 parti, allora sono distanti dal Sole Mercurio 4, Venere 7, Marte 15, Giove 52, Saturno 95. In tal modo Mercurio e Venere sono separati da 3, Venere e Terra ugualmente a 3, Terra e Marte a 5, Marte e Giove a a 37, Giove e Saturno a 43 parti fra di loro.
[*]="Anfangs-Gründe aller mathematischen Wissenschaften" (Halle, 1710), parte III, p. 393
I numeri sono gli stessi forniti da David Gregory, ma non ci voleva moto ad ottenerli per arrotondamento. Secondo Wolff, il Creatore ha fatto in modo che i pianeti non si disturbino fra di loro proiettando le loro orbite uno sull'altro. Wolff non accennò ad alcuna regola empirica, però questo libro fu citato da Titius, come vedremo.
Nel 1764 il naturalista svizzero I25853 Charles Bonnet pubblicò ad Amsterdam il suo libro "Contemplation de la nature". Tale opera, dedicata essenzialmente alle scienze naturali, con solo poche pagine riservate all'astronomia, ebbe grande successo e diffusione. Ecco un brano dal tomo 1:
Nel 1764 il naturalista svizzero I25853 Charles Bonnet pubblicò ad Amsterdam il suo libro "Contemplation de la nature". Tale opera, dedicata essenzialmente alle scienze naturali, con solo poche pagine riservate all'astronomia, ebbe grande successo e diffusione. Ecco un brano dal tomo 1:
{B-0079.01_.1764} p. 7 ➤ Venere e la Terra hanno ciascuno il loro Satellite. Un giorno, senza dubbio, lo si scoprirà per Marte. Giove ne ha quattro, Saturno 5, e un anello o atmosfera luminosa, che sembra fare la funzione di un ammasso di piccole lune: posto a circa 300 milioni di leghe dal Sole, ne avrebbe ricevuto una luce troppo debole, se i suoi satelliti e il suo anello non l'avessero aumentata riflettendola. Noi conosciamo 17 pianeti che entrano nella composizione del nostro sistema solare; ma, non siamo sicuri che non ce ne siano degli altri. Il loro numero si è fortemente accresciuto grazie al l'invenzione dei Telescopi: degli strumenti più perfetti, degli Osservatori più assidui o più fortunati, forse l'accresceranno ancora. Questo satellite di Venere, intravisto nell'ultimo secolo, e rivisto dopo poco, fa presagire all'astronomia delle nuove conquiste. Non solo era riservato all'astronomia moderna di arricchire il nostro Cielo di nuovi Pianeti, ma gli è dato ancora di spostare indietro i limiti del nostro sistema solare.
Nessun riferimento allo spazio fra Marte e Giove, ma si accenna alla possibile esistenza di altri corpi nel sistema solare.
Nel 1766 uscì a Lipsia la versione tedesca di tale libro, {B-0045.00_.1766} "Betrachtung über die Natur", curata dal fisico e matematico tedesco I12403 Johann Daniel Tietz (in latino "Titius"; si firmava Titius von Wittemberg), professore di matematica e fisica all'Università di Wittenberg.
Titius, il cui nome si trova solo alla fine dell'epistola dedicatoria (Johann Daniel Titius), inserì dei paragrafi di suo pugno, senza distinguerli dal resto. La nota enunciante una legge empirica apparve nella parte I, capitolo 4, p.7-8, fra i paragrafi VI e VIII, come un nuovo paragrafo VII, che non aveva riscontro nel libro di Bonnet (Titius combinò due paragrafi nella traduzione).
Titius ripetè lo stesso ragionamento nella seconda edizione di "Betrachtung" (1772), ma questa volta ebbe la correttezza di inserirlo come nota a piè pagina, firmata T.:
Nel 1766 uscì a Lipsia la versione tedesca di tale libro, {B-0045.00_.1766} "Betrachtung über die Natur", curata dal fisico e matematico tedesco I12403 Johann Daniel Tietz (in latino "Titius"; si firmava Titius von Wittemberg), professore di matematica e fisica all'Università di Wittenberg.
Titius, il cui nome si trova solo alla fine dell'epistola dedicatoria (Johann Daniel Titius), inserì dei paragrafi di suo pugno, senza distinguerli dal resto. La nota enunciante una legge empirica apparve nella parte I, capitolo 4, p.7-8, fra i paragrafi VI e VIII, come un nuovo paragrafo VII, che non aveva riscontro nel libro di Bonnet (Titius combinò due paragrafi nella traduzione).
Titius ripetè lo stesso ragionamento nella seconda edizione di "Betrachtung" (1772), ma questa volta ebbe la correttezza di inserirlo come nota a piè pagina, firmata T.:
{B-0045.00_.1772} p. 7 ➤ Consideriamo le distanze dei pianeti fra di loro, e notiamo che quasi tutti sono separati fra di loro in una proporzione che si accorda con le loro dimensioni fisiche crescenti. Sia la distanza dal Sole a Saturno di 100 parti, allora Mercurio dista 4 di tali parti dal Sole, Venere 4+3=7, la Terra 4+6=10, Marte 4+12=16. Ma fra Marte e Giove interviene una deviazione da questa progressione così esatta. Da Marte segue uno spazio di 4+24=28 di tali parti, ma finora nessun pianeta o satellite è stato osservato lì. E il Costruttore può aver lasciato questo spazio vuoto? Mai più! Ammettiamo con fiducia, che questo spazio senza dubbio appartenga a satelliti non ancora scoperti di Marte; aggiungiamo, che forse anche Giove ne ha qualcuno, finora fuori dalla portata delle lenti. Da questo spazio per noi ancora inesplorato si arriva alla sfera di influenza di Giove a 4+48=52 parti, e quella di Saturno a 4+96=100 di tali parti. Che ammirevole relazione!
In questa discussione risulta discutibile l'accostamento fra le grandezze dei pianeti e gli spazi che lo separano, e l'introduzione dei satelliti di Marte; inoltre, Mercurio per essere in progressione dovrebbe avere il valore 5.5, non 4.
I01252 Johann Elert Bode pubblicò a 21 anni il libro "Anleitung zur Kenntniss des Gestirnten Himmels" (Introduzione allo studio del Cielo Stellato, dal 1768 in poi 9 edizioni). Nella seconda edizione (Amburgo, 1772) a p. 462-3 scrisse in una nota a pie' pagina una regola essenzialmente uguale a quella di Titius, con solo qualche parola cambiata:
I01252 Johann Elert Bode pubblicò a 21 anni il libro "Anleitung zur Kenntniss des Gestirnten Himmels" (Introduzione allo studio del Cielo Stellato, dal 1768 in poi 9 edizioni). Nella seconda edizione (Amburgo, 1772) a p. 462-3 scrisse in una nota a pie' pagina una regola essenzialmente uguale a quella di Titius, con solo qualche parola cambiata:
{B-0078.00_.1772} p. 462 ➤ Quest'ultimo punto [l'esistenza di un pianeta fra Marte e Giove] sembra in particolare seguire dalla stupefacente relazione che i sei pianeti conosciuti osservano nelle loro distanze dal Sole. Sia la distanza dal Sole a Saturno presa come 100, allora Mercurio è separato da 4 di tali parti dal Sole. Venere è 4+3=7. La Terra, 4+6=10. Marte, 4+12=16. Ora arriva un'intervallo in questa progressione così ordinata. Dopo Marte segue uno spazio di 4+24=28 parti, in cui non è stato visto finora alcun pianeta. Possiamo immaginare che l'Autore abbia lasciato questo spazio vuoto? Certamente no. Da lì arriviamo alla distanza di Giove di 4+48=52 parti, e finalmente a quella di Saturno di 4+96=100 parti.
La prefazione a questa seconda edizione porta la data 22 novembre 1771, per cui il libro deve essere uscito all'inizio del 1772. Lo testimonia il fatto che il 3 febbraio 1772 Lambert scrisse a Bode a Amburgo:
Lambert a Bode, 3 febbraio 1772, {L-00152} I13879 I01252 D17720203
{B-0046.00_.1784} p. 52 ➤
{A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m} p. 141 ➤
La vostra nota sulla distanza dei pianeti a p. 462 della vostra opera, sarebbe stata molto gradita a Keplero, che ha scritto un intero libro a riguardo. Essa può condurre ad intuire il perché del fatto, che i pianeti siano distanziati dal Sole secondo una semplice legge, e le loro masse non vengano prese in considerazione. I satelliti di Giove infatti hanno un'ordine nelle loro distanze, che si basa sull'equilibrio fra di loro. I13058 Wargentin (Actis Upsaliensibus) si soffermò molto su questo.
L'introduzione della seconda edizione di "Betrachtung" di Titius ha la data 13 Marzo 1772, quindi questo libro uscì dopo quello di Bode (che il 3 febbraio era già stato letto da Lambert); ma non si può dubitare che Bode si sia basato sulla nota di Titius nella prima edizione del 1766, togliendo il riferimento a ipotetici satelliti di Marte. Nella terza edizione di "Aleitung" (Berlino, 1777) Bode cambiò solo poche parole nella descrizione della successione numerica, ma aggiunse una frase:
{B-0078.00_.1777} p. 635 ➤ Da una legge trovata da Keplero, cioè che i quadrati dei tempi periodici di due pianeti stanno fra di loro, come i cubi delle loro distanze dal Sole, possiamo calcolare, che questo Pianeta Primario fra Marte e Giove deve completare la sua orbita attorno al Sole in 4 anni e mezzo. [A p. 640 ➤ fece una considerazione sugli eventuali satelliti Marte:] Non c'è dubbio che Marte abbia una o più lune come compagni, sebbene i nostri attuali telescopi non li mostrino, poiché queste lune sono proporzionate alla dimensione del loro pianeta principale, e quindi troppo piccole per noi, e probabilmente restituiranno poca luce.
Sia Titius che Bode si decisero a dire qualcosa sulla fonte della loro ispirazione solo dopo la scoperta di Urano (13 marzo 1781), che confermava in modo eccellente la regola empirica (dava 19.6 UA, contro il valore reale 19.2), anche se il nuovo pianeta era sbucato fuori in coda alla progressione, non fra Marte e Giove, dove lo si aspettava.
In {B-0045.00_.1783} p. 13 ➤ Titius aggiunse una frase alla solita discussione: « Questa relazione, e le considerazioni relative, che il Signor Bonnet pensa siano state per la prima volta osservate dal Signor Lambert, erano già state avanzate da Freiherr von Wolf nella sua Fisica Tedesca [Vernünftige Gedanken] più di 40 anni prima. »
Questa spiegazione non chiarisce molto, anzi. Forse Titius aveva contatti epistolari con Bonnet; ad ogni modo, né Lambert, né Wolff, enunciarono la regola. Finalmente, in "Von dem neu entdeckten Planeten" (1784) (monografia dedicata ad Urano) Bode riconobbe (in una nota apposita) di essersi ispirato a Titius:
In {B-0045.00_.1783} p. 13 ➤ Titius aggiunse una frase alla solita discussione: « Questa relazione, e le considerazioni relative, che il Signor Bonnet pensa siano state per la prima volta osservate dal Signor Lambert, erano già state avanzate da Freiherr von Wolf nella sua Fisica Tedesca [Vernünftige Gedanken] più di 40 anni prima. »
Questa spiegazione non chiarisce molto, anzi. Forse Titius aveva contatti epistolari con Bonnet; ad ogni modo, né Lambert, né Wolff, enunciarono la regola. Finalmente, in "Von dem neu entdeckten Planeten" (1784) (monografia dedicata ad Urano) Bode riconobbe (in una nota apposita) di essersi ispirato a Titius:
{B-0046.00_.1784} p. 51 ➤ Ho trovato per la prima volta questa ordinata progressione nella traduzione fatta dal prof. Titius della "Betrachtung über die Natur" di Bonnet, e la si può leggere nella seconda edizione del mio "Anleitung zur Kenntniss des gestirten Himmels" stampato ad Amburgo nel 1772. Il Prof. Lambert mi scrisse su questo il 3 febbraio 1772 successivo da Amburgo: [vedi sopra]. Da questo risulta, che Lambert in quel momento non aveva ancora conosciuto questa progressione sulle distanze dei pianeti, o non l'aveva ancora considerata degna d'attenzione.
Bode non specificò quale fosse l'edizione di "Betrachtung", forse per non ammettere che era quella del 1766 (non 1772, come molti avranno pensato), e si era pavoneggiato per 17 anni con la "regola" o "legge" prima di dichiaralo.
Johann F. Wurm, parroco a Bleuberen e astronomo, in: Wurm a Bode, 27 febbraio 1787, {L-01521} I13561 I01252 D17870227 [ vedi {A-0008.1790_.0000.17870000-0162_0173} p. 168 ] ➤ rimarcò che la regola era per niente perfetta: falliva nel caso di Mercurio. Suggerì la formula algebrica:
distanza = 387 + 293 × 2^(n - 2) in cui n=1 per Mercurio, n=2 per Venere, ... n=8 per Urano
con questo risultato (nella terza colonna, il valore astronomico, con Terra=1000):
Johann F. Wurm, parroco a Bleuberen e astronomo, in: Wurm a Bode, 27 febbraio 1787, {L-01521} I13561 I01252 D17870227 [ vedi {A-0008.1790_.0000.17870000-0162_0173} p. 168 ] ➤ rimarcò che la regola era per niente perfetta: falliva nel caso di Mercurio. Suggerì la formula algebrica:
distanza = 387 + 293 × 2^(n - 2) in cui n=1 per Mercurio, n=2 per Venere, ... n=8 per Urano
con questo risultato (nella terza colonna, il valore astronomico, con Terra=1000):
|
Tuttavia, normalmente si usava ignorare la seconda parte della formula nel caso di Mercurio, senza alcuna giustificazione, a parte il dolo. Così fece anche Bode, quando accettò questa formula, ottenendo 387: il valore di gran lunga più sbagliato (533.5) fu fatto diventare esatto. Non per niente, l'ottimo Keplero nei suoi primi esperimenti aveva pensato di introdurre un pianeta extra anche fra fra Mercurio e Venere. Un artificio più elegante sarebbe stato quello di usare una formula esponenziale più generale, con l'esponente non intero: ma a questo si pensò molto tempo dopo.
Caccia al pianeta fra Marte e Giove
La scoperta di Urano (1781) fece un regalo inaspettato agli appassionati della regola empirica: mentre essi guardavano alla lacuna fra Marte e Giove, il nuovo pianeta andò ad inserirsi in perfetto ordine alla fine della lista, dopo Saturno, in ottimo accordo con il valore calcolato. Il pianeta fra Marte e Giove doveva esistere!
Nel 1783 il barone I13680 Franz Xaver von Zach ebbe il piacere di far una visita a I05335 F. W. Herschel a Slough, e sicuramente non potè non fargli notare che il nuovo pianeta era una splendida conferma della legge empirica. Nel 1785 I26143 Ernst II, duca di Sassonia-Gotha, decise di fondare un'Osservatorio sulla collina di Seeberg, presso Gotha. L'Osservatorio entrò in operazione verso il 1790, e von Zach ne fu il primo direttore (fino al 1802).
Per mezzo di analogie, nel 1785 von Zach era arrivato a ipotizzare questi elementi del pianeta mancante: semiasse maggiore 2.82 U.A. ; eccentricità 0.14 ; periodo orbitale 4.74 anni; inclinazione 1°36'; longitudine eliocentrica del perielio 192°6'. Consegnò queste previsioni in buste sigillate a Ernst II, al conte I01701 Hans von Brühl, a Bode e a I06587 Köhler (astronomo di Dresda). Gli mancava l'elemento orbitale principale: la longitudine all'epoca, senza la quale non aveva idea di da quale parte osservare.
In "Astronomische Beobachtungen und Nachrichten", Astronomisches Jahrbuch für das Jahr 1786 (1789), von Zach scrisse:
Nel 1783 il barone I13680 Franz Xaver von Zach ebbe il piacere di far una visita a I05335 F. W. Herschel a Slough, e sicuramente non potè non fargli notare che il nuovo pianeta era una splendida conferma della legge empirica. Nel 1785 I26143 Ernst II, duca di Sassonia-Gotha, decise di fondare un'Osservatorio sulla collina di Seeberg, presso Gotha. L'Osservatorio entrò in operazione verso il 1790, e von Zach ne fu il primo direttore (fino al 1802).
Per mezzo di analogie, nel 1785 von Zach era arrivato a ipotizzare questi elementi del pianeta mancante: semiasse maggiore 2.82 U.A. ; eccentricità 0.14 ; periodo orbitale 4.74 anni; inclinazione 1°36'; longitudine eliocentrica del perielio 192°6'. Consegnò queste previsioni in buste sigillate a Ernst II, al conte I01701 Hans von Brühl, a Bode e a I06587 Köhler (astronomo di Dresda). Gli mancava l'elemento orbitale principale: la longitudine all'epoca, senza la quale non aveva idea di da quale parte osservare.
In "Astronomische Beobachtungen und Nachrichten", Astronomisches Jahrbuch für das Jahr 1786 (1789), von Zach scrisse:
{A-0008.1789_.0000.17860000-0156_0163} p. 162 ➤ Sul pianeta ancora atteso fra Marte e Giove voglio anche verbalmente svelarvi i miei sogni, con quale tipo di chimerici calcoli mi sono implicato. E sono simile agli Adepti, che cercano l'Oro, che hanno tutto eccetto Una Cosa; io penso di avere tutti gli elementi dell'orbita di questo pianeta sconosciuto, eccetto Uno, cioè la Longitudine all'Epoca; ma mi diverte, che si trovi con molto girovagare non l'oro, ma talvolta un processo chimico.
Nonostante questo, nel 1787 iniziò una metodica ricerca telescopica fra le deboli stelle dello Zodiaco, realizzando un catalogo di stelle zodiacali ordinate per ascensione retta. Zach portò avanti la ricerca da solo in maniera discontinua sino alla fine del secolo, quando ebbe l'occasione di organizzarsi meglio. Nell'estate del 1798 [sino alla fine di agosto] si tenne all'Osservatorio di Gotha un congresso di astronomi, presenziato dal Duca Ernst II e dalla consorte Luise. Fra i promotori dell'iniziativa ci fu I06967 Lalande, che suo libro “Bibliographie Astronomique; avec L'histoire de l'Astronomie depuis 1781 jusqu'à 1802” (Parigi, 1803) commentò:
{B-0112.00_.1803} p. 799 ➤ Questa utile riunione di astronomi a Gotha avrebbe potuto essere più numerosa: ma I12756 M. Vega mi scrisse dall'Austria che non aveva potuto ottenere il permesso di venire all'incontro di Gotha; e, peggio ancora, era stato obbligato, per scrivermi, ad inviare al ministro la mia lettera e la sua risposta. Tuttavia l'astronomo di Gottingen, sebbene suddito del Re d'Inghilterra, non ha subito alcuna difficoltà.
Un giornale inglese avvertì il duca di Gotha che un astronomo francese avrebbe potuto benissimo occuparsi di altre rivoluzioni oltre quelle celesti; ma non mi sono accorto che queste minacce abbiano diminuita l'accoglienza che mi si era fatta sperare. Infine ci siamo lasciati, ben convinti dell'utilità di queste conferenze, e decisi di rinnovarle non appena ne avessimo avuto la possibilità.
Lalande probabilmente accennò ad un articolo nel Times di Londra del 7 agosto 1798: « Il vecchio Cittadino Lalande, che il Direttorio ha spedito a Gotha allo scopo di compiere osservazioni astronomiche, è noto per essere un ateo dichiarato, e un fedele rivoluzionario. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere incaricato di qualche attentato rivoluzionario contro il Cielo. »
Secondo una ricostruzione, i partecipanti furono: Joseph Jerôme Lalande, arrivato il 25 luglio a Gotha con I07092 Marie-Jeanne Amélie Harlay, astronoma, moglie dell'astronomo I07093 Michel Le Français (de Lalande) [figlio di un fratello di J. J. Lalande] ; Johann Elert Bode ; I26197 Martinus van Marum ; Johann (Friedrich) Wurm ; I03733 Johannes Feer (Fehr) ; I05579 Johann Kaspar Horner ; I10915 Johann Konrad Schaubach ; I06510 Georg Simon Klügel ; I26198 Ludwig Wilhelm Gilbert ; I09772 Karl Philipp Heinrich Pistor ; I06587 Johann Gottfried Köhler ; I11261 Johann Heinrich Seyffert ; I11260 Carl Felix von Seyffer ; I26199 George Butler.
In circa 10 giorni furono trattati vari argomenti; Lalande promosse l'adozione del sistema metrico decimale, Zach non mancò di proporre una rassegna celeste allo scopo di cercare il pianeta fra Marte e Giove. Ma non ci fu consenso sul luogo in cui si sarebbe dovuto ripetere l'incontro, che si sarebbe voluto rendere annuale. Finì così che il problema del pianeta mancante fu affrontato in seguito in un piccolo convegno per pochi amici a Lilienthal.
Nell'autunno 1800 Zach intraprese un giro di visite ad alcuni astronomi: I03522 F. von Ende a Celle vicino ad Hannover, I09147 Olbers e I04377 Gildemeister a Brema, I11058 Schröter e I05033 Harding a Lilienthal (Brema). Giunto a Lilienthal egli ebbe occasione di trascorrere qualche giorno nell'Osservatorio privato del celebre astronomo J. H. Schröter, effettuando osservazioni assieme a lui ed altri colleghi. Dal 13 al 20 settembre diresse un convegno presso quell'Osservatorio, a cui parteciparono altri 5 astronomi tedeschi.
In "Über einen zwischen Mars und Jupiter längst vermutheten, nun wahrscheinlich entdeckten neuen Hauptplaneten unseres Sonnen-Systems", Monatliche Correspondenz, 3, giugno 1801, Zach parlò dell'iniziativa.
Erano passati circa sei mesi dall'annuncio della scoperta di una "cometa" da parte I09696 Giuseppe Piazzi, ma von Zach proclamò, sin dal titolo dell'articolo, che riteneva, o almeno sperava, che si trattasse del pianeta tanto atteso. Avvertì che le rassegne stellari erano già iniziate, ma la probabile scoperta di Piazzi non doveva essere considerata un "furto" dell'onore della scoperta ai danni della Società, da parte di una persona estranea ad essa. Difatti, l'astronomo di Palermo doveva essere uno di loro, era stato invitato, ma non aveva potuto ricevere la lettera a causa dei disordini creati dalla guerra. La Società avrebbe continuato il suo lavoro, per migliorare i cataloghi stellari. Qui riporto la descrizione della Società.
Secondo una ricostruzione, i partecipanti furono: Joseph Jerôme Lalande, arrivato il 25 luglio a Gotha con I07092 Marie-Jeanne Amélie Harlay, astronoma, moglie dell'astronomo I07093 Michel Le Français (de Lalande) [figlio di un fratello di J. J. Lalande] ; Johann Elert Bode ; I26197 Martinus van Marum ; Johann (Friedrich) Wurm ; I03733 Johannes Feer (Fehr) ; I05579 Johann Kaspar Horner ; I10915 Johann Konrad Schaubach ; I06510 Georg Simon Klügel ; I26198 Ludwig Wilhelm Gilbert ; I09772 Karl Philipp Heinrich Pistor ; I06587 Johann Gottfried Köhler ; I11261 Johann Heinrich Seyffert ; I11260 Carl Felix von Seyffer ; I26199 George Butler.
In circa 10 giorni furono trattati vari argomenti; Lalande promosse l'adozione del sistema metrico decimale, Zach non mancò di proporre una rassegna celeste allo scopo di cercare il pianeta fra Marte e Giove. Ma non ci fu consenso sul luogo in cui si sarebbe dovuto ripetere l'incontro, che si sarebbe voluto rendere annuale. Finì così che il problema del pianeta mancante fu affrontato in seguito in un piccolo convegno per pochi amici a Lilienthal.
Nell'autunno 1800 Zach intraprese un giro di visite ad alcuni astronomi: I03522 F. von Ende a Celle vicino ad Hannover, I09147 Olbers e I04377 Gildemeister a Brema, I11058 Schröter e I05033 Harding a Lilienthal (Brema). Giunto a Lilienthal egli ebbe occasione di trascorrere qualche giorno nell'Osservatorio privato del celebre astronomo J. H. Schröter, effettuando osservazioni assieme a lui ed altri colleghi. Dal 13 al 20 settembre diresse un convegno presso quell'Osservatorio, a cui parteciparono altri 5 astronomi tedeschi.
In "Über einen zwischen Mars und Jupiter längst vermutheten, nun wahrscheinlich entdeckten neuen Hauptplaneten unseres Sonnen-Systems", Monatliche Correspondenz, 3, giugno 1801, Zach parlò dell'iniziativa.
Erano passati circa sei mesi dall'annuncio della scoperta di una "cometa" da parte I09696 Giuseppe Piazzi, ma von Zach proclamò, sin dal titolo dell'articolo, che riteneva, o almeno sperava, che si trattasse del pianeta tanto atteso. Avvertì che le rassegne stellari erano già iniziate, ma la probabile scoperta di Piazzi non doveva essere considerata un "furto" dell'onore della scoperta ai danni della Società, da parte di una persona estranea ad essa. Difatti, l'astronomo di Palermo doveva essere uno di loro, era stato invitato, ma non aveva potuto ricevere la lettera a causa dei disordini creati dalla guerra. La Società avrebbe continuato il suo lavoro, per migliorare i cataloghi stellari. Qui riporto la descrizione della Società.
{A-0007.0003_.0006.18010600-0592_0623} p. 602 ➤ Quando nell'autunno dell'anno scorso ebbi il piacere di fare un piccolo viaggio astronomico a Celle, Brema e Lilienthal, e passai alcune settimane felici in società culturale con i più meritevoli ed eruditi astronomi tedeschi, fu opinione di queste persone intelligenti, che, per scoprire il pianeta che è rimasto nascosto per così lungo tempo, non ci fosse altro modo, come un paio di astronomi ebbe a dire, di esaminare l'intero zodiaco fino a tutte le stelle telescopiche.
Quindi sei astronomi riuniti in assemblea a Lilienthal fondarono il 21 settembre 1800 una ristretta compagnia di 24 astronomi pratici, distribuiti in tutta Europa, per la ricerca sistematica di questo supposto pianeta fra Marte e Giove. Essi elessero il Capo-Funzionario [Ober-Amtmann] Schröter come loro Presidente, e a me venne l'onore e la fiducia, di essere nominato segretario permanente della Società Astronomica. Il piano della Società fu, insieme a varie altre proposte, di dividere l'intero Zodiaco fra 24 membri. Ognuno doveva avere assegnata una zona di 15° in longitudine, e fra 7° e 8° latitudine nord e sud da ispezionare, raccomandata alla sua speciale vigilante supervisione. Ogni socio avrebbe dovuto realizzare una mappa stellare molto accurata delle più piccole stelle telescopiche del suo dipartimento, e attraverso una ripetuta revisione nel cielo verificare lo stato invariabile del suo distretto o assicurare ogni intruso in movimento. Con tale Polizia Celeste [Himmels-Polizey] rigidamente organizzata in 24 Dipartimenti, noi finalmente speriamo che questo pianeta così a lungo rimosso dalla nostra vista, sia rintracciato. Per incarico di questa Società io ho già inviato, a nome della stessa, inviti a vari dei più famosi astronomi pratici d'Europa, e ho chiesto loro di unirsi a questo comune scopo astronomico. Quasi tutti l'hanno accettato con piacere. *
* Solo il Prof. I11638 Sniadecki a Cracovia e il Prof. Wurm a Blaubeuren hanno dovuto chiedere di ritirarsi. Il primo deve ritirarsi dall'Osservatorio, siccome l'Università di Cracovia sarà abrogata. L'ultimo per mancanza di strumenti; ma una principesca munificenza ha eliminato questa difficoltà. Il Duca di Gotha ha concesso al Prof. Wurm un telescopio riflettore da 7 piedi di Herschel, e la Duchessa un orologio a pendolo astronomico.
Dati quali furono gli sviluppi successivi dell'iniziativa, si ipotizza che i 6 astronomi in assemblea fossero Johann Hieronymus Schröter, il suo assistente Karl Ludwig Harding, Heinrich Wilhelm Matthias Olbers, Ferdinand Adolf von Ende [membro del Consiglio superiore d'appello a Celle e scrittore, astronomo e geodeta] e Johann Gildemeister [senatore, commerciante, scienziato, astrofilo di Brema]. La società, fondata nel pomeriggio del 20 settembre, Vereinigte Astronomische Gesellschaft (VAG) [Società Astronomica Unita] divenne famosa con il nomignolo di "Himmelspolizey" (Polizia Celeste), citato anche nell'articolo di von Zach.
Si è cercato di ricostruire la lista dei 24 candidati a poliziotti celesti:
Si è cercato di ricostruire la lista dei 24 candidati a poliziotti celesti:
- Johann Elert Bode, Berlino
- Thomas Bugge I01770, Copenaghen
- Johann Karl Burckhardt I01805, Parigi
- Johann Tobias Bürg I01809, Vienna
- Ferdinand Adolf von Ende, Celle
- Johann Gildemeister, Brema
- Karl Ludwig Harding, Lilienthal (Brema)
- Friedrich Wilhelm Herschel, Slough
- Johann Sigismund Gottfried Huth I05736, Francoforte sull'Oder
- Georg Simon Klügel, Halle
- Julius August Koch I06557, Danzica
- Nevil Maskelyne I07941, Greenwich (Londra)
- Pierre-François-André Méchain I08121, Parigi
- Daniel Melanderhjelm I08149, Stoccolma
- Charles-Joseph Messier I08227, Parigi
- Heinrich Wilhelm Matthias Olbers, Brema
- Barnaba Oriani I09199, Milano
- Giuseppe Piazzi, Palermo
- Johann Hieronymus Schröter, Lilienthal (Brema)
- Jöns Svanberg I12093, Uppsala
- Friedrich Theodor von Schubert I11061, San Pietroburgo
- Jacques Joseph Claude Thulis I12386, Marsiglia
- Johann Friedrich Wurm I13561, Blauebeuren (Ulm)
- Franz Xaver von Zach I13680, Gotha
- [Jan Sniadecki, Cracovia declinò l'invito, come abbiamo visto]
§ D17720203 D17870227
§ I01252 I01701 I01770 I01805 I01809 I03522 I03733 I03763 I04377 I04710 I05033 I05335 I05579 I05736 I06198 I06347 I06510 I06557 I06587 I06967 I07092 I07093 I07680 I07941 I08121 I08149 I08227 I08898 I09147 I09199 I09696 I09772 I10915 I11058 I11061 I11260 I11261 I11638 I12093 I12386 I12403 I12756 I13058 I13483 I13541 I13561 I13680 I13879 I14681 I16374 I25853 I25855 I26136 I26143 I26160 I26197 I26198 I26199
§ {A-0007.0003_.0006.18010600-0592_0623} {A-0008.1789_.0000.17860000-0156_0163} {A-0008.1790_.0000.17870000-0162_0173} {A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m}
§ {B-0045.00_.1766} {B-0045.00_.1772} {B-0045.00_.1783} {B-0046.00_.1784} {B-0062.00_.1755} {B-0072.00_.1727} {B-0078.00_.1772} {B-0078.00_.1777} {B-0079.01_.1764} {B-0083.00_.1761} {B-0112.00_.1803} {B-0170.01_.1702} {B-0170.01_.1726} {B-0534.00_.1724} {B-0604.00_.1756} {B-0605.00_.1756} {B-0605.00_.1809} {B-0606.00_.1750} {B-0607.00_.1968}
§ {L-00152} {L-01521}
§ I01252 I01701 I01770 I01805 I01809 I03522 I03733 I03763 I04377 I04710 I05033 I05335 I05579 I05736 I06198 I06347 I06510 I06557 I06587 I06967 I07092 I07093 I07680 I07941 I08121 I08149 I08227 I08898 I09147 I09199 I09696 I09772 I10915 I11058 I11061 I11260 I11261 I11638 I12093 I12386 I12403 I12756 I13058 I13483 I13541 I13561 I13680 I13879 I14681 I16374 I25853 I25855 I26136 I26143 I26160 I26197 I26198 I26199
§ {A-0007.0003_.0006.18010600-0592_0623} {A-0008.1789_.0000.17860000-0156_0163} {A-0008.1790_.0000.17870000-0162_0173} {A-0066.1801_.0000.18040000-0132_0143m}
§ {B-0045.00_.1766} {B-0045.00_.1772} {B-0045.00_.1783} {B-0046.00_.1784} {B-0062.00_.1755} {B-0072.00_.1727} {B-0078.00_.1772} {B-0078.00_.1777} {B-0079.01_.1764} {B-0083.00_.1761} {B-0112.00_.1803} {B-0170.01_.1702} {B-0170.01_.1726} {B-0534.00_.1724} {B-0604.00_.1756} {B-0605.00_.1756} {B-0605.00_.1809} {B-0606.00_.1750} {B-0607.00_.1968}
§ {L-00152} {L-01521}