Discuto l'interessante articolo di I02089 G. D. Cassini {A-0004.1672_.0003.16720321-0068_0072} “Relation dv retovr d'vne grande Tache permanente dans la Planete de Iupiter, observé par M.Cassini de l'Academie Roialle des Sciences” , Journal de Sçavans, 21 marzo 1672
ristampato in {A-0005.0010_.0000.17300000-0513_0517}, Mémoires de l'Academie 1666-1699, X, (1730) con delle nuove incisioni.
ristampato in {A-0005.0010_.0000.17300000-0513_0517}, Mémoires de l'Academie 1666-1699, X, (1730) con delle nuove incisioni.
Journal p. 69 ➤ Mémoires p. 513 ➤ Le altre macchie non hanno alcuna dipendenza dai satelliti, ma sembra che esse abbiano un rapporto con le macchie che appaiono talvolta sul Sole, o con quelle che si vedono sempre sulla Luna, e sono forse della stessa natura di quelle che si chiamano Bande. Anche queste macchie vanno dal bordo orientale all'occidentale del disco di Giove: ma il loro movimento apparente è ineguale e più veloce vicino al centro che vicino alla circonferenza; ed esse non appaiono mai così sensibilmente che quando si avvicinano al centro, essendo molto strette e quasi impercettibili quando si avvicinano alla circonferenza: ciò che fa credere che siano piatte e superficiali rispetto a Giove.
Fra le macchie di questa seconda specie, non ce n'è di più sensibile di una situata fra le due bande che si vedono ordinariamente nel disco di Giove estese dall'oriente all'occidente. Di cui la più larga è fra il centro e il bordo settentrionale, e la più stretta è al di là del centro verso il bordo Meridionale. Questa macchia è sempre aderente alla banda meridionale, il suo diametro è circa la decima parte di quello di Giove, e quando il suo centro è più vicino a quello di Giove, ne è distante circa la terza parte del semidiametro di questo pianeta.
M. Cassini dopo aver fatto una quantità d'osservazioni di questa macchia durante l'estate dell'anno 1665, trovò che il periodo della sua rivoluzione apparente è di 9 ore e 56 minuti, e avendo preso un'epoca di tempo al quale essa arriva in mezzo alla banda, calcolò delle tavole e delle effemeridi del suo movimento per la fine dell'anno 1665, e per l'inizio dell'anno 1666. Continuò ad osservarla sino all'inizio dell'anno 1666, quando Giove si avvicinò ai raggi del Sole, e le osservazioni si trovarono abbastanza conformi alle sue effemeridi. Ma dopo che Giove fu uscito dai raggi del sole, fece fatica a distinguere questa macchia: e siccome questo diede motivo di credere che potesse essere della natura delle macchie del Sole che dopo esser apparse per qualche tempo, spariscono per sempre, M. Cassini cessò infine di osservarle.
Ma il 19 gennaio dell'anno presente 1672 mentre osservava Giove alla 4 e tre quarti del mattino, scorse allo stesso posto del suo disco la figura della stessa macchia aderente alla stessa banda australe. Essa era già al di là della metà di tale banda, e la vide avanzare a poco a poco verso il bordo occidentale, a cui sembrò essere molto vicina alle sei e un quarto: ma essa apparve allora così piccola e così poco sensibile che fu obbligato a cessare di osservarla. (continua dopo le figure)
Per la velocità del suo movimento vicino al centro, e per la posizione in cui aveva cominciato a vederla, giudicò che potesse essere stata in mezzo alla banda alle 4 e 35 minuti del mattino: e siccome si preparava a fare delle effemeridi del suo moto per l'anno presente 1672, si accorse che in quelle che aveva fatto per l'anno 1666, per un felice incontro questa macchia si trovava al centro di Giove lo stesso giorno 19 di gennaio alla stessa ora del mattino, la riduzione delle ore essendo fatta per la differenza dei meridiani. In modo che per il calcolo che fece, in sei anni fra i quali ce n'è un bisestile, avrà completato riguardo alla Terra almeno 5294 rivoluzioni, ciascuna di 9 ore, 55 minuti, 58 secondi, compensando una rivoluzione per l'altra; e al più 5295 rivoluzioni di 9 ore, 55 minuti, 51 secondi, in modo che egli era certo della precisione di una rivoluzione media ad un ottavo di minuto: ciò che si verificherà con le osservazioni che si faranno in seguito. Così le effemeridi si sono trovate tutte fatte per i primi mesi dell'anno in cui siamo, se non fosse che serva applicare un poco differentemente le equazioni che arrivano a qualche minuto, perché la distanza che Giove ha presentemente dal Sole e dal suo apogeo, è diversa da quella che aveva all'inizio dell'anno 1666, e che nell'anno presente dopo il mese di febbraio occorre tener conto del giorno che è stato aggiunto per il bisestile. Le osservazioni che M. Cassini ha continuato a fare dopo il 19 di gennaio tutte le volte che il tempo l'ha permesso, si sono sempre trovate abbastanza conformi a queste effemeridi.
Fino allora egli non aveva ancora potuto vedere un ritorno immediato di questa macchia dopo 9 ore e 56 minuti, perché non era mai successo che Giove dopo l'apparizione della macchia fosse rimasto durante una stessa notte abbastanza tempo sopra l'orizzonte, almeno ad una altezza sufficiente per osservarlo con la distinzione richiesta. Aveva semplicemente concluso il tempo di questa rivoluzione dopo circa 20, 30 e 50 ore; e lo aveva limitato più precisamente con delle osservazioni più distanti. Ma la notte dopo il primo giorno di marzo alle 7 e mezza di sera vide questa macchia al centro della banda, e la stessa notte alle 5 e 26 minuti del mattino la vide ritornare precisamente allo stesso luogo. L'indomani fece rapporto di queste osservazioni all'Accademia Reale delle Science, e predisse che la macchia sarebbe arrivata ancora al mezzo della banda il 3 marzo alle 9 e 8 minuti di sera. Sul che l'assemblea deputò per assistere a questa osservazione i Sigg. Buot e Mariotte, che essendosi trasferiti all'Osservatorio, cominciarono a vedere alle 8 e 4 minuti la macchia già un poco staccata dal bordo orientale, ma ancora oscura e piccola. Alle 8 e 47 minuti la videro molto distintamente avanzare verso il mezzo della banda. Dopo 9 ore, 5 minuti e 40 secondi, alle 9 e 8 minuti, l'osservarono in mezzo alla banda. Alle 9 e 15 minuti essa aveva passata la metà, e si era avvicinata al bordo occidentale. E un poco dopo il cielo essendosi coperto, non poterono più osservarla.
Questa osservazione essendo presa per epoca, è facile trovare il seguito i tempi ai quali questa macchia ritornerà in mezzo alla banda. Perché basta aggiungere sempre 9 ore 56 minuti, e per una maggiore precisione non bisogna omettere l'equazione ordinaria dei giorni che dipende dall'inegualità del movimento del Sole rispetto all'equinoziale, né l'equazione particolare che dipende dall'inegualità del movimento di Giove secondo la diversità di distanza dal Sole e dal suo apogeo. Siccome questa rivoluzione è la più veloce e la più regolare che si sia conosciuta fin qui nel cielo, un viaggiatore solo, anche senza avere delle corrispondenze con degli altri osservatori, potrà servirsene per trovare le longitudini dei luoghi della Terra più lontani. Si esaminerà in seguito fino a quale precisione si potrà arrivare per questa via.
Quest'articolo fu tradotto in {A-0002.0007_.0082.16720502-4039_4042} “A Relation of the Return of a Great Permanent Spot in the Planet Jupiter, Observed by Signor Cassini, One of the Royal Parisian Academy of the Sciences” , Philosophical Transactions, (22.4.1672 / 2.5.1672) non dimenticando di omaggiare I05552 Hooke con la nota:
p. 4039 ➤ Quello che fu scoperto della macchia permanente in questo pianeta qui in Inghilterra da Mr. Hook anno 1664 in maggio, si può vedere in No. 1 p.3, confrontato con No. 4 p. 75, No. 8. p. 143, No. 12 p. 209, No. 15 p. 245.
Cassini continuò ad osservare la macchia sino alla fine del 1674, e dopo una pausa la rivide il 5 luglio 1677, come di informa l'articolo {A-0004.1677_.0020.16771115-0214_0216} “Verification de la periode de la Revolution de Iupiter autour se son Axe par des Observations nouvelles de Monsieur Cassini”, Journal des Sçavans (1677) riprodotto in {A-0005.0010_.0000.17300000-0596_0598}, Mémoires de l'Academie 1666-1699, X, (1730):
Journal p. 69 ➤ Mémoires p. 513 ➤ Il globo di Giove, la cui rivoluzione attorno il suo asse fu determinata dalle osservazioni di M. Cassini dell'anno 1665 in 9 ore e 46 minuti, è come un'orologio per segnare le ore e i minuti in modo universale, che si conta allo stesso modo in tutti i luoghi disposti sullo stesso meridiano, e si diversifica in diversi meridiani a seconda delle differenze delle loro longitudini. Ha per indice del suo movimento una macchia principale, che si distingue nettamente da tutte le altre parti della superficie, e sembra avere un rapporto nella sua figura e nella situazione al Mare Caspio del Globo Terrestre. La si vede con dei buoni cannocchiali, percorrere l'emisfero inferiore apparente dall'oriente all'occidente con una velocità così sensibile che si può determinare con la precisione di uno o due minuti il tempo in cui perviene in mezzo al disco, che è il luogo che bisogna scegliere per stabilire le epoche, e per cercare le differenze di longitudine. Se ne può osservare un gran numero, perché in un solo anno di 365 giorni completa 882 rivoluzioni. Ma essa non è apparsa in tutti gli anni, perché come se ci fosse qualche palude (marais) che si rifletteva in certi tempi, essa si perde dopo due o tremila rivoluzioni; e dopo che essa è rimasta alcuni anni impercettibile essa ritorna allo stato originario. Dopo averla osservata per la prima volta gli ultimi sei mesi dell'anno 1665 e qualche mese del 1666, essa divenne invisibile sino all'inizio dell'anno 1672. Allora essendo ritornata alla prima apparenza, M. Cassini comparando gli intervalli di sei anni, limitò le rivoluzioni a 9 ore 55 minuti 51 secondi; e continuando le sue osservazioni sino alla fine dell'anno 1674, trovò che durante questi due altri anni esse erano più tardive di 2 secondi e mezzo, in modo che esse apparvero di 9 ore 55 minuti 53 secondi e mezzo.
Questa macchia è stata invisibile nel 1675 e 1676 e durante tre anni sono successi altri cambiamenti molto considerevoli su Giove. Perché un interstizio chiaro che era fra due bande oscure si è diviso in diverse parti più piccole assomiglianti ad altrettante isole, come se queste due bande oscure fossero due grandi fiumi, che debordando l'uno contro l'altro, avessero lasciato queste isole, che furono infine del tutto cancellate; in modo che queste due bande e l'interstizio fecero una sola banda più larga. Ma dopo l'uscita di Giove dai raggi del Sole di questo anno 1677, le Bande hanno ripreso la forma e la situazione ch'esse avevano avuto in precedenza, e la macchia principale è apparsa di nuovo dopo l'inizio del luglio scorso. Monsieur Cassini la trovò nel mezzo di Giove la notte dopo l'8 del detto mese alla 1 e 3 minuti, e l'ha sempre osservata in seguito sino ad ora alle ore portate dalla sua rivoluzione. Avendo confrontato varie osservazioni di questo stesso anno, con altrettante fatte gli stessi giorni dell'anno 1665, per evitare gli scrupoli che possono nascere dall'inegualità dei tempi, ha trovato dagli intervalli di 12 anni, che queste rivoluzioni l'una dopo l'altra si completavano in 9 ore 55 minuti 52 secondi 5 o 6 terzi. E siccome gli anni 1672 e 1675, esse apparvero più lente di due secondi e mezzo, mentre Giove era alla sua più grande elevazione dal Sole, Mr. Cassini inclina a supporre che queste rivoluzioni abbiano qualche piccola ineguaglianza dipendente dalla variazione di distanza di Giove dal Sole, e che esse siano un poco più lente quando Giove ne è più lontano, e un po' più veloci quando ne è più vicino. Ciò che vari astronomi hanno supposto succedere alle rivoluzioni diurne della Terra nell'ipotesi di Copernico.
Nel rapporto ha separato l'ineguaglianza che deve risultare dalla variazione delle due equazioni di Giove, come ha spiegato in diverse lettere nel 1665, che può arrivare a diverse ore, oltre all'inegualità dei giorni naturali, che secondo la sua ipotesi può arrivare a 16 minuti. Per trovare dunque il tempo del ritorno della macchia principale in mezzo a Giove per diversi anni, con la precisione di mezz'ora, basta solo aggiungere continuamente il tempo di tale periodo all'epoca 8 luglio 1677, e per trovarlo precisamente fino alla precisione di qualche minuto, occorre osservar le due ineguaglianze di Giove con la regola seguente.
'Differentiam inter medium locum Jovis & apparentem, converte in tempus, dando singulis gradibus min. 1 2/3 Hoc tempus adde tempori restitutionis maculæ supputato, si locus apparens Jovis, excessrit medium, subtrahe vero si defecerit a medio.'
Allora si avrà il tempo medio del ritorno della macchia, e per avere il tempo apparente, occorre usare l'equazione dei giorni secondo il metodo di M. Cassini, la cui tavola è stata ricavata da M. Flaminio de Mezavachis nelle sue effemeridi.
Negli appunti di I05741 Huygens (22 aprile 1677) ➤ si è trovato uno strano calcolo: fra il primo e il 22 aprile 1677 le macchie di Giove avrebbero fatto 48 rotazioni, il che comporta un periodo di 10h 30m! Secondo il valore di Cassini, le rotazioni avrebbero dovute essere 51; forse Huygens fece un banale errore di calcolo.
Nel Cassini osservò delle macchie su Giove nel luogo dove avrebbero dovuto trovarsi i satelliti nella loro congiunzione inferiore, e ne concluse che i satelliti hanno delle macchie, che essi ci sembrerebbero più piccoli si quanto siano realmente, e che hanno un movimento sul loro asse. Suppose anche l'esistenza di un'atmosfera sul primo satellite.
Nel Cassini osservò delle macchie su Giove nel luogo dove avrebbero dovuto trovarsi i satelliti nella loro congiunzione inferiore, e ne concluse che i satelliti hanno delle macchie, che essi ci sembrerebbero più piccoli si quanto siano realmente, e che hanno un movimento sul loro asse. Suppose anche l'esistenza di un'atmosfera sul primo satellite.
Giove 1680-1690
La visibilità della macchia fu intermittente; l'8 aprile 1680 alle 8 di sera, Cassini la rivide, dopo che era rimasta invisibile tutto l'anno precedente, ma solo per poco: riapparve infine alla fine di marzo 1685, e rimase visibile all'inizio di ottobre 1687. In questo periodo, Cassini osservò un'altra struttura notevole, di cui diede notizia nella pubblicazione “Decouverte d'une tache extraordinaire dans Iupiter faite à l'Observatoire Royal Par M. Cassini de l'Acad. R. des Sciences” 1686.
Tale pubblicazione fu commentata in {A-0004.1686_.0017.16860708-0201_0202}, Journal des Sçavans, 8 luglio 1686 e ristampata in {A-0005.0010_.0000.17300000-0707_0707}, Mémoires de l'Académie 1666-1699, X, (1733).
Tale pubblicazione fu commentata in {A-0004.1686_.0017.16860708-0201_0202}, Journal des Sçavans, 8 luglio 1686 e ristampata in {A-0005.0010_.0000.17300000-0707_0707}, Mémoires de l'Académie 1666-1699, X, (1733).
Journal ➤ Mémoires ➤ Il 29 maggio scorso apparve nella banda più larga di Giove una macchia nera d'una lunghezza straordinaria che occupava circa la sesta parte del suo diametro. La metà di questa macchia arrivò alla metà apparente di questa banda alle 9h 40m di sera, e continuò il suo corso verso il bordo Orientale. Siccome le altre macchie permanenti di Giove secondo le nostre osservazioni, fanno la loro rivoluzione attorno a Giove in 9h 56m, si attendeva di vedere questa qui dopo 5 rivoluzioni che la dovevano riportare dopo 2 giorni, un'ora e due terzi. Essa ritornò il 31 maggio alla stessa distanza alle 11h16m di sera, come se avesse fatto una rivoluzione in 10h 55m [nelle Mémoires fu corretto 9h 55m] con uno scarto di un minuto su quello che fanno le altre macchie. È facile trovare da queste due epoche e da questo periodo, il tempo al quale essa deve ritornare in mezzo a Giove. Si continuerà ad osservarla come la più grande che noi abbiamo scoperto fino a questo momento su questo astro. |
La macchia permanente riapparve alla fine di novembre e all'inizio di dicembre 1689, come sempre aderente alla banda più meridionale, ma sparì ben presto.
A partire dal dicembre 1690 Giove fu animato da impressionanti cambiamenti, che Cassini descrisse nel libretto {B-0283.00_.1691} “Nouvelles Découvertes dans le globe de Jupiter, faites à L'Observatoire Royal par M. Cassini, de l'Academie Royale des Sciences, & communiquées à la mesme Academie” (Paris 1691). Si veda anche: {A-0004.1691_.0005.16910212-0050_0053}, Journal des Sçavans (12 gennaio 1691) e {A-0005.0002_.0000.17330000-0104_0108}, Histoire de l'Académie (1733). Il libro contiene questa la bella figura a lato. |
Il 14 dicembre alle 4h 20m non si vedevano che due bande oscure su Giove, una a nord e una a sud, poco distanti dal centro; la settentrionale era più larga e si vedeva quasi sempre. Cassini la vedeva uguale da 40 anni, e doveva essere una delle 2 o 3 osservate a partire dal 1630. La banda meridionale era un po' più stretta; alle 4h28m Cassini vi scorse un'isola chiara e bianca nel mezzo; allo stesso tempo notò la vestigia di una banda più settentrionale, stretta, distanziata dalla più larga di un po' meno del suo spessore. Questa banda non era per niente nuova; l'aveva vista spesso, ma non si estendeva per l'intera lunghezza dal bordo orientale a quello occidentale. Apparve inoltre al bordo orientale di Giove, e nella sua parte meridionale che era molto chiara, l'inizio di una quarta banda, che avanzò poco a poco verso il bordo occidentale, estendendosi nel giro di un'ora e mezza da un bordo all'altro, fornendo a Giove quattro bande parallele. Cassini aveva visto ancora formarsi delle nuove bande in una o due ore: a volte le aveva visto mancare verso il bordo orientale, e uscire poco a poco interamente da quello occidentale: dedusse che Giove ha delle bande interrotte, che non fanno tutto il giro del pianeta.
Il 16 dicembre alle 6 della sera la stessa banda meridionale ritornò allo stesso modo, e ne apparve un'altra fra essa e la meridionale più vicina al centro; al di là delle due bande settentrionali ne apparve una terza, per cui Giove aveva sei bande oscure, tre meridionali e tre settentrionali, tutte parallele. Ma lo stesso giorno alle 6h 38m ecco la sorpresa: nell'intervallo fra le bande meridionali e settentrionali, che era abbastanza largo, apparve una banda obliqua, che passava per il centro, e di vedeva solo nella parte occidentale, declinando sensibilmente verso sud. Cassini ragionò che se tutte le bande fossero così variabili, si potrebbero ritenere parti di un'atmosfera; ma la banda meridionale più vicina al centro e più larga, che era sempre visibile su Giove senza mai essere interrotta, gli faceva piuttosto pensare ad un mare. La larghezza di questa banda era 10° su Giove, pari a circa 105° sulla Terra (riteneva Giove 10.5 volte più grande della Terra – in realtà 11.2). Forse era come un oceano che circondava il globo, molto più regolare di quello terrestre. Le bande incomplete potevano essere dei mari chiusi, come il Mediterraneo. Le bande nuove che si formavano sulle parti chiare potevano essere paragonate a delle correnti prodotte da grandi inondazioni, e effetti di marea (che sono complicati per la presenza di 4 grandi lune).
Dopo aver visto nella parte meridionale di Giove tre bande oscure parallele, ed una quarta obliqua con i loro intervalli chiari, il giorno 20 dalle 6h 20m fino alle 8 di sera vide tali intervalli cancellarsi, eccetto uno, dava l'apparenza dell'Italia situata fra il mare Adriatico e il Mar Tirreno; tutto il resto della parte meridionale del disco erano come inondati da una oscurità uniforme, rotta da alcune isole. Le bande più permanenti erano quattro: due a settentrione (una delle quali è la più larga, e si vede sempre) e due a mezzogiorno, talvolta più larghe della più settentrionale, altre volte più strette.
Lo spettacolo non riguardò solo le bande. Il 5 dicembre 1689 alle 5h 25m di sera Cassini vide una nuova macchia, più scura dell'antica, aderente non alla banda più meridionale, ma a quella meno meridionale, dal lato del centro a cui essa era molto vicina: essa era allora di figura rotonda e più o meno uguale all'ombra del terzo satellite, il cui diametro stimava essere un poco più di 1/20 di quello di Giove, occupante più di 6° della sua circonferenza (63° di quella terrestre, circa come l'Africa). Osservò per un'ora il corso di tale macchia, che andò verso il bordo occidentale, ma prima che raggiungesse il bordo la foschia mise fine alle osservazioni. Cassini l'osservò ripetutamente dal 5 al 23 dicembre. Le sue rivoluzioni anticipavano quelle della macchia antica di 5 minuti: la sua rotazione doveva essere di 9h 51m, a meno di qualche secondo. Fu costretto a supporre che il moto delle macchie di Giove avesse due componenti: il moto comune, che farebbe muovere le macchie secondo l'ordine dei segni, e un altro che sarebbe proprio ad ogni macchia, come succede per il Sole (dove la rotazione varia fra 25 e 29 giorni). Posto questo, sarebbero servite infinite osservazioni per distinguere le due componenti!
Durante tutta la durata dell'osservazione, la nuova macchia cambiò forma: dopo qualche giorno divenne in forma di crescente, con le punte rivolte verso la banda a cui era aderente; poi prese la forma del simbolo del Toro, e in seguito si divise in tre macchie, che successivamente si deformarono (vedi figura sopra). Forse le variazioni di forma erano dovute al debordare del mare al quale era aderente, che formava dei laghi.
Il 13 dicembre, dopo aver visto 5 bande, due settentrionali, e tre australi, un'ora dopo restarono solo le due bande più vicine la centro, e una vestigia molto debole della settentrionale stretta: allora vide nello spazio chiaro fra le due bande che restarono intere ad oriente, due piccole macchie tonde e nere aderenti a q queste bande una di fronte all'altra, che avanzavano verso il centro, dove di trovarono alle 7h 45m di sera, e ritornarono insieme il giorno 15 alle 9h 7m. Ne osservò 5 rotazioni, deducendo per ciascuna un periodo di 9h 52.5m: 1.5m più della nuova macchia appena citata, e 3.5m in meno della più antica. Per ritrovare in seguito le differenti macchie, e distinguerle fra di loro, Cassini annotò questi tempi: la macchia antica passò per la metà di Giove l'8 dicembre alle 10h 30m di sera; la nuova il 7 dicembre alle 6h 28m di sera; le ultime due macchie gemelle lo stesso giorno alle 10h 22m di sera. I periodi erano rispettivamente: 9 ore e 56, 51 e 52.5 minuti.
Cassini concluse le sue argomentazioni osservando che in quell'occasione Giove era risultato perfettamente rotondo, mentre in passato talvolta l'aveva visto leggermente ovale. Flamsteed si era detto d'accordo sullo schiacciamento, e Newton aveva trovato che era in accordo con i suoi principi matematici. Cassini suppose che Giove potesse cambiare forma in modo sensibile, per esempio per effetto delle maree, delle nubi, delle nevi e del disgelo.
Il 16 dicembre alle 6 della sera la stessa banda meridionale ritornò allo stesso modo, e ne apparve un'altra fra essa e la meridionale più vicina al centro; al di là delle due bande settentrionali ne apparve una terza, per cui Giove aveva sei bande oscure, tre meridionali e tre settentrionali, tutte parallele. Ma lo stesso giorno alle 6h 38m ecco la sorpresa: nell'intervallo fra le bande meridionali e settentrionali, che era abbastanza largo, apparve una banda obliqua, che passava per il centro, e di vedeva solo nella parte occidentale, declinando sensibilmente verso sud. Cassini ragionò che se tutte le bande fossero così variabili, si potrebbero ritenere parti di un'atmosfera; ma la banda meridionale più vicina al centro e più larga, che era sempre visibile su Giove senza mai essere interrotta, gli faceva piuttosto pensare ad un mare. La larghezza di questa banda era 10° su Giove, pari a circa 105° sulla Terra (riteneva Giove 10.5 volte più grande della Terra – in realtà 11.2). Forse era come un oceano che circondava il globo, molto più regolare di quello terrestre. Le bande incomplete potevano essere dei mari chiusi, come il Mediterraneo. Le bande nuove che si formavano sulle parti chiare potevano essere paragonate a delle correnti prodotte da grandi inondazioni, e effetti di marea (che sono complicati per la presenza di 4 grandi lune).
Dopo aver visto nella parte meridionale di Giove tre bande oscure parallele, ed una quarta obliqua con i loro intervalli chiari, il giorno 20 dalle 6h 20m fino alle 8 di sera vide tali intervalli cancellarsi, eccetto uno, dava l'apparenza dell'Italia situata fra il mare Adriatico e il Mar Tirreno; tutto il resto della parte meridionale del disco erano come inondati da una oscurità uniforme, rotta da alcune isole. Le bande più permanenti erano quattro: due a settentrione (una delle quali è la più larga, e si vede sempre) e due a mezzogiorno, talvolta più larghe della più settentrionale, altre volte più strette.
Lo spettacolo non riguardò solo le bande. Il 5 dicembre 1689 alle 5h 25m di sera Cassini vide una nuova macchia, più scura dell'antica, aderente non alla banda più meridionale, ma a quella meno meridionale, dal lato del centro a cui essa era molto vicina: essa era allora di figura rotonda e più o meno uguale all'ombra del terzo satellite, il cui diametro stimava essere un poco più di 1/20 di quello di Giove, occupante più di 6° della sua circonferenza (63° di quella terrestre, circa come l'Africa). Osservò per un'ora il corso di tale macchia, che andò verso il bordo occidentale, ma prima che raggiungesse il bordo la foschia mise fine alle osservazioni. Cassini l'osservò ripetutamente dal 5 al 23 dicembre. Le sue rivoluzioni anticipavano quelle della macchia antica di 5 minuti: la sua rotazione doveva essere di 9h 51m, a meno di qualche secondo. Fu costretto a supporre che il moto delle macchie di Giove avesse due componenti: il moto comune, che farebbe muovere le macchie secondo l'ordine dei segni, e un altro che sarebbe proprio ad ogni macchia, come succede per il Sole (dove la rotazione varia fra 25 e 29 giorni). Posto questo, sarebbero servite infinite osservazioni per distinguere le due componenti!
Durante tutta la durata dell'osservazione, la nuova macchia cambiò forma: dopo qualche giorno divenne in forma di crescente, con le punte rivolte verso la banda a cui era aderente; poi prese la forma del simbolo del Toro, e in seguito si divise in tre macchie, che successivamente si deformarono (vedi figura sopra). Forse le variazioni di forma erano dovute al debordare del mare al quale era aderente, che formava dei laghi.
Il 13 dicembre, dopo aver visto 5 bande, due settentrionali, e tre australi, un'ora dopo restarono solo le due bande più vicine la centro, e una vestigia molto debole della settentrionale stretta: allora vide nello spazio chiaro fra le due bande che restarono intere ad oriente, due piccole macchie tonde e nere aderenti a q queste bande una di fronte all'altra, che avanzavano verso il centro, dove di trovarono alle 7h 45m di sera, e ritornarono insieme il giorno 15 alle 9h 7m. Ne osservò 5 rotazioni, deducendo per ciascuna un periodo di 9h 52.5m: 1.5m più della nuova macchia appena citata, e 3.5m in meno della più antica. Per ritrovare in seguito le differenti macchie, e distinguerle fra di loro, Cassini annotò questi tempi: la macchia antica passò per la metà di Giove l'8 dicembre alle 10h 30m di sera; la nuova il 7 dicembre alle 6h 28m di sera; le ultime due macchie gemelle lo stesso giorno alle 10h 22m di sera. I periodi erano rispettivamente: 9 ore e 56, 51 e 52.5 minuti.
Cassini concluse le sue argomentazioni osservando che in quell'occasione Giove era risultato perfettamente rotondo, mentre in passato talvolta l'aveva visto leggermente ovale. Flamsteed si era detto d'accordo sullo schiacciamento, e Newton aveva trovato che era in accordo con i suoi principi matematici. Cassini suppose che Giove potesse cambiare forma in modo sensibile, per esempio per effetto delle maree, delle nubi, delle nevi e del disgelo.
§ I01795 I02089 I03867 I05552 I05741 I08898 I16838 I26116
§ {A-0002.0007_.0082.16720502-4039_4042} {A-0004.1672_.0003.16720321-0068_0072} {A-0004.1677_.0020.16771115-0214_0216} {A-0004.1686_.0017.16860708-0201_0202} {A-0004.1691_.0005.16910212-0050_0053} {A-0005.0002_.0000.17330000-0104_0108} {A-0005.0010_.0000.17300000-0513_0517} {A-0005.0010_.0000.17300000-0596_0598} {A-0005.0010_.0000.17300000-0707_0707}
§ {B-0283.00_.1691}
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