Gianicolo 1611
Gualdo a Galileo, 27 maggio 1611, {L-00039} I25520 I04162 D16110527 cita:
Markus Welser a Gualdo, 20 maggio 1611, {L-02311} I25607 I25520 D16110520 ➤ « Degli onori fatti al S.r Galilei in Roma tengo diversi scontri; et in particolare m'avisa un amico [Johann Faber], stato presente a un banchetto fattoli dal Duca di Acquasparta in compagnia di diversi theologi, filosofi, mathematici et altri, in suo luoco assai sopra a S. Pancratio, che doppo che 'l S.r Galilei mostrò loro quei compagni di Giove, con parecchie altre meraviglie celesti, fece vedere co'l suo strumento la loggia della beneditione di S. Giovanni Laterano, con le lettere dell'iscrittione di Sisto V, espressissimamente; e pure scrive questo tale che vi era intervallo di 3 miglia. »
Questa lettera accenna ad un famoso evento, quando la popolarità di Galileo era all'apice. Federico Cesi I25642, Marchese di Monticelli, Duca di Acquasparta (dal 1613 divenne Principe d'Acquasparta) ritenne che fosse giunto il momento di dare la giusta pubblicità a Galileo, al suo strumento e alle scoperte astronomiche con esso compiute, che avevano generato ammirazione ma in alcuni anche sospetto ed incredulità. Al di fuori della Porta San Pancrazio, sul punto più elevato del colle Gianicolo di Roma, il Monsignor Innocenzo Malvasia aveva fatto costruire un casino, cioè una residenza di campagna, dalla quale si godeva di una splendida vista della città eterna. Durante il pomeriggio, gli invitati poterono usare lo strumento di Galileo per osservare i dettagli di Roma; dopo cena, con il buio, fu la volta delle osservazioni astronomiche, piazzandosi in un luogo aperto di fianco alla vigna. Quali furono i partecipanti al banchetto, oltre ovviamente a Cesi e a Galileo? Lo si apprende da una fonte di informazione dell'epoca, gli "Avvisi di Roma" (dispacci regolari sulle cronache romane inviati alla corte del ducato di Urbino). Questi manoscritti, conservati nella collezione Urbinate della Biblioteca Apostolica Vaticana, all'epoca non furono pubblicati; quelli che ci interessano ora si possono consultare per esempio nel volume “Documenti sul barocco in Roma” (1920) curato da I25594 J. A. F. Orbaan (storico dell'arte olandese):
{B-0255.00_.1920} p. 283 ➤ Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. Lat. 1079, cc. 292-293 - 1611 aprile 16. Avanti Pasqua [3 apr.] venne qua da Firenze il Signor Galileo Galilei, mattematico, già lettore in Padova et ora trattenuto dal Gran Duca con mille scudi di piatto et havendo con l'occhiali, inventati o più tosto ampliati da lui, osservato il corso delle stelle, contro l'opinione di tutti li antichi filosofi, dice esservi 4 stelle di più o pianeti corteggiani di Giove, che egli chiama Medice e due compagnie di Saturno. Si è qui abboccato col padre I02387 Clavio, giesuita, sopra questa sua opinione et giovedì sera [14 apr.], sendone Mecenate il Marchese di Monticelli, nipote del cardinale Cesis, che li banchettò e vi intervenne insieme col signor Paolo Monaldesco, suo parente, nella vigna di Monsignor Malvasia fuori porta San Pancratio, in sito alto e aperto convennero insieme il detto Galileo, un I25622 Terrentio, fiamengo, il signor I26153 Persio del cardinal Cesis, il Galla I06949, lettore di questo studio, il Greco I16340, mattematico del cardinal Gonzaga, il signor I26164 Piffari, lettore di Siena, et altri sin' al numero di 8, alcuni de quali venuti a posta di fuori per veder questa osservatione et ancorché vi stessero sino a 7 hore di notte peranco non s'accordarono insieme nell'opinioni.
[c. 375 b.] 1611 maggio 18. Sin da venerdì sera della passata settimana nel Collegio Romano alla presenza di Cardinali, del marchese di Monticelli, suo promotore, fu recitata un orazione latina, con altre compositioni in lode del Signor Galileo Galilei, matematico del Gran Duca, magnificando et esaltando sin'alle stelle la sua nuova osservazione di nuovi pianeti stati incogniti alli antichi filosofi, facilitata anco con l'ampliazione delli occhiali ritrovati dal I02962 Porta, napolitano, onde esso Galileo con questa pubblica demostratione se ne tornarà a Firenze consolatissimo et si può dire laureato dall'universal consenso di questa università.
In {B-0017.00_.1628} “Animalia Mexicana” (1628) p. 473 ➤ il medico e naturalista tedesco I25595 Johannes Faber elencò alcuni dei partecipanti al banchetto: oltre a lui stesso, a Cesi e Galileo, il filosofo (discepolo di Bernardino Telesio) Antonio Persio, Giovanni Demisiani, il gesuita Giovanni Terrenzio [Johannes Schreck] (in tedesco Schreck=terrore), Francesco Pifferi (monaco camaldolese, matematico a Siena), il filosofo peripatetico Giulio Cesare Lagalla e altre persone non letterate. Il nome Johannes Demisianus (Demiscianus) o Giovanni Demisiani si riferisce al greco Ioannis Dimisianos [Ιωαννης Δημησιανος], nato a Cefalonia (secondo altri a Zacinto) intorno al 1575, teologo, filosofo e filologo, al servizio del Cardinal Gonzaga. Demisiani divenne Linceo nel 1612 e fu amico di Galileo almeno dal 1610, quando osservarono insieme le macchie solari. Morì a Parigi di dissenteria nel 1619.
Un cenno al banchetto fu fatto anche da I11500 Girolamo Sirtori nel suo libro "Telescopivm" (1618):
Un cenno al banchetto fu fatto anche da I11500 Girolamo Sirtori nel suo libro "Telescopivm" (1618):
{B-0014.00_.1618} p. 27 ➤ Per fortuna, un certo giorno, Il Principe Federigo Cesi, marchese di Monticelli, uomo istruito e benefattore delle scienze, mi invitò a cena nella vigna detta Malvasia, e oltre a me altre persone dotte. Prima del tramonto, quando arrivarono lì, cominciarono a guardare attraverso il telescopio l'iscrizione di Papa Sisto V sopra il portale del Laterano, che era distante circa un miglio. Quando venne il mio turno, la vidi e la lessi con soddisfazione. Più tardi quella notte, dopo cena, osservammo Giove e il moto delle stelle compagne, dopo di che, sufficientemente rinvigoriti dalla visione di tale brillantezza e dalla curiosità sull'argomento, essi si ritirarono per esaminare il telescopio.
Nel catalogo di libri della fiera di Francoforte nella primavera del 1612 apparve il titolo del suo libro, insieme al libro di Lagalla "De phoenomenis in orbe lunae”. I libri dei due autori riportavano in bella vista già nel titolo il termine "telescopio" e ciò suscitò questo commento:
Cesi a Galileo, 28 ottobre 1612, {L-00040} I25642 I04162 D16121028 p. 420 ➤ Ma essendo sicuro che Apelle [Christoph Scheiner] habbia tolto il suo helioscopio dal nostro Telescopio, per il libro di Lagalla, gionto in quelle parti, et un altro di Girolamo Sirtori, che da me qui l'intese, ambidoi registrati nel catalogo della passata fiera vernale di Francfort, mi cessa alquanto.
Però il libro di Sirtori, benché annunciato nel 1612, fu realmente stampato solo nel 1618; quindi fu il libro di Lagalla il primo ad usare effettivamente la parola telescopio. Lagalla parlò delle osservazioni compiute sul Gianicolo, senza riportare la data:
{B-0009.00_.1612} libro I, "De phoenomenis ..." p. 8 ➤ Eravamo sulla cima del Gianicolo, vicino alla porta della città dello Spirito Santo, dove una volta si dice si trovasse la villa del poeta Marziale, oggi proprietà del Molto Reverendo Malvasia. Per mezzo di questo strumento, vedemmo il palazzo dell'illustrissimo duca Altemps nel Tuscolano così distintamente da poterne contare facilmente ogni finestra, anche quelle più piccole; e la distanza è di sedici miglia italiane. Dallo stesso posto leggemmo le lettere sul portico eretto in Laterano da Sisto per le benedizioni, così chiaramente che distinguemmo anche i punti situati fra le lettere, a una distanza di almeno due miglia.
[Più avanti Lagalla riportò un episodio, purtroppo anche questa volta senza darne la data. Una notte lui, Cesi e altri amici, si incontrarono con Galileo con il proposito di osservare Venere e Saturno. Di uno degli amici, di cui non fa il nome, Lagalla scrisse:]
{B-0009.00_.1612} p. 57 ➤ ... Ioannes Remiscianus uomo istruito in ogni genere di disciplina, e insigne nelle lingue greca e latina, al cui solerte ingegno dobbiamo il nuovo nome appropriatissimo Telescopio imposto al 'perspicillum' ...
È possibile che Demisiani abbia fatto la sua proposta del nome "telescopio" (dal greco τηλε (lontano)+σκοπεῖν (guardare, vedere), in totale quindi "vedere lontano") prima del banchetto, e che in quella riunione il Cesi lo avesse già adottato, e si sia solo preoccupato di promuoverne l'adozione.
Ai partecipanti sembrò che tale nome fosse stato un'invenzione di Cesi; difatti il Faber in {B-0017.00_.1628} “Animalia Mexicana” (1628) p. 473 ➤ gli attribuì l'invenzione del nome, aggiungendo più avanti che il Principe aveva ripetuto quella parola varie volte durante le osservazioni.
Il mese successivo, il presidente dell'Accademia dei Lincei propose ufficialmente l'adozione di "telescopio", termine che i più ritennero una sua ideazione. Era di questa opinione anche Giovan Battista della Porta (si veda più sotto). Quale fu l'atteggiamento di Galileo di fronte alla nuova parola? Che io sappia, l'usò per la prima volta nella lettera:
Ai partecipanti sembrò che tale nome fosse stato un'invenzione di Cesi; difatti il Faber in {B-0017.00_.1628} “Animalia Mexicana” (1628) p. 473 ➤ gli attribuì l'invenzione del nome, aggiungendo più avanti che il Principe aveva ripetuto quella parola varie volte durante le osservazioni.
Il mese successivo, il presidente dell'Accademia dei Lincei propose ufficialmente l'adozione di "telescopio", termine che i più ritennero una sua ideazione. Era di questa opinione anche Giovan Battista della Porta (si veda più sotto). Quale fu l'atteggiamento di Galileo di fronte alla nuova parola? Che io sappia, l'usò per la prima volta nella lettera:
Galilei a Dini, 21 maggio 1611, {L-00681} I04162 I25643 D16110521 p. 115 ➤ ... per tanto, vedendosi col telescopio le spezie de i 4 Pianeti Medicei molto grandi et luminose, non si può negare che il lume loro assai vivamente sino in terra si diffonda.
Ma, in seguito, Galileo continuò ad usare anche gli altri termini.
L'opinione di Della Porta
Della Porta cosa pensava del cannocchiale di Galileo? Nel 1609 aveva superato la settantina, per cui la memoria forse lo ingannò, portandolo ad attribuire ai suoi libri dei contenuti che non avevano. La sua prima reazione, subito dopo che Galileo era stato ricevuto dal Senato di Venezia, fu stizzita:
Porta a Cesi, 28 agosto 1609, {L-00035} I02962 I25642 D16090828 p. 252 ➤ Del secreto dell'occhiale l'ho visto, et è una coglionaria, et è presa dal mio libro 9 De refractione; e la scriverò, chè volendola far, V.E. ne harà pur piacere. È un cannelo di stagno di argento, lungo un palmo ad, grosso tre diti di diametro, che ha nel capo a un occhiale convesso: vi è un altro canal nel medesimo, di 4 diti lungo, che entra nel primo, et ha un concavo nella cima, saldato b, come il primo. Mirando con quel solo primo, se vedranno le cose lontane, vicine; ma perchè la vista non si fa nel catheto, paiono oscure et indistinte. Ponendovi dentro l'altro canal concavo, che fa il contrario effetto, se vedrenno le cose chiare e dritte: e si entra e cava fuori, come un trombone, sinchè si aggiusti alla vista del riguardante, che tutte son varie...
Questa lettera è famosa per la vivace parola "coglionaria" (trascrizione di I03705 Antonio Favaro). Però qui ➤ viene trascritta "castronaria" (provate a leggere la riproduzione).
In {B-0574.00_.1806} "Memorie istorico critiche dell'Accademia de' Lincei..." (1806) p. 90 ➤ I25647 Baldassarre Odescalchi la rese come "minchioneria".
Altra lettera di Della Porta, senza data:
In {B-0574.00_.1806} "Memorie istorico critiche dell'Accademia de' Lincei..." (1806) p. 90 ➤ I25647 Baldassarre Odescalchi la rese come "minchioneria".
Altra lettera di Della Porta, senza data:
Porta a Cesi, 1610?, {L-00721} I02962 I25642 D1610XXXX ➤ ... e mi doglio che l'inventione dell'occhiale in quel tubo è stata una mia inventione; e Galileo, Lettor di Padua, l'have accomodato, co 'l quale ha trovato 4 altri pianeti in cielo, e numero di migliaia di stelle fisse, e nel circolo latteo altrettante non viste ancora, e gran cose nel globo della luna, ch'empiscono il mondo di stupore....
Una lettera autentica di Della Porta, senza data e destinazione, è stata stampata più volte. Io so citare queste:
◆ {B-0574.00_.1806} "Memorie istorico critiche dell'Accademia de' Lincei..." (1806) di Baldassarre Odescalchi p. 92 ➤
◆ {B-0050.00_.1846} "Intorno ad alcuni avanzamenti della Fisica in Italia...." (1846) di Baldassare Boncompagni (fortemente critico dell'edizione di Odescalchi) p. 40 ➤
◆ {B-0122.11_.1901} "Opere di Galileo Galilei", vol. XI (1901) da Antonio Favaro (che si basò su Odescalchi) p. 611 ➤ , ipotizzando la data 1613
◆ {B-0617.00_.1996} "Il carteggio linceo" p. 308-310; ristampa anastatica (1996) delle memorie "Il carteggio linceo della vecchia accademia di Federico Cesi (1603-1630)" pubblicate in 4 parti (1, 2-I, 2-II, 3) negli Atti della Reale Accademia dei Lincei (1938-1942) da Giuseppe Gabrieli (1872-1942):
{A-0106.F0007a.0000.19380000-0001_0121} anni 1603-1609
{A-0106.F0007b.0000.19390000-0123_0535} anni 1610-1615 - contiene la lettera di Della Porta con l'anno 1612
{A-0106.F0007c.0000.19410000-0537_0993} anni 1616-1624
{A-0106.F0007d.0000.19420000-0999_1446} anni 1625-1630
◆ {B-0122.A2_.2015} "Le Opere di Galileo Galilei", Appendice II (2015) p. 134 - Basata su una nuova trascrizione diretta dell'autografo, riporta il titolo: Giovan Battista della Porta a [Johann Faber][in Roma?] [Napoli, 1613]
Provvisoriamente, mi baso su quest'ultima fonte per la catalogazione: Porta a Faber, 1613?, {L-00245} I02962 I25595 D1613XXXX
Riassumo il senso del testo. Lei mi chiede come mai Inglesi, Olandesi, Francesi, Italiani e Tedeschi si sono proclamati inventori, mentre io, il solo vero inventore, sono rimasto zitto in mezzo a tanto clamore. La mia negligenza e accondiscendenza hanno delle ragioni. Primo, l'insigne Keplero ha dato la dimostrazione matematica delle affermazioni contenute nel mio libro Magiae Naturalis, scritto 25 anni prima. Ho perfezionato l'invenzione, con noiose e fastidiose operazioni, come sto scrivendo nel libro Taumatologia. Il nostro Principe Federico Cesi si ricorda che gli mostrai lo strumento. Ma tu sai come il vanto dell'invenzione si sparse in remote regioni. Molte persone letterate, che da varie parti confluirono a Napoli, impararono da me molti miei segreti, e mi insegnarono molte cose. Mostrai il telescopio (lo chiamo con il nome trovato dal mio Principe) a molti che, ritornati ai loro paesi, si ascrissero l'invenzione, lo ammetto francamente, non così ingegnosamente lavorata.
Porta continuò complimentandosi con Galileo per quello che aveva saputo fare. Faccio notare che la parola Principe, se intesa in senso moderno, rendeva necessario datare la lettera al 1613 (anno in cui Cesi ottenne il titolo) o oltre. Ma forse della Porta volle usare questa parola nel senso originario di "il primo, il più insigne, il più autorevole", nel senso di fondatore e Presidente dell'Accademia dei Lincei. Porta ne divenne membro già nel 1610; la parola 'telescopio" fu coniata nel 1611, quindi la lettera non poteva essere antecedente a quell'anno.
Baldassarre Boncompagni nel libro citato pubblicò (credo, per la prima volta) il manoscritto dell'opera citata da della Porta, "Taumologia": p. 40 ➤
◆ {B-0574.00_.1806} "Memorie istorico critiche dell'Accademia de' Lincei..." (1806) di Baldassarre Odescalchi p. 92 ➤
◆ {B-0050.00_.1846} "Intorno ad alcuni avanzamenti della Fisica in Italia...." (1846) di Baldassare Boncompagni (fortemente critico dell'edizione di Odescalchi) p. 40 ➤
◆ {B-0122.11_.1901} "Opere di Galileo Galilei", vol. XI (1901) da Antonio Favaro (che si basò su Odescalchi) p. 611 ➤ , ipotizzando la data 1613
◆ {B-0617.00_.1996} "Il carteggio linceo" p. 308-310; ristampa anastatica (1996) delle memorie "Il carteggio linceo della vecchia accademia di Federico Cesi (1603-1630)" pubblicate in 4 parti (1, 2-I, 2-II, 3) negli Atti della Reale Accademia dei Lincei (1938-1942) da Giuseppe Gabrieli (1872-1942):
{A-0106.F0007a.0000.19380000-0001_0121} anni 1603-1609
{A-0106.F0007b.0000.19390000-0123_0535} anni 1610-1615 - contiene la lettera di Della Porta con l'anno 1612
{A-0106.F0007c.0000.19410000-0537_0993} anni 1616-1624
{A-0106.F0007d.0000.19420000-0999_1446} anni 1625-1630
◆ {B-0122.A2_.2015} "Le Opere di Galileo Galilei", Appendice II (2015) p. 134 - Basata su una nuova trascrizione diretta dell'autografo, riporta il titolo: Giovan Battista della Porta a [Johann Faber][in Roma?] [Napoli, 1613]
Provvisoriamente, mi baso su quest'ultima fonte per la catalogazione: Porta a Faber, 1613?, {L-00245} I02962 I25595 D1613XXXX
Riassumo il senso del testo. Lei mi chiede come mai Inglesi, Olandesi, Francesi, Italiani e Tedeschi si sono proclamati inventori, mentre io, il solo vero inventore, sono rimasto zitto in mezzo a tanto clamore. La mia negligenza e accondiscendenza hanno delle ragioni. Primo, l'insigne Keplero ha dato la dimostrazione matematica delle affermazioni contenute nel mio libro Magiae Naturalis, scritto 25 anni prima. Ho perfezionato l'invenzione, con noiose e fastidiose operazioni, come sto scrivendo nel libro Taumatologia. Il nostro Principe Federico Cesi si ricorda che gli mostrai lo strumento. Ma tu sai come il vanto dell'invenzione si sparse in remote regioni. Molte persone letterate, che da varie parti confluirono a Napoli, impararono da me molti miei segreti, e mi insegnarono molte cose. Mostrai il telescopio (lo chiamo con il nome trovato dal mio Principe) a molti che, ritornati ai loro paesi, si ascrissero l'invenzione, lo ammetto francamente, non così ingegnosamente lavorata.
Porta continuò complimentandosi con Galileo per quello che aveva saputo fare. Faccio notare che la parola Principe, se intesa in senso moderno, rendeva necessario datare la lettera al 1613 (anno in cui Cesi ottenne il titolo) o oltre. Ma forse della Porta volle usare questa parola nel senso originario di "il primo, il più insigne, il più autorevole", nel senso di fondatore e Presidente dell'Accademia dei Lincei. Porta ne divenne membro già nel 1610; la parola 'telescopio" fu coniata nel 1611, quindi la lettera non poteva essere antecedente a quell'anno.
Baldassarre Boncompagni nel libro citato pubblicò (credo, per la prima volta) il manoscritto dell'opera citata da della Porta, "Taumologia": p. 40 ➤
{B-0050.00_.1846} p. 40 ➤ Il telescopio, cioè quello istrumento cavo con due lenti cristalline si vede 30 et 40 miglia lontano da me ritrovato e scritto nella mia magia nel medesimo libro a cap. 10 e da molti Fiamminghi o da altri attribuito, chè lo fatto vedere a quanti forastieri venivano à casa mia non curandolo per la magior invention che segue.
Ovviamente, esistono edizioni moderne; il manoscritto si può esaminare qui: ➤ . Subito dopo la pubblicazione del Sydereus Nuncius nel 1610, fu scritta la lettera:
Manso a Beni, marzo 1610?, {L-00036} I25644 I25645 D161003XX p. 292 ➤ Meritarebbe gran lodi il S.r Galileo per aver ridotta a tanta perfettione l'invention de gli occhiali,... il che ha recata non picciola gelosia al nostro S.r Porta, il quale ha pensato un pezzo fa, che ciò si potesse fare etiamdio in infinito (dico, per quanto si potesse estendere la linea visuale, rimoti gl'impedimenti), con proportionare i punti del concavo e del convesso de' vetri. Ma se il S.r Galileo voleva di queste cose far meravigliare il mondo, bisognava che si fermasse qui, et non rivolgesse questo suo nobilissimo istrumento verso il cielo....
Martin Hasdale, scrivendo a Galileo il 5 luglio 1610, mise in dubbio le capacità di della Porta:
Hasdale a Galilei, 5 luglio 1610, {L-00037} I25646 I04162 D16100705 p. 390 ➤ Però l'altra sera, cenando io seco [con Johann Matthäus Wacker von Wackenfels, consigliere dell'Imperatore] havemmo contesa sopra l'essere stato il primo inventore di questo stromento, volendo egli sostentare che Giovanni della Porta havesse detto stromento; con il quale dice havere parlato 4 volte, et che l'haveva truovato huomo singolarissimo, non ostante che io dicesse tutto il contrario, sforzandomi di convincere con infinite tare che so contra il Porta, quale non intendeva molti capitoli della sua Magia, nè manco le sapeva ispiegare in volgare, iscusandosi che erano tutte cose havute da altri così scritte in latino come stavano stampate nel suo libro. Appunto si truovò nella medesima compagnia l'antiquario si S.Mà, amico di quello, che confuse il Porta.
§ D16090828 D161003XX D16100705 D1610XXXX D16110520 D16110521 D16110527 D16121028 D1613XXXX
§ I02387 I02962 I03705 I04162 I06347 I06949 I06949 I10922 I11500 I12942 I14091 I16340 I16340 I25520 I25594 I25595 I25607 I25622 I25642 I25642 I25643 I25644 I25645 I25646 I25647 I26153 I26164 I26167
§ {A-0106.F0007a.0000.19380000-0001_0121} {A-0106.F0007b.0000.19390000-0123_0535} {A-0106.F0007c.0000.19410000-0537_0993} {A-0106.F0007d.0000.19420000-0999_1446}
§ {B-0009.00_.1612} {B-0014.00_.1618} {B-0017.00_.1628} {B-0050.00_.1846} {B-0122.11_.1901} {B-0122.A2_.2015} {B-0255.00_.1920} {B-0574.00_.1806} {B-0617.00_.1996}
§ {L-00035} {L-00036} {L-00037} {L-00039} {L-00040} {L-00245} {L-00681} {L-00721} {L-02311}
§ I02387 I02962 I03705 I04162 I06347 I06949 I06949 I10922 I11500 I12942 I14091 I16340 I16340 I25520 I25594 I25595 I25607 I25622 I25642 I25642 I25643 I25644 I25645 I25646 I25647 I26153 I26164 I26167
§ {A-0106.F0007a.0000.19380000-0001_0121} {A-0106.F0007b.0000.19390000-0123_0535} {A-0106.F0007c.0000.19410000-0537_0993} {A-0106.F0007d.0000.19420000-0999_1446}
§ {B-0009.00_.1612} {B-0014.00_.1618} {B-0017.00_.1628} {B-0050.00_.1846} {B-0122.11_.1901} {B-0122.A2_.2015} {B-0255.00_.1920} {B-0574.00_.1806} {B-0617.00_.1996}
§ {L-00035} {L-00036} {L-00037} {L-00039} {L-00040} {L-00245} {L-00681} {L-00721} {L-02311}