Mayr e Lenck
L'astronomo tedesco I08064 Simon Mayr (1573-1624) (in latino Marius, in volgare Mario) nel suo libro {B-0012.00_.1614} "Mundus Iovialis" (1614) rivendicò di aver scoperto i satelliti di Giove prima di Galileo, che aveva descritto l'annuncio ben 4 anni prima, in {B-0015.00_.1610} "Sidereus Nuncius" (1610).
Bisogna separare due storie riferite da Mayr: (a) = costruzione di 2 cannocchiali (1608-1609), dominata dalla figura del nobile I26109 Hans Philipp Fuchs von Bimbach; (b) le osservazioni astronomiche (con protagonista Mayr), seguite da un proclama di scoperta. Le riserve su (b) non devono essere automaticamente trasferite, retroattivamente, su (a). (a) aveva un altro protagonista, scarsamente implicato con (b), e si svolse 'in tempi non sospetti', come si dice: cioè, quando nessuno poteva immaginare le storie che sarebbero successe dopo, e speculare su di esse. A meno che non si postuli che (b) fosse una totale impostura, e che (a) fosse stata inventata d'ufficio, come antefatto. Ma doveva essere stata inventata da Fuchs in persona, perché lui era il protagonista, ed era lui ci metteva la faccia. Un complotto tramato da una persona di rango? Prima di congetturare questo, bisogna dimostrare che (a) è inverosimile. Vediamo questa storia (a); la (b) sarà trattata altrove.
Bisogna separare due storie riferite da Mayr: (a) = costruzione di 2 cannocchiali (1608-1609), dominata dalla figura del nobile I26109 Hans Philipp Fuchs von Bimbach; (b) le osservazioni astronomiche (con protagonista Mayr), seguite da un proclama di scoperta. Le riserve su (b) non devono essere automaticamente trasferite, retroattivamente, su (a). (a) aveva un altro protagonista, scarsamente implicato con (b), e si svolse 'in tempi non sospetti', come si dice: cioè, quando nessuno poteva immaginare le storie che sarebbero successe dopo, e speculare su di esse. A meno che non si postuli che (b) fosse una totale impostura, e che (a) fosse stata inventata d'ufficio, come antefatto. Ma doveva essere stata inventata da Fuchs in persona, perché lui era il protagonista, ed era lui ci metteva la faccia. Un complotto tramato da una persona di rango? Prima di congetturare questo, bisogna dimostrare che (a) è inverosimile. Vediamo questa storia (a); la (b) sarà trattata altrove.
{B-0012.00_.1614} 'Prefatio ad candidum lectorem' p. 1 ➤ Nell'anno 1608, quando era aperta la fiera autunnale di Francoforte, successe che lì ci fosse il nobilissimo, coraggioso ed energetico Johann Philips Fuchs von Bimbach in Möhrn... eminente studioso di tutte le Matematiche e altre scienze simili. Varie cose successero lì, e fra le altre successe che un certo mercante incontrò il nobiluomo menzionato sopra, con cui in precedenza aveva fatto conoscenza, e gli disse che era presente alla fiera di Francoforte un Belga [Olandese], che aveva inventato uno strumento per mezzo del quale gli oggetti più distanti potevano essere visti come se fossero stati molto vicini. Sentendo questo, pregò il mercante di condurgli l'Olandese, cosa che alla fine consentì di fare. Il nostro nobiluomo ebbe una lunga discussione con l'Olandese primo inventore, ed espresse dei dubbi sulla realtà della nuova invenzione. Alla fine l'Olandese mostrò lo strumento, che aveva portato con sé, e una lente si era incrinata, e gli disse di fare una prova della verità della sua affermazione. Così prese lo strumento fra le sue mani, e vide che gli oggetti verso i quali li aveva puntati erano ingranditi diverse volte. Soddisfatto della realtà dello strumento, chiese all'uomo quale somma volesse per produrne uno simile. L'Olandese domandò un prezzo molto alto, e quando vide che non sarebbe riuscito a mantenere la sua prima offerta, se ne andò.
Ritornato a Ansbach, il Nobile mi raccontò di uno strumento congegnato in modo che gli oggetti lontani apparivano come molto vicini. Ascoltai questa novità con enorme sorpresa (cum summa admiratione audivi). Egli spesso mi parlò di questo argomento dopo cena, e alla fine giunse alla conclusione che tale strumento necessariamente doveva essere composto di lenti, una concava ed una convessa. Prese un pezzo di gesso e tracciò un disegno sulla tavola per mostrare di quali tipi di lenti pensava. Poi noi ci procurammo delle comuni lenti, concava e convessa, e le disponemmo una davanti all'altra ad una distanza conveniente, e in un certo qual modo verificammo la verità dell'argomento. Ma siccome la convessità della lente di ingrandimento era troppo grande, egli fece uno calco in gesso della lente convessa, e lo spedì a Norimberga agli artigiani delle lenti perché ne facessero una simile; non riuscì bene, perché essi non avevano i mezzi adatti, ed egli non era disposto a rivelare loro cosa aveva in mente. Non furono risparmiate spese, e passarono diversi mesi. Se fossimo stati in grado di levigare le lenti, ne avremmo prodotte di eccellente qualità subito dopo il ritorno da Francoforte.
Nello stesso tempo, lenti dello stesso tipo cominciarono ad essere comuni in Olanda, e ce ne fu spedita una piuttosto buona, di cui fummo molto soddisfatti. Ciò fu nell'estate del 1609. Da quel momento io cominciai ad osservare il cielo e le stelle con questo strumento, tutte le volte in cui mi trovai in casa del suddetto nobile, di notte; a volte egli consentì che lo portassi a casa mia, e in particolare alla fine di novembre, quando osservai le stelle secondo le mie abitudini nel mio osservatorio privato... Nel frattempo due lenti levigate in modo estremamente buono, una convessa ed una concava, furono spedite da Venezia dall'uomo illustrissimo e prudentissimo Signor Iohannes Baptista Lenccius [à clarissimo et prudentissimo viro Domino Iohanne Baptista Lenccio] che era ritornato dal Belgio [=Olanda] a Venezia dopo che era stata fatta la pace, e che era già a conoscenza dello strumento. Le lenti furono applicate ad un tubo di legno, e mi fu messo a disposizione dal nobile già nominato in precedenza, perché io potessi provare a vedere le costellazioni e stelle attorno a Giove.
Come mostrerò fra poco, la persona citata da Mayr (Lenccius) era effettivamente una figura "illustre" a quell'epoca, ma poi cadde nell'oblio.
{A-0727.0008_.1859.18590000-0323_0349,0355_0368} "De twee gewichtigste Nederlandsche ..., Album der Natuur (1859) pp. 348-349 ➤, contiene la strana teoria di I25639 Pieter Harting, secondo cui Lenccius e il soldato di Sedan (citato nelle lettere del presidente I26147 Jeannin) furono la stessa persona (con un cambio di nome, "non infrequente fra i soldati"), la quale si era poi presentata a Venezia. La prima traduzione inglese del "Mundus Iovialis", realizzata da I25748 Arthur Octavius Prickard del New College (Oxford) e pubblicata in più parti dalla rivista The Observatory, 39 (1916).
In {A-0072.0039_.0504.19160900-0367_0381} p. 372 ➤ Prickard rese il nome come John Baptist 'Leuccius': il nesso 'ncc', che è la versione latinizzata del nesso germanico 'nck', non fu compreso e trasformato in 'ucc'.
In {B-0055.00_.1906} “De uitvinding der verrekijkers" (1906), I22629 Cornelis de Waard riconobbe che l'ipotesi di Harting era da rigettare: si doveva trattare di una persona di rango, di uno dei delegati che seguivano i negoziati. Chi c'era di loro all'Aia, fra i tedeschi? A p. 238 ➤ de Waard arrivò a fare un collegamento con una persona che poi era stata mandata a Venezia, citata come 'Lensius' nella lettera di du Plessis a Van der Mijle (3 ottobre 1609) trascritta nel libro "Nederland en Venetie" (1852) di I25640 J. C. de Jonge:
{A-0727.0008_.1859.18590000-0323_0349,0355_0368} "De twee gewichtigste Nederlandsche ..., Album der Natuur (1859) pp. 348-349 ➤, contiene la strana teoria di I25639 Pieter Harting, secondo cui Lenccius e il soldato di Sedan (citato nelle lettere del presidente I26147 Jeannin) furono la stessa persona (con un cambio di nome, "non infrequente fra i soldati"), la quale si era poi presentata a Venezia. La prima traduzione inglese del "Mundus Iovialis", realizzata da I25748 Arthur Octavius Prickard del New College (Oxford) e pubblicata in più parti dalla rivista The Observatory, 39 (1916).
In {A-0072.0039_.0504.19160900-0367_0381} p. 372 ➤ Prickard rese il nome come John Baptist 'Leuccius': il nesso 'ncc', che è la versione latinizzata del nesso germanico 'nck', non fu compreso e trasformato in 'ucc'.
In {B-0055.00_.1906} “De uitvinding der verrekijkers" (1906), I22629 Cornelis de Waard riconobbe che l'ipotesi di Harting era da rigettare: si doveva trattare di una persona di rango, di uno dei delegati che seguivano i negoziati. Chi c'era di loro all'Aia, fra i tedeschi? A p. 238 ➤ de Waard arrivò a fare un collegamento con una persona che poi era stata mandata a Venezia, citata come 'Lensius' nella lettera di du Plessis a Van der Mijle (3 ottobre 1609) trascritta nel libro "Nederland en Venetie" (1852) di I25640 J. C. de Jonge:
Philippe de Mornay du Plessis–Marly a Cornelis van der Mijle, 3 ottobre 1609, {L-02307} I26225 I26224 D16091003 in {B-0572.00_.1852} p. 459 ➤ Voi avete anche da qualche mese Monsieur Lensius, che vi risiede per il Sig. Elettore Palatino e i Principi Confederati, tuttavia senza manifestare la sua qualità...
Il portale: http://www.simon-marius.net è mantenuto da persone che sostengono l'opinione: Simon Mayr, il Galileo tedesco, ingiustamente calunniato da Galileo Galilei. Ad ogni modo, contiene molte risorse, utili anche a chi la pensa diversamente. Basandomi su queste e altre fonti ho tracciato questo breve profilo di Lenccius.
Johann Baptist Lenck [date di nascita e morte non note] nel 1601 pubblicò a Strasburgo il libro ➤ "Ioannis Baptistae Lenccii - Observationes Politicae, ex variis Historiarum & civilis doctrinae Scriptoribus praeterpropter conciliatae" (nuova edizione nel 1606) e probabilmente studiò legge in quella città. Nel 1608 partecipò ai negoziati dell'Aia come Consigliere del Margravio di Brandeburgo; abbandonò quella città dopo la stipula della tregua nel 1609, e poi fu spedito dal Margravio a Venezia per verificare se si potevano prendere contatti con frange riformiste (rimase in quella città sino all'ottobre 1610).
Il Consortium of European Research Libraries riporta questo profilo: ➤ Lenck, Johann Baptist (attivo 1608 - 1628); consigliere del Margravio di Brandeburgo e Ambasciatore all'armistizio olandese-spagnolo del 1608. Attività: delegato, politico, consigliere. Varianti del nome: Lencken, Jean Baptiste; Lencken, Johann Baptist; Lenckius, Ioannes Baptist; Linke, Johann Baptist.
Di questa persona esiste un'incisione [Germanischen Nationalmuseums Nürnberg: Graphische Sammlung: Inventar-Nr. P 7914, Kapsel-Nr. 825], che si trova riprodotta qui ➤. Realizzata nel 1608 da Hendrick Hondius, riporta le informazioni: Marcgr. Brand. Consil. et Legatus cct. Ioan Baptist. Lenckius. Il Nobile Iean Baptista Lencken. Consigliere del Marchese di Brandeburgo e Ambasciatore al trattato di pace alle Province Unite.
Fuchs frequentava la corte del Margravio di Brandeburgo, servita da Lenck, e Mayr dedicò a quel regnante i satelliti da lui "scoperti". Questa è la mia ricostruzione dei fatti. Come gli altri delegati, molto probabilmente anche Lenck vide lo strumento che l'occhialaio cercava di vendere al governo dell'Aia ("era già a conoscenza dello strumento", aveva scritto Mayr). Fuchs non volle dare precise indicazioni ai venditori di lenti di Norimberga (per non dare loro lo spunto di costruire da soli lo strumento), e così ottenne delle lenti non soddisfacenti. Parlando con Lenck in una occasione (dato che probabilmente ebbero modo di conoscersi), Fuchs scoprì che entrambi avevano visto lo stesso tipo di strumento (uno all'Aia, l'altro a Francoforte); svelò al delegato (uomo "prudentissimo") il suo progetto di costruire uno di quei strumenti, con le migliori lenti disponibili, e gli di diede istruzioni su come cercarle nei negozi di Venezia (dove risiedeva), dove poteva trovare la miglior produzione d'Europa. Anche Galileo costruì i suoi migliori cannocchiali esattamente allo stesso modo: dando incarico ai suoi conoscenti di cercare le migliori lenti quando andavano a Venezia.
Anche chi non riesce ad avere una buona considerazione di Mayr, non deve dimenticare che quello strumento era un progetto finanziato da Fuchs, e fu costruito soprattutto da lui (anche se alla fine passò in uso al matematico). Non ci sono motivi di negare 'la possibilità' che i due siano stati in grado di costruire un cannocchiale 'abbastanza buono' da consentire una sistematica osservazione dei satelliti di Giove. Quanto buono? Non si può dire: già in un suo pronostico astrologico pubblicato nel 1612, Mayr ostentò le sue osservazioni e il suo strumento, snobbando Galileo e il suo trattatello !
Passando brevemente alla storia del mercante di Francoforte, io dico: perché no? A quel punto, molte persone potevano cercare di far fortuna con i cannocchiali, anche alla Fiera di Francoforte (si pensi all'immediata iniziativa del soldato di Sedan). Il mio giudizio finale è: la storia (a) di Mayr non ha nulla di impossibile; 'può essere' vera, magari anche più vera di quella raccontata da Galileo. La storia (b) è un altro discorso ... Può contenere delle verità, ma è inquinata da delle rivendicazioni inaccettabili.
Torno all'arrivo di Lenck a Venezia. Qui non poteva non contattare I22640 Paolo Sarpi, e nel volume {B-0188.02_.1931} "Fra Paolo Sarpi - Lettere ai protestanti" (a cura di I25641 M. D. Busnelli) si trovano molte lettere che parlano di questa persona, descritta come compita e molto motivata (si veda l'indice delle lettere a p. 284 ➤ ). Busnelli identificò questo interlocutore con la persona descritta sopra.
Il libro {B-0285.02_.1807} "Geschichte Maximilians I. und seiner Zeit" (1807) di I25588 Peter Philipp Wolf riporta una lettera di Johann Baptist "Linke" a Friedrich IV sulla sua esperienza a Venezia: J. B. Lenck a Friedrich IV, 19 ottobre 1609, {L-02308} I26226 I26226 D16091019 p. 97 ➤ .
Trovo singolare questa coincidenza: Paolo Sarpi fu fondamentale nella storia del costruzione di Galileo, ma fu anche amico di Lenck, che ebbe un ruolo determinante per il cannocchiale di Marius, personaggio detestato da Galileo (già prima del "Mundus Jovialis", per aver avuto un ruolo nel furto dell'invenzione del pisano, il compasso geometrico e militare).
Johann Baptist Lenck [date di nascita e morte non note] nel 1601 pubblicò a Strasburgo il libro ➤ "Ioannis Baptistae Lenccii - Observationes Politicae, ex variis Historiarum & civilis doctrinae Scriptoribus praeterpropter conciliatae" (nuova edizione nel 1606) e probabilmente studiò legge in quella città. Nel 1608 partecipò ai negoziati dell'Aia come Consigliere del Margravio di Brandeburgo; abbandonò quella città dopo la stipula della tregua nel 1609, e poi fu spedito dal Margravio a Venezia per verificare se si potevano prendere contatti con frange riformiste (rimase in quella città sino all'ottobre 1610).
Il Consortium of European Research Libraries riporta questo profilo: ➤ Lenck, Johann Baptist (attivo 1608 - 1628); consigliere del Margravio di Brandeburgo e Ambasciatore all'armistizio olandese-spagnolo del 1608. Attività: delegato, politico, consigliere. Varianti del nome: Lencken, Jean Baptiste; Lencken, Johann Baptist; Lenckius, Ioannes Baptist; Linke, Johann Baptist.
Di questa persona esiste un'incisione [Germanischen Nationalmuseums Nürnberg: Graphische Sammlung: Inventar-Nr. P 7914, Kapsel-Nr. 825], che si trova riprodotta qui ➤. Realizzata nel 1608 da Hendrick Hondius, riporta le informazioni: Marcgr. Brand. Consil. et Legatus cct. Ioan Baptist. Lenckius. Il Nobile Iean Baptista Lencken. Consigliere del Marchese di Brandeburgo e Ambasciatore al trattato di pace alle Province Unite.
Fuchs frequentava la corte del Margravio di Brandeburgo, servita da Lenck, e Mayr dedicò a quel regnante i satelliti da lui "scoperti". Questa è la mia ricostruzione dei fatti. Come gli altri delegati, molto probabilmente anche Lenck vide lo strumento che l'occhialaio cercava di vendere al governo dell'Aia ("era già a conoscenza dello strumento", aveva scritto Mayr). Fuchs non volle dare precise indicazioni ai venditori di lenti di Norimberga (per non dare loro lo spunto di costruire da soli lo strumento), e così ottenne delle lenti non soddisfacenti. Parlando con Lenck in una occasione (dato che probabilmente ebbero modo di conoscersi), Fuchs scoprì che entrambi avevano visto lo stesso tipo di strumento (uno all'Aia, l'altro a Francoforte); svelò al delegato (uomo "prudentissimo") il suo progetto di costruire uno di quei strumenti, con le migliori lenti disponibili, e gli di diede istruzioni su come cercarle nei negozi di Venezia (dove risiedeva), dove poteva trovare la miglior produzione d'Europa. Anche Galileo costruì i suoi migliori cannocchiali esattamente allo stesso modo: dando incarico ai suoi conoscenti di cercare le migliori lenti quando andavano a Venezia.
Anche chi non riesce ad avere una buona considerazione di Mayr, non deve dimenticare che quello strumento era un progetto finanziato da Fuchs, e fu costruito soprattutto da lui (anche se alla fine passò in uso al matematico). Non ci sono motivi di negare 'la possibilità' che i due siano stati in grado di costruire un cannocchiale 'abbastanza buono' da consentire una sistematica osservazione dei satelliti di Giove. Quanto buono? Non si può dire: già in un suo pronostico astrologico pubblicato nel 1612, Mayr ostentò le sue osservazioni e il suo strumento, snobbando Galileo e il suo trattatello !
Passando brevemente alla storia del mercante di Francoforte, io dico: perché no? A quel punto, molte persone potevano cercare di far fortuna con i cannocchiali, anche alla Fiera di Francoforte (si pensi all'immediata iniziativa del soldato di Sedan). Il mio giudizio finale è: la storia (a) di Mayr non ha nulla di impossibile; 'può essere' vera, magari anche più vera di quella raccontata da Galileo. La storia (b) è un altro discorso ... Può contenere delle verità, ma è inquinata da delle rivendicazioni inaccettabili.
Torno all'arrivo di Lenck a Venezia. Qui non poteva non contattare I22640 Paolo Sarpi, e nel volume {B-0188.02_.1931} "Fra Paolo Sarpi - Lettere ai protestanti" (a cura di I25641 M. D. Busnelli) si trovano molte lettere che parlano di questa persona, descritta come compita e molto motivata (si veda l'indice delle lettere a p. 284 ➤ ). Busnelli identificò questo interlocutore con la persona descritta sopra.
Il libro {B-0285.02_.1807} "Geschichte Maximilians I. und seiner Zeit" (1807) di I25588 Peter Philipp Wolf riporta una lettera di Johann Baptist "Linke" a Friedrich IV sulla sua esperienza a Venezia: J. B. Lenck a Friedrich IV, 19 ottobre 1609, {L-02308} I26226 I26226 D16091019 p. 97 ➤ .
Trovo singolare questa coincidenza: Paolo Sarpi fu fondamentale nella storia del costruzione di Galileo, ma fu anche amico di Lenck, che ebbe un ruolo determinante per il cannocchiale di Marius, personaggio detestato da Galileo (già prima del "Mundus Jovialis", per aver avuto un ruolo nel furto dell'invenzione del pisano, il compasso geometrico e militare).
Metius, Sirtori, Lipperhey
Adriaan Adriaanszoon di Alkmaar (Paesi Bassi) fu un famoso matematico e astronomo (rettore dell'Università di Franeker), che fu battezzato Metius Alckmariensis dai suoi discepoli. Tale denominazione venne estesa a tutti i suoi fratelli, e usata come se fosse un cognome (così farò anch'io per comodità). Tale parola potrebbe derivare dal termine olandese "meten" (misurare), a causa dei suoi studi.
Adriaan Metius I08233 nel 1614 pubblicò due libri:
{B-0382.00_.1614} "Nieuwe Geographische Onderwysinghe ..." e {B-0223.00_.1614} "Institutiones astronomicae et geographicae ..."
nei quali scrisse che suo fratello Jacob, costruttore di lenti per occhiali, a partire da circa 6 anni prima aveva compiuto diverse osservazioni astronomiche.
Adriaan Metius I08233 nel 1614 pubblicò due libri:
{B-0382.00_.1614} "Nieuwe Geographische Onderwysinghe ..." e {B-0223.00_.1614} "Institutiones astronomicae et geographicae ..."
nei quali scrisse che suo fratello Jacob, costruttore di lenti per occhiali, a partire da circa 6 anni prima aveva compiuto diverse osservazioni astronomiche.
{B-0382.00_.1614} p. 15 in {B-0055.00_.1906} p. 215 ➤ Quando piacerà a mio fratello rivelare le lenti che ha inventato (che ancora sta mantenendo segrete) le longitudini delle nazioni potranno essere misurate con maggiore perfezione. Perché con queste lenti si possono osservare certe montagne e valli sulla Luna, che rimangono sempre nelle stesse precise posizioni, e le distanze delle stelle da questi luoghi possono essere misurate con la precisione del secondo con queste lenti.
{B-0223.00_.1614} p. 3 in {B-0055.00_.1906} p. 216 ➤ In quei giorni, oltre al Sole, molti altri pianeti si rivelarono, che non erano noti a nessun autore finché non furono visti mediante l’osservazione da lontano, che furono trovate da mio fratello, I08234 Jacob Adriaenszoon, circa sei anni fa. Questi pianeti si mostrano prima nella parte est del Sole, e da lì passano sul Sole verso ovest, in circa 10 giorni, come osservai diverse volte, principalmente intorno all'alba e al tramonto. Con lo stesso tubo si vedevano certe stelle erratiche o pianeti, in moto attorno a Giove; ma di queste non si può dire nulla con certezza, a meno che mio fratello non abbia il compiacimento di rendere pubblici i suoi telescopi, per mezzo dei quali molte strane cose si potrebbero portare alla luce, riguardo alla Luna o altro. Anzi, le osservazioni delle stelle potranno essere fatte con molta maggiore accuratezza, perché, con questi telescopi, non sarà solo possibile osservare i minuti, ma anche i secondi.
Adriaan Metius ritornò sull'argomento anche nel libro “Primum Mobile” (1631) continuando ad elogiare suo fratello:
{B-0221.00_.1631} in {B-0055.00_.1906} p. 216 ➤ Con il tubo egli scoprì vari pianeti sotto il Sole, che in 10 giorni attraversano il disco Sole; e trovò dei pianeti prima sconosciuti in rapido moto ad ambo i lati di Giove.
[Disse che suo fratello, di pia memoria (era morto nel 1628), riservava al suo solo diletto i suoi esperimenti, come osservare distintamente una lettera a 3 miglia di distanza, e scoprire le valli della Luna, con le montagne che proiettavano ombre.]
Un brano identico si trova nella Edictio Nova del 1633 {B-0221.00_.1633} p. 3 ➤ .
I corpi che secondo i due Metius giravano attorno al Sole altro non erano le macchie solari. La menzione degli astri erranti attorno a Giove è vaga, nonostante tutto quello che era stato fatto da Galileo; da ex discepolo di I01496 Tycho Brahe, Adriaan Metius fu più attratto dalle potenzialità dello strumento nelle misure di posizione, anche il suo sogno di migliorare molto la precisione delle misure era ancora abbastanza lontano dalla realizzazione pratica. Fa specie che abbia continuato per anni a ripetere le stesse storie sulle misteriose osservazioni di suo fratello, dolendosi che questi non avesse mai rivelato il segreto, quando altri erano già andati avanti con gli studi. Adriaan Metius morì nel 1634, e fu onorato con una solenne commemorazione all'Università di Franeker. L'orazione funebre fu pubblicata nel 1636: "Menelai Winsemii Prof. Med. Oratio Fvnebris, In obitum Celeberrimi & Præstantissimi Viri, D. Adriani Metii, Doct. Med. & Matheseos Professoris Clarissimi : Habita in Templo Acad. Mox ab exequiis, die XXIII. Septembr. M.D.C. XXXV". In quell'occasione fu onorato anche il fratello Jacob come inventore del « tubulus ille opticus ».
Ma era poi vero che Jacob Metius fosse geloso dei suoi telescopi? Adriaan Metius nel 1613 mostrò un cannocchiale all'amico I08658 Nicolaas Mulerius nel 1613; I26227 Pierus Winsemius (Pier van Winsem, 1586-1644), amico della famiglia Metius, come il fratello I26228 Menelaus (che scrisse l'orazione funebre di Adriaan), aveva un telescopio con cui vide delle navi a circa 30 miglia di distanza. Particolarmente interessanti sono le testimonianze del francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, grande amico e ammiratore di Galileo, che citò varie volte Jacob Metius come il vero inventore primitivo.
I corpi che secondo i due Metius giravano attorno al Sole altro non erano le macchie solari. La menzione degli astri erranti attorno a Giove è vaga, nonostante tutto quello che era stato fatto da Galileo; da ex discepolo di I01496 Tycho Brahe, Adriaan Metius fu più attratto dalle potenzialità dello strumento nelle misure di posizione, anche il suo sogno di migliorare molto la precisione delle misure era ancora abbastanza lontano dalla realizzazione pratica. Fa specie che abbia continuato per anni a ripetere le stesse storie sulle misteriose osservazioni di suo fratello, dolendosi che questi non avesse mai rivelato il segreto, quando altri erano già andati avanti con gli studi. Adriaan Metius morì nel 1634, e fu onorato con una solenne commemorazione all'Università di Franeker. L'orazione funebre fu pubblicata nel 1636: "Menelai Winsemii Prof. Med. Oratio Fvnebris, In obitum Celeberrimi & Præstantissimi Viri, D. Adriani Metii, Doct. Med. & Matheseos Professoris Clarissimi : Habita in Templo Acad. Mox ab exequiis, die XXIII. Septembr. M.D.C. XXXV". In quell'occasione fu onorato anche il fratello Jacob come inventore del « tubulus ille opticus ».
Ma era poi vero che Jacob Metius fosse geloso dei suoi telescopi? Adriaan Metius nel 1613 mostrò un cannocchiale all'amico I08658 Nicolaas Mulerius nel 1613; I26227 Pierus Winsemius (Pier van Winsem, 1586-1644), amico della famiglia Metius, come il fratello I26228 Menelaus (che scrisse l'orazione funebre di Adriaan), aveva un telescopio con cui vide delle navi a circa 30 miglia di distanza. Particolarmente interessanti sono le testimonianze del francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, grande amico e ammiratore di Galileo, che citò varie volte Jacob Metius come il vero inventore primitivo.
Peiresc a Galilei, 26 gennaio 1634, {L-00729} I09520 I04162 D16340126 p. 27 ➤ Anzi, perciò che m'era capitato l'uno di que' primi telescopii dell'inventione dell'innocentissimo et sottilissimo S. Giacomo Hadriensem Metsio Alcmariense, con il quale s'erano scoperti ancora qui li quatro compagni di Giove, se ben non arrivava senz'altro il nostro occhiale alla perfettione di quello di V. S. Ill.re, hebbi animo di rinovarle i segni della mia devotione et mandarle un assai buon numero dell'osservationi che se n'erano fatte qui ...
Come ci informa il suo biografo I04234 Pierre Gassendi in "Viri Illvstris Nicolai Clavdii Fabricii de Peiresc" (1641) nel 1614 Peiresc ottenne addirittura un quadro (oggi perduto) di Jacob Metius, attraverso Winghemius (in realtà Pierus Winsemius)
{B-0384.00_.1641} p. 150 ➤ Il modo in cui fu confortato, fu che ricevette alcune cose rare dall'Olanda, e specialmente il ritratto di Iacob Metius, l'inventore del telescopio, che gli procurò Winghemius.
La parola 'innocentissimo' stava ad indicare 'analfabeta', come appare nella descrizione di Jacob data da M. Winsemius nell'orazione funebre di Adriaan?
Le storie che normalmente si raccontano su Jacob Metius prendono origine dalla memoria di I08467 Gerrit Moll:
{A-0070.0003a.0000.18310000-0103_0209} "Geschledkundig onderzoek ... " (1831) p. 126 ➤
{A-0048.0001_.0002.18310200-0319_0332} “On the First Invention of Telescopes ... ” (1831) [riassunto in inglese] p. 321 ➤
ma lui a sua volta si basava su fonti antiche. Sierik Sierma, Notaio e Segretario ad Alkmaar, nel 1652 scrisse una descrizione di Alkmaar (che fu poi stampata nella mappa della città realizzata da Blaeu); la lettera originale fu copiata dallo storico olandese I26111 Simon Eikelenberg (1663-1738), che ne trasse informazioni su Jacob Metius, completandole con le storie raccolte interrogando gli anziani. Non si sa se Sierma abbia conosciuto personalmente Jacob; lo descrisse come un uomo molto singolare, che rifuggiva ogni compagnia, riluttante a ricevere qualsiasi educazione scolastica. Era continuamente assorbito dalle sue riflessioni e dai suoi studi. Secondo i racconti popolari, non lontano dalla sua casa, nella parte sud di Alkmaar, al centro della località detta Koningsweg, c'era un uomo che lavorava a levigare il vetro. Jacob andava sempre da lui, e suo padre capì che doveva lasciargli fare quel mestiere. Jacob imparò a fare qualsiasi tipo di lente, ustoria e d'ingrandimento, anche specchi concavi di ghiaccio, e diventò capace di dare fuoco a qualsiasi cosa in un tempo incredibilmente breve. Fece molte altre invenzioni, ma le tenne tutte nascoste. Fra le altre cose, realizzò uno specchio concavo ustorio di vetro, che pose contro l'esterno della parte ovest della città, e predisse che il giorno successivo un albero dall'altra parte avrebbe preso fuoco, e questo successe. Tutti volevano questa invenzione, e che fosse spiegata. Il Principe Maurizio I25603, che la riteneva utile contro i nemici, chiese a Jacob di svelarla. Anche il padre, i fratelli, e la sorella, lo pregarono di farlo, ma inutilmente. Alla fine, quando cadde gravemente malato, persino il Pastore cercò in tutti i modi di fargli rivelare i suoi secreti, ma lui risolutamente si rifiutò, e prima di morire affermò che, se quest'arte di dare fuoco a distanza fosse diventata nota, nessuno sarebbe più stato sicuro in vita sua.
Mentre le storie popolari erano interessate solo alla capacità di Jacob di dare a fuoco gli oggetti, il fratello Adriaan elogiava i suoi cannocchiali.
Hortensius scrisse a Schickard di Tubinga:
Le storie che normalmente si raccontano su Jacob Metius prendono origine dalla memoria di I08467 Gerrit Moll:
{A-0070.0003a.0000.18310000-0103_0209} "Geschledkundig onderzoek ... " (1831) p. 126 ➤
{A-0048.0001_.0002.18310200-0319_0332} “On the First Invention of Telescopes ... ” (1831) [riassunto in inglese] p. 321 ➤
ma lui a sua volta si basava su fonti antiche. Sierik Sierma, Notaio e Segretario ad Alkmaar, nel 1652 scrisse una descrizione di Alkmaar (che fu poi stampata nella mappa della città realizzata da Blaeu); la lettera originale fu copiata dallo storico olandese I26111 Simon Eikelenberg (1663-1738), che ne trasse informazioni su Jacob Metius, completandole con le storie raccolte interrogando gli anziani. Non si sa se Sierma abbia conosciuto personalmente Jacob; lo descrisse come un uomo molto singolare, che rifuggiva ogni compagnia, riluttante a ricevere qualsiasi educazione scolastica. Era continuamente assorbito dalle sue riflessioni e dai suoi studi. Secondo i racconti popolari, non lontano dalla sua casa, nella parte sud di Alkmaar, al centro della località detta Koningsweg, c'era un uomo che lavorava a levigare il vetro. Jacob andava sempre da lui, e suo padre capì che doveva lasciargli fare quel mestiere. Jacob imparò a fare qualsiasi tipo di lente, ustoria e d'ingrandimento, anche specchi concavi di ghiaccio, e diventò capace di dare fuoco a qualsiasi cosa in un tempo incredibilmente breve. Fece molte altre invenzioni, ma le tenne tutte nascoste. Fra le altre cose, realizzò uno specchio concavo ustorio di vetro, che pose contro l'esterno della parte ovest della città, e predisse che il giorno successivo un albero dall'altra parte avrebbe preso fuoco, e questo successe. Tutti volevano questa invenzione, e che fosse spiegata. Il Principe Maurizio I25603, che la riteneva utile contro i nemici, chiese a Jacob di svelarla. Anche il padre, i fratelli, e la sorella, lo pregarono di farlo, ma inutilmente. Alla fine, quando cadde gravemente malato, persino il Pastore cercò in tutti i modi di fargli rivelare i suoi secreti, ma lui risolutamente si rifiutò, e prima di morire affermò che, se quest'arte di dare fuoco a distanza fosse diventata nota, nessuno sarebbe più stato sicuro in vita sua.
Mentre le storie popolari erano interessate solo alla capacità di Jacob di dare a fuoco gli oggetti, il fratello Adriaan elogiava i suoi cannocchiali.
Hortensius scrisse a Schickard di Tubinga:
Hortensius a Schickard, 10 gennaio 1634, {L-02309} I12104 I10941 D16340110 {B-0474.01_.1911} p. 1328 ➤ ... forse Metius tante volte vantava il fratello. Dopo la morte di quest'uomo non fu trovato nulla di eccezionale sul suo tubo, ma fra il popolo c'erano solo false voci che portavano ad una fama, da lì sparsa fra gli uomini dotti.
Ma la gente diceva che prima di morire aveva fatto sparire tutti suoi segreti. Ho letto diverse memorie sull'argomento, e ho notato che, specialmente fra gli olandesi, l'opinione sta cambiando. Cornelis de Waard, pur avendo messo in luce le molte ombre nella vita di I05927 Sacharias Janssen (un personaggio trattato in un prossimo capitolo), lo considerava un uomo abile ed intraprendente, che potrebbe benissimo aver costruito un telescopio nel 1604 (anche se suo figlio Sachariassen poi giunse a rivendicare il 1590). Al contrario, pensava che Jacob Metius fosse una figura minore, gonfiata dal fratello Adriaan e dalle leggende. Oggi invece, molti considerano Janssen un finto mito creato dalle bugie de figlio I10714 Johannes Sachariaasen e I25606 Willem Boreel (come vedremo). Fra le notizie accertate riguardanti Janssen, ben poche riguardano il mestiere di occhialaio, e solo a partire dal 1616; quando decise di fare l'occhialaio a tempo pieno, ad Amsterdam, in meno di due anni fallì. Al contrario, oggi molti pensano che la descrizione di Jacob Metius come un genio della tecnica, ma asociale e disadattato, sia esagerata: uno dei suoi "segreti" intoccabili era finito in Francia nelle mani di una persona che lo stimava, sicuramente contraccambiata (Peiresc); si era fatto fare un ritratto, e lo aveva regalato all'amico. Nell'orazione funebre Adriaan, si apprende che Jacob aveva fatto vedere il nuovo telescopio solo al fratello minore Antonius, perché non era ancora finito. Da qui, forse, nacque la leggenda della sua morbosa gelosia. Forse Jacob metteva molta passione nei suoi lavori, e non sopportava chi gli faceva fretta o cercava di speculare sul suo lavoro.
Ma non si parlava solo di Metius. In "Telescopium" (1618), I11500 Girolamo Sirtori attribuì l'invenzione del cannocchiale ad un'altra persona, che citò con il nome latino Johannes Lippersein (in realtà I07369 Hans Lipperhey), ma l'anno 1609 è sbagliato (era 1608). Questo libro fu scritto nel 1612, ma per qualche motivo ci fu un ritardo di 6 anni nella pubblicazione.
Sirtori iniziò il suo racconto introducendo un'atmosfera misteriosa o addirittura magica:
Ma non si parlava solo di Metius. In "Telescopium" (1618), I11500 Girolamo Sirtori attribuì l'invenzione del cannocchiale ad un'altra persona, che citò con il nome latino Johannes Lippersein (in realtà I07369 Hans Lipperhey), ma l'anno 1609 è sbagliato (era 1608). Questo libro fu scritto nel 1612, ma per qualche motivo ci fu un ritardo di 6 anni nella pubblicazione.
Sirtori iniziò il suo racconto introducendo un'atmosfera misteriosa o addirittura magica:
{B-0014.00_.1618} p. 23 ➤ Nell'anno 1609 apparve un "Genius" o un altro uomo, ancora sconosciuto, della razza degli Olandesi, che a Middelburg in Zelanda visitò Johannes Lippersein, un uomo scelto fra gli altri per questa notevole apparizione, un occhialaio. Era il solo in quella città, e l'uomo ordinò diverse lenti, concave e convesse. Al giorno convenuto, impaziente per il lavoro finito, non appena le ebbe davanti, ne prese due, una concava ed una convessa, le pose allineate davanti ad un occhio, muovendole lentamente avanti ed indietro, per verificare o la distanza focale o la lavorazione, poi pagò e se ne andò. L'artigiano, non meno privo di ingegnosità, e curioso di quella novità, cominciò a fare lo stesso e capì che le lenti dovevano essere applicate ad un tubo. Non appena ne ebbe fatto uno, corse dal Principe Maurizio e gli mostrò l'invenzione. Il Principe ne aveva avuto uno, o no, sospettando che lo strumento potesse avere valore militare e che fosse del tutto necessario che rimanesse segreto. Ma ora trovando che il segreto non era più tale, simulò la sorpresa, mostrando di apprezzare il lavoro dell'artigiano. Dopo di allora una così grande novità si è sparsa in tutto il mondo, e sono stati realizzati molti altri telescopi. Ma nessuno di questi risultò essere migliore del primo (che io potuto vedere e toccare), per cui si può dire che non solo le Arti, ma la Natura stessa, muove tutte le cose in modo che possano servire a grandi Principi.
Il testo latino è: "Princeps habuerit prius, nec ne"; necne vuol dire 'o no, o non', e si usa per indicare una contrapposizione. Chi aveva un dubbio, e su che cosa? Faccio notare che Sirtori affermò di aver visto con i suoi occhi il primo strumento. Fece delle importanti affermazioni, senza dare sufficienti particolari.
Non bisogna stupirsi del cambio di protagonista, da Metius a Lipperhey. Probabilmente, anche se la stampa del libro fu ritardata di 18 anni, il testo era ancora aggiornato alle conoscenze del 1612. In quell'anno, Adriaan Metius non aveva ancora pubblicizzato il fratello Jacob; invece, da 4 o 5 anni circolava la storia dell'occhialaio di Middelburg, senza nome. Sirtori cercò di scoprirlo, e venne fuori "Lippersein". Non è chiaro come mai al cognome Lipperhey, citato nei documenti ufficiali, in alcune fonti venga aggiunta una s davanti alla h (Lippershey). Sembra comunque che alcuni appartenenti a questa famiglia, nel corso del tempo abbiano adottato la forma abbreviata Laprey, che appare nelle traduzioni latine (Laprei).
Non bisogna stupirsi del cambio di protagonista, da Metius a Lipperhey. Probabilmente, anche se la stampa del libro fu ritardata di 18 anni, il testo era ancora aggiornato alle conoscenze del 1612. In quell'anno, Adriaan Metius non aveva ancora pubblicizzato il fratello Jacob; invece, da 4 o 5 anni circolava la storia dell'occhialaio di Middelburg, senza nome. Sirtori cercò di scoprirlo, e venne fuori "Lippersein". Non è chiaro come mai al cognome Lipperhey, citato nei documenti ufficiali, in alcune fonti venga aggiunta una s davanti alla h (Lippershey). Sembra comunque che alcuni appartenenti a questa famiglia, nel corso del tempo abbiano adottato la forma abbreviata Laprey, che appare nelle traduzioni latine (Laprei).
Cartesio, Rheita, Janssen
Dopo Adriaan Metius, il celeberrimo I02068 Cartesio (René Descartes) all'inizio della "Dioptrique" che segue “Discours de la méthode” (1637) fu il primo ad attribuire la scoperta a Jacques Metius. La sua narrazione potrebbe essere basata sulle storie che aveva sentito durante la sua residenza in Olanda; essendo passato poco tempo dalla morte di Adriaan Metius, non ci si deve stupire della sua opinione.
{B-0375.00_.1637} p. 1 ➤ Ma, ad onta delle nostre scienze, questa invenzione, così utile e così ammirevole, non è stata principalmente trovata che per l'esperienza e la fortuna. Sono circa trenta anni che un uomo chiamato Jacques Métius, della città di Alcmar in Olanda, uomo che non aveva mai studiato, benché avesse avuto un padre ed un fratello che hanno fatto la professione di matematici, ma che prendeva particolarmente piacere degli specchi ustori di vetro, componendoli anche d'inverno con il ghiaccio, ciò che l'esperienza ha mostrato che si può fare; avendo in questa occasione diverse lenti di diverse forme, pensò per caso di guardare attraverso due di esse, una un poco più spessa in mezzo che alle estremità, e l'altra, al contrario, molto più spessa alle estremità che in mezzo, e le applicò così felicemente alle estremità di un tubo, che il primo dei cannocchiali di cui parliamo fu realizzato. Ed è solo su questo modello che tutti gli altri che si sono visti dopo sono stati fatti, senza che nessuno ancora, che io sappia, avesse sufficientemente determinato la forma che le lenti dovevano avere. Perché, benché ci sia una quantità di buoni spiriti che hanno coltivato questa materia, e hanno trovato alla loro occasione varie cose nell'ottica che valgono di più di quelle che ci hanno lasciato gli antichi, tuttavia, poiché le invenzioni un po' difficili non arrivano al loro ultimo grado di perfezione al loro primo colpo.
Il monaco cappuccino boemo I10311 A.M. Schyrl de Rheita nel 1645 pubblicò un libro dal titolo strano, "Oculus Enoch et Eliae", in cui tentava di coniugare l'astronomia con la teologia. Probabilmente basandosi su Sirtori, anch'egli cambiò il 1608 in 1609, ma peggiorò di molto la grafia del cognome del suo candidato inventore, Hans Lipperhey.
{B-0022.01_.1645} p. 337 ➤ Nell'anno 1609, un certo Olandese di umili origini, di professione occhialaio, chiamato Ioannes Lippensum di Zelanda, combinando per caso una lente concava ed una convessa, e applicandole all'occhio, notò non senza sorpresa che gli oggetti apparivano molto ingranditi, in modo che apparivano stupefacentemente avvicinati all'occhio. Avendo visto questo, egli poi applicò entrambe le lenti ad un tubo della grandezza richiesta, e offriva a coloro ai quali capitava di passare di lì, per scherzo, un'occhiata alla banderuola a forma di gallo sulla torre. La notizia di questa novità si sparse gradualmente, e si formavano gruppetti di viaggiatori per vedere lo spettacolo nuovo e inaudito, non senza curiosità e stupore. L'accidente fu così trasformato in utilità, e lo scherzo in una cosa seria. Infatti, il Marchese Spinola, visitando l'Aia a quell'epoca per negoziare la sospensione delle ostilità con gli Stati, avendo visto il nuovo strumento, ne prese uno per sé e lo presentò al Serenissimo Arciduca Alberto di pia memoria. Nel frattempo, l'argomento fu riportato ai governanti, e quest'uomo, l'occhialaio, fu chiamato in giudizio, e un altro tubo fu fatto da esso ad un prezzo piuttosto alto, con la condizione, tuttavia, che non avrebbe dovuto, in futuro, fare e vendere simili strumenti... In questo modo, il nobilissimo strumento, che era stato inventato fortunosamente, sarebbe rimasto bloccato come un segreto se non fosse stato già, perché Dio così dispose, mandato altrove, come ho già detto, e reso noto alla Corte del Brabante. E così gradualmente divenne ampiamente noto ovunque, in Italia, Germania, e Francia, e fu poi perfezionato fino a portarlo al grado di perfezione che ha raggiunto attualmente. E invero, come un embrione è all'inizio senza forma e imperfetto, e poi gradualmente si perfeziona finché cresce in un uomo completo, così questo strumento era all'inizio era informe ed imperfetto, finché non fu portato a grande perfezione da Galileo ed altri. E finalmente, egli sarà completato in ogni suo aspetto nel nostro tempo, come io spero.
Il medico I01359 Pierre Borel nel 1653 arrivò a Parigi, e fu nominato medico personale del Re Luigi XIV; era molto interessato alla storia della scienza e collezionista di strumenti scientifici. Si mise in contatto con Willem Boreel, diplomatico olandese, ambasciatore a Parigi dal 1650 al 1668, e protettore degli uomini di scienza; Boreel era nativo proprio di Middelburg (la presunta patria del telescopio). Su richiesta di Borel, Boreel l'8 gennaio 1655 scrisse da Parigi una lettera al Concilio della Città di Middelburg per avere informazioni su Lipperhey, e ottenne che venissero compiute delle indagini:
Boreel al concilio di Middelburg, 8 gennaio 1655, {L-01254} I25606 D16550108 ➤ Siccome io sono sempre desideroso di contribuire a qualsiasi cosa possa aggiungere onore e fama alla vostra città e alla mia patria, mi si presenta ora una buona occasione. Voi siete, suppongo, pienamente a conoscenza della magnifica nuova invenzione di lenti per vedere lontano o telescopi, di cui la scienza si è grandemente avvantaggiata... Ognuno sembra attribuire l'onore di questa invenzione a se stesso. Galileo Galilei, Welser, e Metius di Alkmaar hanno assunto l'onore o glielo è stato attribuito, specialmente l'ultimo. Ma secondo me essi sono solo divulgatori e illustratori di una cosa inventata nella nostra città. Secondo quanto ho sentito e quanto mi posso ricordare, nella mia giovinezza conobbi, vidi ed ebbi modo di parlare con l'uomo che si dice sia stato il vero inventore dei detti telescopi - anche se con alcune imperfezioni - che poi, di tempo in tempo, migliorò grandemente, come fu fatto dagli uomini istruiti ed abili che l'hanno abbellito. Quest'uomo viveva a Middelburg, in Capoenstraete, sulla parte sinistra venendo dal Mercato della Verdura, circa in mezzo al caseggiato, nella piccola casa vicino alla chiesa nuova. Era un uomo di poveri mezzi, aveva un modesto negozio, e diversi figli, che io vidi più tardi quando ritornai a Middelburg in maggiore età. Se dopo investigazioni legali troverete che i miei ricordi sono corretti, e che l'onore dell'invenzione appartiene alla città di Middelburg, io richiedo che sia certificato per mezzo di documenti. In questo momento io ho una buona opportunità di portare avanti l'onore della vostra città....
Anticipo il risultato: in {B-0026.00_.1655} "De Vero Telescopii Inventore" (1655) Borel rivelò la figura di un personaggio fino allora sconosciuto, Sacharias Janssen, anche lui un costruttore di lenti di Middelburg.
Il suo ritratto in fondo alla pagina è tratto dal libro, che racconta di un'indagine condotta a Middelburg, fatta raccogliendo le testimonianze delle persone. L'idea era nuova e affascinante, ma il risultato fu contraddittorio e inconcludente; ciò nonostante Borel e Boreel proclamarono Sacharias Janssen primo inventore. Peccato che, secondo i dati raccolti nelle indagini, Sacharias Janssen era risultato conosciuto solo da Boreel e dal figlio (di Sacharias) Johannes Sachariassen, persona che cercò di approfittare della situazione.
In {B-0055.00_.1906} “De uitvinding der verrekijkers” (1906) Cornelis de Waard è riuscito a raccogliere diverse informazioni sulla turbolenta vita di Sacharias e su suo figlio. Penso che la cosa migliore sia quella di dare queste informazioni subito, in modo da poter individuare subito le numerose contraddizioni della vicenda.
De Waard compì lunghe ricerche negli archivi comunali di Middelburg, trovando e trascrivendo molti documenti. A partire dal 1940 non fu più possibile trovare altro, perché l'archivio fu distrutto dai bombardamenti tedeschi; la memoria dei documenti esaminati da de Waard sopravvive solo alle tramite sue trascrizioni, pubblicate nel libro. Chiaramente, bisognava tener presente il tranello delle omonimie; ma non dovevano esserci tante rivendite di lenti e occhiali, per cui se si avevano notizie di due individui nella stessa zona, qualificati entrambe come occhialai, e per giunta con lo stesso nome, si potevano ragionevolmente ritenere la stessa persona. Ricordo che a quell'epoca il nome proprio era abbinato non ad un cognome invariabile che passava di padre in figlio, ma ad un patronimico. Nel nostro caso, Hans figlio di Marteen = Hans (Jan) Martens (-sen = figlio); suo figlio Sacharias era Sacharias Janssen (figlio di Jan/Hans); suo figlio Johannes era Johannes Sachariassen (figlio di Sacharias).
Come vedremo, Boreel affermò di aver conosciuto l'occhialaio Sacharias, e di aver giocato con lui da bambino; aggiunse che era figlio di Hans (anche lui brillemaker=occhialaio) e Maria. Nei registri di Middelburg, de Waard trovò una sola persona di nome Sacharias Janssen, vivente fra il 1600 e il 1632; inoltre, individuò un certo Hans Martens emigrato da Anversa a Middelburg verso il 1585, probabilmente la stessa persona registrata nel libro delle morti di Middelburg in data 11 dicembre 1592. Ci sono meno informazioni per quanto riguarda la moglie, ma attira l'attenzione la notizia di una certa vedova Mayeken Meertens o Martens, che il 19 Ottobre 1610 diede al figlio Sacharias il permesso di sposarsi. Ma risultò che Hans Martens era un mercante, che partecipava alle fiere annuali; de Waard non si stupì di trovare la notizia della nascita di un suo figlio (Sacharias) all'Aia, pur non avendo trovato la registrazione del battesimo.
Si considerava ragionevolmente sicuro che Sacharias fosse nato intorno al 1588, e ciò confermava che era circa coetaneo con il bambino che aveva giocato con Boreel (nato nel 1591). In questa ricostruzione, si inserì il matrimonio con Catharina de Haene (di circa 22 anni) il 6 novembre 1610 (compatibile con la notizia relativa a Maria Mayeken) e la nascita del figlio Johannes il 26 settembre 1611 (che fu ammesso alla Chiesa Riformata Olandese il 14 dicembre 1614). Catharina morì il 16 ottobre 1624, e il 9 novembre 1625 Sacharias si risposò con Anna Couget di Anversa. L'ultima menzione di Sacharias Janssen negli archivi di Middelburg porta la data 26 marzo 1627. Il figlio Johannes si sposò il 17 aprile 1632, e il certificato riportò che non aveva più i genitori. Sacharias non era presente nei registri delle morti fra il 1626 e il 1632 a Middelburg, per cui de Waard concluse che visse gli ultimi anni della sua vita altrove.
De Waard trovò notizie della vita intesa di Sacharias Janssen, soprattutto come mercante (gli occhiali erano solo una parte della sua attività). Ma a quell'epoca la falsificazione delle monete era una piaga molto diffusa nei Paesi Bassi, e il governo cercava di combatterla in tutti i modi, anche con condanne a morte. Sacharias finì in quel giro. Dopo una prima condanna al pagamento di una multa a Middelburg nel 1613, nel 1618 Sacharias riprese questa attività nella vicina Arnemuiden; passò attraverso vari processi, mostrando un atteggiamento spavaldo e irriverente, tanto che il 25 giugno 1619 fu chiesta nei suoi confronti la pena di morte. In luglio 1619 Sacharias fuggì con la moglie imbarcandosi su una nave per Amsterdam. Nacque una controversia legale fra i magistrati di Arnemuiden e quelli di Middelburg, ma un certo punto de Waard, che aveva seguito la vertenza passo a passo, con enorme stupore riscontrò la chiusura improvvisa dei procedimenti: non fu più scritta alcuna lettera. Il 9 marzo 1621, Sacharias Janssen ricomparì negli archivi di Middelburg, e apparentemente la sua vita proseguì in quella città senza alcun riflesso della burrasca giudiziaria, tanto che riuscì a sposarsi un'altra volta nel 1625. Non si sa come i figli vissero le sue avventure. In seguito, altri ricercatori hanno trovato notizie sulle attività di Sacharias Janssen ad Amsterdam: vi si trasferì nel novembre 1626, lavorando come occhialaio; fece bancarotta nel maggio 1628 e morì in quella città nel 1632 o prima.
A proposito di figli, Johannes Sachariassen si trova nominato in un importante manoscritto di molte pagine, scritto da I00865 Isaac Beeckman (amico di Cartesio e rettore della scuola latina di Dordrecht) nel corso di diversi anni. Esso fu citato da de Waard nel suo libro del 1906, ma circa 40 anni dopo lo stesso autore ne curò la stampa in 4 volumi: "Journal tenu par Isaac Beeckman de 1604 à 1634" (1939, 1942, 1945, 1953). Intorno al 1624 Beeckman decise di imparare a fabbricare le lenti, si attrezzò e si fece dare lezioni. De Waard sospettò che sin da allora alcune di queste lezioni gli fossero state date da Johannes Sachariassen, nonostante fosse un bambino. Di sicuro, il figlio di Sacharias iniziò i suoi corsi intorno al 1632 in casa di Beeckman. Si legge nel suo giornale:
Il suo ritratto in fondo alla pagina è tratto dal libro, che racconta di un'indagine condotta a Middelburg, fatta raccogliendo le testimonianze delle persone. L'idea era nuova e affascinante, ma il risultato fu contraddittorio e inconcludente; ciò nonostante Borel e Boreel proclamarono Sacharias Janssen primo inventore. Peccato che, secondo i dati raccolti nelle indagini, Sacharias Janssen era risultato conosciuto solo da Boreel e dal figlio (di Sacharias) Johannes Sachariassen, persona che cercò di approfittare della situazione.
In {B-0055.00_.1906} “De uitvinding der verrekijkers” (1906) Cornelis de Waard è riuscito a raccogliere diverse informazioni sulla turbolenta vita di Sacharias e su suo figlio. Penso che la cosa migliore sia quella di dare queste informazioni subito, in modo da poter individuare subito le numerose contraddizioni della vicenda.
De Waard compì lunghe ricerche negli archivi comunali di Middelburg, trovando e trascrivendo molti documenti. A partire dal 1940 non fu più possibile trovare altro, perché l'archivio fu distrutto dai bombardamenti tedeschi; la memoria dei documenti esaminati da de Waard sopravvive solo alle tramite sue trascrizioni, pubblicate nel libro. Chiaramente, bisognava tener presente il tranello delle omonimie; ma non dovevano esserci tante rivendite di lenti e occhiali, per cui se si avevano notizie di due individui nella stessa zona, qualificati entrambe come occhialai, e per giunta con lo stesso nome, si potevano ragionevolmente ritenere la stessa persona. Ricordo che a quell'epoca il nome proprio era abbinato non ad un cognome invariabile che passava di padre in figlio, ma ad un patronimico. Nel nostro caso, Hans figlio di Marteen = Hans (Jan) Martens (-sen = figlio); suo figlio Sacharias era Sacharias Janssen (figlio di Jan/Hans); suo figlio Johannes era Johannes Sachariassen (figlio di Sacharias).
Come vedremo, Boreel affermò di aver conosciuto l'occhialaio Sacharias, e di aver giocato con lui da bambino; aggiunse che era figlio di Hans (anche lui brillemaker=occhialaio) e Maria. Nei registri di Middelburg, de Waard trovò una sola persona di nome Sacharias Janssen, vivente fra il 1600 e il 1632; inoltre, individuò un certo Hans Martens emigrato da Anversa a Middelburg verso il 1585, probabilmente la stessa persona registrata nel libro delle morti di Middelburg in data 11 dicembre 1592. Ci sono meno informazioni per quanto riguarda la moglie, ma attira l'attenzione la notizia di una certa vedova Mayeken Meertens o Martens, che il 19 Ottobre 1610 diede al figlio Sacharias il permesso di sposarsi. Ma risultò che Hans Martens era un mercante, che partecipava alle fiere annuali; de Waard non si stupì di trovare la notizia della nascita di un suo figlio (Sacharias) all'Aia, pur non avendo trovato la registrazione del battesimo.
Si considerava ragionevolmente sicuro che Sacharias fosse nato intorno al 1588, e ciò confermava che era circa coetaneo con il bambino che aveva giocato con Boreel (nato nel 1591). In questa ricostruzione, si inserì il matrimonio con Catharina de Haene (di circa 22 anni) il 6 novembre 1610 (compatibile con la notizia relativa a Maria Mayeken) e la nascita del figlio Johannes il 26 settembre 1611 (che fu ammesso alla Chiesa Riformata Olandese il 14 dicembre 1614). Catharina morì il 16 ottobre 1624, e il 9 novembre 1625 Sacharias si risposò con Anna Couget di Anversa. L'ultima menzione di Sacharias Janssen negli archivi di Middelburg porta la data 26 marzo 1627. Il figlio Johannes si sposò il 17 aprile 1632, e il certificato riportò che non aveva più i genitori. Sacharias non era presente nei registri delle morti fra il 1626 e il 1632 a Middelburg, per cui de Waard concluse che visse gli ultimi anni della sua vita altrove.
De Waard trovò notizie della vita intesa di Sacharias Janssen, soprattutto come mercante (gli occhiali erano solo una parte della sua attività). Ma a quell'epoca la falsificazione delle monete era una piaga molto diffusa nei Paesi Bassi, e il governo cercava di combatterla in tutti i modi, anche con condanne a morte. Sacharias finì in quel giro. Dopo una prima condanna al pagamento di una multa a Middelburg nel 1613, nel 1618 Sacharias riprese questa attività nella vicina Arnemuiden; passò attraverso vari processi, mostrando un atteggiamento spavaldo e irriverente, tanto che il 25 giugno 1619 fu chiesta nei suoi confronti la pena di morte. In luglio 1619 Sacharias fuggì con la moglie imbarcandosi su una nave per Amsterdam. Nacque una controversia legale fra i magistrati di Arnemuiden e quelli di Middelburg, ma un certo punto de Waard, che aveva seguito la vertenza passo a passo, con enorme stupore riscontrò la chiusura improvvisa dei procedimenti: non fu più scritta alcuna lettera. Il 9 marzo 1621, Sacharias Janssen ricomparì negli archivi di Middelburg, e apparentemente la sua vita proseguì in quella città senza alcun riflesso della burrasca giudiziaria, tanto che riuscì a sposarsi un'altra volta nel 1625. Non si sa come i figli vissero le sue avventure. In seguito, altri ricercatori hanno trovato notizie sulle attività di Sacharias Janssen ad Amsterdam: vi si trasferì nel novembre 1626, lavorando come occhialaio; fece bancarotta nel maggio 1628 e morì in quella città nel 1632 o prima.
A proposito di figli, Johannes Sachariassen si trova nominato in un importante manoscritto di molte pagine, scritto da I00865 Isaac Beeckman (amico di Cartesio e rettore della scuola latina di Dordrecht) nel corso di diversi anni. Esso fu citato da de Waard nel suo libro del 1906, ma circa 40 anni dopo lo stesso autore ne curò la stampa in 4 volumi: "Journal tenu par Isaac Beeckman de 1604 à 1634" (1939, 1942, 1945, 1953). Intorno al 1624 Beeckman decise di imparare a fabbricare le lenti, si attrezzò e si fece dare lezioni. De Waard sospettò che sin da allora alcune di queste lezioni gli fossero state date da Johannes Sachariassen, nonostante fosse un bambino. Di sicuro, il figlio di Sacharias iniziò i suoi corsi intorno al 1632 in casa di Beeckman. Si legge nel suo giornale:
{B-0310.03_.1945} p. 376 ➤ [22 febbraio 1634] Johannes Sacharias disse che suo padre fece il primo telescopio in questo paese nell'anno 1604, a partire da uno appartenente ad un italiano che portava la data anno 190.
Waard notò che nel manoscritto la 1 di 190 era più nera perché l'autore aveva appena intinto la penna, e forse, continuando a scrivere, non si accorse di aver dimenticato la cifra 5 (almeno, l'unica ipotesi sensata è che volesse scrivere 1590); o forse, la 1 è una 5 scritta male, e si deve legge anno '590. Verso il 1604 molti italiani si trovavano a Middelburg, come operai nella importante vetreria (fondata dai veneziani), o come soldati nell'armata che operava in Fiandra.
Mayr
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Lenck
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Lipperhey
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Janssen
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§ D16091003 D16091019 D16340110 D16340126 D16550108
§ I00865 I01191 I01359 I01496 I02068 I04162 I04234 I05927 I07369 I08064 I08233 I08234 I08467 I08658 I09520 I10311 I10714 I10941 I11500 I12104 I22629 I22640 I25588 I25603 I25603 I25604 I25606 I25607 I25608 I25639 I25640 I25641 I25748 I26109 I26110 I26111 I26147 I26224 I26225 I26226 I26227 I26228
§ {A-0048.0001_.0002.18310200-0319_0332} {A-0070.0003a.0000.18310000-0103_0209} {A-0072.0039_.0504.19160900-0367_0381} {A-0727.0008_.1859.18590000-0323_0349,0355_0368}
§ {B-0012.00_.1614} {B-0014.00_.1618} {B-0015.00_.1610} {B-0022.01_.1645} {B-0026.00_.1655} {B-0055.00_.1906} {B-0188.02_.1931} {B-0221.00_.1631} {B-0221.00_.1633} {B-0223.00_.1614} {B-0285.02_.1807} {B-0310.03_.1945} {B-0375.00_.1637} {B-0382.00_.1614} {B-0384.00_.1641} {B-0474.01_.1911} {B-0572.00_.1852}
§ {L-00729} {L-01254} {L-02307} {L-02308} {L-02309}
§ I00865 I01191 I01359 I01496 I02068 I04162 I04234 I05927 I07369 I08064 I08233 I08234 I08467 I08658 I09520 I10311 I10714 I10941 I11500 I12104 I22629 I22640 I25588 I25603 I25603 I25604 I25606 I25607 I25608 I25639 I25640 I25641 I25748 I26109 I26110 I26111 I26147 I26224 I26225 I26226 I26227 I26228
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